- baci a tutti da saturno che si è documentato mitologicamente... copio sperando cosa gradita quanto ho trovato su saturno come mito...
CRONO - KRONOS - SATURNO
Sovrano del mondo e capo dei Titani, dio dell'agricoltura e della fertilità
Crono è, nel ramo genealogico dei Titani, il figlio più giovane di Urano e Gaia. Appartiene, perciò, alla prima generazione divina, quella anteriore a Zeus e agli Olimpici. Solo fra tutti i suoi fratelli, aiutò la madre a vendicarsi del padre e, col falcetto che ella gli dette, gli tagliò i testicoli. Poi, prese il suo posto in cielo e si affrettò a far ripiombare nel Tartaro i suoi fratelli Ecantochinchiri e Ciclopi, imprigionati un tempo da Urano, e che egli aveva liberato dietro preghiera della loro comune madre Gaia.
Una volta padrone del mondo, sposò la propria sorella Rea e, insieme a lei, prese possesso del monte Olimpo, scacciando gli antichi regnanti: Ofione e la nipote Eurinome (figlia di Teti e Oceano).
Poichè Urano e Gaia, depositari della saggezza e della conoscenza dell'avvenire, gli avevano predetto che sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli, divorava questi man mano che nascevano. Così generò e successivamente divorò Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone. Adirata per vedersi privata in tal modo di tutti i suoi figli, Rea, incinta di Zeus, fuggì a Creta e qui partorì segretamente. Poi, avvolgendo una pietra con pannolini, la diede a Crono perchè la divorasse. Egli la inghiottì senza accorgersi dell'inganno.
Quando fu adulto, Zeus, aiutato da Meti, una delle figlie di Oceano, fece assorbire a Crono una droga che lo costrinse a vomitare tutti i figli divorati. Questi, guidati dal loro giovane fratello Zeus, dichiararono guerra a Crono, che aveva come alleati i suoi fratelli Titani. La guerra durò dieci anni, e un'oracolo della terra promise infine la vittoria a Zeus se avesse preso come alleati gli esseri fatti un tempo precipitare da Crono sul Tartaro. Zeus li liberò e riportò la vittoria. Allora Crono e i Titani furono incatenati al posto degli Ecatonchiri, che divennero i loro guardiani.
Oltre ai figli di Rea, Crono aveva avuto il centauro Chirone da Filira. Unendosi con quest'ultima, Crono aveva infatti preso la forma di un cavallo per timore della gelosia della moglie ed è per questo che Chirone è metà uomo metà cavallo. Un'altra versione, invece, dice che Filira, per pudore, si rifiutò al dio e si tramutò ella stessa in giumenta per sfuggirgli; ma Crono assunse la forma di un cavallo e la violentò.
In una versione, Crono è considerato in qualche modo il padre di Tifone. Gaia, scontenta per la disfatta dei Giganti, calunniò Zeus presso Era, e quest'ultima andò a chiedere a Crono un modo per vendicarsi. Crono le consegnò due uova, spalmate col proprio seme: sotterrate, queste uova avrebbero originato Tifone, un demone capace di spodestare Zeus.
Una leggenda fenicia narra che, unendosi con la ninfa Anobrete, Crono abbia avuto come figlio Ieudo. Durante una guerra che devastava il paese, Crono sacrificò il proprio figlio, rivestito dei paramenti reali, offrendolo per la salvezza dello Stato.
Altre leggende secondarie gli attribuiscono anche la paternità di Necessità, di Giustizia (Diche), di Nino (il fondatore dell'impero Babilonese), di Efesto (che egli avrebbe avuto da Era), di Afrodite, di Pan, di Poto (il Desiderio amoroso, che egli avrebbe avuto da Ishtar/Afrodite).
Nella tradizione orfica, Crono appare liberato dalla catene, riconciliato con Zeus e dimorante nelle Isole dei Beati. Secondi altri, fu condotto a Thule e sprofondato in un magico sonno. Proprio questa riconciliazione di Crono con Zeus, che considera Crono come un re buono, il primo che abbia regnato sul cielo e sulla terra, ha portato alle leggende dell'età dell'oro. Si raccontava in Grecia che, in quei tempi lontanissimi, egli regnasse ad Olimpia. In Italia, in cui Crono è stato ben presto identificato con Saturno, si poneva il suo trono sul campidoglio. Gli si attribuiva il regno dell'Africa, della Sicilia e, in genere, di tutto l'occidente mediterraneo. Più tardi, quando gli uomini erano diventati malvagi, con la generazione del bronzo e soprattutto del ferro, Crono era risalito al cielo.
Esiodo raccontava un mito relativo alle differenti razze che si sono succedute dall'origine dell'umanità: oro, argento, bronzo e ferro, per esprimere il progressivo svilimento della razza umana. A queste quattro ne aggiunse una quinta, quella della stirpe divina degli uomini Eroi che precede l'ultima età, quella dei ferro, come estremo tentativo di recupero prima dell'inevitabile caduta finale. All'inizio, quindi, c'era una razza d'oro. Si era nel periodo in cui Crono regnava ancora in Cielo. Gli uomini vivevano allora come gli dei, liberi d'affanni, al riparo dalle fatiche e dalla miseria, non conoscevano la vecchiaia ma trascorrevano i giorni sempre giovani tra i banchetti e le feste; giunto il tempo di morire, si addormentavano dolcemente; non erano sottomessi alla legge del lavoro, tutti i beni appartenevano a loro spontaneamente, la terra produceva naturalmente abbondante raccolto ed essi, in mezzo ai campi, vivevano in pace. Dal momento in cui, col regno di Zeus, questa razza è scomparsa dalla terra, restano tuttavia come geni buoni, custodi dei mortali e dispensatori di ricchezze. Tale è, nella forma più antica, la leggenda dell'Età dell'Oro. Ben presto questo mito diventò un luogo comune della morale, che si compiaceva nel rappresentare gli esordi dell'umanità come regno della giustizia e della buona fede.
A Roma, in cui Crono era identificato con Saturno, si poneva l'età dell'oro il tempo in cui questo dio regnava sull'Italia, dopo essere stato scacciato dalla Grecia a causa di Giove (Zeus). Saturno era stato accolto nel Lazio dall'antico dio Giano, che acconsentì a dividere il regno col nuovo venuto. Saturno si stabilì quindi sul Campidoglio, sul sito della Roma futura, dove sarebbe sorto il tempio di Giove Ottimo Massimo. Qui Saturno fondò un villaggio fortificato che portava, nella tradizione, il nome di Saturnia. Questo regno di Saturno sul Lazio (chiamato così poichè il dio vi era nascosto, latuerat) fu estremamente felice: gli dei vivevano in intimità coi mortali, le porte non erano ancora state inventate poichè il furto non esisteva e gli uomini non avevano niente da nascondere, ci si nutriva esclusivamente di legumi e di frutti poichè nessuno pensava ad uccidere. Continuando l'opera di incivilimento iniziata da Giano, la civiltà fece ulteriori passi: Saturno introdusse l'uso del falcetto (che figurava come il simbolo del dio), insegnò agli uomini a utilizzare meglio la fertilità spontanea del suolo, introdusse le prime leggi. Il mito prosegue e Saturno viene nuovamente scacciato dal figlio Giove che lo esilia su un'isola deserta, in un magico sonno, fino a quando non verrà il tempo del suo risveglio. Allora egli rinascerà come bambino: rinascita che coinciderà con il la restaurazione dell'Età dell'Oro.
I giorni consacrati a Saturno erano i Saturnalia: si svolgevano a dicembre ed erano legati ai riti per il cambiamento dell'anno. Erano caratterizzati dalla rottura dell'ordine costituito in quanto cessava l'autorità di Giove. In quei giorni schiavi e padroni si scambiavano i ruoli, era lecito giocare d'azzardo e i tribunali restavano chiusi. I Saturnalia possono essere considerati i precursori del nostro Carnevale.
In epoca imperiale, con lo sviluppo della romanizzazione in Africa, Crono non incarnò più solamente Saturno, ma, nei paesi punici, anche il dio cartaginese Baal.
Con giochi di parole, si è talvolta considerato Crono come il Tempo personificato, che avanzava inesorabile con la sua falce. Egli viene dipinto spesso con un corvo al fianco. Cro-nos probabilmente significa corvo e il falcetto di Saturno era proprio a forma di corvo. Nella tradizione celtica, si raccoglieva il vischio che cresceva sulle querce utilizzando un falcetto d'oro, nel settimo mese dell'anno sacro di tredici mesi. Il vischio veniva identificato con i genitali della quercia, e quando i Druidi lo staccavano ritualmente dal tronco, eseguivano una simbolica evirazione. Si credeva che il liquido appiccicoso del vischio fosse lo sperma della quercia, dotato di grandi virtù curative.
La falce rituale veniva usata anche per mietere il primo covone di grano. Con questa cerimonia si dava inizio al sacrificio del Re Sacro. Il corvo era un uccello oracolare e si supponeva che ospitasse l'anima del Re Sacro dopo il suo sacrificio. Tuttavia, i Re Sacri potevano prolungare il loro regno fino al termine del Grande Anno di cento lunazioni, sacrificando ogni anno un fanciullo come sostituto. Ecco perché si narra che Crono divorasse i suoi figli per evitare di essere detronizzato. A Creta le vittime umane furono ben presto sostituite da un capretto, in Tracia da un vitello, in Eolia da un puledro; ma nei distretti più remoti dell'Arcadia si sacrificavano ancora fanciulli.