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Caro diaro...
In questo periodo tutti, chi più chi meno, pensiamo all’impatto che Plutone in Capricorno, Saturno in Bilancia e, presto, Urano in Ariete avranno sulle simbologie legate al segno del Cancro: donne, bambini, casa, famiglia, popoli e razze… Valori intimi, preziosi, delicati, che potrebbero essere violati; e già lo sono. Eppure, in occasione del ventesimo anniversario dell’abbattimento del muro di Berlino, sono andata a riguardare il tema di quel lontano 9 novembre 1989 e ho visto Giove in Cancro, da solo, opporsi a Saturno, Urano e Nettuno congiunti in Capricorno… e sbriciolare quella loro rigida muraglia. Da solo si fa per dire, perché forte era la spinta di trasformazione incoraggiata dai trigoni in Scorpione, e tuttavia non c’è dubbio che quel Giove in Cancro abbia non solo amplificato ma proclamato la vittoria dei valori umani, del senso di appartenenza, della gente comune: quella che ridendo, piangendo e cantando abbatteva le barriere tra i popoli e si abbracciava festosamente sulle macerie del muro. Quel Giove in Cancro mi ricordava anche qualcos’altro. Un altro crollo. Gli anni sono diversi (evidentemente 12), ma è sufficiente ribaltare le cifre della data, da 9.11 a 11.9, per arrivare alle Torri Gemelle. Tema completamente diverso, situazione completamente diversa, ma stesso Giove, con una differenza inferiore al grado. In Capricorno c’era solo Marte, ed era l’asse Gemelli-Sagittario quello più significativo, con l’opposizione Saturno-Plutone che segnò l’inizio, e non solo il culmine, della battaglia tra simile e diverso, tra vicino e lontano, tra “noi” e “loro”. Allora crollò un simbolo di potere, ma morirono migliaia di persone – gente comune – mentre le barriere purtroppo risorgevano, più subdole e nascoste ma non per questo meno rigide. La prossima volta che Giove transiterà in Cancro, su quei gradi centrali, non sarà nel fatidico Solstizio 2012, ma un anno dopo, e precisamente tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014: un periodo più lungo di un semplice giorno “apocalittico” ma proprio per questo, almeno per me, assai più credibile nella sua drammaticità. Plutone in Capricorno, Marte in Bilancia, Urano in Ariete, e una configurazione a Grande Croce tra segni cardinali, in cui Giove in Cancro avrà solo l’appoggio di Saturno in Scorpione: il segno della trasformazione, sì. Ce la farà Giove? Riuscirà ad opporsi alla distruzione e a proclamare la costruzione di una nuova visione del mondo, di un futuro finalmente e veramente diverso, più giusto, più saggio? Io non lo so. Ma, almeno sul piano logico, so purtroppo che la rinascita non può che essere conseguente – comunque successiva – a una morte. Se però morirà il mondo consumistico, arrogante, violento, inumano e disumano che abbiamo creato, allora forse potremo ancora festeggiare ed abbracciarci, sopra le macerie.
a cura di Sandra Zagatti
Non sono stata in ferie, quest’estate. Anzi, non mi sono mossa da qui, cioè da dove sono anche durante le altre stagioni. Mi sono però permessa un viaggio interiore, ripercorrendo il tempo fino al passato e poi tornando al presente passando dal cuore, dalla mente, dall’anima… E’ un viaggio tuttora in corso, che mi ha regalato stupore e malinconia, paura e speranza, e che suppongo durerà almeno finché Saturno transiterà sul mio Sole; né escludo che Urano opposto decida di riportarmi con un calcio nel qui ed ora. Ma che devo fare, caro Diario? E’ da così tanto tempo, ormai, che la vita mi sommerge solo di doveri, che il piacere della contemplazione, l’emozione fine a sé stessa, la riscoperta di parti di me abbandonate ma non dimenticate, il sogno vigile e la veglia assopita… tutto ciò mi sembra un lusso; e ho voluto regalarmelo. Un po’ perché intorno al mio compleanno mi faccio sempre dei regali “tutti miei”, un po’ perché non è detto che il futuro sia altrettanto generoso. Il tempo si contrae, a volte anche lo stomaco se cerco di tradurre in ipotesi ciò che percepisco con le antenne affinate dall’astrologia. Ma si sa che le ipotesi lasciano... il tempo che trovano; e non sempre lo fanno passare in modo più utile o saggio.
Non so se capita a tutti gli astrologi o a chiunque faccia una professione di assistenza, psicologica, fisica, persino finanziaria; non so se sia sufficiente un minimo di sensibilità e di attenzione o se sono io, piuttosto, a vedere il mondo con i miei occhi… Non credo, o per lo meno non sempre: almeno professionalmente so di poter contare su una doverosa e metodologica obiettività, eppure la percezione rimane, insiste, anzi aumenta. Le persone sono inquiete, allarmate, intimorite. Non mancano problemi reali per motivare queste sensazioni, ma la mia sensazione è che quei problemi, pur gravi, non bastino per giustificare e generare un simile contagio, una simile caduta delle speranze, delle sicurezze. Anche perché, contemporaneamente, tante persone cominciano a sentire l’esigenza di altri valori: le vedo, le ascolto, le “sento” aprirsi a qualcosa che è diverso dalla speranza ottimistica dei giorni migliori, ed ha molto più a che fare con la coscienza, la spiritualità, la fame di verità… anche se non tutti userebbero questi termini per descrivere l’anelito che avvertono crescere dentro di loro, dapprima come semplice embrione, come un bozzolino di luce che quasi nemmeno si nota, tra tanta oscurità… Parlavo con mia madre, qualche giorno fa, della sua dominante nettuniana che la rende sempre così vulnerabile al contagio emotivo, e che la fa vivere sempre in differita nel tempo e “altrove” nello spazio: spostata in avanti, mentalmente, con lo slancio del Sole in Acquario, ma anche spostata indietro, trascinata dalla Luna Piena dall’altra parte, congiunta appunto a Nettuno. Sempre meno si lascia andare al ricordo nostalgico dei “bei tempi andati”, quasi non ne avesse più bisogno, o si rendesse conto che è solo un’inutile stretta al cuore. Ma ogni tanto ci ricasca, e allora il mio Sole fa leva sul suo Ascendente Vergine, e le ricordo che quello stesso passato si sta ormai spostando in avanti da tempo: prima erano gli anni ’60, quando era giovane moglie e madre; poi i ’70, quando scoprì Jung e Aurobindo e cominciò la sua seconda vita; e poi gli anni ’80 di nuove scoperte intellettuali e nuova autonomia esistenziale, dopo la dolorosa morte dei suoi genitori… Quando l’ho sentita dire che, tutto sommato, gli anni ’90 sono stati felici, ci ho messo poco a ricordarle della morte della nostra amata “dada”, preceduta da lunga agonia; e della malattia di mio padre, dell’intervento chirurgico a cui lei pensava non sarebbe sopravvissuto, dell’impatto comprensibilmente traumatico con il suo pensionamento, per cui lei si ritrovò le figlie ormai fuori casa ma un marito dentro: da spronare, se non ancora da accudire, e con cui condividere il quotidiano dopo una vita passata a sentirne la mancanza perché lui “non c’era mai”. Ma è davvero così difficile vivere nel presente, vivere IL presente? Dovrebbe essere ovvio, visto che quella presente è di fatto l’unica vita che abbiamo! Eppure non è così, e tutti in qualche modo siamo vittime e carnefici in questa dialettica tra passato e futuro, tra esperienza e coscienza… I problemi sono tanti, per tutti. Pesanti, crescenti, stanno stremando persino i più irriducibili ottimisti. Anch’io sono preoccupata, per me e per il mondo, perché i transiti peggiori devono ancora cominciare (in entrambi i casi) e questa è un’evidenza astrologica che non posso non notare. Eppure… Eppure penso agli innamorati. Sì, caro diario: quegli archetipi viventi che tutti siamo stati almeno una volta nella vita, e probabilmente più spesso. Non parlo di una augurabile stabilità affettiva, raggiungibile, costruibile e difendibile, nel tempo. Parlo dell’attimo eterno dell’innamoramento, di quella miccia che accende cuore, mente, psiche e corpo per farli brillare tutti contemporaneamente, e finalmente, di un’unica luce. Gli innamorati non si ammalano, nemmeno se fanno l’amore sotto la neve. Gli innamorati trovano degno di interesse, di gratitudine, di entusiasmo persino una fila alle poste, per il solo fatto di attendere insieme; e anche separati si rivolgono al mondo con un sorriso, si aprono agli altri con i migliori sentimenti, sono più creativi e instancabili nel lavoro, capaci di vedere il bicchiere mezzo pieno in ogni situazione, e di berlo con gioia, di condividerlo con generosità! L’innamoramento descrive forse l’unica esperienza di autentica felicità, che non ha alcun bisogno di essere descritta proprio perché, una volta provata, persino chi è stato ferito e per evitare di soffrire ancora proclama che “l’amore non esiste”… sa che esiste comunque l’innamoramento. Quello che Alberoni definì “stato nascente” e che può riguardare un’altra persona ma anche un ideale, una fede, uno stile di vita, ma è sempre caratterizzato da una assoluta integrazione con il presente. Quando si è innamorati, si ama qui ed ora, e quindi sempre e comunque. E allora penso che chi non se la cava con facili teorie evolutive, inneggiando ad un destino consapevole e partecipe quando le cose vanno bene e dispensando saggi consigli quando vanno male agli altri… chi è davvero innamorato della verità, non dovrebbe vivere diversamente le gioie e i dolori. Dovrebbe onorare la giornata più radiosa come quella più cupa, imparare dalle lacrime quanto sa insegnare dai sorrisi, riconoscere la sacralità della vita in ogni istante, anche quello che la paura fa sembrare insopportabilmente lungo, ben sapendo che è proprio in quell’istante che LUI sta vivendo. Non prima, non dopo. Ed è solo quel “qui ed ora” a parlare il linguaggio eterno – luminoso – dell’anima.
Sta diventando sempre più difficile – lo ammetto – strappare al tempo saturnino e al suo incessante, esigente, confronto con il “principio di realtà”, il tempo più nettuniano o più semplicemente mercuriale per scrivere il mio diario. E non perché non abbia cose da scrivere. Semmai troppe, oppure sempre le stesse ma con crescenti riflessioni da fare, diverse reazioni emotive da elaborare in proposito. C’è il tempo kronos, che viene scandito dall’orologio e dal calendario, e che parla di durata, di quantità; e c’è il tempo kairòs, che parla di qualità e quindi non solo di accadimenti esterni ma soprattutto di eventi interiori. In questo periodo, per me, il kronos stringe mentre il kairòs si dilata… oppure il kronos accelera mentre il kairòs rallenta… Non lo so. Fatto sta che ho la sensazione di vivere un continuo, mutevole eppure coerente ma mai concluso evento sacro, in me, mentre la realtà oggettiva preme con una valanga di impellenze, impegni, sacrifici. La coscienza evolve in autonomia proprio mentre l’esperienza sembra ridotta ad una semplice esecuzione di doveri, a un destino arginato e quasi determinato da altri, da altro. Se non fossi credente, se non fossi un’astrologa umanista – che opera nell’umanità e con l’umanità (anche mia), con rispetto totale ed amore sincero – probabilmente non riuscirei ad essere così serena, nonostante tutto. Un “tutto” composto da Plutone, inquietante; da Saturno, severo; da Urano, allarmante… e mi riferisco al “tutto” relativo al presente e all’immediato futuro. Un tutto che è già cambiato, sta cambiando e cambierà ancora. Su questi cambiamenti posso fare ipotesi verosimili; alcune sono già evidenti, altre sembrano sottintese, altre ancora potrebbero essere facilmente evocate dall’ansia, se permettessi a tale emozione di intossicarmi. Cosa che non faccio per principio e che riesco ad evitare… quasi sempre. Detesto pre-occuparmi di ciò che potrebbe accadere ma non è ancora accaduto e non è detto che accada! La paura è una tossina più subdola, e a volte il sistema immunitario della mia psiche non la riconosce come tale e quindi non riesce ad alzare i ponti levatoi della difesa in tempo per evitare un’intrusione e un conseguente, inevitabile combattimento interno. Non è paura di ciò che accadrà, ma solo di non esserne all’altezza. Anche per questo non voglio cedere, e combatto come posso e meglio che posso, fedele al motto che ho scelto tanto tempo fa come una descrizione idealistica, quasi un epitaffio, del mio amore per la vita: “Non rammaricarti di ciò che sei stato, di ciò che hai perso o hai sbagliato. Cerca di diventare degno ora.” (Shivananda)
Veronica e Silvio divorziano… E un bel chissenefrega non glielo vogliamo aggiungere? Ma è mai possibile che con tutti i problemi che abbiamo, con la crisi economica e mezzo Abruzzo da ricostruire, anche nel cuore della gente, con tante altre notizie anche belle da divulgare o discutere, gli italiani debbano perdere tempo nell’ennesimo gossip pre-elettorale? Mi si dirà che quando sono coinvolti personaggi pubblici, l’informazione è d’obbligo. Informazione? Non mi pare esista ancora qualcosa di simile: esiste semmai – ovunque e con chiunque – il giudizio, spesso il pregiudizio, sbandierato sui giornali, in TV, sul web. E lasciamo perdere pseudomotivazioni etiche che davvero lasciano il tempo che trovano. Abbiamo disquisito fino alla noia sui valori Bilancia del nostro premier, e che sia vanitoso, che faccia il “galletto” e gli dispiaccia invecchiare è cosa nota al mondo intero: dobbiamo davvero credere che l’unica a non saperlo fosse sua moglie? E se lo sapeva da tempo, come appare più verosimile, perché non ha chiesto il divorzio prima? Già: ha sopportato per il bene dei figli. Grandicelli, ‘sti figli… sempre ammesso che il loro bene sia quello di vedere, oggi, i panni sporchi genitoriali esposti al pubblico ludibrio. Mah. Non voglio difendere il presunto fedifrago, ma non riesco proprio ad apprezzare il comportamento della signora, che al marito deve quanto meno un’agiatezza economica e un prestigio sociale che forse da sola non avrebbe conquistato. Ed anche sforzandomi, mi rimarrebbero comunque un paio di dubbi, anzi di certezze: se io volessi dire qualcosa a mio marito, lo farei a voce o foss’anche per lettera, ma non sulle pagine di un quotidiano; se volessi divorziare lo direi a lui innanzitutto, andrei magari da un avvocato per tutelarmi e poi, semplicemente, seguirei le procedure, sia quelle legali che quelle del buonsenso (e del buon gusto). Come scelse di fare la signora Sarkozy a suo tempo, come scelse di non fare la signora Clinton, ai tempi di uno scandalo ben più “sostanzioso”, che se fosse capitato in Italia mi chiedo cosa sarebbe accaduto! Che noia, che barba. Non ho nemmeno voglia di ipotizzare sofisticate traduzioni astrologiche di questo annunciato divorzio all’italiana. E aggiungo a tal proposito un’altra certezza: se io do o non do il mio voto a qualcuno, lo faccio valutando il suo programma, chiedendomi se e quanto corrisponda alle mie idee ed esigenze, se e quanto costui possa far del bene al mio Paese; non se e quanto litighi con la moglie. Resta evidente che, per un Sole in Bilancia, il transitino di Marte e Venere nel bellicoso Ariete, oltretutto nella settima casa delle relazioni (o dei “nemici palesi”) saprebbe tanto di sceneggiata se quello stesso Sole non ricevesse anche la quadratura di Plutone, dalla quarta casa. Che sa tanto di serpe in seno, mi si consenta…