CALCOLI ASTROLOGICI Tema Natale Tema di Coppia Transiti Transiti del giono Cielo del Giorno
MULTIMEDIA Video di Astrologia La TV di Eridanoschool
NEGOZIO ONLINE IDEE REGALO Tema natale stampato TEMA NATALE Bambino Sinastria Transiti Integrato Psicologico OROSCOPI A TEMA Lavoro Partner Ideale Famiglia CONSULTI TELEFONICI con Lidia Fassio OROSCOPO KARMICO con Tiziana Ghirardini DOMANDE/RISPOSTE Risposte Online CORSI ONLINE Propedeutico ALBATROS Rivista di Astrologia
SCUOLA ACCREDITATA COUNSELOR OLISTICO OPERATORE OLISTICO
CORSI CALENDARIO CORSI CONFERENZE SEMINARI CORSI 2024/2025 ANNO NUOVO ULTIMO MINUTO EVENTI
Caro diaro...
Da qualche giorno, all’alba e al tramonto, ho ricominciato a sentire il cinguettio della bella stagione. Nonostante io abiti in città, per altro vicina a strade importanti, ho la fortuna di essere circondata da tanti alberi che filtrano moltissimo i rumori del traffico e, mi auguro, lo smog. Qui, la natura animale non si è allontanata, come purtroppo è già accaduto nel centro storico, dove sono rimasti solo i piccioni: qui volano gazze, merli, cornacchie, passerotti, pettirossi e storni, nella buona stagione rondini e pipistrelli a volontà, e persino le farfalle… diurne e, ahimé, notturne (quelle mi terrorizzano!). Ma c’è una qualche specie di uccellino, evidentemente migratore, che arriva in questo periodo e che mi fa compagnia per tutta l’estate, svegliandomi la mattina presto e salutandomi la sera con un cinguettio particolarissimo, che conosco fin da bambina. Un richiamo acuto – ciù! – non trillante o melodico come quello di certe allodole di passo che si vedono alte nel cielo, ma ripetuto e assertivo, anzi quasi interrogativo. Simpatico e dolcissimo insieme. L’ho riascoltato da qualche giorno e mi ha trasmesso buonumore, anche se forse non me ne sono accorta subito. Quando lo sento, non posso fare a meno di sorridere, ma poi lui se ne va in giro nei dintorni, a caccia di cibo o di compagnia… ed anch’io mi lascio riassorbire dalla vita, dal lavoro, dagli impegni e da tanti ed altri pensieri. Però oggi, dopo giorni di pioggia e freddo che avevano autorizzato i giornali a riesumare gli scontati titoloni sul “colpo di coda dell’inverno”, una mattinata finalmente primaverile mi ha permesso di dedicarmi alle mie piante e sono stata in terrazzo a lungo, come facevo assai più spesso una volta. Oggi ho meno tempo, ma so che, per me, la migliore terapia antistress non è il training autogeno, lo yoga o la meditazione, ma il contatto con la natura… E parlo proprio di “contatto”: fisico, semplice, diretto. Poco importa che sia con la campagna, con il terriccio da vivaio, con le mie piantine da balcone bisognose di cure o le zucchine fresche comprate al mercato e non al Conad: quanto tocco, vedo o ascolto qualcosa che proviene dalla natura, io sto subito meglio. E questa sera, poco fa, mentre trasferivo a monitor il tema del prossimo ingresso del Sole in Toro, il mio buonumore stava scemando alla vista di una configurazione indubbiamente conflittuale, ma proprio mentre la deformazione (è proprio il caso di dirlo) professionale cominciava a portarmi verso inquiete ipotesi previsionali, anzi prima che ciò accadesse… ho sentito provenire da basso il tipico miagolio dei gatti in amore: richiami suadenti ed ipnotici alternati a grida quasi umane, minacciose o più guardinghe. Ce ne sono diversi in questa zona residenziale: tutti gatti di buona famiglia, che però amano bighellonare nelle stradine sul retro del mio condominio, e adesso, proprio come gli uccellini, sentono il richiamo della stagione verso la danza creativa della vita. E allora ho chiuso il programma e ho rimandato i pensieri cupi: perbacco, è primavera! Questa notte arriva pure l’ora legale e, a dispetto di chi pensa di dormire un’ora in meno da qui ad ottobre, per me significa – non solo letteralmente – vivere un’ora di Luce in più ogni giorno! E poi, per quanto il Sole in Ariete sia già in quadratura a Marte, c’è ancora una splendida congiunzione tra Mercurio e Venere ad Urano in Pesci: lasciamoci commuovere, che può solo farci bene. Ciù!
a cura di Sandra Zagatti
Se la Luna Piena è il compimento di un ciclo, il massimo di espansione celeste e manifestazione terrestre di una dinamica in atto, c’è da sperare che la Luna Piena di domani segni la fine dei conflitti in corso e l’inizio di un ciclo “calante” più pacifico, a partire da Pasqua. E’ interessante, anche se triste, vedere in cielo una Grande Croce proprio in occasione del Venerdì Santo: Marte e Plutone, opposti tra Cancro e Capricorno, si intrecciano infatti all’opposizione dei Luminari tra Ariete e Bilancia. Ma nonostante questa configurazione si sciolga subito, e l’opposizione Marte-Plutone sia agli sgoccioli, scoraggia la contemporaneità dell’evento equinoziale, che di solito ha un’onda assai più lunga nelle sue espressioni. Riflettevo, a tal proposito, sui fatti del Tibet. Riflettevo in particolare sull’associazione della Cina al Cancro: una delle poche associazioni tra segni e nazioni su cui c’è un sostanziale accordo. E certo, ad osservare Marte in Cancro così incattivito e intestardito di potere, per via dell’opposizione di Plutone a cui si aggiunge la quadratura del Sole arietino, persino io sono portata a superare le mie antiche ritrosie nei confronti di tali associazioni, ammettendo che una corrispondenza più azzeccata non potrebbe esserci, al momento. Ancor più se osservo anche la Luna Piena in Bilancia, e ricordo che quel segno è, da qualcuno, associato proprio al Tibet… In fondo l’astrologia non parteggia, non si interessa di politica, di ideologia o di religione: si limita a descrivere e a rispecchiare una realtà. La stessa realtà (Marte e Ariete coinvolti nella Grande Croce) rimbalza con naturalezza su livelli diversi, pur mantenendosi tesissima e conflittuale: boicottiamo le Olimpiadi, si dice, ritiriamo gli atleti o almeno minacciamo di farlo, per costringere la Cina ad aggiornarsi sui diritti umani, sul rispetto della diversità di culto, sugli equilibri politici, economici e commerciali che regolano il mondo. Idea sensata e legittima, a cui però molti obiettano che gli atleti non hanno colpa, ed anche questo è vero; ammesso che, di fronte a fatti di importanza internazionale e ad argomenti di portata universale, ci si possa perdere in simili dettagli. E’ Saturno che si allea a Plutone e suggerisce di mettere comodi limiti: tra politica e sport, tra religione ed economia, tra affari pubblici e panni sporchi. Ma io per una volta non sono d’accordo con Saturno, se la conclusione cinese deve essere “il Tibet è mio e me lo gestisco io”. Siamo tutti tibetani, oggi, ma fino a ieri siamo stati tutti anche un po’ colpevoli, se non altro di vigliaccheria: la Cina è grossa. Speriamo che la Luna Piena ci traghetti verso il domani sulle ali di una colomba.
I processi in diretta televisiva sono ormai, e purtroppo, una regola, che non sostituisce ma semplicemente si affianca a quella, ancor peggiore, di farli sulle pagine dei giornali ancor prima che in un’aula di Tribunale. Così, dopo aver dovuto ascoltare e persino vedere i dettagli della strage di Erba, con tanto di allucinate domande del tipo: “Ma il bambino, lei l’ha sgozzato o semplicemente pugnalato?”… adesso non si può accendere la televisione senza finire sul dramma di Gravina, e vedere il pozzo in cui sono morti quei due poveri fratellini o sentire medici legali ed inquirenti che disquisiscono su quanto tempo uno è potuto sopravvivere solo, al buio, al freddo e a fianco dell’altro già morto. Uno strazio. E passi pure che il padre è antipatico, burbero ed aggressivo, ma se davvero è innocente non c’è da essere fieri di averlo tenuto in galera per tanti mesi e sbattuto sulle prime pagine come un mostro. Intanto, la convivente dice che ha pregato Padre Pio perché facesse ritrovare i due bambini e il santo “l’ha ascoltata”… e l’ha fatto, aggiungo io, proprio mentre le Sue spoglie mortali venivano riesumate ed esposte al feticismo reliquiario dei devoti. Fatti simili e fatti diversi, accomunati però da un sottofondo di morbosità che mi inquieta e mi disgusta, tant’è che, se già guardavo poco la televisione, adesso la terrei volentieri spenta, se non fosse che ogni tanto un telegiornale bisogna pure ascoltarlo. Certo, non è da adesso che accadono certe cose, ma ho il sospetto che l’opposizione di Plutone a Marte in Cancro, proprio nel segno dei bambini, ne abbia per lo meno acutizzato ed enfatizzato l’eco emozionale, con una punta di ossessività vojeuristica nei confronti degli aspetti più violenti e insieme di quelli più intimi; e con la complicità di Mercurio e Venere nel freddo, mediatico e “scientifico” segno dell’Acquario. In fondo sono solo notizie, no? Diritto-dovere di cronaca, per quanto nera come la pece, da parte di giornalisti che fanno solo il loro nobile e ingrato lavoro! Vero. Anche gli avvoltoi in fondo seguono solo la loro natura, ma io mi chiedo cosa sia successo – e quando – perché gli uomini siano diventati avvoltoi; e se davvero nutrirsi delle sofferenze altrui sia un buon modo per sublimare o compensare le proprie.
Credo che il passaggio dei pianeti veloci in Acquario abbia fatto da cassa di risonanza a certe questioni etico-scientifiche forse mai risolte del tutto ma riaccese dalla dissonanza di Marte a Urano; dissonanza senz’altro contingente, che comunque già ammonisce nei confronti di quella più severa di Saturno, sul critico asse Vergine-Pesci. Eppure, quando l’ho letto sul giornale non potevo crederci: c’è qualcuno che vuole riesumare l’elettrochoc! Ma che dico elettrochoc. Questa violenta ed inquietante pratica oggi viene presentata in società con il termine più decoroso di “terapia elettroconvulsivante”, ECT per gli amici, ed è stata pure accostata alla “lobotomia prefrontale e transorbitale ed altri simili interventi di psicochirurgia”, all’interno di un dibattito normativo durato qualche decennio e concentratosi poi su due leggi regionali (Piemonte e Toscana) del 2000 e 2002, emesse per regolamentarne le applicazioni, con seguito a tutt’oggi. Purtroppo, sappiamo tutti che il linguaggio giuridico italiano è incomprensibile per tradizione, e infatti non sono riuscita a capire quale sia stata l’ultima parola tra quelle principali che qui riporto, per dovere di cronaca. Intanto, già nel 1985 il National Institute of Health americano aveva indicato l'elettrochoc come “l'unica terapia attualmente disponibile per la cura a breve termine delle depressioni gravi”. Nel 1996 il Comitato Nazionale di Bioetica riteneva poi che non ci fossero “motivazioni tali da suggerire la sospensione totale e generalizzata dell’uso della ECT”, considerato anzi “trattamento elettivo e adeguato per alcune specifiche patologie”. Con malcelato sollievo, aggiungo che nel 1999 il nostro Ministero della Sanità rimarcava l’uso improprio e l’abuso che hanno caratterizzato tale pratica nel tempo e ribadiva che, “nonostante la grande quantità di ricerche condotte negli ultimi decenni, non è stato ancora chiarito in maniera precisa il suo meccanismo d’azione”. Personalmente, non sapevo nemmeno che l’elettrochoc fosse ancora legale, e dunque mi sono esageratamente stupita al solo scoprire che si stia parlando di limitarne o regolamentarne l’utilizzo. Ma poiché l’ignoranza della legge non è ammessa come scusante, chiudo la bocca che mi si era spalancata di raccapriccio e passo oltre. Anzi, prima di farlo voglio compiere un atto (razionale) di buona volontà ed accettare per vere le rassicurazioni in merito alle nuove metodiche di applicazione che garantiscono “l’assoluta sicurezza del trattamento di ECT”, oggigiorno soggetto per altro al consenso del paziente e alla clausola di utilizzo in soli casi di emergenza: che poi sarebbero le “intenzioni suicide di depressi gravi in condizioni acute”, laddove una salutare scossa elettrica riattiverebbe opportuni neurotrasmettitori così da ripristinare il funzionamento dei “meccanismi cerebrali devastati dalla malattia”; il tutto al modico prezzo di un rischio di amnesia, “in genere risolvibile” in pochi mesi. Caro Diario, io la buona volontà ce l’ho messa, ma la mia bocca continua a spalancarsi – e io a stupirmi – per due semplicissimi motivi, orgogliosamente ignoranti della legge e della scienza medica. Il primo è di natura logica, perché dubito che un individuo fuori di testa e in crisi autodistruttiva possa dare un consenso “scritto, libero, consapevole, attuale e manifesto”. Il secondo motivo è più generico e complesso, oltre che più pertinente al mio allarme per le afflizioni di Urano in Pesci, ed è presto spiegato: che cosa accidenti è la psicochirurgia? Possibile che ancora oggi la depressione venga considerata una malattia mentale e che la mente, a sua volta, venga identificata nel cervello? Davvero si pensa che un intervento meccanico su un organo fisico possa risolvere le problematiche emotive, culturali, educative e ambientali di quell’intimo mistero che chiamiamo psiche? Insomma, dopo aver rispedito al mittente familiare la gestione della “follia”, lasciandone la sola indagine clinica alla fredda (e distante) competenza scientifica, ci ritroviamo oggi al paradosso, per cui da un lato si proclama il progresso dell’era tecnologica sulle malattie e da un altro si ritorna a pratiche oscurantistiche che disconoscono i diritti e la dignità di motivazioni del malato. E adesso chiudo di nuovo la bocca, se non altro perché non ho parole. Salvo quelle usate da Hillman nel titolo di un suo recente testo: “Cent’anni di psicanalisi e il mondo va sempre peggio”.
E’ vero che non c’è limite al peggio. Già era grave il fenomeno del bullismo, diffuso in fasce sempre più basse di età ed ostentato spavaldamente su videocamere, telefonini, internet; ma la variante al femminile fa cadere le braccia. Ragazzine spietate come Rambo che picchiano, seviziano, umiliano, perseguitano e minacciano altre ragazzine, per motivazioni che farebbero sorridere se generassero solo qualche scaramuccia: mi ha rubato il fidanzatino, ha lo zainetto più costoso, fa la ruffiana con i professori… Accadevano anche ai nostri tempi certe cose, ma noi lo ingoiavamo, il rospo. Emulazione, forse. Malintese pari opportunità di un post-neo-femminismo gratuito ed arrogante, che nulla ha a che vedere con i casi di violenza minorile attribuiti ad infanzie difficili, ad imprinting altrettanto violenti, alla alienazione sociale. No: queste sono tutte ragazzine “di buona famiglia”, sottolineano morbosamente i media. Ma cosa c’è di buono in un’educazione del genere? I genitori cadono dalle nuvole ma davvero possono considerarsi innocenti e ignari? Dov’erano mentre questi mostriciattoli in gonnella crescevano, tra cellulari e carte di credito disponibili già alle elementari? Caro Diario, sarò pure conservatrice, bigotta e perbenista, ma quando sento le interviste a quei genitori attoniti, e pur sinceramente sconvolti, che dicono “Ma come? L’abbiamo allevata come una regina, le abbiamo sempre dato tutto, dove abbiamo sbagliato?”… non riesco a non pensare che forse, se le avessero dato anche qualche scappellotto ogni tanto, la reginetta oggi non si permetterebbe di darne lei. Non so nemmeno se il passaggio di Giove e Plutone in Capricorno sia rassicurante, da questo punto di vista. Mi auguro senz’altro che porti leggi più severe, controlli più rigorosi, pene proporzionate. Ma opposto al Capricorno c’è il Cancro, il segno femminile per eccellenza, il segno delle donne e dei bambini… Che possono essere vittime o diventare carnefici, ma in ogni caso sarebbero inconsapevoli di ciò che sta accadendo. E quindi non ci siamo, non ci siamo comunque; a prescindere dalla bullette di buona famiglia, che rappresentano soltanto un ennesimo esempio di una società ormai priva di riferimenti culturali, ideologici e religiosi, e con un’etica allo sbando. E’ vero che i media ci mostrano il mondo che vogliono loro, ma se davvero sono in aumento i casi di pedofilia, se davvero le vittime non sono più soltanto bambini e bambine ma addirittura neonati… con quale coraggio continuiamo a considerarci una società moderna e civile?