Quando un delfino attraversa il nostro sentiero è sempre un avvenimento “magico” e fortemente simbolico: poco importa che l’incontro avvenga realmente sul mare, sul piano fisico, ovvero che un sogno ci faccia vivere questa esperienza sul piano astrale, o che semplicemente ci si imbatta, in immagini o racconti di delfini.
In ogni caso avremo incontrato prima di tutto un archetipo, avremo ricevuto un messaggio dell’Anima, una scheggia di quel fantastico mondo dimenticato in cui ancora si parla il linguaggio universale dei simboli.
Ecco allora il brioso delfino saltare fuori dall’acqua a ricordare come il gioco sia un’attività sacra, non così distante come può apparire dall’arte di divinare il futuro.
Narrano, infatti, gli antichi miti che Apollo scelse di apparire sotto le sembianze di un delfino per nominare i sacerdoti del tempio oracolare che, non a caso, prese il nome di Delfi.
Animale solare quindi, spesso chiamato “re” delle creature del mare, così come il leone lo è di quelle terrestri. La corrispondenza simbolica fra leone e delfino è confermata anche dagli Inni Omerici, che raccontano di come Dioniso, in forma di feroce leone, trasformi una ciurma di ostili pirati in amichevoli delfini.
Anche Poseidone era uso trasfigurarsi in delfino e tale animale non mancava quasi mai nell’iconografia del dio del mare, al pari del tridente.
Ne ricaviamo un’immagine simbolica complessa, sia nettuniana sia solare, mistica ed amichevole nello stesso tempo.
Ma da quando i delfini accompagnarono trionfalmente a Cipro la dea Afrodite, sorta dalla spuma delle acque, furono anche simbolo d’amore, spesso in compagnia di Eros, ed anche emblema dell’incondizionato amore per i figli, dell’amore coniugale, dell’affetto per gli amici ed i compagni.
Un affetto e un amore che spesso questi animali provano anche per gli umani, per i marinai e i naufraghi in difficoltà, ma soprattutto per i bambini, se vogliamo prestare fede agli innumerevoli racconti, antichi e moderni, che parlano di salvataggi e di fraterna amicizia tra giovani e delfini.
Si tratta di una vera e propria affinità elettiva fra i simpatici mammiferi marini ed i piccoli umani, che, al di là della complessità delle valenze di natura astrologica e mitologica, mette in evidenza soprattutto la loro natura mercuriale.
I miti sono ricchi di episodi in cui i delfini dimostrano una grande amicizia per l’uomo, quasi come se lo considerassero un membro della loro specie; una specie evoluta che privilegia l’intelligenza e la capacità di comunicare, lo spirito di gruppo e la gioia di vivere giocando, come eterni bambini.
Secondo Erodoto il musico Arione divenne amico dei delfini grazie alla musica apollinea della lira ed al suo canto, e fu da loro salvato, quando i pirati lo volevano annegare per derubarlo: per ricordare questo episodio la Lira di Arione ed il Delfino che lo prese sul dorso furono trasformati in costellazioni.
Anche Taras cavalcò un delfino sullo Ionio per fondare la città di Taranto, che da lui prese il nome, e Plutarco narra di Odisseo, grato ad un delfino che aveva salvato il piccolo Telemaco caduto in mare.
Plinio il Vecchio ed Eliano ci raccontano di giovinetti in groppa ad amici delfini, compagni di giochi affezionati fino alla morte e talvolta sepolti nella stessa tomba affinché facessero insieme anche l’ultimo viaggio.
Sempre Plinio rammenta i delfini come i migliori alleati dei pescatori, con i quali dividono le prede.
Ed anche Dante ci ricorda l’amichevole ammonimento dei delfini ai marinai, quando sta per avvicinarsi una tempesta (Inferno, XXII, 19-21):
“Come i dalfini, quando fanno segno
a’ marinar con l’arco de la schiena,
che s’argomentin di campar lor legno …”
Allegro compagno di giochi e divertente acrobata marino, il delfino ama la compagnia dei propri simili, ma mostra di gradire anche quella dell’uomo. La sua intelligenza e la capacità di adattamento sono effettivamente degne di nota e dimostrate dai fatti oltre che dai miti.
Uno speciale patto di alleanza lo lega ai giovani esseri umani, con i quali condivide agilità, socievolezza e naturale simpatia, oltre al fatto di essere glabro, come gli umani prima dell’adolescenza.
Tutte queste qualità ricordano soprattutto Mercurio, il dio giovinetto amante del gioco, ma anche il dio psicopompo, accompagnatore dei morti nelle profondità degli Inferi; e servono ad integrare la simbologia complessa del delfino, così come l’iconografia cristiana la riprese da quella pagana: amico, consigliere, Salvatore, coraggioso compagno delle Anime che trasmigrano. |