Il mito di Dafne è poco conosciuto, tuttavia è estremamente interessante nel suo simbolismo che racchiude alcuni passaggi fondamentali per il segno della Vergine.
Dafne è una fanciulla bellissima, il cui nome significa “alloro”, albero dal grande significato mitico e simbolico, utilizzato nel mondo greco ed anche in quello romano (gli eroi erano incoronati con l’alloro, che indicava che avevano percorso non solo il regno della Terra, ma anche quello degli inferi).
Dafne è l’incarnazione della purezza e della semplicità, qualità non facili da trovare in persone adulte anche perché, nel caso specifico, sono riferite alla sua anima integra che aderisce ad ideali elevatissimi e che non vuole scendere a compromessi che vengono considerate alla stregua di contaminazioni.
Di lei si innamora Apollo; il mito dice “al solo sguardo”, a dimostrazione di quanto in lei vi fosse qualcosa di così forte e bello che traspariva anche ad una sola occhiata (in Grecia la bellezza era sinonimo di armonia e di integrità dell’anima più che di forme esterne). Il Dio del Sole la vuole a tutti i costi e diventa sempre più insistente al punto che lei, per sottrarsi, supplica il padre di trasformarla in una pianta, in modo da sfuggire alla sua bramosia.
Il padre accetta la sua richiesta e la trasforma in una pianta di alloro.
Ovviamente, il Dio si pentì fortemente di aver forzato così tanto la mano e, in onore di Dafne, scelse proprio l’alloro come pianta da utilizzare nel suo culto.
Indubbiamente Dafne ha qualcosa che non può essere “toccato”; lei è sicuramente “vergine” nel senso che vuole mantenere una integrità personale e, quindi, non è pronta a concedersi all’amore, come se percepisse che entrare dentro a questo sentimento le facesse perdere qualcosa di profondo e di “incantato”.
Il segno della Vergine ha qualcosa di “intatto” che traspare da certe sue idiosincrasie che tradiscono la paura di una qualche contaminazione. Non a caso, l’idea della verginità come possibilità di “mantenersi una in sé stessa” è stata da sempre associata a questo segno.
Nella Vergine manca ancora la capacità archetipica di raggiungere quella maturità che la porterebbe all’incontro con l’altro che, come ben sappiamo, è condizione essenziale per giungere alla vera unità psicologica. Tuttavia, sappiamo che l’abbandonarsi all’altro, psicologicamente parlando, indica una forza interna che consenta di essere “vulnerati”; significa andare oltre il proprio confine e affrontare la discesa in un mondo che non si conosce e che, pertanto, viene visto come “infero” o come “diabolico”, nel senso più profondo della sua etimologia che indica “separazione e divisione”. La Vegine deve prima crearsi un ponte interno verso la dimensione che sente “divisa”, altrimenti teme di frammentarsi troppo e di perdere di integrità.
Dafne, vuole dunque mantenere la sua “verginità” e quindi non può avvicinarsi all’amore poiché non si sente ancora pronta.
Non a caso, in tutte le culture del passato la verginità ha sempre esercitato un forte fascino sull’uomo che vedeva in essa la purezza della donna, un non essere stata ancora vulnerata e quindi aver mantenuto intatto dentro di sé tutto l’incanto della fanciullezza con tutta la sua innocenza e purezza.
Molto più sospetta è invece la verginità nella nostra cultura che ha bisogno di spingersi, di superare i tabu’ e, soprattutto di consumare tutto molto velocemente per cui la si è ridotta ad una pura e semplice condizione fisica e sessuale, perdendo invece il suo senso più profondo che, ovviamente, è spirituale.
Il fatto che Dafne venga trasformata in una pianta, da un punto di vista psicologico, può indicare due diverse necessità: quella di non voler incontrare l’altro oppure quella di “prepararsi ad incontrare l’altro”.
Dafne ha sicuramente paura dell’amore e infatti non lo vede con l’ansia delle ragazze della sua età, ma, al contrario, cerca di sottrarsi e di non “farsi cogliere”. In questo tratto Aldo Carotenuto vede un bisogno di Dafne di “sottrarsi” al mondo esterno ed un desiderio della psiche di mantenere un contatto profondo con una parte di sé che non si può e non si vuole concedere, tipica condizione delle Dee Vergini dell’antichità che, nonostante avessero rapporti, figli e storie amorose, mantenevano la loro integrità che esprimevano nel “non voler appartenere a nessuno se non a sé stesse” conservando un lato di sé che non era toccabile da nessuno all’esterno e da nessun rapporto.
Questa condizione la si ottiene solo se c’è un profondo ripiegamento su sé stessi, una sorta di interiorizzazione e riflessione che consenta di scoprire prima di tutto chi si è, condizione indispensabile per poi incontrare veramente l’altro.
La Vergine è il sesto segno dello zodiaco e si presenta come quello che deve “fermarsi” diminuire il ritmo in quanto, i giochi sono fatti; il raccolto è avvenuto e siamo ormai lontani dai fasti dell’abbondanza leonina; a lei tocca un compito difficile, quello di selezionare i semi e, per farlo, ha bisogno di silenzio, di pulizia intorno per poter esercitare riflessione e discriminazione. Non si può fare quel tipo di lavoro se regna il caos e se non si è in contatto vero con sé stessi e con la dimensione interiore.
Il ruolo della Vergine è quello di creare le condizioni per poter poi “scegliere” ma per riuscire in questo bisogna ritirarsi dal mondo, entrare in una dimensione di solitudine in cui non vi siano distrazioni, ma solo concentrazione.
Ecco perché a questo segno si affiancano sempre miti in cui vi è una fase di “isolamento” che spesso viene erroneamente considerata “sterile”; addirittura, nel mito di Persefone abbiamo una vera e propria discesa agli inferi che deve avvenire regolarmente e ciclicamene, ed è questa lacondizione affinchè la fanciulla possa risalire sulla Terra nel regno dove le cose sono vere e reali.
Quando abbiamo bisogno di essere “concentrati”, chiudiamo il mondo fuori dalla nostra casa per entrare in una dimensione psicologica che, vista da fuori, può sembrare di sterilità, ma che, in realtà, crea la possibilità di poter avviare un dialogo intimo che consenta di aprirsi ad una dimensione diversa.
Non dimentichiamoci che nella Vergine vi è uno dei domicili di Mercurio che è un Dio di comunicazione, o meglio è il Dio che crea la condizione per la comunicazione; è Hermes che apre a qualcosa che non si sente ancora “nostro” e, nel caso in questione, Dafne ha bisogno di trovare prima di tutto contatto con sé stessa per trovare la sua vera identità prima di poter dare il via al percorso di conoscenza dell’altra parte di sé attraverso l’incontro con il maschile.
Apollo è un Dio solare e quindi possiamo vederlo come portatore di “luce - individuazione”, di un percorso che, in una donna, non può avvenire se non si creano prima le condizioni interiori che favoriscono l’incontro. Abbiamo spesso trattato il tema del bisogno di ogni persona di vivere in contatto con la sua natura (la fase che precede l’adolescenza è indicativa del bisogno di stare a contatto con persone del proprio sesso, in modo da poter esplorare prima di tutto la femminilità o la mascolinità che poi accompagneranno l’incontro con il diverso da sé).
Certo, il mito non ci racconta se la fase in cui Dafne entra (quella di diventare alloro) sarà definitiva o temporanea: i miti fermano dei tipici passaggi di crescita e non si interessano di ciò che succederà dopo. Si presume dunque che la condizione psicologica che Dafne rappresenta sia proprio quella dell’unità con sé stessa, una fase di introspezione profonda che viene ben simboleggiata dal “diventare albero”.
E’ interessante il fatto che Apollo sia in grado di creare questo tipo di turbamento; anche quando si innamoro’ di Cassandra, ricevette un rifiuto netto ed in quell’occasione lui si arrabbio’ tantissimo al punto da concederle il dono della profezia accompagnato da quello di non essere mai creduta.
La riflessione però è d’obbligo. Perché un Dio solare, bellissimo, portatore di luce, di ragione e di “coscienza”, viene respinto regolarmente dalle ragazze di cui si innamora?
Il mito, molto saggiamente sottolinea la difficoltà per la donna e per il femminile in genere di avviare un vero processo di identificazione; inizialmente viene visto come qualcosa che turba, che altera il proprio equilibrio e che allonta da sé.
La donna infatti, prima dell’incontro con il maschile, è in contatto profondo con la dimensione inconscia e sente “pericoloso” l’avvicinamento di Apollo anche se spesso vi è curiosità in questa dimensione. Tuttavia, lo Zodiaco ci ricorda che il vero incontro avverrà in Bilancia e quindi, la Vergine è un segno preparatorio e come tale mantiene tutte le difficoltà dei segni di “passaggio”.
Per prepararsi all’incontro con l’altro bisogna essere in contatto con sé stessi, pena la perdita e l’annullamento. Dafne, nel suo ritiro, intende ricordare la temporanea esigenza della psiche di ritrovare la sua integrità. Solo chi non ha paura della solitudine e del contatto con sé stesso può trovare l’amore perché può avvicinarsi senza paura all’altro.
Certo, il segno della Vergine deve però essere attento a non prolungare troppo questa solitudine, a non cercare di chiudersi per sfuggire alla dimensione relazionale perché, in quel caso, indicherebbe invece uno stato di “incantesimo” in cui non vi è crescita.
L’ombra della Vergine può annidarsi nel controllare troppo le emozioni e i sentimenti in modo da non farsi contaminare e, quando questo accade, non ci sarà crescita, anzi si entrerà in una fase di stallo che porterà solamente sterilità.
Questo infatti è ciò che accade a Cassandra che teme fortemente l’incontro con l’altra parte di sé e con il suo Doppio e, alla fine, diventa veramente sterile in quanto, il suo “vedere e conoscere” non serve a nessuno perché lei non “è credibile” poiché non ha accettato la contaminazione dell’ombra e, sappiamo bene, che chi rifiuta l’ombra in fondo vive nella polarità.
Dafne è una creatura che, come il segno che rappresenta, è in una fase di transizione: deve raccogliere le sue forze per raggiungere quella consapevolezza che la renderà capace di conoscere ed accettare i suoi limiti, trovando dentro di sé le risorse (ben rappresentate dalle radici profonde che nutrono l’albero da dentro) che l’accompagneranno ad aprirsi in sicurezza all’altro da sé per trovare attraverso la relazione e l’amore, l’unità (integrità) che tanto desidera.
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