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Caro diaro...
Non so se sono stata l’unica a notarlo, ma l’opposizione di Marte a Nettuno sembra aver dato alla testa più del caldo. Non mi riferisco a fatti eclatanti o letti sui giornali (non solo, comunque), ma al comportamento delle persone che conosciamo e frequentiamo quotidianamente: quelle che consideriamo “normali”, per intenderci… o almeno che consideravamo tali fino a poco tempo fa. Marte ha senz’altro acutizzato le reazioni impulsive, e Nettuno ha aggiunto la sua enfasi ideologica: il risultato, in certi casi, è stato un delirio. Dai newsgroup alle riunioni di condominio, dai forum di discussione più dotti ai commenti al bar durante le partite di calcio, molte persone abitualmente rispettose, democratiche e persino pacate si sono trasformate in predicatori esaltati, polemici, instancabili, pronti a scaldarsi per lesa maestà o per questioni di principio… ma senza fine; senza UN fine che non fosse autoreferenziale. Io sono, io voglio, io credo, io affermo, io so; a seconda delle caratteristiche individuali. Ritengo azzardato ipotizzare che tutte queste persone siano state coinvolte direttamente da un tale transito: tutti con pianeti personali negli ultimi gradi di Leone o Acquario? poco credibile. Tra l’altro, Marte sulla mia Venere ci sta passando proprio adesso, e non mi sento tanto diversa dal solito, né particolarmente appassionata e fiera… Ritengo più verosimile che si tratti di una questione di “clima”: sì, proprio come il caldo. Che poi non è tanto il caldo quanto l’umidità… come ci ricordano ogni giorno i giornalisti, gli esperti intervistati e i condomini incontrati in ascensore, con l’entusiasmo di chi vuole condividere una scoperta rivoluzionaria o un’illuminazione appena ricevuta. In effetti, a pensarci bene Marte è caldo e Nettuno è umido: forse proprio per questo la loro opposizione è stata così intollerabile e generatrice di intolleranza. Ma adesso Marte entrerà in Vergine, e si congiungerà a Saturno. Una congiunzione da incendi, che sul piano relazionale potrebbe non essere altrettanto caricaturizzabile; tanto meno più augurabile sul piano ambientale. Ascoltiamo gli esperti: beviamo molto! così avremo la bocca occupata e, magari, ringhieremo meno.
a cura di Sandra Zagatti
Lo scorso anno, in luglio, morirono Bergman e Antonioni, e adesso è scomparso Dino Risi, grande maestro del cinema e della cosiddetta “commedia all’italiana” di costume. In tutti e tre i casi, la morte è arrivata ad una notevole età, un’età “veneranda” persino per le medie moderne (Risi era nato a Milano il 23 dicembre 1916 alle 23.30 - archivio Bordoni). Per Risi, le cronache insistono a ricordare che era anche malato, come per giustificare una dipartita altrimenti inspiegabile… Ma credo sia normale, per un corpo di 91 anni, generare una qualche malattia: non si muore mai di semplice “vecchiaia”, o meglio la vecchiaia è, di fatto, un progressivo e inesorabile deterioramento del corpo, senza il quale nessuno morirebbe. Resta interessante notare come anche Dino Risi sia morto molto anziano, e ci si potrebbe chiedere se sono coloro che continuano a lavorare anche dopo l’età “pensionabile” ad avere maggiori chance di lunga vita, il che è verosimile; o se in particolare è il mestiere di regista ad offrirne di ulteriori, e non è certo una battuta (non mi permetterei). In fondo, mettere in scena uno spezzone di esistenza, dar corpo a una trama e vita a tanti personaggi è una manifestazione “creativa” che dà valore aggiunto all’esistenza, anche se può sconfinare in quel senso di onnipotenza da cui vediamo spesso ammantati i grandi registi, che tutto desiderano tranne una vita “normale”… Dino Risi ostentava un radicato agnosticismo, più cinico che scaramantico (è riportata persino su Wikipedia questa sua irriverente affermazione: “Già il fatto che si chiamasse ‘Signore’ mi dava un po' fastidio; penso si possa vivere bene anche senza religione, anzi, meglio!”…). E in effetti, nonostante la Luna e Venere in Sagittario, rispettivamente in trigono a Giove e a Nettuno, sembra che gli altri pianeti personali in Capricorno ne abbiano indurito l’atteggiamento mentale e comportamentale, gravandolo di un edonismo materialista, sostenuto da Saturno in congiunzione a Nettuno. Ma nel suo tema c’era anche un aspetto più cupo e problematico, a proposito di senso di onnipotenza (o di bisogno di potere). Mi riferisco all’opposizione, precisissima, di Plutone al Sole. Non ho mai incontrato, nella mia vita professionale, un transito di opposizione di Plutone al Plutone natale, per ovvi motivi temporali; eppure, è proprio quello che è accaduto a Dino Risi negli ultimi mesi, con Plutone comparso pre-potentemente sulla scena del suo Sole, al primo grado del Capricorno e, appunto, in opposizione a Plutone radix. Forse qualcosa in lui ha capito che nulla è più potente della morte, quando arriva il suo momento, e quindi, anche se adesso Plutone sarebbe rientrato per qualche mese in Sagittario, “rimandare” sarebbe stato solo un prolungamento di sofferenza, fisica e forse ideologica. Il momento della morte (verso le 13 del 7 giugno, a Roma) è arrivato con una domificazione identica a quella di nascita, con Giove su Mercurio radix, governatore dello stesso Ascendente Vergine che in quel momento stava sorgendo, e Sole-Mercurio-Venere congiunti e culminanti al Medio Cielo, là dove brillano le luci della ribalta, del successo, della realizzazione personale… E forse, chissà, proprio in quel momento ha capito che la morte non è affatto il fallimento della vita.
In questi giorni si parla molto della Direttiva dell’Unione Europea che vorrebbe obbligare gli astrologi (accomunati a maghi, occultisti, chiromanti, cartomanti, veggenti… ma anche piazzisti e ciarlatani vari) a dichiarare la valenza di mero intrattenimento dei consulti astrologici, visto che la loro “efficacia” non è stata provata scientificamente. Ma va’? Ne abbiamo parlato in molti, se ne discute sui forum e sulle mailing list, ne ho scritto anch’io a sufficienza e adesso potrei solo ripetermi; e non ne ho più voglia, lo ammetto. Voglio però rimarcare quanto già ben detto da Lidia: nessuno di noi si è mai sognato di affermare che l’astrologia sia una materia scientifica, per lo meno se intendiamo il termine “scienza” in senso moderno, cioè la possibilità di quantificare, misurare, sperimentare e – ovviamente – riprodurre la realtà con criteri oggettivi; al contrario, anch’io sono orgogliosa di affermare che l’astrologia, in quanto linguaggio simbolico e in particolare nelle sue applicazioni umanistiche, esprime sempre un vissuto soggettivo per sua natura unico e irripetibile. Perché l’uomo è uno stupore continuo, un mistero complesso e in costante evoluzione, così come la vita è un’avventura della coscienza che si manifesta nell’esperienza fisica, emotiva, culturale, affettiva e spirituale… Insomma qualcosa di meglio e di più di un test di laboratorio o di un principio attivo. Bei tempi quando “scienza” significava letteralmente, semplicemente e giustamente “conoscenza”. Erano gli stessi tempi in cui nessuno dubitava dell’astrologia in quanto strumento, appunto, conoscitivo; tra tanti altri, certo, non più o meno validi ma solo diversi nelle tecniche, nelle metodologie, nelle competenze. C’era la medicina e la filosofia, la matematica e la musica, l’architettura e la teologia; l’astronomia non era disgiunta dall’astrologia, e a lungo, anche separate nelle applicazioni, restarono sorelle in dignità. Bei tempi andati, diciamolo. Non sembra infatti ben augurante, a tal proposito, che questa Direttiva europea sia “apparsa” sulla scena giuridica e culturale con Marte in Leone e Saturno in Vergine… Ci sarà stato pure lo zampino scatenante di Mercurio retrogrado nel razionale (e superficiale, almeno in questo caso) segno dei Gemelli, ma nel futuro più o meno prossimo Marte e Saturno si opporranno rispettivamente a Nettuno in Acquario e a Urano in Pesci. Ed è inutile che i sostenitori della scienza (che non si sa per quale motivo debbano essere anche e conseguentemente detrattori dell’astrologia, come se noi fossimo tutti un branco di analfabeti superstiziosi ed evasori fiscali)… è inutile che continuino a dileggiarci, dicendo che parlare di caccia alle streghe è solo un petulante luogo comune. Oggi i roghi si fanno sulla stampa e in televisione, ma la caccia è ancora motivata dagli stessi pregiudizi, dalla stessa presunzione di verità assoluta, dalla stessa paura di perdere potere. Per quanto mi riguarda, se lo tengano pure. Si terranno sempre anche la paura.
Mezz’ora passata all’aria aperta, e invece di incontrare gente ho incontrato… pianeti! Stavo aspettando una mia amica, verso le 19.30: non era in ritardo lei, ma io in anticipo, come sempre… Appoggiata alla mia macchina in una stradina della parte vecchia della città, guardavo le tanti rondini che volavano sulla mia testa e pensavo che proprio lì ci sono fabbricati storici e antichi insediamenti non ancora offesi dalle ristrutturazioni: grandi alberi nelle corti private, cornicioni ospitali per i nidi. C’era un po’ di Saturno in questo mio sentimento di amore per la storia della mia città; c’è sempre lo zampino di Saturno nella sofferenza che provo di fronte ai cambiamenti più grossolani, meno rispettosi… ed anche nella gioia a ritrovare tracce sopravvissute di un semplice passato. Mentre abbassavo lo sguardo dal cielo al pavimento acciottolato (bellissimo, ma meno male che non porto i tacchi), osservavo distrattamente i pochi passanti. Una ragazza in tuta da ginnastica passeggiava con il cagnolino al guinzaglio, chiacchierando al cellulare; mi ha sorriso solo quando il cagnolino stava alzando la zampa sul pneumatico della mia macchina… Poi è passata un’altra signora in bicicletta, trafelata dal discorso concitatissimo che stava facendo al cellulare, più che dalla modesta salita. Ha schivato quattro ragazzini a piedi, di cui due stavano parlando al cellulare e gli altri tacevano… E in quel momento mi è passato davanti un giovane poliziotto: stava dirigendosi alla sua macchina, e sembrava ridere da solo… può capitare, quando si telefona con gli auricolari. Perbacco! In quel momento mi sono accorta che anch’io avevo ancora l’auricolare all’orecchio, pronta a rispondere alla mia amica nel caso mi avesse chiamato. E mi sono detta: ma come facevamo prima? C’erano gli orari ufficio e gli orari pranzo (la cena era tabù), le ricerche di cabine, gli appuntamenti telefonici, ma mica la vita si fermava! Si poteva apprezzare il silenzio, passeggiando; ci si poteva scusare con una sconosciuta appoggiata alla macchina se il proprio cane prendeva una ruota per toilette, si potevano ascoltare i chiacchiericci delle rondini. Insomma, si poteva vivere Urano in altro modo: ad esempio come rinnovamento interiore e non soltanto come tecnologia. E poi dicono che questa è l’era della comunicazione… Poi, quasi per magia, la strada è diventata deserta. Solo io, le auto parcheggiate e le rondini. Un silenzio tiepido e odoroso, non interrotto ma accarezzato dall’improvvisa musica delle campane di una chiesa vicina, che suonavano l’Ave Maria. Il mese di maggio! Da ragazzina andavo ogni sera al rosario: era un appuntamento caro al mio cuore, e lo è ancora oggi nel ricordo, per quel dolce equilibrio che sapeva rappresentare, tra la sacralità di un incontro religioso e la profana emozione dei primi amori, i primi sguardi, i primi timidi saluti non sempre strappati ad un fugace incontro sul sagrato della chiesa, prima di tornare a casa tra il profumo delle robinie o dei tigli. Ho salutato Venere in Toro, e la Luna appena entrata in Vergine e già vicina a Saturno. Ho guardato in alto, ed ho sorriso con gratitudine al cielo, ormai vuoto di rondini ma amorevole e potente di eterne presenze.
La natura, sia celeste che terrestre, è sempre molto saggia nel suo modo di porsi, ed anche i suoi cicli si propongono in modi (e tempi) giusti. E allora, sarà perché Marte in Cancro c’era già stato tre mesi, tra ottobre e dicembre, sarà perché adesso si è trovato Giove dall’altra parte e persino i pianeti veloci in quadratura dall’Ariete, ma questo passaggio di Marte nel segno della sua caduta è sembrato eterno… nonché stressante ed estenuante soprattutto per quei segni che avrebbero dovuto invece riceverne “grinta, slancio e determinazione”. Non è mai opportuno fare considerazioni generiche ed assolute, perché ogni caso fa storia a sé e i pianeti in cielo fanno pure altre storie; ma è un fatto che i nativi del Cancro non vanno molto d’accordo con l’energia di Marte, perché la interpretano in modo troppo emotivo, trasformandola quando va bene in resistenza… quando va male in semplice ansia interiore e/o impulsività comportamentale. Ma persino noi della Vergine, che pure avremmo dovuto e desiderato contare su un pieno extra di carburante, ci siamo trovati più agitati che stimolati da questo transito, come se dovessimo guidare una macchina con il pedale dell’acceleratore bloccato al minimo di cento all’ora. Dico sempre che il cielo è un bigliardo, e infatti credo che Marte, più che beneficiarci di un modesto sestile, abbia preferito allearsi ad Urano con uno spavaldo trigono: e di rimbalzo, quindi, quell’energia ci è arrivata come opposizione. Ma si sa, la guerra esalta solo i guerrieri ma logora chi guerriero non è. E infatti, ho visto persone dell’Ariete e del Capricorno alzarsi dal letto la mattina con il coltello tra i denti e tornare a letto la sera con qualche scalpo tra le mani: facile, loro giocano in casa con Marte, e riescono ad “usarlo” sempre al meglio; cioè a loro vantaggio, in un modo o nell’altro… Non voglio certo dire che vivere costantemente su un campo di battaglia sia quello che certe persone (con certi valori astrologici) preferiscano: voglio solo sottolineare la differenza fondamentale tra un’interpretazione attiva delle energie planetarie e una interpretazione passiva e sostanzialmente solo “reattiva”… e questo a prescindere dal tipo di transito (armonico o dissonante). Dovremmo davvero smetterla di banalizzare l’astrologia con tabelline del tipo congiunzione ok, quadratura no, trigono sì… Tuttavia, almeno noi segni “pacifisti” dovremmo non considerare altrettanto banale l’invito che a volte ci proviene dagli estensori di oroscopi, sottoscritta compresa: “per sfogare in modo salutare la rabbia, fate più sport”! E perché no, in fondo. Paracelso, Marsilio Ficino e persino un moderno sciamano come Jodorowsky la chiamerebbero magia naturale. Io la chiamo consapevolezza ma il punto cruciale è un altro: la modestia dell’azione non ne limita mai i risultati, purché l’intento partecipi.