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IL FORUM DI ERIDANO SCHOOL - ASTROLOGIA E DINTORNI
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Opinioni a confronto |
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OMOSESSUALITA'
discussione inserita da Chiara Inesia |
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Riscrivo qua, avevo sbagliato a scrivere il titolo della discussione, così chi vorrà potrà trovare questo tema trattato nel forum.
Ciao a tutti,
mi farebbe piacere discutere di questo aspetto, di queste scelte della vita affettiva di alcune persone.
Che idee vi siete fatti in merito?
Che elementi abbiamo nel tema natale per identificare queste tendenze?
E' forse una difficoltà ad integrare in sè stessi il principio maschile e il principio femminile? Oltre che, a mio avviso, potere essere la conseguenza di forti traumi con il sesso opposto spesso verificatisi in tenera età?
Grazie per il vostro contributo.
Un caro saluto a tutti.
Chiara Inesia
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RISPOSTE A QUESTA DISCUSSIONE 44 - Inserisci una risposta a questa discussione |
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A CURA DI |
inserita il 29/12/2007 18:32:49
- nessun risentimento tranquilla; di sicuro ho un po' caricato la cosa, ma credo che anche se velatamente ed indirettamente il senso era più o meno come l'ho percepito...penso anche io di non essere in grado di farmi capire...c'è uno scambio ma si è sempre allo stesso punto...probabilmente è un argomento che non può essere trattato in un forum...io accolgo il tuo pensiero e rifletterò su quanto dici anche se ho la mia idea scevra da tanti discorsi dotti. una cosa però voglio dirla...parlare di genetica è pericoloso. penso che immaginerai cosa possa provocare in menti poco mature attribuire l'omosessualità a tale ambito (mi viene in mente un certo hitler)...cosa tra l'altro mai domostrata scientificamente. spero con questo di non innescare altre discussioni. solo un mio appunto...non ci si faccia caso...ciao
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Lafcadio |
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inserita il 29/12/2007 19:25:06
- Umberto Galimberti: Se l’amore è messo all’indice
Tratto da “la Repubblica”, 30 ottobre 2004
Il legame affettivo tra persone dello stesso sesso è sempre esistito in tutte le culture e interpretato in alcune come evento naturale, in altre come evento contro natura. Siccome la natura, come ci ricorda Eraclito, "ama nascondersi", l’accettazione o la condanna dell’omosessualità sono fenomeni culturali. E siccome la cultura è più abile della natura a imbrogliare le carte, seguiamone i trucchi, le sofisticate giustificazioni, i nobili intenti.
Platone è il primo ad avanzare l’ipotesi che a discriminare l’omosessualità non sia la natura ma la legge, e perciò scrive che: "Ovunque è stabilito che è riprovevole essere coinvolti in una relazione omosessuale (letteralmente: "Soddisfare gli amanti, charizesthai herastais") ciò è dovuto a difetto dei legislatori, al dispotismo da parte dei governanti, a viltà da parte dei governati" (Simposio, 182 d). E a partire da qui Platone lega l’accettazione dell’omosessualità alla democrazia. Ho citato l’espressione greca perché il termine "omosessualità" non esisteva nella Grecia antica e neppure nell’antica Roma, nonostante altri termini per atti e preferenze sessuali molto meno marcati e distintivi della dicotomia, così ovvia per l’età moderna, tra omosessuale e eterosessuale, abbiano origini greco-latine, come: pedofilia, incesto, feticismo, fellatio, cunnilinguus e via dicendo. Nell’antichità l’omosessualità non era un problema, perché l’attenzione non era rivolta all’atto sessuale, ma all’amore tra persone (charizesthai herastais) che poteva trascendere il sesso, perché capace di includere dimensioni culturali, spirituali ed estetiche. Questa era la ragione per cui il legislatore attico Solone considerava l’erotismo omosessuale troppo elevato per gli schiavi, ai quali, per questo, andava proibito. Lo stesso motivo ritorna nella letteratura islamica sufi dove la relazione omosessuale è assunta come metafora della relazione spirituale tra uomo e Dio. Di estetica, cultura, spiritualità, coraggio e forza gronda l’erotismo di Achille con Patroclo, di Socrate con Alcibiade, e a Roma di Adriano con Antinoo, a cui, dopo la morte dell’amato, l’imperatore dedica un oracolo a Mantinea, decreta giochi ad Atene, Eleusi e Argo che continuarono ad essere celebrati per più di 200 anni dopo la sua morte.
Tutto ciò era possibile nel mondo antico perché ciò che si celebrava nell’erotismo omosessuale era l’amore che non escludeva il sesso, ma non si concentrava sul sesso e non elevava il sesso a sintomo. Questa tendenza non fu interrotta nell’alto Medioevo, per cui imputare al cristianesimo la condanna dell’omosessualità non è del tutto corretto. Un manuale per i confessori del VII secolo assegnava un anno di penitenza ad atti impuri tra maschi, 160 giorni tra donne, e ben tre anni a un prete che fosse andato a caccia. Le gerarchie ecclesiastiche fino al Concilio del 1179 non consideravano l’omosessualità un problema che meritasse una discussione. Anselmo d’Aosta, poi elevato agli altari, poteva avere relazioni amorose prima con Lanfranco, poi con una serie di suoi allievi, a uno dei quali, Gilberto, dedica un intero epistolario dove leggiamo: "Amato amante, dovunque tu vada il mio amore ti segue, dovunque io resti il mio desiderio ti abbraccia. Come dunque potrei dimenticarti? Chi è impresso nel mio cuore come un sigillo sulla cera, come potrà essere rimosso dalla mia memoria? Senza che tu dica una parola, sai che io ti amo. E nulla potrebbe placare la mia anima finché tu non torni, mia altra metà separata".
Fino al XII secolo la teologia morale trattò l’omosessualità, nel caso peggiore, alla stregua della fornicazione eterosessuale senza pronunciarsi con un’esplicita condanna. Fu con le crociate del XIII e XIV secolo contro i non cristiani che prese avvio, come sempre càpita in ogni "scontro di civiltà", un clima di intolleranza, non solo contro i musulmani, ma contro gli eretici, gli ebrei espulsi da molte aree d’Europa. Alle crociate seguì l’Inquisizione per stroncare magia e stregoneria, quando non anche scienza e filosofia. E in questo clima di intolleranza verso le deviazioni dalla norma della maggioranza cristiana, che si faceva sempre più rigida, furono coinvolti anche gli omosessuali e perseguitati come gli eretici e gli ebrei.
Ma il colpo di grazia, si fa per dire, in realtà di condanna definitiva dell’omosessualità, giunse nell’Ottocento con il nascere della medicina scientifica che, con il suo sguardo puntato esclusivamente sull’anatomia, la fisiologia e la patologia dei corpi, ha stabilito che siccome gli organi sessuali sono deputati alla riproduzione che è possibile solo tra maschio e femmina, ogni espressione sessuale al di fuori di questo registro è patologica. Fu così che l’omosessualità da "peccato" divenne "malattia", e la psicanalisi nata dalla cultura medica, dopo aver indicato nell’Edipo il giusto "verso" dello sviluppo psichico non le rimase che segnalare l’omosessualità come "per-versione". Riconobbe che ciascuno di noi non è relegato "per natura" in un sesso, che l’ambivalenza sessuale, l’attività e la passività sono iscritte nel corpo di ogni soggetto, ma dopo il riconoscimento, non esitò, dopo aver coniato il nome, a collocare l’omosessualità nel mancato sviluppo psichico. Non più un vizio come per la religione, ma un handicap. Quando poi la storia prese a trescare con i deliri della razza pura, con questo supporto scientifico gli omosessuali fecero la fine degli handicappati, degli ebrei e degli zingari.
Adesso siamo in attesa del verdetto della genetica che, quando l’avrà individuata, non mancherà di dir la sua parola che verrà fatta propria da chiese e legislazioni omofobe, a conferma delle proprie posizioni ideologiche o di fede.
Che dire a questo punto?
Che la storia è piena di giudizi e pregiudizi e che a governarla non è tanto la natura dell’uomo, quanto la sua cultura, che non rifiuta il riferimento alla natura quando questo dovesse servire a fondare le sue norme etiche e giuridiche. Ne consegue che allora ha ragione Platone là dove dice, a proposito dell’omosessualità, che il vero problema non è il sesso, ma piuttosto la democrazia.
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omo-sapiens |
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inserita il 29/12/2007 20:42:45
- Caro Lafcadio,
mi rendo conto che c'è proprio un'impossibilità comunicativa.
Ogni cosa che io scrivo, e non solo io, mi sembra che venga interpretata da te a tuo modo con presunzione senza chiederti se ciò che percepisci è davvero ciò che la persona voleva esprimere oppure solo il risultato dei tuoi filtri e del tuo giudizio.
In questo modo non posso certo continuare ad esprimere il mio pensiero, comunque lo interpreteresti a tuo modo falsando molto ciò che io in realtà voglio significare ....comunque per non lasciare che si possa interpretare del mio pensiero ciò che non è, ribadisco solo che non ho mai scritto che imputo l'omosessualità alla genetica, ho solo scritto che i tuoi genitori sono coloro che ti hanno dato l'impronta genetica, ovvero il tuo DNA, questo è oggettivo!!!!!!
Non ho altro da aggiungere, ti auguro un buon cammino!
Un saluto!
Chiara Inesia
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Chiara Inesia |
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inserita il 29/12/2007 20:57:03
- Grazie a omo-sapiens
per averci esposto il pensiero di Galimberti, emimente filosofo ...sarei proprio curiosa di vedere il suo tema..., comunque anche se ha citato tutta l'omosessualità della storia anche questo rimane pur sempre il suo pensiero, ne trarrò comunque i miei spunti.
Ma a parte ciò visto che ti firmi omo-sapiens, perchè non ci mostri il tuo pensiero in merito?
Ciao!
Chiara Inesia
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Chiara Inesia |
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inserita il 29/12/2007 21:13:07
- anche tu non filtri bene...non ho detto che hai imputato l'omosessualità alla genetica, ma che ne hai fatto riferimento e che tale riferimento poteva essere male interpretato. in ogni caso io non confuto il pensiero di nessuno...semplicemente come omosessuale ho espresso il mio modo di vedere che ti appare contro tutti per il fatto che è diverso da quello delle persone che gentilmente sono intervenute. mi trovi presuntuoso? probabilmente lo sono, forse perchè come omosessuale mi sento tirato in causa...sono pronto a fare ammenda. se ti sei sentita colpita chiedo venia. potrei continuare e ripondere al tuo post, ma non ne vedo l'utilità...i toni di un confronto si falsano (come ben dimostrato qui) nello scritto poichè si perdono le sfumature del volto e dei termini per come vengono usati. ti abbraccio e continuo a riflettere su quanto da te (ripetutamente) esposto. ciao
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Lafcadio |
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inserita il 29/12/2007 21:27:45
- guarda caso nulla ho da dire sull'esposizione di galimberti...forse perchè amo di più la semplice intuizione di platone che le teorie mediche o pseudo tali. anche galimberti come me ha messo l'accento sulle aberrazioni che sono state commesse considerando non solo l'omosessualità ma anche altri elementi in ambito genetico. speriamo che tali studi moderni non creino nuove situazioni spiacevoli.
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Lafcadio |
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inserita il 30/12/2007 00:22:34
- Anche se galimberti è sicuramente un uomo in gamba, e ha gatto bene homosapiens a citarlo, però non mi sembra questo articolo particolarmente illuminate o esplicativo. Voglio dire che dice cose che più o meno si sanno. Inoltre parla comunque sempre della storia occidentale a noi vicina, greci romani, ecc., ma per fare una storia dell'omosessualità, in senso culturale, forse ci vorrebbe molto di più.
Voglio dire che se fosse la storia delle posizioni culturali dell'uomo di fronte a questo tema, a doverci dare delle risposte al perché si è omosessuali, manca ancora l'analisi di un sacco di altre e poche e culture.
Voglio dire ognuna avrà risposto in modo diverso.
Resta il fatto del perché si è omosessuali.
O del perché si è eterosessuali.
Non lo so.
Scusate l'intervento un po' così.
Trovo giuste molte considerazioni fatte, e plausibilissime.
Non è detto poi che esauriscano però questo gusto.
Forse è un gusto come un altro.
Quello omo e quello etero, come appunto preferire il rosso o il rosa.
Come lo si spiega?
Avete detteo che oggi c'è la genetica che vuole spiegare tutto e che si infiltra e dice la sua in ogni ramo delle discipline non solo scientifiche ma anche più umanistiche, come la psicologia.
Certo il rischio che prenda il sopravvento nello spiegare ogni cosa c'è sempre, ma per quanto può che parli anche lei. Sicuramente nella scienze umane la genetica non può tutto.
L'uomo è troppo più complesso di così.
Ma chi la dà questa spiegazione?
Forse nessuno.
L'astrologia con i suoi simboli?
se Lafacadio, preferisci invece di vedere come può essere simbolizzata l'omosessaulità, si può vedere come potrebbe essere simbolizzata l'eterosessualità.
Oppure cancelliamo ogni distinzione?
mah... come siamo complicati.
Forse si può anche non avere risposte.
un saluto,
chiara
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chiara |
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inserita il 30/12/2007 01:11:26
- Risponde Umberto Galimberti I dolori del giovane gay
Da punto di rottura, da "sin-tomo" (che significa "in-cidente"), nel discorso della legge che afferma e ribadisce la differenza sessuale, l'omosessuale è trasformato dalla legge stessa in un suo rappresentante a cui è concesso l'accesso al piacere solo nella ripetizione del sintomo
Sono un ragazzo di 24 anni che ti scrive per comunicarti la sua angoscia e paura di vivere. Sono omosessuale, ma la mia "diversità" non mi ha mai affranto o sconvolto. Il vero problema che mi affligge è invece quello di sentirmi "un diverso" fra i "diversi". Spesso infatti si attribuisce alla società un importante ruolo discriminante, ma l'assurdo è constatare che proprio gli omosessuali si discriminano e si ghettizzano creando al posto di una tanto ostentata ed agognata integrazione un mondo a parte, fatto di luoghi, vocaboli, modi di proporsi completamente alieni e spesso molto più pregiudizievoli di altri. Così accade che fra "un attivo" ed un "passivo"... scivolino tutti quei sentimenti che contraddistinguono gli omosessuali e che dovrebbero identificarli in una parte del mondo e non in un mondo a parte. Si sente la diffusa esigenza di nominare tutte le cose, di prezzarle, di pesarle in una sorta di esasperata materialità fatta solo di corpi, oggetti, bisogni. Allora non ci sono più desideri, niente più sogni, ma soltanto sesso, promiscuità ed un ineluttabile meccanicismo fatto di sguardi, incontri casuali, letti, gesti. Mi chiedo allora se forse gli omosessuali non dovrebbero cercare di ascoltare maggiormente il loro cuore invece di nasconderlo abdicando in favore di una falsa, ipocrita uguaglianza e diffusa identità comune che li fa sentire sì, momentaneamente accettati, ma poi forse, in un momento di lucidità gli fa chiedere anche chi sono, chi erano in realtà, prima di perdersi, smarrirsi nel mucchio.
Risponde Umberto Galimberti
Che l'amore faccia soffrire più del dolore è cosa nota a ogni uomo e a ogni donna che non vogliano ingannare se stessi.
Se poi questo amore si specchia nell'identità sessuale, allora il dolore si attorciglia su di sé in quella difficoltà comunicativa che avvolge il mondo omosessuale, nonostante la dichiarata, ma non più che dichiarata, accettazione sociale; con una differenza, naturalmente, per il maschile e per il femminile.
Nella donna il gioco omosessuale dell'amore mi pare un assedio del sentimento che nessuno sguardo, nessun gesto, nessuna attenzione riesce a saturare. È un sentimento che diventa persecutorio, ossessivo, asfissiante. Insomma non c'è mai pace e rilassamento, perché nel rapporto manca quella rozza semplicità maschile che impedisce alla produzione del sentimento di sconfinare nel delirio. La dimensione verticale del rapporto madre-figlia mal si combina con la relazione orizzontale delle amanti, e da questo confuso intreccio di sentimenti che si incrociano e non si armonizzano nasce quella qualità del dolore che confusamente chiamiamo amore.
Nell'omosessualità maschile c'è un assedio del sesso che solo raramente approda al sentimento. Nulla di più e nulla di meno di quanto accade, con un po' di finzioni, in campo eterosessuale. Ma proprio l'assenza di finzioni produce quel gesto immediato, senza sottintesi e allusioni, che approda a un sesso a bassa definizione dove due solitudini si incontrano per lasciarsi nel misconoscimento della relazione, anzi, nella sua svalutazione.
E allora nascono quelle domande sulla propria identità che non scaturiscono tanto dalla ghettizzazione dell'omosessuale, quanto dal fatto che l'identità nasce dal riconoscimento. E negli incontri omosessuali il più delle volte c'è poco, troppo poco riconoscimento.
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omo-sapiens |
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inserita il 30/12/2007 09:43:32
- mi sembra di parlare al vento...la mia era una provocazione. se non si può desumere secondo la mia idea l'orientamento sessuale ciò vale per gli omosessuali che per gli eterosessuali. non vogliamo fare distinzioni? magari. sta nel farlo l'origine di ogni odio. siamo tutti diversi luno dall'altro...ma in fondo uguali...
Lafcadio
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Lafcadio |
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inserita il 30/12/2007 11:48:53
- Ciao Lafcadio, scusa allora non capisco bene qual'è il tuo pensiero.
Rileggerò meglio,
Un saluto,
chiara
En passant aggiungo solo riguardo alla differnza che anche se mai sufficientemente introiettato dalle persone, gli esseri umani sono prima di tutto esseri umani, un'unità che tutti noi condividiamo, poi più superficialmente esistono tante differenze in cui questa umanità si diversifica. Come con le lingue, le culture, i gusti appunto personali ecc.
Insomma quello che diceva Lévy-Strauss.
E' l'umanità che trova tante forme in cui esprimersi. La stessa.
La differenza in questo senso. La si può , anzi si dovrebbe, abolire, certo. Ma se prima si è ben introiettato e si ha ben presente la nostra umanità.
Mi sa che sono finita un po' troppo nel filosofico. Mi è venuta così.
Ora provo a rileggere.
un saluto di nuovo,
chiara
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chiara |
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