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Opinioni a confronto
   
  NOSTRA RAPPRESENTAZIONE
discussione inserita da arcangelo
 
Sebbene io non abbia la fiducia, la capacità verbale e la competenza necessaria per esprimere certi concetti, vorrei provarci lo stesso..: che ne direste di parlare del modo percettivo in cui rappresentiamo il mondo secondo le nostre idee?

Il fatto che tutto ciò che vediamo, tutto ciò a cui diamo un significato, le parole con cui etichettiamo, le sensazioni che abbiamo, l'emotività che esprimiamo, quello che secondo noi pensano gli altri, ciò che succede secondo noi nel mondo e il modo in cui succede, è solo una nostra rappresentazione..? E spesso la addebitiamo agli altri?

Vorrei condividere quest'idea con voi..mi sono accorto che dentro di noi c'è molto di più di quello che esterniamo.


arcangelo

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 RISPOSTE A QUESTA DISCUSSIONE 54 - Inserisci una risposta a questa discussione
 
A CURA DI
inserita il 31/07/2007 07:30:31

- Cari amici,
continuando il discorso sulle nostre rappresentazioni, vorrei dire che, rispetto a cià che dice Arcangelo, noi non siamo solamente ciò che abbiamo introiettato, nel senso che noi, anche sul piano fisico - quando siamo ancora in stato embrionale - siamo costretti a ricapitolare tutte le strutture di tutte le forme da cui deriviamo.
Noi, infatti, siamo prima monocellule, poi strutture semplici, pesci, rettili, anfibi e poi finalmente mammiferi, riproducendo ogni volta la nostra storia.
Sul piano psicologico è la stessa cosa; noi siamo costretti a ripercorrere le strade che l'inconcio collettivo e familiare ha messo in piedi e, su di esse, si costruirà la nostra individualità futura.
Indubbiamente, l'oroscopo personale mantiene tracce della nostra famiglia, a dimostrazione che ci sono radici da cui proveniamo che possiamo considerare un po' il "lascito" dei nostri antenati.
Del resto, lo stato di continuità è assicurato da questo continuum tra passato, presente e futuro in quanto noi siamo parte di vari sistemi: il primo è l'universo, poi via via scendendo arriviamo al nostro pianeta, alla stirpe umana, alla razza e, infine, alla famiglia che è il sistema a cui spesso facciamo riferimento in quanto è quello di cui sentiamo l'appartenenza.
E' impensabile non tener conto dell'importanza di questa situazione senza la quale noi non saremmo nati.
In terapia familiare si dice che ogni singolo individuo esprime la forza dei suoi predecessori, nel bene e nel male.
Questo, ovviamente non vuol dire che noi siamo "obbligati" ad esprimere pari pari le loro energie, ma questo riguarda il MODO, non il tipo di energia.
Infatti, quando parliamo di potenzialità guardando un tema natale, non ci riferiamo certo alla modalità con cui esprimeremo quelle determinate energie, ma alle energie stesse.

Non mi stancherò mai di ribadire il concetto che l'oroscopo non ci dirà mai COME ci esprimiamo, ma bensì il tipo di enegie che sono in gioco; l'aspetto più personale sta proprio nel COME, nel modo in cui ci impossessiamo nel nostro potenziale e di cosa ne facciamo di personale.
Se così non fosse, tutte le persone nate nello stesso giorno, sarebbero uguali. Non tutti quelli che sono nati lo stesso giorno di Martin Luther King hanno avuto la sua stessa statura spirituale e morale, anche se avevano certamente lo stesso potenziale alla base.
Dobbiamo abituarci all'idea che così come da qualche parte è codificato il DNA con il suo patrimonio di milioni di Geni, da qualche parte è anche codificato il nostro DNA PSICHICO con tutto il patrimonio degli ARCHETIPI che, a loro volta sono poi intrecciati in un determinato modo nelle singole famiglie, come se, al di là del nostro Se' individuale, vi fossero radici ben più antiche e profonde che possiamo considerare un Sè che si porta dietro il nostro clan.
Così, ciò che accade in ogni singolo membro familiare, finisce per influenziare - consciamente o inconsciamente - l'intero sistema.

Se così non fosse noi non potremmo leggere nulla del sistema familiare da cui originiamo, mentre invece il tema natale è prodigo di informazioni di ciò che giunge dalla famiglia anche se, per correttezza noi dovremmo sempre ricordare che, ovviamente, si tratta pur sempre del modo in cui noi abbiamo COLTO determinate istanze che ci sono trasmesse, quindi, anche in questo passaggio, vi è sempre qualcosa di personale che viene inserito.

Il piano personale è dunque un "a priori", nel senso che anche noi, quando facciamo la lettura di un archetipo, non siamo totalmente vergini,ma abbiamo dentro dei codici che già influiscono sul COME andiamo a decodificare e poi a codificare.
E' complesso il discorso, ma, sicuramente se io ho una Luna Saturno è vero che ho letto e percepito il "materno" attraverso gli occhi un po' freddi e duri di Saturno, ed è vero che sono influenzata dal mio Saturno nella lettura di mia madre e che Saturno può rappresentare il mio COMPLESSO, tuttavia, poi se io vado a vedere magari il tema di mia madre, scopro che lei è saturniana e che magari è Capricorno e quindi, capisco che le due radici si sono in qualche modo intrecciate, anche se possiamo avere conferma che mia madre aveva poi dei suoi tratti che io ho colto con minore intensità che pure le appartenevano.

Così, non siamo esclusivamente il frutto di ciò che hanno messo dentro i nostri genitori perchè nessun bambino nasce come una lavagna bianca, in quanto sicuramente si porta dietro un retaggio suo personale che deriva dalle vite precedenti oppure da memorie che ha colto dall'inconscio collettivo che, comunque, sono già al suo interno e sulle quali, il vissuto individuale andrà ad installarsi.
Jung sosteneva che la nostra ANIMA è un oceano, uno spazio in cui il tempo non gioca alcun ruolo, o in ogni caso, non quello che noi crediamo.

Così, possiamo vedere come, attraverso gli archetipi planetari, cogliamo qualcosa dall'inconscio famigliare che è nostro, ma che tuttavia, apparteneva magari anche a nostro padre o a nostro nonno e magari, a noi tocca il compito di dover "sanare" qualcosa che non è stato ancora sanato. Tantissime volte ho visto il Plutone in 4a casa rappresentare una sorta di "potenziale autodistruttivo" ereditato dal padre; ma è vero anche che quella distruttività magari era la modalità espressa dal padre che non era riuscito a risanare il suo rapporto con quel particolare tipo di energia e, come conseguenza l'aveva usata in modo negativo; il figlio erediterà quel tipo di "predisposizione" il che vuol dire che dovrà lavorarci su in modo da poterla usare in modo creativo, ereditando quindi anche il potenziale che il padre non aveva usato: il potere personale e le reali autentiche motivazioni che possono aiutare ad utilizzare le energie di rinnovamento dell'intera stirpe paterna
in modo creativo e, in un certo senso, liberando anche il padre dal suo fardello.

Un saluto Lidia

Lidia
 
inserita il 06/08/2007 15:34:17

- volevo scrivere una cosetta....posso? non datemi della presunzione vi prego! ho capito che nelle dinamiche di marte e giove c'è spesso quel meccanismo di sentirsi infallibili. e quindi voglio solo mostrarvi il mio pensiero, senza moralismi o sofisticatezze..così com'è

arcangelo
 
inserita il 06/08/2007 23:43:56

- Saggia è lidia, illuminanti, temperate e fini le tue parole..

all'inizio di questa discussione,i dubbi prolificavano e si contorcevano fra loro, chiedevano riconoscimento;ma grazie a voi ho trovato un pò più di pace, in questo cercare.

Il passato è successo, è stato ed è stato presente. ora non è più, poichè esiste solo il presente: il futuro è ancora di là da venire, e il passato è ricordo.

tuttavia, come dice lidia, il passato deve essere ricordato, ma in una dimensione dove esso non possa fare male, ma ricordarci semplicemente la nostra storia, e se necessario, anche come abbiamo resistito e sopravvissuto alle avversità. il modo in cui esso deve influenzare il presente, è di riflessione e presa di spunto del buono e delle opportunità che troviamo in ogni istante, codificando ciò che ci circonda (Mercurio) anche grazie a ciò che abbiamo vissuto. riconoscendo il passato e dandogli un posto, esso non ha la possibilità di infiltrarsi nel presente, poichè esso non si può "mischiare" se ha già un posto ben chiaro dentro di noi. e influenza quindi in maniera minore la percezione, dandoci maggiore possibilità di scelta sul futuro,figlio del presente.

Se esso influenza il presente, continuiamo a ripetere schemi già accaduti, ripetendo il ciclo e trovandoci invischiati; ma poichè il presente è la nostra dimensione d'animo,sempre in movimento (come i pianeti lo sono con i transiti) non vi è momento immutabile,ma solo cambiamento.

cambia il modo di vedere le cose: per cui una cosa può sembrare "passata" o vecchia perchè non è più. è il cambiamento del modo di vedere che dà la concezione di mutamento e del passare del tempo. secondo me è per questo che si etichettano "passate" le persone anziane, perchè apparentemente il loro modo di vedere non rispecchia il presente.
ma c'è una convenzione per stabilire cosa è presente per ognuno di noi?
un'etichetta che coniuga tutti i presenti?

la concezione di tempo risulta così individuale, come lo è il percorso e come lo è la percezione.(tocchiamo il punto di partenza)

sebbene la realtà esista, intesa come quella dimensione di materia e di causa ed effetto all'infuori di noi, c'è tutta una percezione nostra di essa, che seleziona solo gli aspetti che comprendiamo e non la totalità.

e quindi in ogni stilla di presente c'è anche passato e futuro, c'è ogni modo di vedere che influenza, una nostra percezione che vive e codifica, in ogni momento che svolgiamo. ma tale momento è scandito dall'impressione della realtà, che colora il resto. e il modo di vedere essa non ha confini: nel giovane si può celare un vecchio, nell'adulto un bambino, nel vecchio un adolescente. è il modo di vedere, la visione della vita che disegna, che imprime ed esprime.

così come in ogni bambino c'è già il vecchio, in ogni seme c'è già il disegno del tipo di albero che diventerà, in ogni tema natale c'è il TIPO di energie che sono e saranno sue. ma la modalità di espressione e di uso sono individuali.

così, per ogni persona che vuole modificare la sua percezione in divenire, deve vedere il tipo di futuro che vuole vivere rapportato con il passato, chiedendosi se la sua visione del passato permette un certo tipo di futuro. poichè in ogni momento si vive passato e futuro, ed essi sono inscindibili dal presente, convivono intrecciati. è per questo che solo dando una propria interpretazione e un proprio riconoscimento al passato si possono realizzare nel presente riflessi del futuro che si vedono già perchè già elaborati.

non c'è passato, non c'è futuro, non c'è presente, c'è il flusso e la convivenza di un cammino che integra e riconosce le esperienze come uniche insegnanti.

le parole sono ponti, creano, le dottrine stimolano la ricerca, ma il viaggio lo si compie con la propria partecipazione e percezione di ciò che si vive.

La codificazione diventa così uno strumento, mentre la convenzione è la regola che si è abilmente inventata per trovare senso comune, per comunicare. ma le parole stesse non trovano espressione da sè, ma si legano filo a filo alle cose da esprimere, spesso falsandole poichè la totalità della sensazione viene sempre un pò perduta nell'espressione a parole, viene diretta verso una meta ben precisa perchè per ogni cosa c'è una parola, ma come si può esprimere la totalità a parole?
L'infinito in matematica non è rappresentabile, neanche con i numeri.
viene rappresentato con un simbolo, che se si guarda bene è simile al tao.

Nella convenzione, nella selezione che è parte dell'influenza propria della percezione, la direzione verso ciò che si cerca e si è selezionato acuisce lo sguardo verso il punto cercato, ma perde paesaggio e vista verso il tutto, perde fuoco. ad ogni fascio di luce che si orienti verso un punto, il resto si abbraccia al buio. si vede, sì il punto in un dettaglio mai visto prima (possiamo pensare alla 6a casa), ma si perde contemporaneamente la visione del resto.

Nel romanzo Siddharta di Hesse, il protagonista vive sotto l'educazione di Brahmini e dei loro precetti, per poi decidere che non è la strada maestra, poichè non gli consente di trovare l'Unità col tutto, e soprattutto viverla . Prova così la strada per la spersonalizzazione dell'Io, la quale dovrebbe concedere la pace e la percezione del tutto: si unisce a degli asceti e pratica in assoluta povertà la disciplina dell'essenzialità. ma i momenti in cui sostava il Non-io erano effimeri, e non duravano a lungo. Si distolse anche da questa disciplina, vagando e incontrando per la sua via vari maestri di varie dottrine diverse, ognuno con qualche conoscenza da dargli.
Ma l'ultimo grande insegnamento lo ebbe dall'ascolto del fiume: mai uguale ma sempre lo stesso, imparò ad ascoltarlo.
e vide e sentì in esso tutto insieme,tutte le voci, tutti i dolori, tutte le mete,tutti i desideri,tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto il mondo. e se non si legava a nessuna voce, se non impersonava il proprio Io con nessuna di essa, poteva udire tutte le voci e il canto, il tutto, l'unità, risuonante come la perfezione, un'unica parola.

all'inizio siddharta continua a cercare, a praticare, a cercare l'essenza, spersonalizzare, a concludere, a laconizzare. cerca anche di lasciare fuori l'Io, di non sentirsi, di obliarsi, di mandare fuori la propria percezione. ma il più grande insegnamento lo ebbe quando non cerco di disconoscere il proprio io e di dimenticarlo, ma di trascenderlo e non legarlo con nessuna con le voci che udiva, poichè la sua voce era una della totalità e come tale necessitava della sua espressione come le altre in modo definito (si può riconoscere uno dei significati della 12a casa).

nessuno mi ha risposto, così ho scritto..

arcangelo

arcangelo
 
inserita il 30/08/2007 23:05:24

- Caro Arcangelo,
hai perfettamente ragione, infatti, il punto non sta nel dimenticare o nll'eludere l'Io ma nel trascenderlo, nel vedere cioè ciò che c'è oltre l'Io.
Questo è il compito. In effetti spesso si leggono cose demenziali. Si legge che l'io deve morire. Falso, senza Io non c'è esperienza: è lui che legge, è lui che interpreta ed è sempre lui che fa esperienza.. Senza Io si cade dentro ad una psicosi in cui non vi è neppure separazione tra noi e gli altri.
Trascenderlo vuol dire riconoscerlo, ma sapere che non è la sola istanza che sta nella nostra psiche..
Un abbraccio Lidia

Lidia
 
 
 
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