- Allora, ci provo, sempre tentando di andare con ordine. Il "materiale" è parecchio!
Cilli: per quanto riguarda la "discrepanza" tra lo scorpione reale e quello archetipico, non direi che la scienza ha posto dei dubbi, anche perché del secondo proprio non si occupa. Del primo si è invece "limitata" ad accertare incontrovertibilmente l'origine remotissima e acquatica. Semplicemente era una mia riflessione che nasceva da questa dicotomia, e dalla suggestione infusa dalla co-incidenza - in senso letterale - tra l'habitat primigenio dell'animale e l'assegnazione del segno all'elemento Acqua. Il problema è proprio quell'"appropriarsi", di cui parli, dell'habitat originale da parte dell'Astrologia; o in fase di elaborazione dello Zodiaco si poteva attingere a conoscenze in modo che ci riesce oggi impensabile, oppure si tratta di una sincronicità tra le piú stupefacenti. In entrambi i casi, mi sembra qualcosa di notevole.
Sul Sole Nero: sicuramente è un'immagine "da 8^ Casa"; però un'8^ Casa nel tema ce l'abbiamo tutti. Il mio era un interrogarmi se questa immagine archetipale fosse in stretto rapporto con un Sole in quella casa; ma in presenza anche di altre valenze plutoniane è possibile che non sia legato esclusivamente a quello. Sul Sole Nero, poi, ci sarebbe molto da dire. È un'immagine che ricorre in alcune psicosi. So che alcuni malati di schizofrenia dicono di vedere un Sole Nero da cui si sentono osservati. L'interpretazione che ne ho letto è che esso sia la rappresentazione del Super-Io del malato che egli percepisce come Altro-da-Sé, proprio in ragione della scissione del pensiero che esperisce a causa della malattia. Ma d'altronde nella visione junghiana le psicosi altro non sono che liberazione incontrollata dei contenuti archetipici presenti in ognuno di noi. Visione che per molti versi collima con quella esoterica, secondo la quale, invece, tali affezioni della psiche sono dovute al sovvertimento "gerarchico" - se si può dir cosí - tra i vari corpi sottili che compongono l'Essere Umano; se non sbaglio, le psicosi sarebbero causate da uno scambio di ruolo tra il corpo astrale e quello mentale, dove il primo andrebbe a "governare" il secondo, anziché viceversa, lasciando quello fisico in balía di visioni e allucinazioni su cui non ha alcun controllo. Sarebbe enormemente interessante poter avere precisi dati statistici sulla ricorrenza di valori plutoniani nei temi di pazienti malati di schizofrenia, la cui incidenza ho letto - non so con quanta attendibilità - risulterebbe essere alta.
Su Mercurio come psicopompo: sí, infatti, è un ruolo attribuito al dio alato, per cui in 8^ Casa dovrebbe essere a proprio agio, e dunque forse bastante a dar ragione dei tanti elementi fin qui trattati, anche nell'ipotetica mancanza del Sole. In fondo, persino nella "materialistica" concezione morpurghiana adottata anche da altri e anzi ormai prevalente, mi pare, Mercurio in Scorpione si trova in esaltazione, perciò l'8^ Casa andrebbe a costituirne la co-significanza della sede di esaltazione. Del resto, uno psicopompo, trait-d'union tra il mondo visibile e quello invisibile, non può che avere nell'8^ Casa astrologica il suo habitat naturale... tutto questo, in qualche modo, ci riporta al Lupo. Al Lupo come psicopompo, appunto, funzione che come abbiamo visto gli veniva riconosciuta in molte culture primitive. Ecco che allora mi viene spontaneo identificare il "mio" Lupo con Mercurio-Scorpione-8^ Casa, piuttosto che con il Sole, anche alla luce di quanto hai detto del ruolo di Mercurio nella scrittura quasi automatica del mio racconto. Il Lupo, dunque, come "traslazione" archetipica pienamente aderente del simbolo astrologico. E ora mi viene di pensare che quasi senza accorgercene abbiamo ricollegato il Lupo con i tre pianeti scorpionici: Plutone-Marte-Mercurio. E dato che il Lupo presso molte culture era anche un simbolo solare, anche se molto sui generis, date le sue abitudini notturne, data la sua sempre presente associazione alle tenebre, ecco che può incarnare egregiamente anche il simbolo che forse li riassume tutti in sé: il Sole Nero. E sempre facendo un parallelismo morpurghiano, il Sole Nero potrà forse essere visto come trasduzione simbolica della sua "trasparenza" - una sorta di "esaltazione oscura", in ombra... - che la Morpurgo attribuiva proprio allo Scorpione? Che ne pensi? Suggestioni solipsistiche di un Pluto-Nettuniano alla deriva
oppure reali concordanze, e significativamente dense co-incidenze inter-simboliche, cioè, tra diversi simbolismi con analoghi significati ma in differenti contesti?
Sarebbe molto interessante fare questo "gioco" di raccordo per tutti i segni zodiacali; analogamente a come abbiamo "ricavato" le analogie simboliche tra i pianeti dello Scorpione e l'animale-totem, si potrebbe cercare di farlo per tutti gli altri, andando a cercare gli effettivi riscontri mitologici, nonché le ricorrenze nella vita delle persone del forum che accettassero di esplorare questo particolare angolo di "visuale". Che ne dici? ::smile::
La Luna: davvero un capitolo a parte. Hai detto bene parlando di "risveglio". Sebbene sappia che l'autentico risveglio è ben altra cosa, non posso non reputare tale - perlomeno contestualizzandolo nell'angusto àmbito della nostra attuale società materialistica - il mio aprirmi - o meglio, rinnovato e "definitivo" ri-aprirmi, dopo tanti dubbi e angosce del passato in cui la via della scoperta spirituale mi era apparsa tante volte illusoria, fumosa, quando non proprio troppo destabilizzante per essere percorsa con convinzione e costanza, e da cui troppe volte m'ero ritratto deluso e frustrato - alla dimensione "alt(r)a" dell'esistenza; e questo, come ho già anticipato, in profonda sincronicità - ma originando da un contesto del tutto "alieno", in apparenza, ma non cosí se teniamo sempre presente che "come in alto, cosí in basso", a quello cui sono poi approdato per mezzo di tappe intermedie che, ripercorrendole oggi, mi appaiono tutte strettamente interconnesse le une con le altre - con l'eclissi di luna del 3/3/2007, che a me la "Luna Rossa" di "Fire" è sembrata splendidamente riecheggiare. Per me quella data è stata un vero e proprio spartiacque tra ciò che c'era prima e ciò che c'è ora, e soprattutto nel "modo" in cui le cose sono ora. Come un lampo di luce - "rossa", oscura, ma pur sempre luce - che ha squarciato nebbie ancestrali, illuminandole di consapevolezza, anche dolorosa, com'è inevitabile. Da quel giorno, mi è rimasta una volontà di sviscerare ogni possibile significato delle eclissi in Astrologia, secondo me troppo poco studiate e considerate, ma pregnanti di valenze simboliche e forse non solo.
Per quanto riguarda il dualismo falco-aquila, non so, non ho ancora un'idea chiara. L'avversione istintiva per l'aquila la vedo legata al lupo. Le aquile a volte predano i cuccioli di lupo, se questi si avventurano fuori dalla tana e nessun adulto si trova nei pressi. Una volta, da bambino, lo vidi anche in un documentario. L'aquila approfittò di un momento in cui la tana era sguarnita, e i cuccioli fuori, a compiere le loro prime, malcerte e rischiose esplorazioni. L'aquila planò in picchiata ghermendo uno di essi. Un lupo un po' distante si accorse troppo tardi della minaccia incombente; si produsse allora in una corsa disperata per tornare indietro ma l'aquila spiccò il volo con il cucciolo stretto fra gli artigli prima che quello potesse raggiungerla per avventarlesi contro. Il ricordo mi è rimasto vivido, perché per me, già in piena "fascinazione simbiotica" con il lupo, fu doloroso. Inoltre in Mongolia le aquile vengono appositamente addestrate per la caccia al lupo. Forse è questo. Tolgo il forse. L'ho sempre saputo che è per questo. Ma non so ricordare se la mia avversione sia antecedente alla conoscenza di questi particolari, oppure posteriore. Certo, anche i cani, ad esempio, vengono addestrati per la caccia al lupo, eppure non provo "avversione" per loro. È suggestivo pensare che questa sia "innata" quanto la mia fascinazione per il lupo, di cui questo sentire "stridente" nei confronti dell'aquila ne sarebbe nient'altro che l'equivalente contraltare, altrettanto ancestrale. Devo fare "pace" con l'Aquila, evidentemente... dovrei integrarla "totemicamente" quale stadio evolutivo dello Scorpione. Forse il falco funge da suo "surrogato"? Mi piace il falco perché non PUÒ piacermi l'Aquila? In ogni caso, non so se possa considerarlo uno dei miei totem; a dir la verità gli unici totem su cui abbia sicurezza sono il Lupo e il Gatto, per le tante ragioni già ampiamente spiegate. Ma con gli altri non ho un "rapporto" cosí profondo. Inoltre ho altri animali, che mi sono venuti in mente in seguito, e che esercitano su di me una particolare attrattiva: sono l'Elefante e il Pappagallo. Ma suppongo che dipenda dal fatto che sono attratto dalla diversità di forme che può assumere l'Intelligenza, al di là della presunzione di unicità umana tanto cara alla nostra Specie. Sono entrambi animali intelligentissimi, capaci di interazioni complesse anche interspecifiche, perciò mi affascinano. Lo stesso credo valga per il Delfino. Degli elefanti però mi commuove anche il loro senso della Morte. Quando accarezzano, a lungo, con la proboscide le ossa dei loro compagni morti, passandosele l'un l'altro, ed emettendo cupi brontolii di turbamento. Questo, e l'attrazione per il Gabbiano, un altro dei "miei" animali, mi trasmettono sensazioni al di là della razionalità. Mi piace moltissimo la sua "risata", mi dà un sapore di libertà però venata di malinconia, in cui il mio Ascendente sicuramente si ritrova in pieno... non per niente è un uccello legato al Mare. Sopra casa mia passano spesso, in gruppetti sparuti o in formazione a V, e a volte, ma non è cosí frequente, posso sentirli "ridere"... e quello sí, mi emoziona. Inoltre, per quanto riguarda il gabbiano, una volta ebbi una piccola, apparentemente insignificante "premonizione". Sono stato a lungo affascinato dal Giappone e dalla sua cultura. Anni fa una mia conoscente giapponese doveva venire a Roma ed eravamo d'accordo che le avrei fatto da guida. Tra le altre cose, le avevo proposto di fare una gita su uno dei battelli che navigano il fiume. Qualche giorno prima che arrivasse io ebbi una fantasia: immaginai che, a bordo del battello, un gabbiano si posasse sulla nave e lei mi chiedesse come si chiamava quell'uccello, intendendo ovviamente in italiano. Immaginai allora di risponderle per scherzo "kamome!" che è il nome giapponese per gabbiano, immaginandomi la sua divertita sorpresa. Tutto qui, senza un motivo particolare... Quando poi è venuta, sul battello non ci siamo andati, perché era pieno inverno, quel giorno faceva un gran freddo, e lei disse che era troppo per andare sul fiume. Era molto freddolosa... ma mentre camminavamo in una piazza, incrociammo un gabbiano che stava zampettando a terra. Lei si fermò e mi chiese: "come si chiama quell'uccello?"
Kamome..! risposi io, un po' stordito. Lei rise come da "copione"...
Che dici, è abbastanza per annoverare anche "kamome" fra i miei totem? In fondo sembre pure un nome indiano...
In un breve post di "avvicinamento", avevo parlato, giorni fa, di periodo denso di sincronicità. Queste riguardano mio padre, un sogno, e due libri di cui ho affrontato la lettura. Nei giorni che lo precedevano, mi sono imbattuto piú volte nella data del 12/12. È la data di nascita di mio padre. Nei giorni in cui capitava, ho ritrovato in una tasca del giubbotto un foglietto su cui l'addetta del cimitero dove è sepolto mio padre mi aveva tracciato l'anno scorso il percorso per trovare la sua tomba. È stata quella la prima volta che ci sono tornato da solo. E una sincronicità occorse già a quel tempo; pochi giorni dopo essere andato a trovarlo, ricevetti un assegno di rimborso da parte di un ente comunale. La data di emissione dell'assegno era 12/12. Il libro che stavo leggendo in questo periodo si intitola "I segni del Destino", e tratta per l'appunto di sincronicità significative, consigliando metodi per notarle e interpretarle. Una sera tarda, tornando a casa dal lavoro, stavo leggendo quel libro. A un tratto alzo lo sguardo dalla pagina e mi giro di scatto alla mia destra senza un particolare motivo; dal finestrino in cui il paesaggio scorreva a gran velocità ho appena il tempo di scorgere una data scritta a grandi caratteri su un manifesto affisso al muro: 12 DICEMBRE. Io avevo pensato di andare a trovare mio padre per il giorno del suo compleanno, ma il maltempo qui imperante non me l'ha permesso. Lo farò la prossima settimana. Ma la sincronicità piú impressionante che mi ha sbalordito è un'altra. Forse avrai - o avrete, se, come spero, anche Lunita leggerà queste righe - già letto il mio breve intervento nell'ultimo post di Aral, in cui le ho fornito il titolo di un libro su Jung che sto terminando di leggere in questi giorni, perché mi sembra perfettamente aderente alla sua esperienza di incontro-fusione con un'immagine inconscia archetipale, riconducibile con straordinaria nitidezza a un aspetto del suo radix. Io ho trovato questo libro alcuni giorni fa, curiosando tra gli scaffali di una grande libreria molto fornita. L'ho preso in mano appena ho visto che parlava di Jung e sfogliato a lungo, iniziando a leggerne la prima parte. Ho subito trovato enormemente interessante l'argomento trattato: l'integrazione che Jung ha compiuto dell'immaginario degli antichi alchimisti nelle sue teorie psicanalitiche. Poi l'ho momentaneamente posato, continuando a curiosare in giro. Dopo un po', però, ritorno e lo riprendo in mano, perché mi ha lasciato un'impressione intensa. Lo apro a caso, ma non premeditatamente a caso. Il libro si apre a una pagina in cui al centro vi è un inciso tratto da un antico testo alchemico studiato da Jung. L'inciso riporta queste parole su cui subito cade il mio sguardo: "I due [...] si azzannano l'un l'altro con crudeltà e tali sono l'odio e la rabbia furiosa che essi non si staccano piú una volta che si sono presi [...] fino a che entrambi, sbavando veleno e sferrando colpi mortali, si riducono a una poltiglia di sangue..." Non potevo credere a quel che leggevo. Stavo in pratica leggendo la descrizione dettagliata di un sogno che io ho fatto un po' di tempo fa, in un giorno a sua volta carico di una particolare valenza, e che mi aveva alquanto turbato. Nel sogno, due grossi cani - che io identificavo come due alani, uno nero e un altro piú chiaro, forse marrone - si avvinghiavano ferocemente l'un l'altro, fino a mordersi alla gola e bagnandosi in un lago di sangue. Il sogno mi aveva suscitato una profonda impressione e mentre lo vivevo provavo una viva angoscia dovuta al fatto che io ne ero spettatore impotente ma in qualche modo coinvolto; ricordo che avrei voluto tentare di separare i due cani per impedirgli di uccidersi a vicenda e la pena lancinante che provavo nel vederli ricoperti del loro stesso sangue, ma che ero impossibilitato a fare qualunque cosa. Ricordo una sorta di sensazione di "immaterialità" mentre tentavo di interagire con loro, non riuscendo neanche a sfiorarli. Girando pagina, vedo l'illustrazione di un emblema tratto dallo stesso antico testo e raffigurante la lotta feroce tra quelli che vengono descritti come un lupo e un cane che si avvinghiano tentando di colpirsi mortalmente. Le parole si riferivano però non al lupo e al cane raffigurati nell'emblema ma a due cani, un maschio e una femmina, di cui narrò Nicolas Flamel, che fu, suppongo, un altro antico alchimista, definiti come "il cane corasceno e la cagna armena". Quindi quelle parole si attagliano ancor meglio al sogno di quanto non faccia l'emblema stesso, in quanto identica era la specie dei due animali. Identica era soprattutto la violenza che trasmettevano sia l'emblema e le parole che comunque descrivono una scena analoga, sia il sogno. Approfondendo la lettura apprendo che tale cruento emblema simboleggia il processo di "coniunctio oppositorum", fulcro della pratica dell'alchimia interiore; l'ego - il cane - e l'inconscio - il lupo - si fronteggiano dopo essersi gradatamente avvicinati, sotto forme diverse, all'inizio del processo di individuazione del Sé, in cui entrambi sono contenuti. La prima coniunctio richiede la morte simbolica di entrambi, in modo che ambedue possano rinascere rinnovati e compenetrati l'uno nell'altro, favorendo il graduale processo di "baricentramento" dell'individuo, la sua Individuazione, appunto. Non è finita. Quella stessa notte il sogno dei due cani era stato preceduto da un altro sogno, senza che però vi fosse soluzione di continuità nel passaggio dall'uno all'altro, come spesso accade nel mondo onirico. Precedentemente avevo sognato che mi recavo dal floriterapeuta; era la prima volta che vi andavo, e l'emozione era intensa. Mi sentivo come se fossi all'inizio di un processo fondamentale per me. Suono, la porta si apre e un giovane uomo alto, con i capelli molto scuri lisci e tirati all'indietro mi fa entrare. Ha un volto pallido dai lineamenti regolari. In silenzio, imperturbabile, risponde solo a gesti alle mie parole di circostanza e alle mie domande che tradiscono inquietudine. Mantiene un fare quasi ieratico, come a suggello dell'atmosfera solenne di cui il sogno è intriso. Poi la scena cambia radicalmente e inizia la sanguinosa lotta tra i due cani. Ho parlato piú sopra di "particolare valenza" del giorno in cui feci questo doppio sogno perché era quello precedente a quello in cui davvero sarei dovuto andare per la prima volta dal floriterapeuta, che ancora non conoscevo. È stata la mia amica, quella dal cui sogno questo post ha preso avvio, a darmi il suo numero. E quando ci sono andato davvero, be', devo dire di non essere andato troppo lontano dalla realtà... il suo aspetto esteriore ricalca a grandi linee quello che ho sognato io. Come se in qualche modo mi fossi messo in contatto con lui prima di conoscerlo. L'indole, però, è del tutto diversa. Meno male. :) Quando gliene ho parlato, qualche giorno fa, dicendogli che in pratica me lo ero sognato prima di conoscerlo, mi ha risposto "evidentemente mi stavi aspettando"... come dargli torto? Comunque, il fatto che subito dopo abbia sognato dei due cani, alla luce di quanto ho letto in quel libro, lo interpreto come l'inizio di un processo interiore di cambiamento profondo, a cui in qualche modo questa esperienza di "lavoro" con i fiori di Bach si lega, e che richiederà trasformazioni e "morti" di parti della mia individualità ormai non piú adatte al momento vissuto. Alcuni particolari che differenziano il mio sogno dall'emblema raffigurato nel libro alchemico, mi sembrano meritevoli di attenzione; l'emblema precedente quello della lotta tra il lupo e il cane - ve ne è una serie di 15 - raffigurava un leone e una leonessa; l'ego-leone e la leonessa-inconscio si erano avvicinati tanto da scambiarsi molto l'uno dell'altro, e il loro rapporto era armonico. La compenetrazione era stata tale da aver assunto le sembianze di due animali della stessa specie ma di sesso opposto. L'Io e l'Inconscio si stavano veramente "conoscendo" l'un con l'altro. Successivamente, i due animali emblematici appartengono a due specie diverse ma molto affini, che però entrano in irriducibile conflitto, annientandosi a vicenda. Come detto, questo reciproco sacrificio è necessario per proseguire nel processo di individuazione. Nel caso del mio sogno, invece, gli animali che combattono sono della stessa specie, e probabilmente anche dello stesso sesso. Solo il colore è diverso. L'Alano nero può forse rappresentare l'Inconscio; l'altro, l'Ego, la Coscienza. Che appartengano alla stessa specie e razza forse può essere interpretato come il fatto che l'Ego ha già conoscenza di alcuni contenuti inconsci del Sé. Che Ego e Inconscio non sono poi cosí distanti l'uno dall'altro, pur necessitando di "morire" simbolicamente per rinascere reciprocamente piú vicini, ed entrambi piú prossimi al vero Sé. Voi che ne pensate? Per essere piú precisi, il ricordo che ho non è però di un'assoluta parità tra i due cani; mentre nel commento all'emblema alchemico si dice esplicitamente che entrambi si uccidono a vicenda, a me pare che nel mio sogno ci fosse un cane che avesse, sia pur di poco, la "meglio". E mi sembra che questo fosse quello nero. Ma non ci posso giurare. Ma se fosse cosí potrebbe essere un messaggio dell'Inconscio all'Ego per "avvisarlo" che ancora non è pronto per la prima "coniunctio"? Un metterlo in guardia sui possibili rischi per la sua integrità? Come se dicesse proprio... "non ancora, non ancora..."
E se fosse stato invece il contrario, cosa che non posso escludere? Potrebbe essere forse ugualmente un messaggio dell'Inconscio che dice all'Ego che la sua razionalità "ucciderebbe" la vera essenza dell'incontro, perché nella sua natura limitata non saprebbe con-prenderla ed integrarla..? Purtroppo del sogno mi manca ormai il punto focale. Perché quando l'ho fatto non avevo ancora il libro, e non potevano essermi chiari simili riferimenti, perciò non sono stati "ancorati" alla memoria.
In questo libro c'è un'altra frase che ha attirato la mia attenzione; parlando della congiunzione degli opposti, alla base dell'intero processo di trasmutazione interiore, si dice che lo scopo dell'Alchimista è "radicare il Divino nella psiche, e instaurare con esso una collaborazione costante che comprenda non solo la dimensione dell'immenso, ma anche quella del piccolo e del quotidiano". L'associazione con quella parte del mio radix che vede opporsi la parte nettuniana dell'Infinito rappresentata dall'Ascendente e quella mercuriale della "piccola quotidianità", della dimensione razionalistico-pratica riflessa invece dalla Luna in Vergine è stata immediata, e illuminante. Mi sono reso conto davvero che la congiunzione di questi due opposti darebbe come risultato un radicamento dell'Immenso nel Finito, un vero e proprio completamento del Sé. E ugualmente non posso fare a meno di riandare per l'ennesima volta col pensiero al momento in cui Nettuno mi congiungerà l'Ascendente, perché mi è sempre piú chiaro che quello sarà davvero un momento sincronico con la reale opportunità di sciogliere il quadrato a T natale, operazione "alchemica" interiore che richiederà però molto lavoro consapevole. A quel momento mancano ancora degli anni; e forse qui può avere un senso quel "non ancora, non ancora..." che il branco-Inconscio MI intimava...
Sempre pensando al mio radix, mi sono interrogato riguardo all'eredità paterna che vi si può riscontrare; fino a non molto tempo fa io consideravo il mio un Sole isolato. Questo è vero solo se si considerano gli aspetti per tradizione "maggiori". Cessa di esserlo se si prendono in considerazione anche quelli secondari, ma comunque ben attestati nella tradizione, e rilevanti anche secondo una lettura psicologica e persino karmica del tema. Il mio Sole riceve un quinconce da Marte e un semi-sestile da Urano. Voglio soffermarmi soprattutto sul primo; poiché a tale aspetto viene solitamente associata una caratteristica di "incompletezza", di opportunità presenti in potenza ma cui manca qualcosa di sostanziale per poter passare "in atto", ed essere "usato" dal Sole, e che inoltre Marte rappresenta il Maschile nella sua forma piú genuina, sicuramente anche rozza ma pure profondamente identitaria, l'ho percepito, per quanto mi riguarda, come il riflesso della mancanza di quell'esempio maschile che mio padre non ha fatto in tempo a rappresentare per me compiutamente, per il troppo poco tempo avuto a disposizione. Come se quell'aspetto, nel mio radix, stesse ad indicare che avrei dovuto fare uno sforzo ulteriore di integrazione di valori maschili, a causa della forzata incompletezza di ciò che mi è stato trasmesso dalla figura paterna. Che ne pensi? Devo dire che io sento questa lettura come molto calzante per il mio caso. Sul mio radix ho fatto altre riflessioni, ma sarà meglio conservarne un po' per il prossimo post, sennò stavolta esagero!
Lunita, riguardo alla tua esperienza immaginale - e non intendo dire "immaginaria" - mi è venuto spontaneo notare che le tre figure totemiche da te incontrate nel cammino di trance, sono tutte ricollegabili allo Scorpione; il Lupo psicopompo pluto-marziano, che ti ha fatto da guida per uscire dall'intrico della foresta interiore; il Serpente che sa cambiar pelle, quindi morire e rinascere simbolicamente, lasciandosi indietro quella vecchia, il proprio precedente modo di essere; l'Aquila, che finalmente, sulla vetta della montagna, può abbracciare una visione d'insieme e cogliere il senso del Tutto avendo trasceso la propria natura inferiore. Secondo l'Astrologia Esoterica l'Ascendente è lo scopo dell'Anima nell'incarnazione presente. E tu in quel percorso di trance sembri proprio essere stata guidata da tre emblemi totemici appartenenti al tuo Ascendente. Questo ha certo un suo significato importante. Che ne pensi? In ogni modo grazie per aver voluto condividere con la bella intensità che ti caratterizza.
Volevo anche dire la mia opinione sui viaggi astrali: secondo me bisognerebbe distinguere esperienze come quelle di Lunita, Aral, o anche il mio scrivere in stato di semi-trance, dall'effettivo distaccamento della parte astrale dal corpo fisico. Io penso alle prime come a dei contatti con l'Inconscio in stato di veglia, piuttosto che come a vere e proprie esperienze extracorporee, perché ritengo che la sensazione sarebbe del tutto diversa. In quel caso è la coscienza stessa che si affranca dall'involucro fisico, e lo vede come altro-da-Sé, come qualcosa di inerte. Perciò io non posso dire di avere viaggiato in astrale, consapevolmente. Posso solo dire di aver vissuto sensazioni molto intense a contatto con l'Inconscio. Che sia la Luna in Vergine che mi spinge a puntualizzare..?
Un carissimo saluto a entrambe.
P.S. Avete notizie di Bruna? Ci starà ancora seguendo, in silenzio..?