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Caro diaro...
Andreotti disse che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende”… Io non credo di aver commesso alcun peccato, ragionando sulle traduzioni possibili dell’imminente congiunzione tra Giove e Plutone in Sagittario, anche perché non credo sia colpa mia se, in astrologia mondiale, ormai le previsioni meno rosee sono quelle che hanno più probabilità di avverarsi. Siamo nel Kali Yuga, d’altra parte. E infatti avevo pensato che la congiunzione Giove-Plutone, nel segno del lontano e del diverso, portasse a galla le problematiche di convivenza tra cittadini ed immigrati, e mi auguravo che non ci fosse bisogno di ulteriori eventi drammatici per correre ai ripari, accorgendosi tardivamente dell’esigenza di argini normativi ad un fenomeno che è aumentato con Giove ma è peggiorato con Plutone… in attesa che entrambi passino nel più severo Capricorno. E invece, Giove è appena entrato nell’orbita di congiunzione a Plutone e Giovanna Reggiani, una romana della mia età, è stata massacrata da un nomade rumeno. La Luna in Cancro, il giorno della tragedia, sembrava coccolata dal trigono del Sole ma era congiunta a Marte: cosa che avviene ogni mese e che di per sé non significherebbe nulla, ma che in questo caso ha fatto da cassa di risonanza ad un’altra recente previsione “negativa”, sull’aumento delle violenze su donne e bambini. A parte questo, quel giorno solo Giove, appunto, formava aspetti negativi: una Croce a T con l’opposizione tra Urano e Venere, a proposito di donne. Mentre Plutone, poco distante, era congiunto al Discendente di Roma, nel momento in cui la tragedia si è consumata: proprio il punto più sensibile alle dinamiche relazionali… Ma non provo nessuna soddisfazione ad “averci preso”. Sia perché la congiunzione precisa sarà il mese prossimo, sia perché solo con il passaggio di Giove in Capricorno, e quindi con l’anno nuovo, si comincerà probabilmente a ragionare davvero sul piano legale e normativo, mentre adesso siamo ancora tutti coinvolti dall’inflazione del colpo di coda di Giove nel suo domicilio. E infatti, la reazione a questo assassinio letteralmente barbaro è stata esagerata a tutti i livelli. Innanzitutto è stato smantellato il campo nomadi dove viveva l’assassino, come se tutti fossero complici o possibili emuli, come se quell’insediamento fosse stato scoperto solo adesso, come se con questo avessimo risolto o almeno affrontato il problema. Poi siamo passati alle spedizioni punitive, e le richieste dell’Italia alla Romania sono diventate proteste della Romania nei confronti dell’Italia. Giuste le prime, legittime le seconde, ma entrambe solo relativamente ad un singolo e pur grave dettaglio: vedete un po’ di cominciare a filtrare i vostri emigranti; no, vedete voi di cominciare a frenare i vostri razzisti… Il problema è più complesso, più vasto, più antico. Eppure continua ad essere frammentato da visioni di parte, più comode, più facili; e a questi dettagli se ne sono aggiunti altri. Un servizio televisivo proponeva proprio oggi alcune interviste ai tanti zingari dislocati in Italia (stanziali, altro che nomadi), e anche loro protestavano con toni relativamente legittimi: non tutti i Rom sono rumeni, ci sono anche gli slavi! io rubo da sempre ma non ho mai ammazzato nessuno! anch’io rubo ma solo perché nessuno mi dà lavoro… Un delirio. Siamo davvero nel Kali Yuga, se il doveroso rispetto per immigrati in regola diventa un diritto all’immunità per chi si onora di aver compiuto solo un reato minore rispetto a quello peggiore. Ma chi è che decide diritti e doveri? Chi valuta cosa è male, cosa è peggio e cosa è tanto peggio da essere inammissibile? Se questa è la legge, dov’è finita l’etica, la cultura, la coscienza? Solo domande, caro diario, lo so. Ma una le sovrasta tutte: esiste ancora il senso del peccato?
a cura di Sandra Zagatti
Insegnare come si calcola un tema astrologico (senza computer!) mi riporta sempre indietro nel tempo. Parlo del mio tempo personale, ma anche di quello collettivo. Personalmente, ricordo quando ho cominciato, ricordo le mie prime effemeridi settimanali, e ricordo che riuscivo ad interpolare il passo lunare con una precisione al secondo di grado senza nemmeno usare la calcolatrice (la mia non aveva l’impostazione sessagesimale…). Dopo i calcoli, c’era poi il disegno: con il righello, il goniometro e i pastelli colorati. Un tempo infinito, sì; e un tema che nasceva attimo dopo attimo, e profumava di matita, di gomma, di cartoncino. Evidentemente, oggi non ho più quel tempo; eppure già lavoravo, anzi l’astrologia era solo un hobby, allora. Forse era solo un altro tempo, per me e per tutti, diverso da quello odierno. Non posso negare l’utilità del computer per le ricerche e gli studi, soprattutto in astrologia mondiale; ma anche in sede privata, quando al consultante viene in mente – “già che ci siamo” – di guardare la sinastria con il partner, la rivoluzione solare del figlio o il giorno più adatto per chiedere l’aumento di stipendio… Oggi è sufficiente inserire un dato e premere invio per cambiare l’oggetto di indagine, per muoversi nello spazio e nel tempo; eppure questo meraviglioso strumento di appoggio alla consultazione sembra aver fatto dimenticare la cautela, l’attenzione, il rispetto per ciò che si nasconde dietro quei semplici gesti: per il fine che quel mezzo usato in modo così disinvolto ci permette di perseguire. Quando si calcolava con la mente e si disegnava con la mano, un tema astrologico diventava caro al cuore dell’astrologo per risultato naturale, come quando si condivide qualcosa con qualcuno e la dignità di quel “qualcosa”, l’importanza di quel “qualcuno”, aumenta di conseguenza. Da questo punto di vista, sono contenta di appartenere alla generazione pre-computer. Ho potuto accoglierlo con entusiasmo ed interesse, imparare ad utilizzarlo e considerarlo un compagno quotidiano ormai da più di quindici anni, ma essendomi formata culturalmente e professionalmente prima, non ho dimenticato che, quando osservo un tema, entro in una dimensione di intimo mistero, di destino privato, di magico contatto tra l’umanità e l’universo. E ti confesso, caro diario, che ogni volta che “clicco”… in cuor mio chiedo permesso, e ringrazio.
Cosa ci faceva il caricatore del mio cellulare nel cassetto delle posate? Mah, è uno dei tanti misteri neurologici a cui Urano mi ha ormai abituato… L’ho cercato ovunque, ma anche dopo averlo ritrovato non sono riuscita a ricordare né il quando né il come di quell’atto, e ho sorvolato sul perché per dignità. Ricordavo la consueta e scrupolosa cura nell’arrotolare il filo elettrico, a cui solitamente segue l’apertura del primo cassetto dello studio: evidentemente ho aperto invece il primo cassetto della cucina, ma la memoria di quel momento è precipitata irreversibilmente in una voragine di oblio. Mia madre, se lo sapesse, mi direbbe senz’altro qualcosa di rassicurante del tipo: “Guarda che i casi di Elzheimer giovanile sono sempre più diffusi!”; io obietterei che non sono poi tanto giovanile e lei mi consolerebbe aggiungendo che posso solo invecchiare di più, andando avanti… Ciò nonostante, non credo di essere malata: ma Urano sta insistendo in una retrogradazione estenuante, ed è tornato a quadrare la mia Luna in Gemelli, che qualcosa a che vedere con Mercurio dovrà pur avercela. Mentre io ho ormai il sospetto di non avere più una dominante mista, mercuriale-saturnina, ma semmai un fritto misto di tutti i pianeti che si sono alternati sul mio cielo negli ultimi (e pure penultimi) tempi… Mentirei se dicessi che ho piena consapevolezza gestionale di tali tempi. Né oppongo più resistenza, in verità: come si può resistere a un fritto misto, se ben fatto? Dico sempre che i transiti sono esperienze “a prescindere”, in quanto tali appunto non reversibili. Se portano qualcosa di buono – un insegnamento, una decisione, un evento importante o una trasformazione interiore – lo portano e lo lasciano: mica si può tornare indietro, nonostante un minimo di “effetto elastico” tenda sempre a riportare allo stato di quiete precedente il corpo psichico soggetto a moto volontario o forzato… E se tanto vale in senso positivo, non sarò certo io ad invocare la clemenza della corte celeste per un legittimo viceversa; ancor più considerando che il giudice in persona, cioè Giove, proprio in questi tempi ha preso in antipatia la mia Luna e comincia a guardare storto anche il mio Sole. E in fondo qualche buco nel cervello è un prezzo che un’onesta Vergine sa sempre riconoscere ed archiviare al giusto posto della contabilità esistenziale! Urano ha accelerato la mia vita in un modo a me inconcepibile sino a pochi anni fa, e di per sé ovviamente imprevedibile; mi ha costretto ad imparare l’arte dell’improvvisazione, la strategia della sopravvivenza, l’accettazione dell’errore e la genialità del rimedio. Anche l’umiltà, quando il rimedio era palese e tardivo, cioè quasi sempre. Ma mi ha anche tolto il tempo di rammaricarmene, lasciandomi comunque, sempre – non so come né quando – quello di riconoscerne ed apprezzarne l’opportunità. Chissà, forse stavo pensando proprio a questo, in cucina, in quell’attimo di oblio in cui qualcosa in me deve aver ricordato che è più prezioso avere sempre qualcosa da mangiare che un cellulare sempre carico.
E’ trascorso già un anno da quando ho inaugurato queste pagine. Era il mio compleanno, e lo è stato appunto di nuovo, due giorni fa. Non posso dire che lo stellium in quarta casa nella scorsa Rivoluzione Solare si sia espresso, durante l’anno, in modo particolarmente originale. Né me l’aspettavo, d’altra parte, considerando i transiti ai miei Luminari: tante preoccupazioni in famiglia, con la salute di mio padre che peggiora e quella di mia madre che ha cominciato a reclamare anche il suo diritto a qualche cedimento; il tutto inserito in un vil contesto di spese straordinarie per la mia casa… La quadratura di Plutone al mio Sole, nel frattempo, non si è spostata di molto: anzi, sta diventando sempre più incisiva e ha dato appuntamento a Marte, in opposizione a Plutone e quadrato al Sole di compleanno con puntualissima precisione. E siccome non ci facciamo mancare nulla, la Rivoluzione Solare è scattata poi con un bell’ascendente in ottava casa. Insomma, caro Diario, l’atmosfera non è da festa ma un anno di chiacchierate va comunque onorato con un sorriso! D’altra parte, il giorno del mio compleanno è stato domenica, e io l’ho passato tranquillamente, serenamente, allegramente; per quanto possibile, con la prospettiva di dover accompagnare mio padre in ospedale la mattina dopo. E’ strano, ma non riesco a non provare comunque un sentimento di meraviglia e gratitudine quando osservo la perfezione dei movimenti planetari; non riesco a non estasiarmi ascoltando la musica delle sfere, anche se le testimonianze di questa sublime armonia si esprimono con dolore, con fatica o con paura sul mio piano esistenziale. C’è una tale giustizia, una tale saggezza negli eventi celesti che la mia parte terrestre – umana – si sente obbligata e persino onorata nel tentativo di accordarsi! Lo faccio come posso, meglio che posso, e ciò non modifica di molto il dolore, la fatica o la paura; ma li rende meno protagonisti della scena, e insieme più degni di partecipare allo spettacolo. E’ come se il mio cuore battesse con maggiore consapevolezza; come se dicesse “ci sono anch’io su questo palco della vita! magari non tutti se ne accorgono ma quando c’è da piangere o da ridere, quando c’è emozione o commozione, spavento o dubbio, smarrimento o entusiasmo, è il mio battito che fa la differenza, rendendo queste piccole realtà partecipi della grande verità, e quindi grandi anch’esse!”… Dubito che il mio prossimo anno sarà facile; ma non lo è stato nemmeno questo appena “compiuto”, eppure sono qui a parlarne e a ringraziare il cielo per avermelo donato. E poi per il cuore nulla è mai davvero facile, perché nulla è banale, superfluo o superficiale, e tutto è semmai meritevole di un abbraccio comprensivo, accordato sulla rima più antica ed eterna che il cuore conosca e riconosca. L’amor che move il sole e l’altre stelle.
Una volta mi era simpatico, Beppe Grillo. Anzi, mi piaceva proprio tanto: mi piaceva la sua ironia, la sua schiettezza, la sua capacità di sensibilizzare su temi anche delicatissimi mediante battute esilaranti ma implacabili; e mi piaceva la sua autonomia, la sua leggerezza, la sua intelligenza da “grillo parlante”… Nel suo fisico si notano i valori Cancro (Sole e Mercurio), ma nella sua verve comunicativa spiccano i valori Gemelli: l’ascendente, Venere congiunta a Urano nel segno, il Sole comunque in terza casa. Brillante, sì, originale e provocatore. Ma un Cancro con Luna (piena) in Capricorno un minimo di rigidità doveva pur averla da qualche parte; così come la quadratura Mercurio-Marte non esclude una notevole vis polemica, e l’opposizione di Giove a Urano un malcelato compiacimento da trascinatore, da predicatore. E infatti. Sarà stato il suo Giove in Sagittario, che sta rispondendo a Giove di transito, alla quadratura di Urano dai Pesci e alla precisa opposizione di Marte in Gemelli, ma nella sua ultima iniziativa, quel “vaffa day” con cui ha radunato in piazza 50.000 persone e raccolto 300.000 firme contro i politici, l’ho trovato pesante, inflazionato e spesso inopportuno, seduto su un palco di comodo populismo. Insomma, mi ha un po’ deluso. Non nego che tante cose che ha detto mi abbiano fatto ancora ridere ed altrettante riflettere o annuire di consenso… Ma è troppo facile criticare il “governo ladro”: con gli italiani funziona sempre, qualunque sia il governo e purché i ladri siano sempre altri e altrove rispetto a loro. Criticare e ridicolizzare il nostro sistema politico è uno sport nazionale più radicato del calcio, e senz’altro meno difficile e faticoso; chiunque, anzi qualunque “personaggio” conosciuto, che abbia un minimo di parlantina e sappia usarla su punti ben mirati, farcirla di qualche parola forte e servirla sul piatto della protesta libera e democratica, può fare un comizio-spettacolo e mandare il pubblico in delirio. Ma così non si sensibilizza l’individuo: così lo si deresponsabilizza. Non si restituisce la politica ai “cittadini”, ma li si autorizza a disinteressarsene in quanto “popolo”. E a comportarsi nei confronti dei problemi del loro paese esattamente come fanno davanti ad una partita di calcio, in cui tutti si trasformano in commissari tecnici, certi di avere la soluzione migliore per vincere, mentre di fatto si limitano a sbraitare contro i veri tecnici, gli arbitri o i giocatori, tra un sorso di birra e un morso di pizza; e a meno che qualcuno non faccia gol e tutti corrono a sventolare la bandiera.