Mentre Nettuno eleva l’amore alla sublimazione e alla trascendenza, lo spiritualizza e lo rende capace di percepire il senso di fusione con l’universo, Plutone invece trascina Venere nei meandri più profondi ed oscuri dell’inconscio. È una discesa agli inferi che passerà attraverso le più intense emozioni, anche se la loro colorazione preferenziale sarà grigio-nera. È un viaggio nel potere.
Plutone cercherà quindi attraverso il rapporto amoroso di mettere in luce le parti più oscure e persino malate dei due individui: l’amore plutoniano vive quindi di intensi lati drammatici poiché verranno esposti tratti assolutamente sconosciuti della psiche della persona senza che questa a volte ne abbia la pur minima consapevolezza.
Qui l’amore a volte si lega alla pulsione di morte. Pensiamo a quanti sono i crimini commessi in nome dell’amore: chi ha una Venere-Plutone nel tema ha, almeno una volta e, soprattutto in occasione di un tradimento, considerato di poter anche giungere ad uccidere… Plutone elimina totalmente il lato etico di Venere, la rende ambigua, ambivalente; spesso la condivisione venusiana diventa “complicità” in senso oscuro, torbido, e questo consente alla dea dell’Amore di sfoderare un lato trasgressivo-infero, seduttivo e altamente manipolativo, altrimenti sconosciuto.
In questo aspetto, attraverso l’amore si trova l’energia per riuscire a vivere pienamente la propria Ombra: qui, l’amore rivela l’individuo a sé stesso, ma lo rivela pienamente, senza maschere, senza falsi moralismi, integralmente, con la sua zona civile e la sua zona “primitiva” ed “egoica”, intrisa di potere distorto. Ciò significa che Plutone consente l’intercettazione dell’elemento distruttivo mostrando i tratti più ambigui e deteriori del potere, e come siano facilmente ingannevoli e contrabbandabili per amore.
Quindi, mentre la via nettuniana consente la perdita dell’Io attraverso un’unione cosmica con il divino, Plutone consente un’altra via di conoscenza attraverso l’amore: ma è quella del dolore, del pathos e a volte di Tanathos. In ogni caso l’amore visto attraverso gli occhi di Plutone è una sorta di catarsi, qualcosa che ci deve portare a contatto diretto con la nostra essenza ed il nostro potenziale creativo, nonché con il nostro potere. Attraverso l’amore plutoniano, che è quanto di più sollecitante e disorganizzante ci viene proposto, noi possiamo veramente scoprire quali potenzialità e quali possibilità abbiamo veramente di padroneggiare la nostra vita e, soprattutto, quale potere riusciamo ad esercitare sulle nostre dinamiche istintive ed emotive. Solo dopo questo passaggio possiamo pensare di giungere ad una reale condizione di indipendenza, in cui l’altro veramente si stacchi da noi e diventi un interlocutore ed un compagno. Ed è per questo che Plutone trascina in territori dove il lecito e il non lecito sono confinanti e sconfinanti: per consentire di vedere fino a che punto siamo padroni di noi stessi, fino a che punto siamo in grado di scegliere o siamo ancora mossi dalle pulsioni.
In questo passaggio d’amore ognuno incontra l’indefinitezza e l’ambiguità dell’altro, ma dietro a tutto ciò intravede il lato oscuro della propria anima. L’amore si avvolge di mistero e di fascino, due qualità che lo rendono irresistibile ma che ne mostrano anche la pericolosità, perché invitano a spingersi oltre il visibile e spesso anche oltre il lecito, alla ricerca dell’appagamento di quella fame amorosa atavica che si spera di poter placare.
Questo amore può passare attraverso la sensazione di essere stati “stregati”, e in ciò ognuno può sperimentare il potere della seduzione che conduce il soggetto in una dimensione dove si confronta con il potere di un’altra persona, e proprio in questo incontro-scontro l’Io e la mente vacillano e si entra in uno stato di grande squilibrio in cui le forze della ragione sono faccia a faccia con le pulsioni inconsce.
Ma sarà proprio questo stato misto di passione, sofferenza e paura che ci condurrà alla trasformazione. Infatti, il significato di Venere-Plutone è proprio questo: la trasformazione di sé giungerà attraverso la dimensione amorosa passando attraverso un desiderio incontrollabile che ci mette a contatto con le nostre vere capacità-incapacità di padroneggiare il nostro mondo interiore. L’amore plutoniano abbatte i limiti che l’Io ha posto, abbatte gli schemi della mente e della morale e lo conduce in un territorio assolutamente nuovo in cui sperimenta veramente la perdita di sé; passa attraverso il caos, il disordine interiore, il potere e la manipolazione, il bisogno di ottenere e di possedere ciò che non ci verrà mai concesso, perché non è lecito pretenderlo, e tutto questo porterà a maturare, a comprendere maggiormente noi stessi e a non dare per scontati alcuni valori che ci illudiamo di aver fatti nostri e che verranno invece sfidati molto apertamente con questo aspetto.
Qui l’amore è sfida, provocazione, oltraggio, struggimento dell’anima che si gioca sul filo della presenza-assenza dell’oggetto amato, che in una dimensione di inseguimento-fuga ci mette di fronte alla trasformazione. L’amore ci insegna con Plutone che solo se accettiamo la perdita e la morte potremo accettare e amare la vita. Se accettiamo la sfida, ci conduce alla vera capacità di relazione che Venere solo sfiora negli incontri archetipici con gli altri Dei; qui, la possibilità di amore si fonda sulla capacità di accettare la rinuncia alla totalità del rapporto poiché in questo amore devono entrare la separazione e il riconoscimento realistico dell’individualità e della differenza, del fatto che l’altro vive non solo in funzione nostra e che soprattutto noi non abbiamo alcun diritto di esercitare un potere su di lui.
L’amore plutoniano inizia con una insaziabile simbiosi ma ci espellerà da essa in modo inequivocabile, senza più permetterci di entrarvi: questo amore costringe ad accettare il proprio stato di solitudine e la condizione che la propria completezza può giungere solo da sé. Durante questo travaglio sperimentiamo la piccolezza, il senso di perdita di potere, il vuoto, e aspettiamo la nostra droga, il nostro veleno che sembra placare il bisogno, ma solo se arriveremo fino in fondo a questo territorio infero, affrontando tutte le nostre paure e rimarginando le nostre ferite, sapremo trovare la nostra integrità psichica, quella che ci consentirà di ri-emergere e ri-nascere come unità e non più come metà.
Per questo l’amore qui si colora di mille altre sfumature emozionali negative: odio, rancore, rabbia, possesso, sottomissione e dominio… perché attraverso la dimensione fisico-psichica ed emotiva l’amore plutoniano consente il ritorno del rimosso e ci riporta al diritto-dovere di confrontarci con le nostre immagini interne. Tutto ciò rende questo amore affascinante e terrifico nello stesso momento. C’è una sorta di incantesimo nel quale si rimane sospesi e non si sa se tutto si distruggerà oppure se da esso avverrà il passaggio di “conoscenza” necessario per la trasformazione.
Questo è un brevissimo viaggio nel mondo dell’amore con tutte le sue potenzialità. Ogni volta che esprimiamo amore, siamo costretti a rimettere in atto una dimensione archetipica di noi stessi, che ci riporta a qualcosa che deve essere visto, compreso e integrato nella nostra personalità.
In questo senso l’amore è sempre conoscenza e al tempo stesso è vita, perché nella conoscenza si gioca il meglio della nostra vita.
a cura di Lidia Fassio
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