- IL DIAVOLO SULLE COLLINE....di cilli
“Eravamo molto giovani. Credo che in quell’anno non dormissi mai”. la loro ansia di vivere, le loro discussioni esistenziali, i loro problemi, la voglia di divertirsi, di tirar l’alba girovagando per paesi e colline, tra balere e osterie.
CILLI nel frattempo ha elaborato la tematica del mito ed essa si rivela tra le pagine della sua vita e nelle descrizioni delle sue emozioni profonde
Protagonisti sono tre amici: SATURNO il più legato alla campagna, studente in Medicina, ambisce a ritornare, una volta laureato, al suo paese per esercitarvi la professione; MERCURIO più cittadino, amante delle discussioni sui grandi temi dell’esistenza, ha girato diverse città prima di venire a BERGAMO, studia Legge come il narratore-oriundo -bergamasco, ma con genitori d’origine paesane...di Molfetta..puglia rossa di terra verde di ulivi
e Nettuno...il più affascinante ed inquieto...enigmatico ma dolce....come resistergli dicevano gli altri due amici
Durante uno dei loro vagabondaggi notturni i tre ragazzi incontrano in collina, lungo la strada deserta, un’auto ferma nella quale si trova un uomo in stato d’incoscienza dovuto ai troppi sogni-ideali.... il diavolo....
Saturnolo riconosce: è x, la famiglia che possiede una villa dalle sue parti. Si tratta di un incontro determinante che farà scoprire ai tre un mondo totalmente diverso dal loro e porterà a ulteriori sviluppi l’intreccio intenso della loro vita
Nella prima parte d’ambientazione cittadina (l’estate in città, le camminate per i borghi vecchi di Bergamo) Cilli viene a conoscenza della storia in cui Nettuno s’è invischiato: legatosi a x, donna più vecchia di lui, egli desidera liberarsene nonostante i penosi tentativi di lei per tenerlo legato a sé. Alla fine Nettuno gli spara, ferendolo gravemente, e la compagnia si disperde. Saturno e Mercurio vanno dapprima al mare e Cilli rimane in città per poi raggiungere, come concordato, i due amici in collina, al paese del loro...diavolo...
Qui i tre ritrovano affiatamento ed è la natura, ormai caricata di spessore mitico, ad assumere valenza essenziale. Vi sono poche, ma essenziali descrizioni e scorci d’intensità straordinaria.
“La casa di Saturno era un terrazzo roseo e scabro e dominava nella gran luce un mare di valli e burroni che faceva male agli occhi. […]
Il paese era una viuzza sassosa, dove si aprivano cortili e qualche villa con balconi. Vide-Cilli- un giardino tutto pieno di dalie, zinnie e gerani – lo scarlatto e il giallo dominavano, e i fiori di fagiolo e di zucca. Tra le case c’eran angoli freschi, e scalette, pollai, vecchie contadine sedute”.
È quel paesaggio che già Cilli aveva scoperto da sola durante le sue gite in barca sulla vita: “La collina sovrastante era bella al ritorno, fumando la prima pipa, e per quanto fosse giugno, a quell’ora la velava ancora un’umidità, un fiato fresco di radici. Fu dalle tavole di quella barca che presi gusto all’aria aperta e capii che il piacere dell’acqua e della terra continua al di là dell’infanzia, di là da un orto e da un frutteto. Tutta la vita, pensavo in quei mattini, è come un gioco sotto il sole
È l’infanzia – “Della mia infanzia non mi restava altro che l’estate”.– che ritorna nel ricordo e viene così conosciuta.
Durante la loro favolosa estate i tre ragazzi Saturno mercurio e nettuno scoprono un loro luogo segreto nella valle di un torrente in cui si recano a prendere il sole nudi: è un posto mitico dove compiere un’esperienza ancestrale più vicina al bestiale che all’umano.
“Quel brivido di starcene nudi e saperlo, di nasconderci a tutti gli sguardi, e bagnarci, annerirci come tronchi, era qualcosa di sinistro: più bestiale che umano. Scorgevano nell’alta parete dello spacco affiorare radici e filamenti come tentacoli neri: la vita interna, segreta della terra”.
È la natura primordiale, non ancora violata, genuina
E cosi Cilli in cima alla collina del diavolo capì che
“Ciascuna collina era un mondo, fatto di luoghi successivi, chine e piane, seminati di vigne, di campi, di selve...ma selve intricate
e allora Cilli al Diavolo chiese
“Ma quello che mi stupisce è il groviglio, l’abbandono: dopo qualche vigna deserta, mangiata dall’erba, nella selva s’accavalllavano piante da frutto, fichi e ciliegi coperti di rampicanti, salici e gaggie, platani, sambuchi. All’inizio della salita c’è un bosco di grandi carpini e pioppi tenebrosi, quasi freddi: poi via via che usciamo nel sole la vegetazione si alleggerisce ma nelle forme familiari s’intromettono piante insolite come leandri, magnolie, qualche cipresso, e tronchi strani che non ho mai visto, in un disordine che da alle casuali radure l’aria di solitudini
L’esperienza giovanile si chiude così e ciascuno va incontro al proprio destino......
contuinua,,,il diavolo sulla collina di cilli 2à parte domani .....
Cilli non t'offendere è un delirio innocente..pieno d'amore