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Caro diaro...
Ragionavo proprio ieri mattina con una collega sul senso di precarietà e instabilità che accompagna questo Natale. E ragionavo sull’evidente cambiamento delle domande che i consultanti pongono. Una volta era l’amore – si sa – l’oggetto principale, oppure un più generico “Come sarà il mio nuovo anno?”. Adesso gli argomenti cominciano a differenziarsi e le domande sono più angosciate, comunque non più semplicemente curiose: “Manterrò il mio lavoro? Riuscirò a pagare il mutuo? La salute migliorerà? Ce la faremo con un figlio in arrivo?”… E’ frustrante poter comunicare solo tanta speranza ma nessuna certezza; ancor più se tale speranza, che pure è sincera, non riesce ad essere ricevuta e a brillare nel cuore di chi mi chiede consiglio e conforto. Non ho il potere di cambiare il cielo, solo il dovere (e il desiderio) di suggerire un modo diverso di guardarlo, di viverlo. Sembra che i pianeti stiano formando transiti pesanti su tutti! Certo, chi sta bene e non ha preoccupazioni non va dall’astrologo… ma è appunto per chi è insicuro e impaurito che devo trovare parole di incoraggiamento: motivate, però, adatte a chi ascolta, traducibili in fatti; perché di chiacchiere retoriche non si mangia. E a proposito di instabilità… Ieri c’è stato pure il terremoto. Non sembra abbia fatto molti danni, tanto meno feriti, e questo è già un sollievo visto che non è stato lieve; ma la sincronicità di questo evento fisico destabilizzante è stata “captata” emotivamente anche da chi non si intende di simbologia. Credo di avere già parlato, in passato, del rischio sismico che associo al Modello planetario “a Tazza”: una configurazione simile a un trapezio che si può formare quando tutti i pianeti sono in un emisfero, tre sestili consecutivi chiusi da un’opposizione di bordo, che in questo periodo è quella Saturno-Urano. E’ stata la Luna in Scorpione, ieri, a formare i sestili mancanti tra Giove e Saturno. Un passaggio veloce ma amplificato dal segno delle “profondità” e dall’imminente congiunzione tra i suoi governatori, Marte e Plutone, che sarà precisa in occasione del Novilunio del 27. Torno quindi al senso di precarietà e instabilità che accompagna questo Natale. E’ ovvio che i terremoti nella nostra penisola sono relativamente frequenti, ma ciò che accade in un periodo come questo, a forte valenza collettiva, ha un impatto emozionale ancor più intenso e profondo, simile a quello che in epoche più antiche veniva considerato un presagio. In un Modello planetario del genere, l’opposizione di bordo agisce come il coperchio su una pentola in ebollizione… come per altro sta facendo Saturno con Urano. Qualsiasi energia compressa o trattenuta diventa più ribelle e pericolosa, e l’energia che questo cielo sta attivando è evidentemente un’energia di cambiamento, tant’è che l’unico modo per far andare d’accordo Saturno e Urano è imparare dal passato per creare un futuro migliore. La terra trema e tremano i suoi abitanti, perché la crisi in corso fa paura. Ma il punto è che abbiamo paura della crisi: non vogliamo un altro futuro, se non possiamo avere garanzia che sia migliore… rivogliamo quel futuro che immaginavamo in passato, lo scorso anno, ieri! E poco importa se proprio il passato ha creato questo presente. Così ci paralizziamo in un circolo vizioso, mentre un circolo virtuoso produrrebbe, dalla fiducia nel cambiamento e dalla consapevolezza del suo valore vitale, il coraggio di cambiare e la responsabilità di farlo: di sollevare il coperchio e liberare l’energia verso direzioni più giuste, naturali, umane. Forse Giove in Acquario ci aiuterà; manca poco, ormai, al suo ingresso nel segno di Urano. Manca poco comunque. “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.” (Ghandi) Buon Natale, caro Diario...
a cura di Sandra Zagatti
Tecnicamente parlando, visto che il mio Sole è a 29°46’, il transito di quadratura di Plutone ha ancora un’orbita precisissima; ma non è secondario il fatto che adesso lo formi dal Capricorno e cioè da un segno in trigono. Aggiungo che, sugli ultimi gradi del Sagittario, Plutone ha transitato avanti e indietro davvero a lungo (più di due anni) e quindi, anche se persino il mio software di calcolo estende a tutto il 2009 la sua quadratura, io sento il dovere di trarne un bilancio… ed anche il diritto di considerarla “ormai” conclusa! Non escludo che questo momento di ottimistico sollievo sia un regalo del trigono di Venere e Giove, in questi giorni meravigliosamente congiunti proprio in Capricorno, ma se in un futuro più o meno immediato dovessi avere una “ricaduta” emotiva ti prometto, caro Diario, che non dimenticherò: né il regalo, né le sensazioni e i pensieri che ha generato in me… Perché non sono illusori, dunque non possono essere effimeri. Potrà infatti sembrare un paradosso, almeno a chi considera i transiti come “accidenti” esterni, belli-brutti, positivi-negativi, fortunati-sfortunati (un approccio che non condivido, non insegno e non pratico), ma proprio in questi ultimi mesi di quadratura plutoniana, il mio Sole ha raccolto tante soddisfazioni. Esterne e interne; e soprattutto grazie alla mia amata astrologia. Ci sono stati i due Convegni nazionali: quello di EridanoSchool e quello del C.I.D.A. In entrambe le occasioni ho avuto l’onore di partecipare come relatrice e il piacere di ricevere apprezzamenti. Ma, al di là di queste soddisfazioni professionali, che ovviamente mi hanno reso felice, sono state ancor più preziose le soddisfazioni umane. Ho rivisto con gioia colleghi e amici: con alcuni sono sempre in contatto, via Internet, con altri ci sentiamo di rado, altri ancora provenivano da un passato anche abbastanza lontano… Ed eravamo tutti lì, insieme, a parlare e ad ascoltarci, a condividere un evento importante, a scambiarci complimenti, pareri, ricordi, proposte, biglietti da visita. Ancora una volta il viaggio di ritorno ha accompagnato il mio bilancio personale. Anche questa volta il cielo è tornato sereno ed anzi… dopo i nubifragi del viaggio di andata mi sembrava di essere Mosè sul Mar Rosso, con i nuvoloni scurissimi che si allontanavano man mano che la mia auto procedeva! L’immagine di Plutone che analogamente si allontanava, lasciando che il mio Sole tornasse a risplendere, non era solo metaforica: la vedevo, la sentivo. Ed era proprio così: nel “viaggio di andata” faticavo a vedere il muso della mia auto, da tanto che pioveva, e senza “navigatore” non sarei nemmeno riuscita a leggere i cartelli stradali. Sembrava che il Sole fosse scomparso, invece era solo coperto alla mia vista… e adesso splendeva ancor più radioso, proprio grazie al contrastante tendaggio di nuvole che si apriva al magnifico panorama della natura laziale ed umbra. Così, illuminata sulla “via del ritorno”, ho capito ciò che per altro era già ovvio, eppure nascosto alla mia coscienza: l’astrologia è l’unica cosa, nella mia vita, che ho studiato, amato, voluto, difeso e scelto autonomamente. E’ forse la cosa che più mi appartiene; che mi ha parlato direttamente, pur se dietro consiglio profetico di mia madre, fin dal primo libro letto (“I segni astrologici” di Dane Rudhyar). Evidentemente, oggi sa parlare anche di me… bene o male che sia ma, appunto, solo grazie a me. E’ questo che Plutone mi ha suggerito: posso, quindi sono. O forse viceversa.
Non voglio parlare dell’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti. L’ho già fatto su siti, mailing list, forum e non ha senso che lo faccia anche qui, dove mi rivolgo innanzitutto a me stessa. Voglio però parlare di ciò che è accaduto, in questi giorni di emozione collettiva e che va oltre al fatto: voglio parlare di emozioni, appunto. Mi sono ritrovata a modificare tante opinioni, che pure non erano basate sul nulla; né lo sono, da un certo punto di vista. Mi sono ritrovata a modificare il punto di vista: ecco la grande emozione, lo stupore, il miracolo! Basta una parola, un gesto, un evento qualsiasi ed anche meno importante dell’elezione di un presidente… basta che la vita punti i suoi occhi dritti sul nostro cuore, ed ecco che anche noi ci accorgiamo di essere ancora capaci di ricambiare lo sguardo, di guardarla a nostra volta con occhi diversi. Occhi nuovi, nello sguardo che offrono; ma soltanto perché sono occhi antichi, limpidi di candore originale. Oggi, in macchina, sono passata davanti alla mia vecchia casa: quella in cui sono nata e in cui ho vissuto per i miei primi cinque anni; quella dove giocavo con le formiche, sì. Stavo ascoltando alla radio un ennesimo commento alle elezioni americane: non era un commento politico ma storico, filosofico, culturale… ma lo ascoltavo comunque sbadatamente. Almeno così sembra sempre, quando certe sincronicità si manifestano: la mente razionale DEVE essere distratta! Ho girato con l’auto sulla rotonda con cui, tanto per cambiare, hanno modificato il vecchio incrocio, obiettivamente pericoloso, su cui quella casa affaccia. E ho ricordato l’emozione di noi tre sorelle piccoline, quando ci fu un incidente e noi vedemmo solo i pezzi di vetro dei parabrezza rotti, rimasti sull’asfalto. Quando mio padre arrivò a casa per pranzo, gli corremmo incontro per raccontargli il fatto: “Babbo, avessi visto, c’erano tutti i denti per terra!!!”… Anche lui lo ricorda ancora, e non ci stanchiamo di riderne. Caro Diario, mi chiederai che c’entra questo ricordo con Obama. Forse nulla, ma dovresti chiederlo al mio Nettuno. E agli altri pianeti lenti, in transito sparso. Quando certi archetipi si muovono, il pianeta di transito entra sempre in risonanza con il suo corrispondente natale: originale, appunto. Che in quel momento si sveglia, si attiva, magari perché si diverte, più spesso perché soffre e cerca sé stesso… Io ho guardato quella casa ormai disabitata ma già pronta ad essere ristrutturata, ne ho guardato il giardino innanzitutto: piccolissimo, a me sembrava immenso. Lo era; e dunque lo è ancora. Perché lì permangono le tracce delle emozioni che mi ha offerto e che io gli ho trasmesso, e il tempo non le ha disperse ma affiancate, accordate a quelle delle mie sorelle, dei miei genitori, dei miei nonni, e poi degli inquilini successivi, dei nuovi proprietari e dei tecnici che li hanno accompagnati per i sopralluoghi, persino dell’apparente e silenzioso nulla che ospita oggi. Lì c’è ancora il passato e già il futuro, amanti archetipici e genitori prolifici di un presente che riteniamo fermo ed è invece solo la contestualizzazione di una perpetua metamorfosi. Lì c’è Saturno e Urano, in mitico scontro; lì c’è Plutone in azione invisibile, pronto a diventare altro, a chiederci di essere altro; lì c’è Nettuno, unico pianeta a non formare transiti ai miei pianeti e che tuttavia sembra echeggiare di solidarietà personale e universale, sul mio Medio Cielo di nascita… L’Alto e il Basso, il Fuori e il Dentro, il Piccolo e il Grande. E tutte le singole e contingenti emozioni – gocce di un oceano comune – che si raccolgono nel Tutto. Un nuovo Presidente americano, un vecchio giardinetto, la radio che parla del mondo, e il mio mondo che gira intorno a una rotonda. Che avventura emozionante è la vita! Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuorefino alla vecchiaia. La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo. (Kalhil Gibran)
Il primo Congresso di EridanoSchool ha avuto, come si dice, “grande successo di pubblico e di critica”… e con gioia voglio lasciarne almeno una traccia sul mio diario! Eravamo davvero tanti, e la quantità di presenti si è rivelata sinonimo di una qualità partecipativa sincera, spontanea, culturalmente elevata ed umanamente calda, intensa, vitale. Eravamo tanti e soprattutto eravamo insieme: allievi, docenti, ospiti, amici, accompagnatori. Ho il sospetto che persino le due mosche che ci hanno insistentemente fatto compagnia in sala fossero una coppia, desiderosa di contribuire in qualche modo all’indagine sul principio maschile e femminile… Non posso certo nascondere, qui, la mia commozione. Non l’ho nascosta nemmeno lì, in verità, e d’altra parte era sincera e copiosa: come un’onda che viene da lontano e che ha accumulato goccia dopo goccia spazi e tempi di esistenza, di esperienza, di coscienza, per poi mostrarsi imponente ed avvolgente nella sua liquida solidità. Eravamo tanti, eravamo insieme, ed eravamo uniti: grati, fieri, soddisfatti. Tornando a casa, in macchina, sotto un cielo finalmente azzurro e lucente come il verde dei pini rinfrescati dalla pioggia, mi sono goduta appieno il rientro di questa magnifica onda emotiva nei propri argini più riflessivi, senza forzarla razionalmente ed anzi lasciandomene bagnare ancora, più dolcemente. Abbiamo parlato anche di karma e di vite precedenti, in questi giorni, ed io pensavo che in fondo anche una stessa esistenza comprende vite diverse, che ricordiamo con l’ausilio di una memoria più fresca (e non per questo più affidabile), ma pure con lo stesso senso di lontananza, disagio o tenerezza con cui a volte accogliamo certi flash regressivi… Anche lasciando stare il periodo infantile, diciamo fino allo sviluppo, che è comunque una vita a sé, per me c’è stato il periodo dell’università, in cui ero “studentessa a Firenze”, avevo amici e legami, speranze e abitudini condivise con quel tempo, quel luogo, quel mio modo di essere. In seguito, c’è stato il periodo in cui persino la carta d’identità mi definiva “architetto e coniugata”, ed anche quella è stata una vita a sé, a suo modo circoscritta da una nascita e una morte, per quanto collegata alle precedenti e alle successive. Oggi sono divorziata e astrologa… e poiché, nel frattempo, la mia anima si è fatta un po’ più antica (non solo il corpo un po’ più vecchio!) so di non esagerare dicendo che è la prima “vita”, almeno all’interno di questa mia esistenza, che vivo in totale consapevolezza, centrata sul mio essere ed accordata sulla direzione del mio divenire. Non è questione di essere “realizzati”, perché la realizzazione è un processo, non una condizione assoluta, così come la felicità è solo un punto di vista della coscienza sulla vita… E infatti di problemi o cose che non vanno ce ne sono e ce ne saranno sempre. Ma oggi non vivo più in contraddizione con la mia anima, faccio quello che desidero fare e che so anche fare meglio, pur sicura che la perfezione sia un’utopia quanto la perfettibilità un dovere. E’ vero, mi piacerebbe avere più tempo libero per scrivere e passeggiare, maggiore sicurezza economica, e magari un gatto, un orto, un tailleur nuovo. Ma non vorrei un’altra vita, perché da questa mi sento amata ed io, certo, la amo moltissimo. Ne amo persino la malinconia, essendo a sua volta fatta d’amore. E’ quella malinconia che mi prende quando penso che, se nelle mie “vite precedenti” nulla sapevo di quelle successive, oggi so che mi aspetta senz’altro un’altra vita, in questa mia esistenza, di cui non conosco il come né il quando ma solo l’ineluttabilità. In quella vita, io forse sarò la stessa di oggi ma sarò anche, necessariamente, “altra”, perché non ci saranno più le due splendide anime che si sono incontrate ed unite per permettermi di incarnarmi. Una vita da “erede”, più che da orfana, perché il testimone umano e spirituale che mi hanno trasmesso è un dono prezioso. Lo stesso che mi fa essere, oggi, più vera. Come figlia, e come madre di me stessa, anche grazie a loro.
E’ strano, o almeno può sembrarlo a chi crede che una Vergine con Ascendente Capricorno sia sempre occupata ad accrescere o difendere i propri beni materiali, ma in questo periodo così instabile e drammatico per gli equilibri finanziari mondiali, mentre tanti tremano al pensiero di perdere ciò che hanno risparmiato in anni di sacrifici, o di veder crollare il valore dei propri investimenti, dei propri titoli, delle proprie azioni… io mi sento tranquilla. E’ strano anche per me, perché non sono certo indifferente a ciò che sta accadendo, e come tutti seguo gli eventi, osservo il cielo, spero e temo. Ma non tremo, no: l’ho notato da giorni, e da giorni mi interrogo in proposito, sentendomi anche un po’ in colpa. Non è incoscienza, questo lo so, non è mancanza di senso di responsabilità e non è nemmeno banale ottimismo. Sul piano mentale e morale mi sento esattamente come tutti: “come d’autunno sugli alberi le foglie”, per dirla con Ungaretti. E’ sul piano emotivo che mi sento tranquilla, ed è questo ad essere strano! Perché? L’ho capito ieri, mentre parlavo al telefono con un amico. Io vivo già in condizioni economiche precarie. Vivo in diretta, giorno per giorno, del solo frutto del mio lavoro. Non posso permettermi di ammalarmi, non ho tredicesime, quattordicesime o premi di fine anno. E, diciamola tutta caro diario, non ho (più) un marito su cui eventualmente confidare, non ho figli che possano eventualmente aiutarmi quando sarò vecchia; non ho risparmi, anzi quando non gratto il fido bancario è già grassa, non ho assicurazioni né titoli o altre forme di investimento o di copertura infortuni; se pure l’INPS sopravvivrà, dubito che mi darà un giorno una pensione decente (e sarà comunque un giorno molto lontano)… insomma non ho nulla se non me stessa. Ma è proprio questo il punto: se non ho nulla da perdere, nulla mai perderò! Già lo sapevo, ma forse avevo bisogno di dare a questa consapevolezza una dignità che la elevasse dal rango della miseria. O di una più pragmatica preoccupazione; che pure esiste, e ci mancherebbe. Non voglio certo essere ipocrita o spacciare per vera una saggezza zen o un distacco catartico che non possiedo: ho pur sempre la mia casa e le mie comode abitudini, a cui ovviamente preferirei non rinunciare… Resta il fatto che, dovendo contare solo su me stessa, il mio baricentro ha la possibilità di rimanere stabile – per lo meno abbastanza – anche in condizioni di instabilità “generale”: saldo ed ancorato soltanto ma soprattutto sui miei valori, sulle mie capacità, sui miei affetti, sulla mia fede. E, da questo punto di vista, inviolabile.Quando l’ho capito, mi sono sentita incredibilmente leggera: sensazione diversa ed altra rispetto al semplice ottimismo. Era la risposta che cercavo da tre anni per le domande di Plutone in quadratura al mio Sole: una risposta anch’essa diversa ed altra rispetto alla fatica e al dolore che pure questo transito sta esprimendo nella mia vita, ma che mi ha riportato alla mente una poesia di Ezra Pound che amo fin da bambina e che so ancora a memoria. Un tempo la citavo ad ogni occasione, eppure l’avevo dimenticata... non so da quanto. Non sarà un caso se l’ho ricordata proprio in questa occasione: Ciò che veramente ami rimane. Il resto è scoria. Ciò che veramente ami non ti sarà strappato. Ciò che veramente ami è la tua vera eredità. La formica è un centauro, nel suo mondo di draghi. Strappa da te la vanità: non fu l’uomo che creò il coraggio, o l’ordine, o la grazia. Cerca, nel verde mondo, quale luogo possa essere il tuo. E ritorna, dolcissimo, il tema della formica…