- Ciao Lilli,
io non ho (ancora) visto il film, ma proprio in vista di andarlo a vedere, ho letto l'omonimo romanzo del - a mio parere ma non solo mio - grandissimo scrittore da cui il film è stato tratto, Cormac Mac Carthy, che proprio per quest'opera ha conseguito il premio Pulitzer. Romanzo acquistato quando uscí - avendo di lui letto già molto in passato - ma che ancora non avevo letto. Era destino che, tornando sul forum dopo tanto, m'imbattessi in un post che ne parla. Questo mi fa pensare che forse ci saranno altri risvolti, chissà...
Tornando a Mac Carthy, la sua è una voce potente, tanto piú potente quanto piú si fa scarna e disadorna, in questo caso addirittura ruvida e "sassosa", direi, come l'ambiente che in questo romanzo descrive aderendovi alla perfezione. I parallelismi astrologici che fai prendendo spunto dal film sono interessanti. Personalmente, ritengo che i tre transaturniani siano tutti dei "distruttori", e che espletino questa funzione "sacra" - ma le virgolette sono in fondo superflue... - ognuno con la propria peculiare modalità. Urano dirompe, Nettuno dissolve, Plutone sgretola. Ma tutti e tre, per come ormai li percepisco, assolvono un compito immane e necessario: demolire la falsa e ormai logora struttura saturniana in cui l'Umanità (si) è (stata) ingabbiata - scegli tu quali parentesi togliere e quali lasciare...
- perché, una volta liberata dalla maschera fondata sull'Ego dietro cui ormai da troppo si nasconde, possa ritrovare la connessione con la propria autentica natura che affonda le proprie radici nello Spirito, andata sempre piú rinnegata nel corso di quest'Epoca Oscura che la tradizione vedica definisce non a caso con il nome poco rassicurante di "Kali Yuga", cioè Epoca di Kali, dea della distruzione.
E i tempi sembrano in effetti sempre piú maturi perché questo avvenga, e la misura della distruzione sarà proporzionale alla resistenza che opporremo. Tuttavia la distruzione è necessaria perché la "Nigredo" si compia - credo sia iniziata già da tempo - e con essa abbia invece fine l'Illusione dell'Ego, e la conseguente trasmutazione alchemica dell'Umanità o di una parte di essa, di quella che "può", e può perché intimamente "vuole". Mi chiedo se Mac Carthy abbia presagito - succede ai Grandi, sovente - i tempi che si prospettano, precorrendo i segni che si stanno manifestando, o se l'uscita del film, adesso, non sia un segnale volutamente sincronico con il momento contingente, vòlto a preparare il terreno per qualcosa che deve avvenire, perché magari si farà in modo che avvenga. Non sembra un caso - che comunque è un fantasma spesso evocato ma inconsistente...
che i film apocalittici si stiano succedendo in rapida successione. Penso a "2012", "The Book of Eli", questo, e altri che magari ora mi sfuggono. In ogni caso, l'una ipotesi non esclude l'altra, né l'importanza della fase che stiamo collettivamente attraversando.
L'importante, per come "sento" le cose ora, è riuscire a disidentificarsi quanto piú possibile dalla nostra "maschera" esteriore, comune, in gradazioni diverse, a tutti i membri di questa attuale Umanità, e ricordarci che essa è proprio quello che cela la nostra natura profonda, che ora ha bisogno di risplendere, dopo tante tenebre. Perché, proprio come si dice nel libro, "noi portiamo il Fuoco", il Fuoco dello Spirito, e il nostro compito è liberarlo dalla gabbia in cui è costretto perché illumini e riscaldi tutti, soprattutto chi ancora altro non vede che la "concreta illusione" - per dirla con un ossimoro - della prigione dell'Ego, e in essa, come un animale selvatico nato in cattività, si rinchiude timoroso della spaventosa libertà che potrebbe conquistare.
Ovviamente in queste poche righe che il tuo post mi ha ispirato, ho dato una visione personale del libro e del momento attuale, e non pretendo certo che sia condivisa. Ti ringrazio comunque per avermi dato l'occasione di poterne parlare qui.
Ti lascio con uno stralcio tratto dall'epilogo del romanzo che rende un'idea della sua potenza, cui mi auguro il film non faccia torto, che qui lambisce, con parole semplici e allegorie che lo sono forse ancor piú, Archetipi incorruttibili, onnipresenti e senza tempo, che proprio in quanto tali parlano con muta voce ancestrale e primigenia, e non hanno bisogno di essere spiegati.
Un caro saluto
"Lui ci provava a parlare con Dio, ma la cosa migliore era parlare con il padre, e infatti ci parlava e non lo dimenticava mai. La donna diceva che andava bene cosí. Diceva che il respiro di Dio è sempre il respiro di Dio, anche se passa da un uomo all'altro in eterno.
Una volta nei torrenti di montagna c'erano i salmerini. Li potevi vedere fermi nell'acqua ambrata con la punta bianca delle pinne che ondeggiava piano nella corrente. Li prendevi in mano e odoravano di muschio. Erano lucenti e forti e si torcevano su se stessi. Sul dorso avevano dei disegni a vermicelli che erano mappe del mondo in divenire. Mappe e labirinti. Di una cosa che non si poteva rimettere a posto. Che non si poteva riaggiustare. Nelle forre dove vivevano ogni cosa era piú antica dell'uomo, e vibrava di mistero".