ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
Psicosomatica – seconda parte
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a cura di Lidia Fassio
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LA VISTA I cinque sensi rappresentano il nostro apparato percettivo sensoriale che ci serve per il riconoscimento degli oggetti, della realtà e del mondo. Gli organi di senso sono strettamente in relazione all’Io cosciente e, pertanto, le informazioni che i sensi portano dentro sotto forma di impulsi uditivi, visivi, tattili, di gusto e di odorato sono sottoposti ad una selezione da parte del nostro Io: se l’informazione è coerente con il nostro Io, allora i suoi filtri ne permetteranno l’ingresso, se invece è incoerente e creerebbe un’interferenza, il nostro Io può irrigidirsi e mettere in atto delle difese in modo da bloccarne l’accesso alla coscienza. Questa premessa è fondamentale per comprendere che la vista, organo di senso importantissimo perché ci permette di accedere a tutte le meraviglie che l’universo ha creato, resta però pur sempre un organo di senso soggetto alla legge della nostra parte cosciente. Di fronte ad un impulso visivo che potrebbe sconvolgere la coscienza di un soggetto, possono avvenire dei blocchi da parte della coscienza che avranno lo scopo di andare ad inibire quella determinata informazione in entrata che potrebbe disturbare il naturale andamento della psiche di quella persona. I meccanismi di difesa psicologici per essere efficaci devono agire anche sulla materia, di conseguenza quando un impulso viene negato, l’Io cosciente si metterà in moto irrigidendo l’intera muscolatura che rappresenta l’apparato difensivo corporeo. Giorno dopo giorno, inibizione dopo inibizione, la muscolatura si mostrerà particolarmente irrigidita in punti ben precisi in modo da sbarrare l’accesso a ciò che la coscienza non vuole che entri. Nel tempo quest’irrigidimento diventerà cronico e cristallizzato, ma, in seguito a questo anche l’organo interessato viene per così dire iperprotetto fino ad impedirgli di fare pienamente la sua funzione. Nel caso della vista, saranno gli occhi ad essere sottoposti a questo tipo di processo e, lentamente noi ci troveremo ad avere difetti visivi che chiamiamo “sintomi”, che saranno in perfetta sintonia con il tipo di personalità e d’identità che abbiamo, ovvero, rappresenteranno quel particolare tipo di blocco che il nostro Io ha messo in atto nei momenti in cui avvertiva particolari pericoli. Se prendiamo coscienza che i sintomi sono i messaggi che il nostro organismo ci manda attraverso il corpo allora dobbiamo renderci conto che l’occhio ci informa di una disarmonia tra quello che esiste veramente e quello che personalmente vediamo. Alla lenta e graduale deformazione della muscolatura dell’occhio si accompagnerà una lenta e graduale deformazione della realtà che noi vediamo. In parole semplici, i nostri occhi ci dicono che abbiamo bloccato il nostro sguardo sul mondo in modo da non vedere ciò che non vogliamo o non possiamo vedere. L’irrigidimento dei muscoli serve, infatti, a bloccare a rendere meno mobili i nostri bulbi oculari che, altrimenti, spazierebbero in lungo e in largo alla ricerca di stimoli. Attraverso il “difetto visivo” che verrà ad instaurarsi, i nostri occhi ci informeranno che c’è un problema; lo scopo del sintomo è di renderci consapevoli per permetterci di rimuovere il blocco che è stato posto e che, se era particolarmente utile nella fase in cui si è instaurato, nel tempo diventa un problema che va a creare un danno sia sull’organo che sulla psiche. Questa è la ragione per cui se abbiamo un problema alla vista dobbiamo sempre chiederci “c’è qualcosa che non vogliamo o non possiamo vedere?”. Nei primi tre anni di vita, cioè nelle prime case del nostro oroscopo noi andiamo specializzando via via i nostri organi di senso e, mentre facciamo questa operazione, attraverso di essi noi incorporiamo e portiamo all’interno il mondo esterno. Attraverso i cinque sensi, esploriamo, impariamo, diversifichiamo e decodifichiamo la realtà imparando a riconoscere le varie cose che popolano il nostro circostante. Più abbiamo dovuto restringere e bloccare i nostri organi di senso, più avremo una percezione limitata che rifletterà successivamente una visione della realtà limitata. L’occhio, come gli altri organi di senso, è legato al movimento: non è possibile vedere bene se non possiamo muovere i nostri occhi: noi orientiamo il nostro sguardo, esattamente come facciamo quando dobbiamo puntare una videocamera o una macchina fotografica: se ne deduce che più gli occhi sono mobili, più possono spaziare e più la nostra vista funziona e registra impulsi che poi il nostro cervello decodificherà. Se nella nostra realtà infantile c’erano situazioni incomprensibili che era meglio “non vedere”, i nostri occhi si sono adeguati e sono diventati più statici, meno curiosi: l’intera educazione è un adeguamento a quelle che sono le regole esterne ma, se la vediamo sotto il profilo della nostra personalità, l’educazione è una lenta e graduale amputazione della nostra autenticità. Quando non siamo più veri ed autentici, anche la realtà che vediamo risulterà deformata. Così, il miope vedrà una realtà estremamente piccola, ridotta e limitata e questo difetto della sua vista corrisponderà pienamente alla paura di vedere il mondo nella sua interezza e nella sua immensità: la miopia corrisponde spesso ad una persona che ha una vista corta perché ha dovuto interessarsi prevalentemente del suo piccolo circostante, probabilmente perché adulti ansiosi ed iperprotettivi tendevano a creare problemi nel momento in cui si avventurava alla conquista del mondo. Così la presbiopia rappresenta soggetti che vedono benissimo da lontano e scarsamente da vicino: appartiene a persone molto estroverse che hanno dovuto spingere il loro sguardo lontano perché il vicino era difficile e così hanno distolto lo sguardo dal loro mondo interiore, probabilmente perché c’erano grandi difficoltà nell’elaborare ciò che arrivava dal suo dentro. Non serviranno dunque occhiali per recuperare questi problemi, anzi, gli occhiali faranno un grande danno, perché cronicizzeranno il problema cristallizzandolo. Ci sono invece metodi, come quello del dr. Bates che permettono, attraverso particolari tipi di ginnastica, di lavorare sui “difetti” visivi, risvegliando al tempo stesso le problematiche che li hanno creati. Astrologicamente parlando, la vista è associata in particolar modo alla casa seconda e al pianeta Giove che, essendo il grande interprete del nostro zodiaco è quello che traduce gli imput di Venere (sguardo) in immagini. Particolari lesioni su questo pianeta e sull’asse seconda ottava possono rivelare problematiche nella fase di incorporazione del mondo che possono andare a riversarsi sull’occhio e sulla vista. |
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