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Caro diaro...
Giorni fa, il radiogiornale mi ha dato la sveglia con la triste notizia di una ragazzina di 12 anni, violentata in pieno giorno in un giardino pubblico di Bologna. Santo cielo, Bologna! Penso “dove andremo a finire”; penso a mia nipote. Più tardi, sempre alla radio ascolto il seguito della vicenda: contrordine, la ragazzina si è inventata tutto. Penso che io, alla sua età, nemmeno sapevo cosa fosse uno stupro. Penso a quei poveri genitori, presi tra il sollievo, la rabbia e il senso di colpa; e penso anche ai ragazzi che aveva accusato e che, pur negando con fermezza, si erano beccati oltre l’arresto l’immediato e scontato appellativo di “branco” dai cronisti… Mi chiedo “perché?”, ma l’interrogativo resta sospeso. Ieri mattina, leggendo distrattamente un giornale al bar, noto due notizie apparentemente disgiunte. Un uomo incensurato aveva tentato una rapina in banca e in meno di cinque minuti si era ritrovato in manette: pistola finta, e fin troppo dilettantismo per essere sicuro del proprio gesto. Lui confessa di averlo fatto per bisogno: vedovo, senza lavoro e con un figlio di 12 anni che gli rimproverava di non comprargli il computer. Penso che a quel bambino glielo vorrei dare in testa, il computer, ma vengo distratta dall’altra notizia, che riporta il caso di un altro dodicenne: tornato a casa da scuola in lacrime, aveva accusato alcuni compagni più grandi di avergli rubato la paghetta, mentre l’aveva spesa tutta ai videogames e a scuola non c’era andato. E mentre penso, anzi esclamo tra me e me “ma santo cielo!”… mi torna in mente la coetanea bolognese; e quel numero, quell’età, comincia a convergere verso un’associazione astrologica. 12 anni è appunto il tempo che impiega Giove per farsi un giro di Zodiaco, dunque quei ragazzi dovrebbero essere nati con lo stesso Giove in Scorpione che attualmente transita sulla loro (e nostra) testa. Un Giove importante, non c’è dubbio; che unisce l’ingenuità alla prepotenza in un risultato di spavalderia manipolatrice forse più improvvisata che calcolata; ma è un po’ troppo poco per spiegare certi comportamenti, che dovrebbero accomunare tutti quelli che hanno Giove in Scorpione (sottoscritta compresa!). Faccio un calcolo approssimativo, e ricordo che nel 1994, in Scorpione, c’era anche Plutone, che già da solo ha segnato una generazione delicata; e probabilmente Urano e Nettuno erano ancora in Capricorno… Insomma, mica tanto delicati, ‘sti ragazzi. Idee chiare su cosa vogliono, o meglio sul fatto che la vogliono; ma l’etica sembra piegarsi alla volontà per sostenerla, non per dirigerla. Certo, i tre dodicenni di cui ho letto le bravate avranno temi particolari che li differenziano anche sensibilmente dai coetanei di tutto il mondo; ma il solo pensiero di addossare la colpa ancora una volta alla società, o trovare una scusa sublimante nell’ipotesi dei “bambini indaco”, mi fa rimpiangere i tempi in cui a quell’età si andava a letto dopo Carosello.
a cura di Sandra Zagatti
Aveva la mia età – qualche mese in meno – ed è morto. Ieri pomeriggio. Non posso dire che fosse un mio grande amico, ma era una di quelle persone che, in una città non troppo grande come la mia, si conoscono da sempre. Stessa compagnia nell’adolescenza, cammini che si incrociavano spesso, anche da adulti, per via di interessi, sport, amici comuni. Un paio di anni fa avevamo anche ripreso i contatti, perché mi aveva chiesto di curare la rubrica dell’oroscopo in una sua rivista. Era un giornalista molto conosciuto in città. E questa mattina, la radiosveglia mi ha dato il buongiorno con la cronaca locale: un servizio già cominciato in cui ho sentito citare il suo nome al passato. Sapevo che da qualche mese lottava con un male incurabile, ed ho capito. Ciò che non capisco è il dolore intenso che provo. Non voglio essere ipocrita: era poco più di un vecchio conoscente, ho avuto lutti assai più vicini… E nemmeno voglio pesare la quantità di lacrime versate, ma qualitativamente il dolore era diverso. Questo è diverso. Sono stata alla camera mortuaria, e quasi mi vergognavo a soffrire di fronte ai familiari, ai veri amici, ai colleghi, tutti ben più colpiti di me dalla sua perdita. Uscendo da quel luogo così freddo e ostentatamente profumato di gigli, ho visto una donna in lacrime, nei pressi di un’altra salma, e solo il cognome sulla porta mi ha aiutato a riconoscere una mia vecchia compagna di liceo, che dava l’estremo saluto al padre. Poi, tornando alla macchina, le tristi immagini appena viste si sovrapponevano ad altre, con i volti giovani e sorridenti dei miei coetanei, compresi quelli che non ci sono più da tempo, e poi la scuola, le passeggiate nel corso, la palestra, i jeans taglia 40… Il mio passato. O meglio una parte di esso – è già nel passato anche ieri – e precisamente quella parte che, chissà perché, si considera come un unico e immenso patrimonio chiamato giovinezza. Ecco, forse è quella la perdita che ho avvertito; perché il tempo è solo apparentemente lineare: di fatto, procede a balzi, a picchi, a curve strette. Cammina spedito in lunghe autostrade e poi, improvvisamente, volta l’angolo e la vecchia strada non si vede più, se non lontana e distorta dallo specchietto retrovisore, mentre davanti abbiamo una nuova strada, una nuova stagione, un nuovo tempo. Conoscevo il suo tema, complesso e faticoso. Ne avevamo anche parlato, per via dei suoi tormenti d’amore, ed io pensavo a quella travagliata Luna scorpionica quadrata ad Urano, a quell’ingenuo Sole sagittariano quadrato a Plutone… Ma oggi non ho riaperto il software sui suoi dati – ho preferito salutarlo con una preghiera. Ho solo pensato che il cielo usa il tempo come un diapason, per trasmette la sua eco sulla terra: Urano quadrato a Luna e Plutone quadrato a Sole sono i transiti del mio presente, entrati in risonanza con il passato; non solo mio, non solo suo. Mentre le note si perdono nel futuro che non vedo ancora, vicino ma nascosto dietro il prossimo angolo di strada.
Sembra che siano stati scoperti altri 16 pianeti esterni al sistema solare, che si aggiungono agli oltre 200 già noti. In particolare, ce ne sarebbero alcuni che girano intorno alla loro stella a velocità incredibili, con periodi di rivoluzione inferiori alle 12 ore… Certe notizie appaiono su Internet, nelle riviste specialistiche, più raramente nei telegiornali, dove occupano al massimo un posto tra le curiosità: noi le leggiamo o le ascoltiamo, diciamo “urca!” e poi passiamo a dilettarci con la cronaca nera, le battaglie politiche o altre tristezze della nostra terra. In fondo, già ci risulta difficile considerare Xena, o meglio Eris, come un altro inquilino del nostro condominio planetario, figuriamoci se possiamo emozionarci per qualche nuovo e lontanissimo oggetto di un universo infinito! Eppure, c’è qualcosa in queste notizie che mi affascina, come un brivido di assoluto che sfiora il mio piccolo e relativo mondo. Periodi di rivoluzione inferiori alle 12 ore… La nostra terra ci mette un anno a girare intorno al Sole, e lascio perdere gli altri pianeti coinquilini perché è qui che viviamo ed è proprio questo il punto: in un anno cambiano le stagioni, il clima, i nostri vestiti e il nostro umore, e istintivamente (anzi “naturalmente”) noi affrontiamo qualsiasi cambiamento sulla traccia analogica di questo ciclo. Infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia… scoperta, esperienza, elaborazione, coscienza… oppure ingenuità, entusiasmo, disincanto ed abbandono, per le visioni più romantiche ed anche più depresse. In un anno di 12 ore, dire che tutto ciò è accelerato è dir poco! Anzi, è dir male, perché si tratterebbe di un modo assolutamente diverso di vivere, di crescere, cambiare, invecchiare, ed anche di morire: sia fuori che dentro. Sempre ammesso che per un abitante di questi pianeti certi termini abbiano un qualche senso, se non proprio lo stesso; cosa che non credo. Qualcuno potrebbe obiettare che non è mica detto che laggiù in capo al mondo ci siano pianeti abitati… Ma una riflessione metafisica non ha bisogno di riferimenti materiali per definizione, e dovremmo smetterla di pensare agli extraterrestri come “ominidi”, anche se con le orecchie a punta, la pelle verdognola o le tutine argentate! Io penso ai “soggiorni planetari” di Edgar Cayce, come esperienze della coscienza, o meglio passaggi evolutivi, propedeutici, della coscienza nell’esperienza: del piano animico nel piano vitale; e qui davvero poco importa quale “corpo” assuma una tale “realtà”. Penso a questo non per comprenderne il senso, che non può che sfuggirmi inesorabilmente, ma solo per ricordare a me stessa l’importanza che il “qui ed ora” riveste per l’anima. E mentre annuso l’aria autunnale, penso che è tempo di tirar fuori dall’armadio il copriletto, di cominciare a proteggere le piante sul balcone, di organizzarmi mentalmente ed emotivamente per i tanti impegni che mi aspettano in quest’anno di 365 giorni… da passare su questo meraviglioso pianeta, che a guardarlo dall’alto – qualcuno dice – anche gli angeli si commuovono.
Oggi ho lasciato la macchina in divieto di sosta per un paio di minuti. Non intralciava, non inquinava, non danneggiava aiuole o marciapiedi e tanto meno ostruiva passi carrabili. Ovviamente il vigile si è materializzato prima dei due minuti e quando sono tornata era già all’opera. Io gli ho sorriso (giuro!), gli ho detto “Ha ragione, sa, ero di fretta…”, e non mi sono nemmeno sognata di invocare clemenza. Non pago della mia resa incondizionata, mi ha voluto comunque fare la predica, ed io ho accettato anche quella, stoicamente, per non meno di dieci secondi, dopo di che gli ho detto che così la mia fretta poteva solo aumentare: “mi dia ‘sta multa così me ne vado”. Apriti cielo! Ha ricominciato, con l’enfasi di un predicatore che voleva redimermi, senza manco chiedersi – né chiedermi – da cosa dipendesse la mia fretta: per lui, evidentemente, che io fossi corsa dal tabaccaio in crisi di astinenza o avessi saputo che mio figlio era stato ricoverato, era uguale. Nessuna capacità di valutazione, nessuna volontà di scelta, nessuna pietà di fronte al crimine… Ho fatto appello a tutto il mio autocontrollo e solo un “Ho capito, adesso però io devo andare a lavorare” ha tradito il mio punto di vista sul suo modo di lavorare, anzi di ottenere uno stipendio. Non ho sentito la sua risposta mentre ostentatamente davo il gas, anche se – lo confesso – con il piede un po’ tremolante dalla rabbia. Ok, lo ammetto: ho Marte che quadra l’Ascendente. Ma se ne sta in Bilancia, nel suo borghese esilio, si accende solo per questioni di principio e mica fa male a nessuno! Per altro, con il Sole in Vergine, l’Ascendente Capricorno e il mio robusto Saturno, ho un ottimo rapporto con l’”autorità”: la rispetto quando mi conduce, la onoro quando la esercito, la difendo pure dalle frequenti e spesso solo comode contestazioni. Insomma, ne riconosco il valore e non solo il peso. Eppure… Urano non è ancora opposto al mio Sole ma da mesi quadra la mia Luna gemellina, ed io mi sto scoprendo un’anima insofferente, ribelle e con sprazzi anarcoidi che non mi stupisce, visto il transito, ma mi mette a disagio come un vestito troppo colorato o succinto. Sento quotidianamente sulla pelle i controsensi di quest’epoca di divieti e di obblighi, in cui “non si può fare” e “si deve fare” sono diventate parole d’ordine dell’agire sociale e professionale, con sconfinamenti inaccettabili nel personale. Una volta c’era l’Etica, che aveva nella coscienza individuale il proprio sovrano riferimento; a livello collettivo prese il nome di Giustizia, per evidenti necessità di gestione e mediazione tra gli interessi privati e quelli pubblici. Il passaggio alla Legge fu breve e facile quanto quello tra educazione alla virtù e punizione del vizio… E da qui nacque il moralismo; nonché, più sottilmente e tragicamente, l’abiura della responsabilità a favore dell’obbedienza. E infine, anzi alla fine, ecco il Controllo: opprimente ed aliena ombra di ogni scelta consapevole, che ha reso la coscienza un optional, anzi una zavorra, sempre più faticosa e persino pericolosa da portare addosso, e dentro. Oggi siamo al paradosso: costretti a camminare sulle uova di una società “civile e democratica” che tuttavia calpesta gli stessi propri principi facendone frittate. E dice a me cosa devo fare, cosa non posso fare, senza spiegarmi nemmeno perché: perché così è, se mi pare ed anche se non mi pare. Alla faccia dei diritti, e persino dei doveri. Forse Saturno perderà i toni da predicatore più arroganti, quando entrerà in Vergine; ma non è affatto detto che i toni da maestrina siano preferibili…. anche perché Urano sarà sempre dall’altra parte. Ed io magari in galera!
Oggi l’odore dell’aria, la luce del cielo, mi hanno ricordato il primo giorno di scuola. Sì perché una volta (come si dice, “ai miei tempi”), il primo ottobre era l’inizio dell’anno scolastico: per tutti, scolaretti o liceali, romagnoli o siciliani. I telegiornali declamavano unanimemente “Si torna a scuola!”, mostravano le stesse immagini di oggi (bimbi di prima elementare che piangevano, spavaldi adolescenti che sbuffavano, qualche “secchione” che ostentava entusiasmo…); ma finiva lì. O meglio cominciava, appunto. Oggi in televisione questa notizia viene riciclata per almeno una settimana e persino di più, se ci mettiamo anche gli anticipi e i commenti. Un po’ come gli annunci degli esodi e controesodi delle vacanze, che praticamente durano tutta l’estate! Ma cosa aveva (cos’ha) di particolare questa data? Non molto, se si esclude che la cifra sottolinea la qualità iniziale di un’esperienza. Primo ottobre, primo giorno di scuola: semplice, diretto, efficace. Noi l’avvertivamo, questa sottolineatura, come un invito responsabilizzante che tuttavia dava anche più dignità all’impegno che ci apprestavamo ad affrontare; una specie di chiamata, di consacrazione… Sarà pure giusto lasciare alle Regioni e ai Comuni una discrezionalità in tal senso, ma non è certo la stessa cosa iniziare il 12, il 15 o il 18. Tant’è che per qualche arcano motivo (non ci sono i libri, i programmi sono da definire, gli orari sono provvisori…), sino a fine settembre sembra che a scuola si chiacchieri molto e si studi poco. In pratica, non si comincia. Con i numeri non si scherza. Né con l’1, pitagorica genesi, né con il 7, numero saturnino per eccellenza; e il primo ottobre il Sole è appunto nel settimo grado della Bilancia, settimo segno zodiacale ed esaltazione di Saturno nel suo aspetto educativo ed etico. L’ultima volta che Saturno transitò in Bilancia fu nei primi anni ’80, dopo di che l’inizio della scuola smise di essere legato a questo giorno. Non voglio dire che la scuola smise anche di essere educativa ed etica, ma senz’altro ha smesso di essere sentita primariamente come un dovere, pur assumendo giustamente la posizione che merita tra i diritti. Non è tanto lontano il prossimo passaggio in Bilancia di Saturno; qualche anno. A quel tempo, dall’altra parte del cielo, in Ariete, ci sarà già Urano. Spero solo che il diritto all’istruzione non degeneri in pretesa di promozione.