ARCHETIPO

ARCHETIPO
E’ una parola molto usata ma il suo significato vero, spesso non è così chiaro.
Per Jung l’archetipo è un campo preesistente di informazioni che non sono state acquisite personalmente, bensì sono il frutto dell’accumularsi di esperienze dentro all’inconscio collettivo. Gli archetipi non possono mai essere conosciuti e neppure visti ma giungono alla nostra coscienza attraverso “immagini” e possono essere in parte compresi attraverso i “simboli” e la “sincronicità”.
Per Jung gli archetipi sono simili agli istinti che, anch’essi, determinano delle precise forme di comportamento. L’istinto infatti è una sorta di caldaia interna che genera delle pulsioni che devono trovare sbocco; il che vuol dire che l’istino porta con sé un comando che costringe la persona all’azione. L’istinto per certi versi è imprescindibile ed è guidato biologicamente e tende ad assicurare la sopravvivenza.
Per gli Jung gli archetipi si affiancano o derivano dagli istinti: ad esempio, dalla necessità imperativa di accoppiarsi (che è puramente biologico), nasce l’archetipo dell’ “unione – coniunctio” che da’ vita ad una serie di immagini, di simboli e di comportamenti che vengono espressi psicologicamente e materialmente. Questo archetipo è universale e racchiude tutta l’esperienza fatta dall’umanità in termini di “unione”; il suo scopo però è di trasmettere un orientamento che tende a mantenere in vita la specie a livello emotivo, spirituale e biologico. Ogni singolo individuo avrà quindi al suo interno un bagaglio di immagini archetipiche collettive sulle quali poi costruirà le sue immagini personali di “unione e relazione”.
In questo è simile all’istinto perché ha il compito preciso di diffondere le informazioni necessarie.
In pratica, l’archetipo è assolutamente collettivo ma in ogni individuo, lo stesso dà vita a innumerevoli forme di diversità.
Gli archetipi che sono al nostro interno daranno vita al nostro “mito personale”.