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Caro diaro...
Se devo essere sincera (cerco sempre di esserlo, ma qui non ci penso nemmeno di non esserlo), l’idea di ragionare astrologicamente sulla crisi del governo o sulle primarie americane… mi annoia a morte. Anche perché ho il sospetto che, su certi argomenti, si possa dire un po’ di tutto e trovarne altrettante conferme nel cielo: il che può essere anche un utile esercizio, sia intellettuale che strettamente tecnico, ma non so quanto serva all’anima. E poi oggi è il Giorno della Memoria, un giorno in cui bisognerebbe onorare il presente con riflessioni meno contingenti, meno banali, meno ristrette; meno inutili, appunto. Magari le mie non saranno né profonde né utili, ma sincere come la stretta che sento al cuore. Ogni data è importante per l’astrologia, e il 27 gennaio non è solo l’anniversario della liberazione di Auschwitz, tanto meno riguarda solo gli Europei, ma è diventata a tutti gli effetti una “data simbolo” per l’umanità intera. Quel giorno, il 27 gennaio 1945, la Luna era in Cancro: il segno che meglio esprime il senso e il valore del ricordo; oltre a rappresentare l’umanità più fragile e indifesa, come i tanti ebrei – bambini, vecchi, donne – che in quel lager trovarono la morte o ritrovarono la vita. La Luna transita ogni mese in quel segno come negli altri, lo so bene, ma la ritengo comunque una coincidenza significativa, come se già allora il cielo riflettesse un’eco inverso, lanciando al futuro un monito, assieme ad una preghiera. C’era anche Saturno, in Cancro, e il Nodo Nord; mentre dall’altra parte, in Capricorno, il Nodo Sud era strettamente congiunto a Mercurio e Marte. Un’opposizione dura, diretta come un’accusa impietosa ma rivolta innanzitutto al karma collettivo accumulato in pochi anni, tanto da portarmi a chiedere, ogni volta che rivedo le immagini di quella povera gente, quante ere ci vorranno per estinguerlo… Tutti i pianeti lenti erano retrogradi, e Plutone-morte si opponeva al Sole-vita. Eppure, in una tale configurazione, forse non era la morte a fare da protagonista; forse il soggetto “IO” lo reclamava la vita. A proposito di liberazione (e anche di futuro), quello stesso giorno infatti il cielo mostrava un Grande Trigono, anch’esso preciso al grado, tra il Sole in Acquario, Urano e Nettuno. Una configurazione di tale speranza e potenza spirituale da lanciare la sua fiaccola di luce fino ai giorni nostri e ben oltre; e facendomi pensare che ogni momento, da allora alle ere successive, può essere il momento giusto per sanare quel karma, per dire basta, per dire davvero “mai più”. Perché la memoria serve all’anima se favorisce il ricordo, ma soprattutto se evita l’oblio.
a cura di Sandra Zagatti
Le scene astrologiche sono occupate da divi ingombranti come Giove e Plutone, e non facciamo altro, da mesi, che parlare del loro (avvenuto o imminente) ingresso in Capricorno. Legittimamente, per carità. Ma tanto da far passare in secondo piano un evento contemporaneo ed altrettanto importante, anche se meno plateale: parlo dell’ingresso del Nodo Nord in Acquario. Credo che i motivi siano principalmente due. Il primo è che, a forza di gridare “al lupo!”, nessuno ha più il coraggio di annunciare l’inizio dell’Era dell’Acquario… Avevano cominciato gli hippy degli anni 60-70, ma la diffusione delle droghe in quel periodo fece giustamente sospettare un’onda pescina più lunga del previsto; a raffreddare anche le speranze degli hippy più irriducibili, ci pensarono poi gli yuppy degli anni 80. Negli anni 90 arrivò la New Age, e si ricominciò ad osannare l’Era dell’Acquario, post-datandola progressivamente ma ogni volta pensando che fosse la volta buona: quando Urano entrò in Acquario, quando ci entrò anche Nettuno, poi al cambio di millennio, e quando Urano passò in Pesci (ultimo segno: fine di un ciclo!) o ci passò lo stesso Nodo (primo segno, con il moto retrogrado: inizio di un ciclo!)… Ma intanto gli anni passavano e di grosse novità sul piano evolutivo non se ne vedevano; anzi, se possibile si notava il contrario. Il secondo motivo è strettamente collegato a questo, anche se forse persino più imbarazzante da ammettere. E dipende dal fatto che non c’è scritto proprio da nessuna parte che l’Era dell’Acquario debba essere un’era “evolutiva”. Che possa esserlo non c’è dubbio… ma suppongo che tutte le ere abbiano una tale chanche. L’idea che l’Era dell’Acquario riportasse pace, amore e fantasia era solo una proiezione delle aspettative collettive, nobilissime e comprensibili ma non più efficaci per questo. D’altra parte, abbiamo fatto tante belle cose nei pochi decenni dagli hippy ad oggi! Abbiamo conquistato lo spazio, abbiamo inventato tecnologie raffinatissime, sviluppato la genetica, la comunicazione di massa, l’informatica… Oggi, se chiediamo ad un ragazzino cosa sia un satellite, lui manco ci penserà alla Luna degli amanti e dei poeti, e ci parlerà invece della televisione, dei cellulari, dei navigatori, delle bombe intelligenti e delle Google maps. Insomma, è inutile girarci intorno: anche queste possono essere espressioni dell’Era dell’Acquario. Semmai, è il fatto che il governatore di quel segno stia ancora in Pesci ad aver reso più deliranti gli ultimi anni, ad aver affiancato l’ossessione salvifica della scienza dei trapianti o delle clonazioni all’illusione di immortalità fisica, con corollario di dipendenze da farmaci e di accanimento fanatico per sconfiggere il male. Ma il ciclo delle Ere è talmente lento che non possiamo aspettarci che un cambio di segno sia segnalato dai fuochi d’artificio come un qualsiasi Capodanno; e soprattutto, se l’inizio dell’Era dell’Acquario non ci ha regalato una nuova spiritualità e ci ha persino tolto umanità, la colpa è solo nostra. Come nostra è anche, sempre, l’occasione di cambiare in meglio. Il Nodo Nord traccia solo una rotta: più che affidarci al pilota automatico e al radar satellitare, sarebbe il caso che ricominciassimo ad osservare le stelle, e possibilmente a remare.
Ancora una volta questi giorni di festa, dedicati alla pace e all’amore universale, sono stati profanati da un fatto tragico e violento, che parla di odio. L’assassinio di Benazir Bhutto è un evento che va al di là del suo contesto geografico o politico: non si può ascoltare una simile notizia in TV e poi ricominciare a mangiare il panettone, come se non fosse accaduto qualcosa anche a noi, alla nostra vita, nella nostra casa addobbata, nella nostra famiglia riunita a scambiarsi regali… Il Plenilunio del 24 dicembre era più adatto ai licantropi che a Babbo Natale: con la Luna in domicilio (cioè nella sua veste più “femminile”) stretta a Marte ed opposta a Giove e Plutone. Immaginavo che la congiunzione Giove-Plutone avrebbe amplificato le espressioni negative dei due pianeti, invece di sublimarle, e temevo che Marte retrogrado avrebbe agito da detonatore: vendicativo, vigliacco e velenoso come un serpente che si arrotola per meglio attaccare. Temevo anche che la ricorrenza religiosa (cristiana) e consumistica (occidentale) avrebbe stuzzicato qualche azione destabilizzante, ma non pensavo a un omicidio diretto e così brutale: mi limitavo ad augurarmi che si trattasse “solo” di atti dimostrativi, offensivi o ricattatori, senza osare sperare che non accadesse proprio nulla. Caro Diario, sai come la penso sugli eventi astrologici di valenza collettiva. Per manifestarsi sul piano sociale possono utilizzare i canali della natura, come già accadde con lo tsunami del 26 dicembre 2004, oppure possono entrare in risonanza con i temi di persone che non sono “soltanto” individui, rivestendo un ruolo pubblico e soprattutto ricevendo un’importante proiezione collettiva. Benazir Bhutto era nata il 21 giugno 1953. E proprio Plutone si stava opponendo al Sole di questa donna giovane, bella, coraggiosa; e scomoda. Uccisa dai suoi (solo suoi?) “oppositori”, incoraggiati da Giove nelle loro deliranti e dogmatiche certezze e armati da Marte nella loro cieca, retrograda guerra al diverso, al nuovo, al nemico di sempre. Ho sentito molti commentare questa notizia con sincero smarrimento e timore, scuotendo la testa e dicendo rassegnati “Dove andremo a finire?”… Per quanto mi riguarda, sono solo tanto triste: guardo il cielo di questi giorni e penso che siamo già finiti male, se non ci ribelliamo alla tenebre e non ricominciamo a vivere luminosamente, ognuno come può, anzi come deve. E se crediamo che un quotidiano gesto d’amore, un’intenzione sincera di perdono o un semplice sorriso in più non cambino ciò che sta accadendo e non servano al mondo… allora non siamo finiti male; siamo finiti e basta.
Attendo da mesi e con malcelata ansia questa congiunzione tra Giove e Plutone in Sagittario, ormai in pieno corso, pur sapendo che i modi in cui può esprimersi sono davvero tanti e dunque letteralmente “imprevedibili”, soprattutto sul piano collettivo. Purtroppo, almeno un evento di questi giorni era prevedibile ed era infatti stato previsto, non soltanto dalla sottoscritta. Mi riferisco alla marea nera fuoriuscita da una petroliera, che sta riversando in mare e su venti chilometri di coste della Corea del Sud diecimila tonnellate di petrolio… Sono coste che ospitano uccelli migratori, a proposito di Sagittario. Pensavo anche (lo penso tuttora) che il petrolio potesse dilagare nel prezzo, con tutto ciò che ne consegue in termini di aumento delle tariffe energetiche e tradizionali rincari di bollette come regalino di Natale. Ma siamo ancora in tempo a confermare e peggiorare, magari per l’Epifania, visto che la congiunzione è appena iniziata. Tuttavia, tra ieri ed oggi, i telegiornali nazionali hanno parlato soprattutto delle tante morti sul lavoro avvenute nel corso dell’anno e persino in questi giorni: incidenti gravissimi, norme di sicurezza inadeguate, nonché sfruttamento illegale ed immorale sui lavoratori in nero. Già, Plutone porta a galla ciò che sta sotto (non a caso, una volta che sono avvenute, le chiamano “morti bianche”), e Giove giudica, condanna, ma prima ancora amplifica… Un’altra tragica notizia odierna riguarda i due casi di donne incinte, morte all’ospedale o alla ricerca di un ospedale. Il pensiero corre a Marte in Cancro, forse incattivito dalla retrogradazione ma apparentemente “ben messo” in quanto a configurazione ed aspetti. Ma sia il lavoro che la sanità non riguardano il Sagittario: manca dunque qualcosa? Non credo. Credo piuttosto che, se sembra mancare, è l’analisi astrologica ad essere inefficace, e non il cielo ad essere carente di informazioni. E allora insisto sul Sagittario, che per tutto l’anno ha ospitato Giove e Plutone e che proprio adesso ne ospita la congiunzione: proprio adesso che anche il Sole transita in quel segno. Il Sagittario quadra Vergine e Pesci, ed evidentemente poco importa se si tratta di una dissonanza zodiacale e non precisamente planetaria… Basta e avanza che pianeti come Saturno e Urano richiamino l’attenzione su quei segni, per manifestarne una reattività paradossalmente più intensa e completa: Saturno prima decade, Urano seconda, Giove e Plutone terza. E in fondo, se dobbiamo tradurre l’asse Vergine-Pesci con due termini che riguardano tematiche collettive, i primi che ci vengono in mente sono proprio “lavoro” e “sanità”. Non rallegra di certo, a questo punto, pensare all’altro segno coinvolto dalle dissonanze del Sagittario, cioè i Gemelli, in opposizione. Problemi nei trasporti ce ne sono già stati, il che non esclude ulteriori agitazioni strategiche proprio sotto le ferie; tanto meno possiamo escludere eventi più gravi, cioè incidenti e non solo scioperi… Ma anche una petroliera è un mezzo di trasporto, e potrebbe bastare; o no?
Nonostante la barocca congiunzione Giove-Plutone in Sagittario, stiamo già sentendo i miei amati giornalisti enfatizzare il “Natale povero” che gli italiani passeranno; in buona compagnia, direi, visto che al mondo c’è gente più povera e da più tempo… Ma tant’è: Saturno è entrato in Vergine e comincia il periodo delle vacche magre. Non vedo cosa ci sia da stupirsi: non è da adesso che l’Italia si sta impoverendo, anzi direi che soffre di impoverimento cronico, e se adesso diamo la colpa a Saturno è solo per nascondere quella degli italiani: spendaccioni cronici; o cronici ottimisti, se vogliamo dirla con Giove. Saturno in Vergine, semmai, sta facendo per noi quello sporco lavoro che tanto detestiamo: ci sta facendo i conti in tasca, e soprattutto ci sta facendo notare che i conti non tornano. Così, improvvisamente (?), dopo decenni di spreco e dopo almeno un anno di costo della vita in sagittariano aumento, gli italiani si sono svegliati e in un attimo sono passati all’altro comportamento abituale, cioè al lamento. E quale occasione migliore per piangere miseria, se non l’imminente Natale? D’altra parte, nel frattempo Marte si è accasato in Cancro e per vincere la noia del suo moto stazionario ha pensato bene di allertare le famiglie. Non solo sulla criminalità diffusa; non solo sulla violenza sportiva; non solo sull’emergenza energetica nazionale e planetaria o su altri problemi obiettivamente seri ed urgenti… No. Sul caro-panettone. Sulle feste sobrie e parche a cui gli italiani saranno costretti, come se il problema di stringere la cinghia riguardasse solo la difficoltà conseguente ad ingoiare i tradizionali cenoni. Caro Diario, io non credo che gli italiani meritino l’immagine che ne vediamo in TV. Non credo che NOI italiani (non tutti, comunque!) abbiamo davvero dimenticato che in origine, in teoria, il Natale era una ricorrenza religiosa e non una mattanza consumistica: un tempo di raccoglimento e non di dispersione. Credo invece che, se questo Natale ci richiamerà ad un maggiore rispetto per il denaro guadagnato onestamente e faticosamente, se ci impedirà di ingozzarci di colesterolo farcito e se ci inviterà a scambiarci regali più semplici ma proprio per questo scelti con maggiore cura ed affetto per chi li riceve… beh, allora sarà un Natale da ricordare con gratitudine, per la consapevolezza offerta o foss’anche imposta: quella dei problemi veramente gravi e dei valori veramente preziosi. Viva Saturno, viva la Vergine! E vivano anche gli italiani, a cui nessuna povertà dovrebbe mai togliere, o permettersi di mortificare, la ricchezza interiore.