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Vi posto una sintesi..abbastanza interessante..sul mito di Dioniso...mio Archetipo nell'Antro e ..leggete..protettore delle STREGHE
Il principio dionisiaco, è da usare come linguaggio simbolico in psicoterapia e nell'analisi del profondo.
Si tratta della potenza e dell'energia vitale ed il mito, la storia, altro non sono che la figurazione delle esperienze psichiche che fa l'uomo.
Il culto è da considerare come il mito che accade, che si manifesta, dunque la manifestazione come ritorno continuo dell’energia e ritorno dei temi. Dice Levi – Strauss: "I miti di cui gli uomini si sono nutriti da sempre potrebbero anche essere questo: una esplorazione sistematica e mai inutile dell'immaginario con le sue risorse. I miti mettono in scena ogni sorta di creature e di avvenimenti assurdi o contraddittori… ma le immagini del mondo che essi hanno proposto si riveleranno adeguate a questo mondo e adatte a rivelarne alcuni aspetti proprio perché sono inscritte nell'architettura dello spirito……"
Presentazione del mito nel mondo cretese.
Il ciclo iniziava intorno al 21 giugno, nel segno del Cancro, il segno della madre, della gestazione, in quel periodo, in Egitto risaliva il livello del Nilo che comportava l’irrigazione ed il nutrimento; la stella Sirio arrivava all’altezza del mar Egeo (Sirio era il cane di Orione che muore punto da uno scorpione, ricordiamo che i riti dionisiaci terminano proprio in Novembre).
Il capodanno cretese è dunque nell’abbondanza del caldo, del miele, poi ci sarà l’uva ed il vino. Gli altri simboli sono i serpenti con i riferimenti alla vita infera ed alla sessualità, il toro come espressione massima di vitalità e l’edera.
I serpenti nei riti eleusini, sembra che fossero portati nelle caverne sacre alla Dea Madre e lì nutriti con il seme dei sacerdoti.
Le premesse del dionisismo sono: totale libertà dei corpi in comunione con il creato.
La forza della "zoe" mandava in estasi le donne; le menadi correvano d'un fiato sul monte Parnaso a 2200 metri d’altezza, non in preda ad una ubriacatura come voleva far credere una certa letteratura ottocentesca, ma in preda ad estasi divina.
Il mito di Dioniso
Nasce dall'unione tra Zeus e Semele una mortale (il contatto profondo con il divino), si scatena la gelosia di Era (moglie di Zeus) che spinge Semele ad incuriosirsi e guardare l'amante (come Eros e Psiche). Zeus infuriato la incenerisce con un fulmine, ma salva il nascituro cucendolo dentro la sua coscia (Dioniso, il cucito dentro). Nato il piccolo, viene consegnato ad Hermes (Mercurio). Dunque Zeus, elimina il principio umano e salva la parte divina. Hermes a sua volta lo consegna ad Ino ed Atamante, loro lo consegnano alle ninfe dell’acqua ed a Sileno.
Dioniso perciò, cresce tra le donne, è il dio delle donne.
Era è vista come il principio materno negativo, gelosa e restrittiva che non vuole che la vita segua il suo corso.
Narra un mito, che Era ad un certo punto fa impazzire Dioniso, che ubriaco si dà a tutte le possibili insensatezze di comportamento e di linguaggio. Lui dunque cresce ed appare nell’immaginario collettivo unito alla vite = vita, vino = sangue. In un altro mito i Titani (simbolo di bieco potere) lo rapiscono, lo fanno a pezzi, lo bolliscono.
In schizofrenia i malati riferiscono sogni di perdita di pezzi del loro corpo (cioè di fronte alla razionalità, alla persona tutta d’un pezzo, la psiche risponde smembrandosi = uccidendosi.)
Arroyo, a proposito di transiti, fa riferimento alla bollitura come rimescolamento, perché tutto risale, fa venire a galla ciò che è plutoniano: l’ES.
Il mito continua: Zeus ricaccia i Titani nel vulcano (l'Etna), Era pietosamente rimette insieme i pezzi di Dioniso e lo riporta in vita Tutto questo rappresenta il primo sacrificio di fronte alle forze avverse.
Egli muore tre volte (i trigoni) e rinasce tre volte. Dopo,viene consegnato a Persefone e trascorre un certo tempo nel palazzo ctonio(dove l’anima si ricostituisce attraverso la sapienza eterna di ciò che è la vita e ciò che è morte per ritornare poi alla superficie e comincia la sua apparizione in Grecia, dove ne modifica la civiltà e la cultura.
Egli è lo xenos (lo straniero) che viene dal mare, dall'acqua; il suo mito si diffonde come un’epidemia, le donne di Orcomeno sono prese da una specie di rapimento, di bisogno di esprimere una vitalità improvvisa che sentono in sé, la potenza della "zoe", della vita, che non deve essere fermata. Questo suscita allarme nella struttura sociale e così comincia l'opposizione a questa divinità che attacca l'ordine costituito: Apollo, Giove, Mercurio, proiezioni, emanazioni e strutture psichiche sistemate in uno spazio mentale rappresentato come Olimpo con pregi e difetti umani; edificio perfetto di autoanalisi ed autoterapia. Ognuno, nelle sue caratteristiche infatti, trovava una parte di un dio che lo rappresentava, al contrario di quanto è poi accaduto con il Cristianesimo, quando tutta una serie di pulsioni erano compresse e negate.
Ora dunque, i Greci si erano organizzati come un orologio, Dioniso, forza irrazionale, spezza tutto questo è l'inconscio, dunque l'Es.
L’opposizione si manifesta ad Argo con il re Megapente che scatena i suoi eserciti contro i seguaci di Dioniso, poi ad Orcomeno, dove le tre figlie del re Minia impazziscono fin quando non diventano seguaci di Dioniso.
Altra repressione feroce si ebbe ad opera di Licurgo che fece una strage di donne (è citato nei testi) che nella storia precede l’esperienza delle streghe. Dioniso difende il principio della vita, e la vita è consegnata alle donne, a lei è affidato ciò che concerne il vivere o il morire; per cui l’uomo quando vuole per altre ragioni, difendere certe strutture, va contro la donna, che è nemica di tutto ciò che è artificioso, che esula dalla natura e dall’amore della continuità della vita .
La persecuzione fa ritirare l’energia dionisiaca. Il mito narra che il dio si ritira nel palazzo di Teti; nel mare dunque, nelle acque materne, principio della psiche profonda per poi manifestarsi e rientrare nella coscienza.
I primi Greci avvertono il dionisismo come un’intrusione che viene combattuta nelle donne. Gli uomini o le donne che lo avversano, vengono punite con la follia.
SIGNIFICATO PSICOLOGICO: il rifiuto del principio di vita, portato alle estreme conseguenze, il rifiuto come repressione, come censura, come rimozione, porta il soggetto al disordine, al marasma psicologico, alla psiconevrosi, alla follia: "La vita non devi condannarla ad un – NO –" altrimenti si sconfina nella patologia e nel disordine.
Ad Argo la persecuzione viene affidata a Perseo che sbaraglia le menadi.
Più tardi, l’Inquisizione ha sterminato migliaia di donne, le cosiddette streghe. La persecuzione in questo caso, è esclusivamente sessuale, in effetti, l'istinto privilegia questo canale espressivo, ma non è da assolutizzarlo perché la libido non prende soltanto il canale sessuale, se no, non avremmo arte, spiritualità, creatività.
Perseo scaglia il dio nel lago di Lerna, un luogo infero, Dioniso cerca un passaggio per ritornare sulla Terra, è dunque necessario pagare un pedaggio e trasformarsi in donna. Ma perché? Perché la vita è congiunzione totale, perfetta del femminile e del maschile. Dunque Dioniso ci stimola a meditare sul fatto che (per esempio) una congiunzione Sole – Luna o Marte – Luna, non siano da considerare conflittuali, ma in condizione di sommatoria, di sinergia.
Dioniso torna portato verso la riva dentro un cesto (come Mosè) e riemerge come fallo, cosa che poi darà origine alle falloforie, il mistero della procreatività, non il dio ubriaco, orgiastico, fallico; fatto che poi nella cultura occidentale ha avuto risvolti di impoverimento, di volgarizzazione; lui che è l’immagine dei due estremi accoppiati, diventa principio generatore.
Il messaggio di Dioniso è che la donna deve nutrire, se lei non porta avanti la vita, lui la punisce facendole vivere la funzione al negativo: cioè le fa uccidere i bambini (Euripide parla di questi smembramenti di bambini).
Le donne "invasate" sono quelle in età fertile: dai sedici ai trent’anni, come le isteriche di Charcot, le isteriche di Freud che difendono la vita contro le ristrettezze delle istituzioni dell’epoca e allora i maschi, prima le bruciavano sul rogo, poi nell’Ottocento le isterectomizzavano, cioè erano malate e bisognava togliere loro l'utero, così si calmavano e così negavano ancora la "zoe".
C’è sempre questo oscillare tra la vita e la morte, tra minaccia alla vita come possibile morte ed il ripudiare la morte come imposizione della vita.
Ancora Dioniso arriva a Tebe. Il re Penteo vi si oppone subito e diventa folle , perché si identifica con l’uso della forza (Le Baccanti di Euripide); le donne si asserragliano sul Citerone.
Penteo è un ateo, non accetta questi comportamenti scomposti. Nell’Ottocento la psichiatria, analizzando questi fatti, li classificava come stati di follia, omologandoli alle prodezze dei contadini tedeschi ubriachi, ma la grande potenza psichica espressa e la capacità di queste donne di identificarsi con questa manifestazione, era tale da essere paragonata a quella dei martiri cristiani, quando nell’arena erano sbranati dai leoni, loro erano in estasi e non sentivano niente, perché con certe esperienze psichiche si ha la perdita della sensorialità, del resto anche i fachiri fanno questo.
Penteo allora per sfuggire all’assalto, sale su un albero che viene subito tagliato, lui cade in mezzo alle menadi (tra cui vi era anche sua madre Agave) e loro lo fanno a pezzi.
Dopo la tragedia di Penteo, il dionisismo arriva a Delfi e qui nasce una potenza visionaria, per cui ora le donne insidiano il potere sacerdotale maschile, poi ancora a Delo e a Nasso, da lì ad Atene dove sono gli uomini ad esserne colpiti: di priapismo invincibile, dagli scritti risulta che non sapevano capacitarsi di che malattia fosse: dio colpiva il maschile che rifiutava il principio fallico sacro.
Egli viene vissuto in contrapposizione con il mito di Apollo che rappresentava: il rigore, la musicalità, l'armonia, il principio di leggerezza, e delicatezza, del tenere tutto sotto controllo.
Il culto parte dal 13° sec. A.C. ed arriva al 3° sec.
Nell’Ottocento, è stato letto come epidemia religiosa collettiva, il menadismo in chiave di patologia. In effetti tutto ciò che usciva dal campo dell’anatomia e della razionalità era patologia; dunque sia la religiosità che tutte le esperienze di tipo transpsichico. Quindi dire: appartiene all’irrazionale è dire: è al di fuori di ogni fondamento.
Si crea questo conflitto: la civiltà sembra negare la natura, la natura non ha la forza di esprimersi contro la violenza della civiltà.
E' un ciclo cosmico dove Apollo e Dioniso rappresentano l’armonia e la disarmonia, il sì ed il no, quello che Joung ha chiamato "conflittualità polare", la nostra vita imperniata su un conflitto, sulla contrapposizione delle valenze: così come c'è il trigono, il quadrato, l’opposizione.
Il culto comprende un ciclo di due anni e si chiama trieterico da tre perché il primo principio si allaccia all’ultimo del biennio precedente; la sua logica è possedere, distruggere, ricostruire in quanto la vita è indistruttibile.
Comincia con Dioniso scomparso, ctonio, nel periodo che va dallo Scorpione al Capricorno e all’Aquario egli si trova negli inferi, le baccanti vengono verso le città, si muovono sempre di notte, viene evocato il dio "- Evoè, o gran Toro, torna! –".
La seconda festa è primaverile intorno al periodo dell’Ariete e tutto torna, siamo nelle Antisterie alla fine del segno dei Pesci: le donne erano capaci di emettere dei muggiti spaventosi e traevano fuori dalle vestaglie certe lunghe trombe (salpingi) annunciando l’arrivo del "piede di toro".
Nella storia di Penteo, non si vede il nemico brutale e basta, ma l'uomo della sofferenza, in questo senso Dioniso lo identifica a sé, identifica il carnefice con la vittima, il dio perseguitato diventa carnefice, essi sono legati alla vita ed alla morte, si può fare dunque, un parallelismo con il Cristo che, Dio, non si ribella, ma si lascia distruggere per poi ricomparire.
Il Dio ritorna, nel secondo anno con grande clamore, le menadi fingono lo smembramento di animali e di piccole figure infantili, il tema è realizzato simbolicamente, adesso si celebra la presenza di Dioniso, il signore dei viventi e siamo nel periodo che va dai Gemelli al Cancro ed al Leone, questa pienezza di vita già sconfina nel declino stagionale, già prelude alla morte.
Quindi intorno all'8 novembre ricomincia l’assenza, la festa delle fiaccole, l'avvio ai misteri delfici dove le menadi avevano la capacità di oracolare, i misteri erano celebrati nelle grotte; si riferisce come esse in queste funzioni avessero la nuca e le membra irrigidite. (Nell'Ottocento alcuni studi di psichiatria parlano di irrigidimenti dovuti ad isteria e questo stato menadico è stato paragonato ad isterismo).
Le pizie sacrificavano un capro a Dioniso, lo smembravano con le mani, ma salvavano i genitali che venivano occultati alla vista di tutti e conservati come un talismano nel tempio, poi venivano portati in processione dentro un sacco.
Erano i misteri Eleusini, le donne uccidevano e divoravano l’individuo maschio, ma ne consacravano l'essenza, il principio di vita, poi lo seppellivano restituendolo alla Grande Madre Terra, con lo stesso meccanismo che accade per i cattolici per quanto riguarda l'ostia nel tabernacolo.
Poi c'erano le feste Lenee; Dioniso era rappresentato come una colonna adornata di edera, una veste bianca ed una maschera appoggiata (come simbolo della assenza- presenza); si era nel periodo dal 23 agosto al 15 ottobre, periodo di vendemmia: il vino è una bevanda energetica e dunque portatrice di vita.
Ad Atene si congiungono i riti di Apollo e Dioniso, l’acqua ed il vino: qui nasce la tragedia greca, la fusione tra la coscienza apollinea e dionisiaca, nel senso che Apollo è la coscienza individuale, egoista, metafisica; Dioniso è di massa, collettivo, è la funzione negata che si ripresenta in ombra, in negativo.
Allora, come dice Kereny viene riproposta la grande fusione del mito e dell’archetipo di Dioniso: è la donna ed il bambino, l’allevamento. Laddove questo viene a mancare, c'è la malattia, la morte.
La coscienza greca fusa Apollo – Dioniso è opera della donna; l'origine della psicanalisi è proprio questa: le prime eroiche donne che sono passate attraverso le mani dei primi analisti freudiani, il bisogno di liberare il dionisismo dalle sovrastrutture razionali, mediche ecc…, Dioniso porta la valenza della follia creatrice, in senso sano, di ebbrezza che plasma con una irrazionalità che dà voce alle grandi arti, l'indomabile gioia di esistere ed il piacere di esistere.
E' una lotta del politeismo contro il monoteismo nel senso di rivalutare una policentricità della psiche così come nel nostro oroscopo non possiamo porre l’attenzione su un solo pianeta o un solo segno, ma dobbiamo guardarlo nel complesso.
Nella polemica tra freudiani e junghiani, Jung diceva: " … Non possiamo delimitare tutto quello che è di psiche ad una interpretazione che assolutizza il comportamento sessuale, ma cerchiamo di svilupparla in più direzioni".
Egli concepisce la psiche multiforme: Dioniso non è un dio che propone una cosa sola, ma è quello che porta il caos, il flusso di cose contrastanti indefinibili, ma è il flusso stesso che troverà il suo ordine.
Essere unilaterali nelle concezioni ci porta ad un meccanicistico causa – effetto che risulta riduttivo della personalità.
Il Tao è una concezione policentrica politeista, cioè tanto per cominciare, una psiche bisessuale e policentrica.
La mitologia è uno dei fondamenti di tutta la meccanica psichica, il policentrismo psichico ci concederebbe di accettare serenamente le manifestazioni della scienza e della non scienza.
I SIGNIFICATI ASTROLOGICI DI DIONISO
In Astrologia c’è l’abitudine di separare le cose in aspetti cattivi ed aspetti buoni, invece Dioniso propone di vederli come un’orchestra composta da tanti strumenti, l’opposizione, le quadrature sono da vedere come un sacrificio, una perdita per poter crescere da un'altra parte.
A Dioniso si possono attribuire i segni di acqua, la Luna come principio materno e intuitivo, lo Scorpione come rinascita, Nettuno che è la fucina di tutte le formazioni endopsichiche, delle formazioni immaginarie delle grandi fantasie ed anche degli archetipi che si staccano dal conscio e si muovono verso la coscienza, del resto nella festa trieterica si comincia in Cancro, poi c’è la morte in Scorpione e la successiva rinascita in Pesci.
Nei segni di fuoco si pongono i riti del bollire, trasformare, fare emergere.
Nei segni di terra si pone la cultura della vite, la bevanda mistica, il nutrimento.
Nei segni di aria troviamo l’educazione del piccolo Dioniso da parte di Hermes in Bilancia c’è la maturazione della vite, in Aquario l’uomo mischia l’acqua al vino: la dinamica apollinea – dionisiaca l’Aquario vuole la democrazia: questa religione è per tutti.
In Ariete: il sacrificio quando viene gettato nella palude di Lerna.
In Toro: vi è il simbolo più puro della "zoe" e della libido, identificazione di Dioniso e Pan: l’essere sulla terra in senso sacro.
In Gemelli: il bue doppio , l’ermafrodito.
In Cancro: l’aspetto lunare e venusiano dove c’è il concepimento, la nascita, le ninfe.
In Leone: C’è l’irruzione della "zoe" nella coscienza.
In Vergine: la maturazione del vino è vista come il sangue divino.
In Bilancia: si congiungono Apollo e Dioniso come amore nuovo integrato che comprende la dimensione femminile.
In Scorpione: c’è l’aspetto dell’assenza, della morte.
Nel Sagittario: c’è l’invocazione al dio.
Nel Capricorno: c’è la rinascita di chi è stato nel buio e adesso ritorna.
In Aquario: ci sono i colpi di scena , l’intervento del fato.
In Pesci:la trascendenza il trionfo del dio.
Inoltre i pianeti trans saturniani con i loro significati e le loro valenze:
in Nettuno mettiamo i deliri, la fantasia, la fluttuazione, la danza, il ritorno della psiche rimossa, l’essere fuori di sé in senso creativo (il Nettuno esaltato degli artisti).
In Urano, la potenza energetica che irrompe senza preavviso.
In Plutone la rigenerazione, il silenzio, l’assenza, il vai e vieni ciclico Ade e Persefone.
C’è un disco sacro a Brindisi, dove in mezzo ad uno zodiaco di undici segni, c’è l’immagine di una barca con Dioniso e Arianna ed i grappoli d’uva: l’ascensione al cielo, l’amore con e per la vita nel cerchio zodiacale.