- Cara Elisa,
ti raggiungerò appena possibile,(per condividere il mio legame con l'orso iniziato tempo fà) e dirti cosa ho sentito mentre ti leggevo,(riguardo al parco),ti ho percepita molto a distanza fra stamattina presto (diciamo che mi sono svegliata percependo la tua energia) ed oggi..
Intanto ti lascio queste due leggende native,una su l'Orso e un'altra sulla creazione dell'uomo secondo gli animali.
La leggenda dell'orso addormentato
(un mito nativo-americano)
Molto tempo fa, in un luogo selvaggio, prima che ci fossero canoe sui fiumi, prima che le navi attraversassero i laghi, c'era una bellissima foresta vicino a un grande lago. Oggi quella foresta è lo stato del Wisconsin e il lago si chiama Lago Michigan. Ma ci fu un tempo prima dei nomi e prima che molti luoghi avessero gente, prima degli agricoltori e prima che i nativi americani piantassero gli alberi di ciliegie e mele...
In questo tempo e in questa foresta vicino al lago viveva l'Orsa Madre. Aveva il pelo più nero della notte e gli occhi grandi. L'Orsa aveva due cuccioli che erano giocosi. I tre vivevano insieme in un covo in mezzo a un campo di fiori. Ogni mattina, quando gli uccelli cantano, l'Orsa e i cuccioli andavano al ruscello. Tutti gli animali bevevano là. L'Orsa pescava le trote per prima colazione. Dopo, sedevano sulla riva e mangiavano le nocciole e i mirtilli.
Ogni pomeriggio gli orsi camminavano attraverso la foresta fino al lago. Il lago era così grande che non si poteva vedere l'altra riva. L'acqua sembrava scomparire nel cielo. Gli orsi facevano il bagno e giocavano e correvano dietro ai gabbiani. Ogni sera, l'Orsa conduceva i cuccioli alla tana dove lei teneva fra le braccia i piccoli fino a quando dormivano.
Una mattina, mentre camminavano nel bosco, si sentì un colpo forte come il tuono. L'Orsa si sollevò a due zampe e annusò l'aria. C'erano fiamme negli alberi e fumo nell'aria. C'era un fuoco! Gli orsi corsero alla riva del fiume e la madre ordinò ai cuccioli di correre al lago. Tutti gli animali del bosco corsero al lago con gli orsi.
Quando arrivarono in riva al lago, l'Orsa gridò: "Bambini, dobbiamo andare via! Dobbiamo nuotare attraverso il grande lago. Ricordate sempre, vi amo molto!" Cominciarono a nuotare. Il lago era profondo e molto freddo. Le onde erano grandi e il vento era forte. "Miei bambini nuotate con tutta la vostra forza. Se vogliamo vedere l'altra riva, dobbiamo nuotare per tutta la notte". I cuccioli promisero di nuotare tutta la notte.
Nuotarono e nuotarono e ogni ora erano più stanchi. Il sole diventava più grande e più caldo. Nuotarono ancora e il sole tramontava e diventava più freddo. Mentre nuotavano, l'Orsa guardava i cuccioli lottare contro l'acqua. Ogni minuto che passava i loro volti erano piu piccoli.
Fu ancora notte e l'Orsa poté sentire i rumori dell'altra riva. Poté sentire le civette e i lupi. Quando il sole diventò di nuovo grande l'Orsa era stanca morta. Quando si girò a guardare i cuccioli, non li vide più. Sulla riva l'Orsa cadde e la terra le sembrò strana. C'erano colline di sabbia molto grandi, che oggi si chiamano dune.
L'Orsa aspettò i cuccioli, ma non riuscì più a vederli. La mamma piangeva: "Miei bambini, arrivate! Voi siete forti e intelligenti. Bambini, potete sentirmi? Vi aspetterò per sempre".
L'Orsa salì sulla collina più alta. Guardò tutta l'acqua scura e profonda, ma non vide i suoi cuccioli. Tutto il giorno la mamma gridò: "Miei bambini, potete sentirmi? So che dovreste essere qui vicino. Miei bambini vi aspetto, vi aspetto sulla collina".
L'Orsa aspettò fino alla notte e aspettò ancora fino alla mattina. Aspettò mentre i fiori si aprivano e mentre gli uccelli imparavano di volare. Aspettò mentre le erbe diventavano gialle e secche. Aspettò mentre le foglie cadevano sulla terra, mentre l'aria diventava più fresca e la neve cadeva dalle nubi. I cuccioli non arrivavano mai e l'Orsa si adormentò con il suo dolore.
Molti anni passarono e i venti coprirono l'Orsa con una coperta di sabbia: così si sentiva calda e salva nel suo sonno. Lo spirito della terra sentì il suo dolore e riconobbe il suo amore per i cuccioli. Con un grande vento lo spirito portò i cuccioli vicino alla mamma e alla riva e li trasformò in due piccole isole. Così sarebbero stati sempre sotto lo sguardo della mama.
Oggi le due isole si chiamano Manitou Nord e Manitou Sud. Felici di stare vicino alla loro mamma, giacciono nello spirito del suo amore: due isole di sabbia. Finalmente l'Orsa riposa felice perché sa che i cuccioli sono vicini. In suo onore, oggi le dune si chiamano Dune dell'Orso Addormentato.
LA CREAZIONE DELL'UOMO
Leggenda dei Nativi Americani
In una notte scura e stellata, un gruppo di Pellerossa stava accovacciato intorno ad un falò. Improvvisamente il guerriero più anziano si alzò in piedi. Il suo volto era vecchio e bruno come la terra e portava sulle spalle una coperta dai vivaci colori. Cominciò a narrare la storia dell’inizio del mondo…
Quando Coyote, il cane del deserto, teminò di creare il mondo, prese il vento, che era fatto a forma di conchiglia, e rovesciandolo, formò il cielo. Dispensò vivaci colori ai cinque angoli del mondo e un arcobaleno si alzò nel cielo a dividere la notte dal giorno.
Poi si accucciò, ululò e il sole e la luna cominciarono a muoversi nel cielo.
Coyote riempì le pianure di alberi e di stagni e di montagne e di fiumi e fece tutti gli animali.
“Per ultimo e come cosa migliore farò l’Uomo” mormorò a mezza voce.
Gli animali lo udirono e vollero aiutarlo. Così si sedettero tutti in circolo nella foresta; Coyote, l’Orso Grigio, il Leone, l’Orso Biondo, il Cervo, la Pecora, il Castoro, il Gufo e il Topo.
“Puoi fare Uomo della forma che più ti piace” disse il Leone, “ma io credo che dovrebbe avere denti aguzzi per masticare la carne e anche delle lunghe zampe.” “Come le tue?” chiese Coyote. “Beh, sì, come le mie”, rispose Leone. “Avrà bisogno anche di una pelliccia e di una voce forte e potente.” “Come la tua?” chiede di nuovo Coyote. “Come la mia”, rispose Leone.
“Nessuno vuole una voce come la tua” interruppe Orso Grigio. “Tu fai scappare tutti. Uomo deve poter camminare sulle zampe di dietro, deve poter afferrare gli oggetti con quelle davanti e stringerli fino a schiacciarli.” “Come fai tu?” chiese Coyote. “Beh, sì, come faccio io.” Replicò Orso Grigio.
Cervo tremò nervosamente e gettando timide occhiate al di sopra della spalla disse: “Cos’è tutto questo parlare di divorare carne e di distruggere le cose? Non è bello. Uomo deve poter sentire quando è in pericolo e scappar via velocemente. Dovrebbe avere orecchie come conchiglie marine per poter sentire ogni più piccolo suono, e occhi come la Luna, che vede tutto; e naturalmente corna ramificate; avrà assoluto bisogno di corna.” “Come le tue?” chiese Coyote. “Beh, sì, come le mie” rispose Cervo.
“Come le tue?” schernì Pecora.”Ma a che servono le corna ramificate? Aggeggi appuntiti che si impigliano in tutti i rami e cespugli! Come farebbe a dare cornate? Ma se invece avesse due cornini ai lati della testa….” “Come i tuoi?” chiese Coyote. Pecora, offesa, tirò su col naso. Non le piaceva essere interrotta. Allora saltò su Castoro e disse: “Vi state dimenticando della cosa più importante: la coda di Uomo. Code lunghe e sottili possono andare bene per scacciare le mosche, credo. Ma Uomo deve avere una coda larga e piatta. Come farebbe a costruire dighe nel fiume?” “Come le tue?” chiese Coyote. “Nessuno sa fare dighe come le mie” disse Castoro con superbia.
“Sentite me” squittì Topo. “L’Uomo che volete fare è troppo grande. Fareste meglio a farlo piccolo.”
“Tutti matti siete!” gridò Gufo. “E le ali? Non ci avete pensato alle ali? Se volete che Uomo sia il migliore degli animali, deve poter volare. Deve avere le ali!” “Come le tue?” chiese Coyote. « Ma è tutto quello che sai dire ? » si lamentò Gufo. “Non hai idee tue?”
Coyote balzò in piedi e avanzò al centro del cerchio. “Stupidi animali. Non so proprio a cosa stessi pensando quando vi ho fatto. Volete tutti che Uomo sia esattamente come voi!”
“Immagino che invece vorresti che fosse come te, vero Coyote?” ringhiò Orso Biondo.
“E come faremmo allora a distinguerci?” replicò Coyote. “Tutti potrebbero indicarmi e dire: “Ecco Uomo.” E poi indicherebbero Uomo e direbbero: “Ecco Coyote! No, no, no, Uomo deve essere differente.”
“Ma con le ali!” gridò Gufo.
“E corna ramificate!” bramì Cervo.
“E dei bei cornini!” belò Pecora.
“E deve avere una vociona!” tuonò Orso Grigio.
“E deve essere piccino!” squittì Topo.
“E non senza coda!” aggiunse Castoro.
Ma nessuno lo udì. Tutti erano troppo occupati a litigare. Mordendo e caricando, gli animali lottarono nella foresta mentre Coyote stava a guardare scuotendo la testa.
Peli e piume, unghie e pezzi di corna volavano tutt’intorno. Coyote li raccattò, li mise di nuovo insieme e creò altri animali ancora, come Cammello e Giraffa.
Presto tutti gli animali giacquero in un ammasso confuso, troppo stanchi per continuare a combattere.
“Mi pare che ora riuscirò a trovare la risposta”, disse infine Coyote.
Gli animali lo guardarono di sottecchi e alcuni gli ringhiarono contro.
Ma Coyote parlò ugualmente.
“Orso aveva ragione dicendo che Uomo dovrebbe camminare sulle gambe di dietro. Così potrà salire sugli alberi. E Cervo era nel giusto dicendo che dovrebbe avere udito fine e vista acuta. Ma se Uomo avesse ali, cozzerebbe la testa contro il Cielo. L’unica parte simile ad un uccello di cui ha bisogno sono le lunghe estremità dell’Aquila. Credo che le chiamerò dita. E Leone aveva ragione dicendo che Uomo dovrebbe avere la voce forte. Ma ha anche bisogno di una vocina per non spaventare troppo. Uomo dovrebbe essere liscio come Pesce, che non ha peli che gli facciano caldo. Ma la cosa più importante di tutte, disse Coyote infine, è che Uomo deve essere più intelligente e furbo di tutti voi!”
“Come te”, borbottarono tutti gli animali. “Beh, sì, grazie”, rispose Coyote, “Come me.”
Ci fu un gran rimescolìo fra gli animali, ringhi irati e sibili e poi tutti insieme gridarono. “Siediti Coyote! Le tue stupide idee non ci piacciono!” “Bene”, disse Coyote pazientemente. “Facciamo una gara.
Ognuno di noi farà un modello di Uomo col fango. Domani esamineremo tutti i modelli e decideremo qual’è il migliore.”
Tutti gli animali corsero via a cercare dell’acqua per fare il fango. Gufo fece un modello con le ali. Cervo ne fece un altro con lunghe corna e grandi occhi. Il modello di Castoro aveva la coda larga e piatta. Topo fece un modello piccolino.
Ma Coyote fece l’Uomo.
Il sole tramontò prima che essi riuscissero a finire i loro modelli. Così si accoccolarono nel folto della foresta per dormire.
Tutti eccetto Coyote.
Egli prese l’acqua dal fiume e la versò su tutti gli altri modelli. La coda di fango di Castoro venne spazzata via. Le corna di fango di Cervo vennero spazzate via. Le ali di fango di Gufo vennero spazzate via.
Coyote soffiò la vita nel naso del suo modello di Uomo fatto di fango e quando gli altri animali si svegliarono, trovarono un nuovo animale nella foresta.
Il suo nome era Uomo.”
Dopo aver pronunciato queste parole, il vecchio guerriero si sedette, avvolgendo la coperta intorno a sé.
Mentre il fulgore del fuoco si spegneva, sedette, silenzioso come la terra stessa, fissando l’oscurità.
E in lontananza risuonava il grido del coyote.
Un abbraccio a Te.
Un saluto al Branco.