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DIARIO DI ASTROLOGIA
 
diario di Sandra Zagatti...
...novembre 2024 
 
Diario del Mese Anno
 
Giorno: mercoledì 1 ottobre 2008

Caro diaro...

Mi sono eclissata per un po’, assecondando i suggerimenti che la mia anima – la mia psiche, la mia emotività – mi stava dando già da un po’ di tempo. Prima accenni, gemiti, proteste, poi preghiere e infine allarmi. Ho trascorso il compleanno in ospedale, vicino a mio padre, e ciò mi ha lasciato dentro una profonda malinconia: per lui, ovviamente e innanzitutto; ma anche per me, che da sempre considero e promuovo l’evento della Rivoluzione Solare come un’occasione di “semina” da vivere con magica e serena consapevolezza.
Di solito, per il mio compleanno mi regalavo alcune ore di preziosa solitudine, e ritualizzavo l’atto della semina genetliaca con un pensiero, un intento, un gesto. L’ho fatto anche quest’anno, seppur in circostanze assai meno serene e, purtroppo, anche assai poco augurali. Nel momento del return solare mio padre era nel letto a sonnecchiare, ed io ero seduta al suo fianco, su quelle scomodissime sedie di metallo con cui ancora oggi le strutture sanitarie sembrano voler ricordare ai familiari dei degenti che assistenza fa rima con sofferenza… Mi sono alzata e gli ho fatto una carezza, sorridendogli appena ha aperto gli occhi. “Che ore sono?”, “Mezzogiorno. Vuoi un giornale?”, “No, ma vorrei un piatto di spaghetti!”… Abbiamo riso insieme, ed è con quella complice risata, non con la sofferenza condivisa, che ho festeggiato il mio compleanno: che ho deposto il mio seme di amore sul terreno della vita.
Ma poi ci sono altre cose. Diverse, forse; o forse accomunate da una matrice comune, ben descritta dai transiti ai miei Luminari. Plutone in quadratura al Sole e Saturno in quadratura alla Luna sono un tiro incrociato pesante, a cui resisto con la forza di un’incrollabile fiducia nel futuro, nella provvidenza, nell’onestà con cui semplicemente continuo a fare del mio meglio. Non nego di essere provata, preoccupata, e molto stanca. Direi anzi che mi sento particolarmente sensibile e vulnerabile. E fuori dalla mia solitudine mi sento anche, paradossalmente ma indubbiamente, più sola. Tuttavia, poiché i miei valori Terra tendono istintivamente al buonsenso, se non posso prendermi una vacanza fisica e mentale ormai da anni, e devo continuare ad impegnarmi su tanti fronti, posso però evitare almeno le pressioni, le ferite, gli stress emotivi che al momento sento come gratuiti, vani, dannosi o comunque inutili.
Così, ho sentito il bisogno di tacere e l’ho rispettato, rifugiandomi nel silenzio per ritrovare il mio centro, quasi fosse un bagno caldo dopo una giornata di gelo interiore; un rifugio provvisorio ma rassicurante e salutare come un abbraccio. Nel bisogno di silenzio ho sublimato il desiderio non altrettanto assecondabile – a volte struggente – di tornare a rifugiarmi tra le rocce e gli abeti, gli scoiattoli e il cielo limpido, nel Silenzio più nobile e sacro delle mie amate montagne. Quanto mi manca quella sensazione di totale semplice leggera… felicità! E credimi, caro Diario, so di aver detto poco e insieme troppo, ma l’”interpretazione” dei miei transiti attuali passa anche attraverso il coraggio di accettare la frustrazione, l’umiltà di accettare l’impotenza.

a cura di Sandra Zagatti

 
Giorno: domenica 7 settembre 2008

Caro diaro...

Qualche giorno fa, in una mailing list di astrologia, si parlava di personaggi della Vergine, in omaggio al Sole entrato nel segno, e tra altre dissertazioni siamo approdati a ricordare Tiziano Terzani. In quella occasione, mi tornò in mente una sua frase famosa, che anni fa lessi per caso e che mi colpì: “Se diventi un esperto di formiche capisci il mondo. Se ti dedichi con compassione, con amore, con tanto culo sulla seggiola a qualsiasi soggetto arrivi a capire il mondo.”…
Non sapevo che Terzani fosse della Vergine. Il motivo per cui quella sua frase mi colpì tanto dipende da una mia antica, “originale”, devozione per le formiche. Già: da bambina passavo giornate a contemplarle, ed ero davvero piccina (quattro-cinque anni), perché questo mio passatempo si svolgeva nel giardinetto della mia prima casa. Ricordo l’ammirata concentrazione con cui le guardavo, le seguivo, ci giocavo, rimanendo ore con gli occhi puntati sui loro movimenti. E ricordo perfettamente che un giorno, nella mia piccola ma pensosa testolina giunse un’intuizione illuminante: loro non potevano vedermi, non potevano percepire il mio sguardo che le comprendeva come un abbraccio, eppure io ero lì, addirittura ogni tanto le aiutavo a superare un ostacolo, offrivo loro bricioline di pane e gioivo a vederle contente e indaffarate mentre portavano a casa quella manna inattesa… Insomma in qualche modo partecipavo del loro destino! Per analogia, pensai quindi che allo stesso modo Qualcuno vegliava su di me, mi aiutava e mi seguiva con amore, anche se non lo vedevo.
Le formiche mi hanno insegnato tante cose, in particolare che essere umili, onesti e laboriosi non significa affatto essere “freddi materialisti”, come purtroppo molti pensano. Non lo è stato Tiziano Terzani. Non credo di esserlo io: le formiche mi hanno avvicinato a Dio prima del Catechismo... e, da quando ho memoria di esistere, non ho mai smesso di pensare che Dio non pretenda incensi o cattedrali per mostrarsi, non abbia bisogno di arcobaleni e violini per commuovere, e mostri invece il suo sorriso tanto nell’armonia delle sfere cosmiche quanto nella semplice, magica, forza di una formica che trascina una briciolina pesante 300 volte più di lei e che, anche con questo peso addosso, sa sempre ritrovare la strada di casa… Né ho smesso di pensare – di credere – che Dio mi darà sempre da mangiare, come ha sempre fatto, affinché io non debba preoccuparmi e possa invece occuparmi “del cibo che dura in vita eterna”…

Ispirato dal mio ricordo, l’amico Massimo Laterza – di cui sono presenti articoli anche in questo sito – ha composto una bellissima poesia, che ha dedicato a tutti i nativi della Vergine e che mi piace riproporre qui, con gratitudine.

IL DIO FORMICA (Inno alla Vergine)

Quando guardi il piccolo mondo,
ti accorgi che il cielo
non è mai stato cosi vicino.
Il nostro respiro è il vento,
il nostro dito un uragano,
le nostre intenzioni quelle degli Dei.

Quando guardi una formica
allora tu sei il cielo
e lei il mondo.
E se le spingi la mollica,
come per aiutarla,
allora Dio è con lei.

E quando t'accorgi
che anche tu sei una formica,
allora scopri il mondo.
Il vento è il respiro di Dio,
l’uragano il suo dito,
ciò che succede le sue intenzioni.

Vorresti che quel dito
ti abbracciasse forte,
sollevandoti fino a toccare il cielo.

E allora solleva una formica
e portala per un attimo
lontana dal suo mondo,
poi riposala con delicatezza
lì vicino alla sua mollica.
E’ cosi che la farai sognare.

Basta un gesto per sentire l’amore,
solo un piccolo gesto.
Basta un dito per toccare il cielo,
solo un piccolo dito.

a cura di Sandra Zagatti

 
Giorno: giovedì 21 agosto 2008

Caro diaro...

Ricevo spesso mail di sconosciuti; immagino capiti più o meno a tutti gli astrologi “reperibili” in rete. Queste mail hanno stili diversi, ovviamente, perché diverse sono le persone che le inviano, ma hanno sempre una cosa in comune: la richiesta, la domanda, la “questione da pormi”.
Le persone più educate cominciano in genere con una dichiarazione di stima, una sorta di captatio benevolentiae che può essere anche sostenuta da un sincero apprezzamento (me lo auguro) ma che precede, e motiva, l’immancabile interrogativo, non di rado assai complesso. Ad esempio: “come sarà il mio nuovo anno?”, “cosa ne pensa della fine del mondo prevista dai Maya per il 2012?”, “può aiutarmi a capire me stessa?”. Sarebbe un po’ come scrivere a un avvocato per un parere sulla causa condominiale in corso, o ad un medico per una diagnosi in merito a certi sintomi “che i suoi colleghi mica hanno capito”… anche se dubito che le stesse persone si sentirebbero autorizzate a scrivere ad altri professionisti con la stessa pretesa di risposta; per altro gratuita, possibilmente esaustiva, e già che ci siamo veloce.
Le persone educate, comunque, di solito concludono con scuse e ringraziamenti, salutano cordialmente e si firmano. Il che mi porta a rispondere sempre, se non altro per gentilezza ed anche solo per chiarire che non è possibile affrontare tematiche di così ampia portata in una semplice mail; ma è davvero raro che me la cavi così sbrigativamente.
Le persone meno educate, invece, forse più giovani o – a parer loro – “dirette e spontanee”, cominciano innanzitutto dandomi del tu; e passi. Non fanno premesse ma vanno dritte alla richiesta, risparmiando anche sull’ortografia, sulle maiuscole e sui tasti da digitare (ignare del fatto che scrivermi “x me 6 bravissima” equivale a darmi un pugno nello stomaco); non si firmano e, bene che vada, concludono con uno “smack”. Le loro domande, poi, sono ancora più spiazzanti: “Cosa vuol dire avere la Luna nel tal segno e nella tale casa, congiunta al tal pianeta e in sestile al tal altro?”. Oppure il quesito classico e rigorosamente autoreferenziale: “Può una romantica e creativa Bilancina come me andare d’accordo con un burbero Toro materialista?”…
Santo cielo (è proprio il caso di dirlo)! Se mi permettessi di rispondere anch'io in modo "diretto e spontaneo", basterebbe una mail automatica con quattro parole: “Non ne ho idea”. E se fossi come certe cartomanti che si vedono a volte nelle TV locali, quelle che alla domanda sulla salute rispondono “Hai per caso avuto qualche problemino fisico?”, potrei analogamente e legittimamente rispondere “Dolcezza, bisogna parlarne un po’ più a fondo, meglio che prendi un appuntamento”… Ma poiché ciò che mi preme innanzitutto è non svilire la materia e professione astrologica, in omaggio a tale nobile – e vano – intento, a volte rispondo persino a queste mail.
Confesso comunque che lo facevo assai più spesso, una volta. Sia perché avevo più tempo da perdere, sia perché sotto sotto coltivavo ancora l’illusione che non fosse tempo perso. Che le mie parole, il mio impegno, la mia disponibilità servissero a far capire almeno qualcosa sul senso più profondo dell’astrologia. A far capire almeno a qualcuno che quel Marte di transito non è un camion senza freni guidato da un gorilla ubriaco, che avere “Saturno contro” non è una sfiga sicura ancorché immeritata, che un trigono di Giove a Venere non è un cocchio dorato che ci porta sotto casa un principe bello buono ricco e innamorato della nostra autoimmagine.
Eppure è capitato proprio qualche giorno fa che, dopo aver scritto un’approfondita e dettagliata risposta per spiegare, incoraggiare, responsabilizzare l’ennesima sconosciuta consultante sulle meraviglie del libero arbitrio, della crescita interiore e della consapevolezza… è capitato che sia arrivata una controrisposta quasi immediata, a testimonianza del fatto che il mio pistolotto educativo era stato a mala pena letto e comunque non risultava soddisfacente. Della serie provaci ancora: “ok grazie 6 stata carinissima cmq mi piace un sacco anche un ariete tu che dici xkè non mi fila?”…
Santo cielo. E santa (la mia) pazienza.

a cura di Sandra Zagatti

 
Giorno: lunedì 4 agosto 2008

Caro diaro...

Quando, nell’autunno scorso, Saturno e poi Giove si spostarono in segni di Terra (Vergine e Capricorno), le interpretazioni astrologiche sottolinearono giustamente la possibilità di un analogo spostamento sociale, politico ed economico in senso “restrittivo”: regole, divieti, obblighi, controlli. Quando poi anche Plutone, in febbraio, entrò in Capricorno per una sorta di pre-collaudo di qualche mese, il tema della sicurezza inglobò analoghe interpretazioni, come ad esempio norme più severe, controlli più attenti, pene proporzionate e così via.
Non era in fondo difficile, come previsione, e l’abbiamo fatta un po’ tutti.
Purtroppo, i transiti e cicli planetari indicano solo tematiche, tendenze, necessità, magari emergenze… ma sono gli uomini a tradurle in fatti; così, se da un certo punto di vista (economico ed ecologico, ad esempio) il ripristino a stili di vita più sobri è augurabile, se la salvaguardia della sicurezza dei cittadini nei confronti della criminalità è un dovere delle amministrazioni che passa necessariamente attraverso normative più rigorose e comprensive di una scomoda “sorveglianza e vigilanza”… se insomma è vero che in tanti contesti è giusto, utile o purtroppo necessario, ormai, intervenire con atti concreti di “limitazione”… è altrettanto vero che persino io, che sono saturnina, comincio a non poterne più di questo delirio proibizionista!
Sarà pure che Plutone è ancora in Sagittario, ma si sta esagerando.
Già mi sembrava un’idiozia il divieto di fumare nei parchi di Napoli e Verona: passi che si eviti di farlo sulla stessa panchina di una donna incinta o a fianco di un bambino, ma che uno non possa fare due passi nel parco e fumarsi una sigaretta nemmeno in beata solitudine mentre guarda le papere nel laghetto, pare decisamente assurdo, nonché esilarante (o ipocrita) se si crede di contribuire così a combattere l’inquinamento atmosferico.
Non solo, la novità dell’estate nelle piscine comunali di Trento è il divieto di fotografare o filmare i bimbi che sguazzano, giocano o imparano a nuotare: norme antipedofilia, hanno detto; i più moderati hanno tirato fuori la privacy (non sia mai che nella foto ci va a finire anche un bambino che non sia il tuo, senza il consenso dei genitori!).
Finito? Magari. Un TG ci ha informato che in un parco di Milano è vietato “trattenersi nell’automezzo in sosta”. Per capirsi, se tu parcheggi e poi aspetti un amico, oppure vuoi fare una telefonata, stai finendo di sentire il meteo alla radio o memorizzando un tragitto sul TomTom… non se ne parla nemmeno: esci subito da quella macchina e non fare il furbo che è pronta la multa! Perché? Mistero.
Ma lo choc definitivo l’ho avuto questa mattina, leggendo i divieti introdotti sulle spiagge italiche, alcuni recentissimi. Già si sapeva che non si può sdraiarsi, sostare o lasciare indumenti entro cinque metri dalla battigia, destinati solo al “passaggio”; ma nel litorale tirrenico adesso sono vietati anche i castelli di sabbia o la raccolta di conchiglie da parte dei bambini. Non si può giocare a palla e nemmeno a racchettoni se non “negli spazi allestiti appositamente”. Se prima si poteva ascoltare la radio solo a volume basso (giusto), poi solo con le cuffie (un po’ esagerato, visto il caos delle spiagge, ma passi), adesso a Viareggio la radio non si può più manco accenderla… e mi chiedo se sia ammesso canticchiare. Non si possono consumare alcolici liberamente seduti sullo sdraio ma solo al bar, e il divieto di commercio itinerante non si è limitato ai “vucumprà” ma comprende anche i vari “coccobello” di antica e cara memoria. Ah, non si può più fare nemmeno pubblicità, il che significa che gli areoplanini con lo striscione dietro, che ogni tanto lanciavano gadget dall’alto facendo impazzire di emozione e divertimento i bambini della mia epoca… anche quelli saranno ormai solo un ricordo.
Mi inquieta questo progressivo e inesorabile restringimento degli anelli di Saturno, questa riduzione degli spazi privati alla faccia della privacy, mentre il demagogico diritto pubblico avanza come un esproprio coatto. Mi intristisce l’inevitabile perdita di spontaneità a cui stiamo andando incontro, il sospetto reciproco che si alimenta di paura indotta, l’appiattimento uniformante per cui perderemo persino le connotazioni più nobili del comportamento civile: cultura, educazione, responsabilità. D’altra parte, stretta com’è tra obblighi e divieti, la scelta è destinata a scomparire; e con essa la morale, sostituita dalla legge.
Ma il giorno in cui qualcuno arriverà a dirmi cosa fare o non fare a casa mia, allora, probabilmente, diventerò uraniana… e fuorilegge.

a cura di Sandra Zagatti

 
Giorno: martedì 15 luglio 2008

Caro diaro...

Guardo di rado la televisione: mi risparmio volentieri i programmi di prima serata, perché a quell’ora sono ancora al lavoro, e quelli successivi – cioè i migliori – li inizio e li lascio in fretta per il sonno. A meno che non catturino davvero la mia attenzione… e il mio cuore.
Due sere fa ho intercettato un programma su Massimo Ranieri: un’intervista ben fatta all’artista adulto, che proponeva anche meravigliosi spezzoni dei suoi successi di giovanissimo cantante. Prima delle esperienze teatrali, quando era davvero un ragazzino dalla voce potente e perfetta. Beh, ho fatto tardi e nemmeno ho sbadigliato. Anzi, ho faticato anche ad addormentarmi, dopo, tanta era l’emozione e la commozione che circolava ancora nelle mie vene. Ma non si è trattato solo del piacere di rivedere un artista che ho amato molto da ragazzina ed apprezzato anche in seguito, né di quello, pur immenso, di riascoltare in versione originale canzoni stupende, che so ancora a memoria e che non mi hanno mai stancata. Quella musica, quella voce straordinaria, quel volto da vecchio fanciullo, quella TV in bianco e nero, mi hanno riportato alla memoria… quegli anni. Accomunati in un unico ricordo di intensa e totale armonia familiare.
Siamo sempre stati una famiglia molto unita, e non posso certo dire che l’affetto e la condivisione della vita siano stati minori, prima o dopo quegli anni. Ma prima noi sorelle eravamo troppo piccole, c’era un’altra casa ed altri sono i ricordi, pur analogamente preziosi; dopo siamo diventate grandicelle, c’è stato il liceo con gli amici e i morosi e i sabato sera fuori casa, e poi la vita fuori casa dell’università, quella della nuova casa da adulte…
E dunque, a ripensarci, quei particolari anni tra il 1967-68 e il 1973-74 descrivono più e meglio di qualsiasi altro momento le caratteristiche della nostra famiglia e il legame tra noi familiari, fatto di canzoni, risate, imitazioni, commenti e chiacchiere, non solo ma anche – forse soprattutto – davanti alla TV. La TV di Canzonissima e di sceneggiati memorabili, la TV senza pubblicità tranne Carosello, quella delle annunciatrici a mezzo busto che in questo periodo, prima di elencare i programmi, dicevano: “E’ estate, le finestre sono aperte, ricordatevi di moderare il volume della televisione per non disturbare i vicini…”. Impensabile, oggi, con lo zapping, i reality e i consigli per gli acquisti imposti a furor di decibel!
Era una TV coinvolgente, ma sobria e gentile. Una TV dignitosamente modesta, come ricordava lo stesso Massimo Ranieri: fatta di soli due canali, di semplici scenografie, di dirette autentiche, priva di malizie e accorgimenti per alzare l’audience. Ma ricchissima di qualità: bravi attori, splendidi comici, ottimi cantanti, belle canzoni. Una TV raffinata e geniale insieme.
Erano gli anni di Urano in Bilancia, sì. E si creavano relazioni spontanee tra persone e personaggi, si faceva gruppo e ci si sentiva parte di un’unica avventura culturale, artistica, sociale, ma senza saperlo, senza pensarlo, senza proclamarlo; soltanto aprendosi al nuovo con semplice, curiosa, disponibilità. Un interregno di equilibrio creativo tra il boom economico e l’austerity…
Ecco perché quella trasmissione non ha stimolato in me solo ricordi. Mi ha riportato davvero a quei tempi: come un’esperienza, un’eco di vita vissuta ma ancora viva nel qui ed ora. Perché c’eravamo anche noi, di fronte a quella televisione. E ricordarlo, riviverlo, mi ha fatto capire “in diretta” che quella, proprio quella è l’immagine che meglio racconta e descrive l’anima della mia famiglia: il “Clan Zagatti”, come ci siamo sempre chiamati con malcelato orgoglio e sincera gratitudine. Uniti, allegri, intellettualmente vivaci, emotivamente complici.
Finché Dio vorrà, sarà così come è stato.

a cura di Sandra Zagatti

 
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