Parsifal e la ricerca del Graal
Pensando al segno del Sagittario non si può fare a meno di soffermarsi sul tema del viaggio e della ricerca. Questo segno infonde ai suoi nativi uno spirito di profonda avventura che si estrinseca spesso nel desiderio di scoprire qualcosa di nuovo, nel non accontentarsi mai di ciò che si ha e si è e, di conseguenza, nella necessità di partire ogni volta alla ricerca di una nuova strada da seguire.
Possiamo senza dubbio riconoscere in questo segno un Fuoco intenso che però deve essere spostato sul piano psicologico e spirituale per cui, la ricerca del Sagittario, è soprattutto incentrata sul bisogno di trovare significato per dare senso alla propria vita.
Il mito di Parsifal è particolarmente incentrato su questo tema; chiaro che il Graal è un simbolo e come tutti i simboli mitici, rappresenta qualcosa che ha a che fare con noi stessi; non si tratta del ritrovamento di un oggetto esterno, ma, attraverso l’oggetto simbolico, siamo chiamati a cercare fino al punto da trovare la direzione giusta, quella che ci permetterà di riappacificarsi e di ritrovare quel senso di unità che è andato perduto e che, pertanto, ci richiama ad un viaggio di orientamento.
Parsifal è diventato un simbolo anche nella cristianità.. anche se il suo mito è celtico ed appartiene alla saga di leggende dei cavalieri della tavola rotonda.
La storia
Parsifal è un giovane che viene allevato dalla madre poiché il padre - che è un cavaliere - muore in battaglia prima della nascita del figlio. La madre allora teme anche per la vita del figlio e lo tiene nascosto nella foresta senza rivelargli le sue origini nobili e neppure il fatto che il padre era uno dei cavalieri di Re Artu’.
Parsifal ebbe però una buonissima educazione dalla madre, soprattutto rispetto all’onore, al valore della vita e di Dio.
Un giorno mentre Parsifal camminava nella foresta, incontro’ un cavaliere gentile e lui penso’ che fosse una creatura divina, anzi pensò che fosse Dio stesso.
L’incontro con il cavaliere andò a muovere la curiosità e la voglia di conoscenza del ragazzo che, a quel punto, decise di mettersi in viaggio e di seguire il suo destino.
Tutti i miti degli eroi mantengono vivi certi temi: un genitore che non c’è e che crea quindi delle difficoltà nella vita di tutti i giorni e l’altro, che potrebbe creare problemi in quanto troppo attaccato al figlio; così sarà proprio l’incontro con un personaggio esterno che, ovviamente, rappresenta la parte interna di ognuno di noi che spingerà sulla strade dell’individuazione. A tale scopo il nostro Sé creerà all’esterno le “occasioni” giuste affinchè ci si metta in moto.
Nel caso, Parsifal non stava più bene nella foresta che cominciava a diventargli troppo stretta per cui, aveva proprio bisogno di un segnale che lo stimolasse e, nel caso, passò proprio il nobile cavaliere che incuriosì il ragazzo smuovendogli dentro di lui la parte avventurosa, quella che desiderava da tempo mettersi sulla strada della ricerca del suo personale destino.
La madre faticò a dargli il consenso di partire, ma lui fu così determinato e intenzionato che lei dovette cedere. Tuttavia, lei non voleva allontanarsi dal figlio e quindi, gli mese il vestito da giullare, certa che i cavalieri lo avrebbero deriso e rimandato indietro.
Così, il giovane si mise in cammino e vago’ giorni e giorni, incontrando donne, e situazioni strane fino a quando giunse al castello di Gurnemanz, dove, con sorpresa incontrò il cavaliere che aveva già visto nella foresta intento a fare da mentore ad un giovane che voleva anch’esso diventare cavaliere.
Il nobile allora cominciò ad istruire anche il giovane Parsifal facendolo diventare un uomo di buone maniere; lo introdusse all’arte della cortesia e alla compassione verso tutti coloro che soffrono; Parsifal però era ancora troppo giovane per comprendere il vero significato di ciò che stava facendo per cui, imparò tutto in modo esteriore senza tuttavia trovare sé stresso. In ogni caso imparò ad andare a cavallo e a coltivare l’arte dell’umiltà; diventò gentile nella vittoria e dignitoso nella sconfitta.
Dopo un po’ di tempo Parsifal decise di rimettersi in cammino alla volta del castello di Artù dove lui pensava che si “facessero i cavalieri”. Parsifal divenne così uno dei cavalieri della tavola rotonda e conobbe quindi Lancillotto e la regina Ginevra e lavoro’ e combattè sempre per nobili cause.
Un bel giorno Parsifal incontro’ la regina Condwiramurs che viveva in un regno desolato in cui vi era solamente carestia e tristezza. La regina, infatti, stava subendo un lungo assedio da parte del tiranno Clamide, un re che la voleva con prepotenza e che, ogni settimana mandava un essere invincibile a combattere contro i suoi cavalieri, che ormai erano ridotti allo strenuo.
Parsifal capì che era il suo momento, quello in cui poteva difendere la Regina e il suo regno.
Fu così che Parsifal sfidò il perfido Kingrun in duello vincendolo. A questo punto il giovane cavaliere aveva salvato Condwiramurs e tutto il suo regno ritornava finalmente a vivere, riempiendosi di odori e di colori.
Parsifal però non poteva fermarsi li’ e così riprese il suo viaggio vagando per terre desolate fino a quando giunse alla sua prova più difficile, quella che non era ancora pronto a superare.
Incontro’ un castello il cui signore stava agonizzando: era il Re del Graal, un Re che si era macchiato di un peccato gravissimo; il Re era ferito e non guariva e i suoi cavalieri dicevano che solo la giusta domanda avrebbe potuto salvarlo.
Parsifal però non capiva; sapeva tante cose, aveva imparato tanto da Gurnemanz, ma non aveva mai fatto veramente suo tutto ciò che conosceva e, pertanto, mancava di fede autentica e di compassione; in pratica, non credeva sostanzialmente nelle cose che faceva e così, alla vista del Re, non seppe fare la domanda giusta e fallì la sua impresa.
La domanda era “Mio Re, che cosa ti affligge?” e in questo modo avrebbe mostrato di aver provato veramente compassione per il suo re e per le altre persone, il che significava che lui era diventato ciò che mostrava di essere.
Spiegazione psicologica
La storia di Parsifal ha molto a che vedere con il Sagittario che è il segno che indica che non basterà sapere le cose con la mente razionale, ma bisognerà conoscerle anche con il cuore, averle portate dentro realmente, digerite e fatte proprie. Il che ci riporta all’idea che le cose devono essere elaborate profondamente alla luce dei proprio valori perché, solo in quel caso, ognuno può incarnare e vivere gli ideali e i principi che lo ispirano. In caso contrario, le cose non sono vere e quindi, da qualche parte ci aspetterà il fallimento perché senza fede e senza speranza la vita rimane senza significato in quanto tutto è distaccato dall’anima.
Ciò di cui si parla nel Parsifal è un’attitudine “religiosa”, un senso reale di “sacrificio”, qualcosa che possa rendere sacro il gesto che si fa.
Non a caso il mito utilizza proprio il tema della “domanda” perché ci ricorda che solo quando poniamo le giuste domande, arriveranno anche le giuste risposte.
Quando abbiamo perduto il senso della vita, quando siamo scollegati dal nostro Sè, allora siamo feriti profondamente nell’anima, come è ferito il vecchio Re; in quella fase non abbiamo altra possibilità se non quella di domandarci cosa stia succedendo dentro d noi; sarà proprio il desiderio di comprendere ad aprirci la strada ad una visione diversa delle cose. Il Sagittario comincia ad agganciare una modalità di vivere al di sopra della materia e lo deve fare credendo fortemente in ciò che fa e vive. Questo è il segreto.
Affinchè le risposte possano arrivare occorrerà che ci affidiamo al nostro mondo interiore, l’unico che può aprirsi e riportarci sulla strada della speranza e del significato profondo, guarendoci dalle nostre ferite.
|