- toc toc...
chi cìè
allora apro "le danze" e visto che ho promesso di essere seria...parto dalla fine
LA SPERANZA...
e vi propongo una prima riflessione...per poi AFFERRARE L'ARCANO CHE CI APPARTIENE E INTERPRETARLO
vado???
Speranza della ragione e speranza del cuore
Continuando il mio viaggio , ho cercato le parole che più si avvicinano a speranza e che sicuramente potevano essere messe in relazione ad essa, o sovrapporvisi anche anche nel linguaggio comune,.
Ho trovato: desiderio, bisogno, domanda, attesa, illusione, proiezione, fiducia, aspettativa, e le loro controparti negative, come frustrazione, astinenza, disillusione, ecc.
Ma, in realtà, nessuna di esse è affine nel significato profondo, all’idea di speranza che ho in mente, rappresentandone, casomai, delle forme spurie, miste, comunque, e almeno in parte, connotate egoicamente.
Mi spiego meglio con degli esempi.
E’ lecito e anche facile sperare, nel senso di attesa fiduciosa e ottimistica, quando la previsione del futuro è basata su dati favorevoli. Ho studiato e, pur essendo in ansia, spero che l’esame mi vada bene. Una speranza della ragione. Si può anche sperare che la guerra in Iraq abbia fine, prima o poi.
Altra cosa è sperare che tutte le guerre, la guerra in quanto tale, abbiano fine. Per questa seconda speranza ci vuole qualcosa di più.
Oppure, frequenti in psicoterapia..o prariche varie....., le speranze del cuore, dei sentimenti:
amo ma non sono riamato/a.
Non mi rassegno. Spero dunque fortemente, e desidero, e agisco per il mio scopo.
Accade anche, a chi mantiene questa tensione e una tenace speranza, che spesso gli arrida il successo, lì per lì. Ma, altre volte, si configurano ossessioni, accanimenti sofferti, incapacità a rinunciare, vissuti che bloccano la vita interiore e di relazione.
Qual’è, in questo caso, il confine tra speranza e volontà egoica, ossessiva?
Altre situazioni ricorrenti:
spero che la crisi matrimoniale, i problemi con un figlio, le difficoltà di un amicizia, si risolvano presto e metto in gioco sinceramente me stesso/a, la mia autocritica, nuove risorse.
Una speranza già più fondata, anche se con riserva, visto che non potrò governare su ciò che farà l’altro.
Bisogna aggiungere, a questo punto, che se la speranza della ragione appare in qualche modo facile e la speranza del cuore assoggettata al sentimento, entrambe sono comunque infuenzate dall’esperienza del passato.
Infatti, a seconda delle tracce che la vita pregressa fin dall'infanzia ha lasciato nella nostra psiche, saremo più o meno disposti a sperare o a di-sperare e a farlo con il cuore o con la testa.
Eventi traumatici o gioiosi, figure amorevoli o distruttive, paure e insicurezze mai superate condizionano l'apertura alla speranza. La memoria del passato si proietta nel presente e nel futuro in modo quasi automatico, come un dispositivo di adattamento difensivo. Questa forma di condizionamento non ci permetterebbe, ad esempio, di poter sperare che tutte le guerre abbiano fine, visto che si tratterebbe di un evento inedito, mai accaduto in passato, di cui non c’è traccia neanche nella memoria collettiva.
Troppe volte ho sentito dire: non c’è speranza, l’uomo è fatto così, ha l’istinto alla guerra, come dimostra la Storia ...quasi a voler rinforzare inesorabilmente la via della violenza.
Proviamo a uscire da questa trappola.