- Cara Ale,
nessuno mi chiama Chiara Inesia, ma quando entrai qui la prima volta vidi che c'era già qualcuno che si chiamava Chiara e allora visto che ho due nomi, e non sai che fatica che ho fatto ad accettare questo secondo nome così particolare, ho deciso di scriverli tutti e due.
Grazie per i complimenti per l'articolo e complimenti a te per averlo letto tutto!!!
Penso anche io che la difficoltà nostra più grande sia proprio scoprire ciò per cui siamo stati "programmati", ma questo significa essere se stessi e mettendoci a confronto ogni giorno con la vita lo capiamo se abbiamo l'attenzione di osservarci, di guardarci ed eventualmente di metterci in discussione in ciò che viviamo quotidianamente, ma certo non è semplice.
Per quanto riguarda la frase di Seneca, mi spiace, ma non condivido e ti spiego perchè e intanto me la riscrivo così mi confronto meglio.
"E' felice chi è contento della propria condizione, qualsiasi essa sia e gode di quello che ha".
Per molto tempo ho sostenuto anche io questa tesi, poi mi sono resa conto che per me, e ci tengo a sottolineare PER ME, non vale.
Forse ci sono persone nella vita che si accontentano, vedono solo il lato bello delle cose, godono di quello che hanno e sono felici così; io credo sinceramente che questa felicità non sia vera, ma concretamente non lo so, non posso saperlo, ma so appunto sicuramente che questo per me non vale, per lo meno fin'ora.
Per come sono fatta io, non esiste che mi vada bene tutto di quello che vivo, se mi facessi andare bene tutto, vorrebbe dire che negherei ciò che non mi va bene, negherei le mie sofferenze, le mie frustrazioni, vorrei mettere e allontanare chissà quanto ciò che è doloroso e brutto per me.
Siccome non sapevo cosa stavo negando, ma pensavo che vederla come dice Seneca e come diceva qualcun altro a cui mi ispiravo fosse la cosa giusta per me, allora l'ho fatto, ma dopo qualche tempo, tutto mi si è riversato contro e mi è scoppiato dentro e fuori.
Godere di quello che si ha credo sia giusto, cercare di vedere sempre il lato positivo di quello che si vive è giustissimo, perchè tutto è giusto ne sono convinta, anche le cose più terribili servono e hanno la loro giustizia, ma non si può negare ciò che non ci va bene.
Ciò che non ci va bene è la spinta, il motore che ci porta a migliorarci, a cercare quello che ci manca, quello che ci può fare stare meglio; lo sbaglio che facciamo è che molto spesso lo cerchiamo fuori da noi, ma poi ad un certo punto quando si capisce che è dentro di noi, allora tutto cambia e piano piano si può davvero arrivare ad essere veramente felici.
La felicità non è priva di sofferenza, nella felicità è insita la sofferenza, non potremmo essere noi stessi senza la sofferenza, io credo, e quando si è consapevoli di ciò a cui serve la sofferenza allora siamo felici anche della sofferenza!
Non so se è chiaro ciò che intendo.
La sofferenza è il mio motore a cambiarmi ad evolvermi, se io annullo la sofferenza e sono felice di tutto ciò che ho ....come faccio ad evolvermi?
Innanzitutto mento in una maniera spudorata a me stessa, perchè sicuramente c'è nella mia vita qualcosa che non mi va bene, ma se io accetto e godo di tutto quello che ho significa davvero che mi metto le bende sugli occhi, i tappi nelle orecchie, ecc.
Dal mio punto di vista è la consapevolezza che ci permette di essere felici nonostante la sofferenza, comprenderla, accettarla e valorizzarla ci dà la felicità.
Ma negarla ci porta nel baratro perchè prima o poi scoppierà in maniera deflagrante proporzionalmente a quanto l'abbiamo negata o meno.
Io ho sperimentato questo nella mia vita, dunque la penso così.
Però se ci sono davvero persone per cui il principio che hai citato, va bene, sono felice per loro.
Ognuno di noi ha la propria verità, ognuno di noi ha la propria strada per essere felici.
Non c'è una strada uguale per tutti, tutte le vie portano a Roma!!!!
Per questo penso che sia importante fare la propria esperienza, sperimentare le teorie e le credenze che sentiamo affini a noi e poi farci la nostra idea, così piano piano scopriamo la nostra verità e potremo essere felici anche nella sofferenza.
Un caro saluto!!!
Chiara Inesia