- Non so nemmeno perché stia scrivendo. Sinceramente non lo so, visto che c’è anche la voglia di congedarmi. Forse un “debito” del cuore alle persone di questa discussione.
Cara Cilli scrivevo delle briciole di Pollicino che mi hanno portato fino a te. “Coazione a ripetire”, dinamiche “contro natura ”, ferite del femminile. Donne, soprattutto, donne , dietro al pc. Rassicurata da questo, i miei post alle donne. Rispettando i tempi della discussione e rispettando i miei tempi.
Donne dicevo, ma non per sciocchi schieramenti, si è persone prima di ogni altra cosa.
Ma la comprensione è sicuramente più femminile, per certe “ferite”.
Poi si può anche dibattere affidandosi ai simboli o a tutto ciò che può esulare dal simbolismo,prezioso nella stessa identica misura. Forse persino di più, ma questa è una mia soggettiva visione della vita.
Arabello, io so cosa è il Tsr. Perché lo vivo sulla pelle, indipendentemente se viva o non viva una relazione sentimentale. O almeno, per tanti anni nella mia vita lo sono stata. Ma ribadisco che sei stato scorretto a parlare in mia vece. Non dovevi farlo. Mi sono sentita violata. Parli di pscicosi, ma non è una malattia psichiatrica. Se ne esce. Fortunatamente se ne esce. Può essere scambiata per malattia psichiatrica. Persino la diagnosi può oscillare e si può essere di volta in volta “etichettati”, nei casi più estremi, quando l’abuso è anche incesto- il violatore e il genitore non protettivo coincidono- da generiche “personalità multiple” a “borderlain”
E liberarsi in questo caso dal sintomo di rimessa in atto del trauma è lungo e faticoso. Molto di più, ma persino in questo caso è possibile.
Qui le dinamiche sono persino più pericolose, perché il farsi male è anche fisico: bulimia, anoressia, tossicodipendenze, tagli autoinflitti.
A me è andata meglio: paziente affetta da “attacchi d’ansia” e “depressione”. Anche questo in linea, con le diagnosi psichiatriche.
Dusty Millere, autrice di “Donne che si fanno male”, psicoterapeuta è la prova vivente, che se ne può uscire: è stata violentata nell’infanzia.
La tecnica riabilitativa, proposta dall’autrice , per aiutare “persone come me” è aiutare la “paziente” ad integrare DA SOLA l’istinto auto protettivo, - Marte positivo che dà forza e non autodistrugge- usando le stesse modalità terapeutiche che si usano con le persone sopravvissute o a catastrofi naturali o ad azioni di guerra o ai crimini violenti. Si chiama “disturbo post-traumatico da stress”. E se ne esce. Se ne esce.
E non è una passeggiata, non lo è affatto.
E sul DA SOLA, due parole. Aiuto competente, perché il tutto deve partire dai ricordi spiacevoli, indagati all’inizio(cerchio esterno) con cautela e delicatezza, sino a quando affiorano i ricordi e si parla della propria dipendenza dal dolore(cerchio mediano). E qui si va in guerra: spezzare la segretezza,significa rivivere tutte le emozioni negative, significa rivivere la Rabbia furiosa e devastante, interiorizzata e autodistruttiva. Ed esplode come un vulcano e spazza via chiunque stia vicino alla “paziente”. Ecco perché in questa fase la paziente dovrà contare su relazioni positive- amici, associazioni no profit, persino un compagno se c’è , ma debitamente informato su cosa sta per accadere - e totalmente empatiche, rassicuranti, che riescano a “contenere”. La rabbia la si “cura” con la partecipazione al dolore, “piangendo assieme”, altrimenti tornerà ad essere incanalata autodistruttivamente, perché la vittima, penserà sempre di essere stata “brutta e cattiva” e di aver meritato addirittura promosso ciò che gli è accaduto nell’infanzia.
Se accade tutto questo, finalmente si passerà alla fase successiva,(cerchio interno) spazzare via il marte-rabbia autodistruttiva-e sarà sviluppata l’autoprotezione(marte energia positiva). Visualizzando all’inizio la persona più protettiva della propria vita- mio nonno, nel mio caso- sino a quando la bambina-vittima, cederà il posto alla Donna, che impara a dire i “NO”e ad auto- proteggersi.
So Arabello, quindi, cosa intendi quando dici, amare una “ bomba”. Perché io sto dall’altra parte- sarei la “bomba”- ma ti assicuro, che c’è tanta sofferenza. Si è conviti che si sarà sempre e comunque feriti, a maggior ragione se c’ è amore. E basta mezza parola per crederlo,persino un’inezia può ferite, ma per assurdo si finisce per “perdonare” anche l’imperdonabile. Dipendenza dal dolore. Credo – e siamo su piani completamente diversi- che mi sia successo, in qualche modo, anche in questa discussione. Confesso che ho sempre letto con “apprensione” ogni commento. Paura di essere ferita anche qui, su “terra neutrale”.
C’è anche un malefico “disturbo della speranza”, sul quale le persone come me devono lavorare. E per assurdo la “cura”- e con questo torno alle argomentazioni iniziali- non passa solo attraverso la psicoterapia,ma soprattutto attraverso relazioni- positive .
Sarà un caso, che l’ultima storia sentimentale che ho vissuto dando l’anima, si sia arresa tra le pagine del saggio della Miller? Assurdo perché lo avevo ripreso in mano, per cercare di capire, come mi si “percepiva” all’esterno. Assurdo perché stavo- e per inconsapevolezza- innestando attraverso le mie difese, le difese dell’altro. La guerra, insomma.
Sono cosciente, però, di “come funziono” . Questo è il mio “qui ed ora”. So di avere molti problemi, ne sono consapevole. Punto, mi basta. Accennavi ai miei transiti, sicuramente mi sto trasformando. Come? Posso dire quello che “sento”. Tanta voglia di relazioni positive, dare ed avere, crescere insieme agli altri, ponendo i paletti necessari staccando nettuno dalla mia luna- usare finalmente i NO che servono e li userò, conscia anche di poter “strafare” non avendoli interiorizzati positivamante- ma non ho voglia alcuna di relazioni sentimentali. Ma è indotto, questo desiderio di allontanarmi da un rapporto a due.
Temo che potrei correre ancora il rischio, di “nutrirmi” della immagine riflessa dall’altro, di attaccarmi all’immagine data di riflesso, positiva o negativa che sia. Farmi male e far male. Ed è straziante se c’è amore. Devo guardarmi da sola, senza dipendere.
Devo guardarmi dentro, aperta alla vita, ai miei mille interessi, alla mia “esplosiva “ curiosità intellettuale, assieme ad un faticoso e necessario percorso interiore, senza scagliare accuse su nessuno e posso “imparalo” solo se inizio a non accusare me.
Per assurdo la “cura”- e anche con questo torno alle argomentazioni iniziali, - non passa solo attraverso la psicoterapia,ma soprattutto attraverso relazioni positive. E questo secondo me, rimanda a qualcosa di più complesso rispetto alla sola astrologia o alla sola analisi. Lo trovo in linea, con la disarmante semplicità di parole secolari , quelle stesse di un GRANDE MAESTRO D’INTERIORITA’.
“Amare gli altri, come se stessi”. Come se stessi: nè di più, né di meno. Credo di essere in linea con ciò che mi richiede plutone sestile sul sole. E i transiti sul sole li ho sempre “sentiti” o perlomeno “capiti”. Un richiamo alla mia individualità, un richiamo a non aver paura ad usare un pizzico di salutare “egoismo”. Imparare a mettere i confini senza l’abnegazione,senza riviverli innescando relazioni di sofferenza, di dipendenza alla sofferenza, serenamente e senza fretta alcuna.
Amare me. Volermi bene. Distruttivamente difficile, ma passaggio obbligato.
Non vorrò mai più “ferirmi”, né ferire. Perché se è amore, non ti rialzi. Devo imparare a farlo, prendendomi per mano. Voglio imparare ad “usar-mi”, bello e brutto. Ma so di non avere le “coordinate sentimentali” per farlo compiutamente, quelle affettive, invece le sto adoperando, è un sentiero è meno minaccioso.
Poter dire alla mia amica, non riesco a “reggere “ tutta la tua sofferenza, è solo un piccolo, passo ma sto imparando ad ascoltarmi, a sperimentare ciò che riesco a fare o non fare. Sto imparando a “camminare”.
Per poter amare invece un uomo, sono ancora più indietro. Sto carponando. E mi sconvolge, ancora di più, poter ferire, più che poter essere ferita.
Buona domenica!
Chiedo scusa per il lunghissimo post. Spero di non dover più personalizzare . Sto imparando a comprendermi , anche col confronto astrologico e relazionandomi con tutti voi. Con tanta tanta calma. E’ una richiesta sentita, spero sia accolta. Lo desidero, tanto.
Smettiamola,poi, con questo linguaggio d trincea- certo detto da me fa sorridere- ma sarebbe bello.