ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
Amore e annullamento di sè
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a cura di Lidia Fassio
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Un tema molto presente nelle relazioni d’amore è quello della simbiosi. Anche in questo caso, l’amore assume l’idea di “unità senza alcun tipo di separazione” e riporta al modello mamma bimbo in cui, per quest’ultimo, non vi è possibilità di sopravvivenza perché non è indipendente e necessita di tutto. Da ciò possiamo prendere spunto e comprendere che un rapporto adulto di simbiosi presuppone una persona dominante ed una invece, in condizione di sottomissione o di dipendenza, molto diversa dal sogno “due cuori e una capanna” che invece hanno gli amanti nella loro testa. Rispetto all’idea dell’amore permangono moltissimi equivoci che sono da sfatare anche perché qualora si verifichino, non vi è relazione gratificante, ma un tristissimo modello in cui due persone non vivono una condizione di pariteticità e, proprio per questo, sembrano nutrirsi uno dell’altro; il che, psicologicamente parlando, significa annullarsi. Tra l’altro, dietro all’immagine fantastica della simbiosi, c’è un’illusione di eternità… qualcosa che dovrebbe durare per sempre, come nelle favole; tuttavia è bene comprendere che nelle favole ciò che dura per sempre non è la simbiosi tra due amanti, bensì la ritrovata unità psichica, ovvero il maschile e il femminile interni che finalmente ritornano ad essere in relazione per cui l’eroe percepisce per la prima volta la tanto agognata “unità” interiore. Nella realtà e nella relazione amorosa adulta, la simbiosi si presenta invece come una sorta di condanna che traghetta i due amanti verso il nulla a livello di anima, verso la non crescita, il non respiro e il soffocamento; qualcosa di molto diverso dalla frase tipica “senza di te non posso vivere”; questa coppia viene considerata “paradossale” per cui la frase tanto agognata diventa “non posso vivere senza di te, ma non posso neppure vivere con te”: per l’appunto, un paradosso! Certo, il sogno simbiotico appare e si intravede nella fase di innamoramento, dove i confini delle due persone sono molto labili e dove effettivamente si vive per un attimo la percezione di essere uniti; però, non appena l’innamoramento cede il passo, ci si trova ad avere più bisogno di tenerezza e di intimità che non di eccitamento per cui si comincia a dare molta più importanza alle emozioni e al senso di complicità: è la fase in cui si dovrebbe entrare nell’amore vero, in cui non è più sufficiente la sola attrazione sessuale perché si vuole qualcosa di più; infatti, in questo frangente la coppia è chiamata a scoprire le differenze e a costruire un rapporto di interdipendenza reciproca (e non di dipendenza). La relazione simbiotica è estremamente soffocante poiché tende ad annullare l’individualità dei due partner; inoltre, la simbiosi è il prolungamento dell’infanzia, età che dovrebbe essere collocata nel cuore e della memoria storica e non nei comportamenti adulti. La condizione di simbiosi è molto evidente in quelle coppie che entrano in crisi quando un partner sente il bisogno di fare delle cose da solo, o di prendere delle iniziative individuali e questo è vissuto dall’altro come un tradimento, un abbandono, un atto contro la relazione: lo stato di dipendenza si evidenzia attraverso il dolore e la frustrazione che spesso di traducono in azioni che hanno lo scopo di far sentire in colpa l’altro in modo da riportarlo nella condizione precedente. Il punto fondamentale sta nel comprendere che indipendenza, individualità, separazione non sono in contrasto al sentimento di amore, anzi, sono la garanzia che esso potrà esprimersi permettendo ad entrambi di coniugare le caratteristiche personali con un progetto comune che arricchirà e porterà energia alla relazione. La coppia che riesce a crescere mantenendo vivo l’interesse e l’amore è quella che si nutre sia dei momenti di indipendenza che di quelli di intimità, considerandoli entrambi ingredienti indispensabili al benessere della relazione. E’ indubbio che ci debba essere una sorta di altalena: la coppia deve vivere ora l’una e ora l’altra e, quelle che riescono a stare dentro a questo gioco, diventano capaci di sviluppare grande autonomia emotiva all’interno di un buon rapporto di intimità estremamente gratificante. La coppia che non riesce ad uscire dall’idea della simbiosi è destinata a perdersi; anche se i due partner restano insieme non riusciranno mai a creare una reale relazione perché non diventeranno mai persone in grado di scambiare, poiché, per loro è più importante possedere o trattenere l’altro, oppure garantirsi la dipendenza dell’altro; è una coppia che si basa su rapporti di forza in cui ognuno, anche se inconsciamente, diventa un po’ vittima dell’altro. I partner hanno bisogno di sperimentare la libertà e, se la coppia non è in grado di reggere la tensione personale derivante dall’ambivalenza “voglio essere insieme e voglio essere indipendente”, diventa difficile costruire un senso di fiducia; entrambi i soggetti devono poter rendere omaggio ai bisogni e alle differenze individuali, proprio per non dover incorrere nel sacrificio di sé che è uno dei cardini negativi della coppia simbiotica. Infatti, la tristezza dei rapporti simbiotici consiste nel concetto che un partner si presenta nel ruolo di genitore per l’altro che, ovviamente, deve assumere il ruolo di figlio. All’interno di questa coppia c’è grande difficoltà ad esprimere i bisogni in modo diretto per cui gli stessi vengono costantemente proiettati sull’altro; manca la comunicazione e l’affermazione chiara perché si cerca disperatamente di evitare il conflitto aperto che farebbe da detonatore alla paura dell’abbandono, unica cosa che non sono in grado di affrontare. In questa coppia ci sono ruoli precisi e rigidi: ad esempio, la moglie si prende cura di tutto l’abbigliamento del marito e quest’ultimo si interessa della macchina della moglie, portandola dal meccanico a fare la revisione e a farle controllare l’olio o i freni: nessuno dei due è veramente indipendente; infatti, lui si arrabbia se lei magari non è andata a ritirare il suo vestito e lei si aspetta che sia lui a prendersi cura della sua autovettura. Nessuno dei due è però autonomo in quanto non è stato affrontato e rivisto il rapporto con i genitori: la coppia simbiotica mantiene atteggiamenti infantili con le famiglie d’origine e, per superare questa situazione, occorre ridefinirsi partendo da questi rapporti; è fondamentale smettere di pretendere di essere figli nei confronti dei genitori, accettarli per quello che sono e per ciò che hanno potuto e possono dare e, concludere con essi riappacificandosi. In questo modo si diventa adulti, altrimenti si rimane fissi in un ruolo di opposizione o di dipendenza da loro, ruolo che dovrà poi essere proiettato sul partner che si troverà così ad essere un sostituto dei genitori. In ultimo, per essere veramente adulti bisogna stabilire dei buoni rapporti con il proprio sesso, unica condizione per potersi poi relazionare bene con l’altro. Non si può essere donne o uomini se si hanno problemi con la propria identità, proprio perché a questo punto è molto facile la ricerca di rapporti fusionali che lasciano l’identità indefinita. A livello astrologico le coppie simbiotiche hanno sempre dinamiche potenti tra le case IIa e VIIIa, accentuazione dei segni Toro e Scorpione oppure forti dinamiche Cancro e/o Pesci accompagnate da un Marte con difficoltà di affermazione (tipo Marte Nettuno, Marte Plutone o Marte in XIIa). Queste segnature astrologiche portano i soggetti interessati ad avere un gran bisogno di contatto accompagnato però dalla paura che la propria affermazione diretta possa provocare la rottura delle relazioni, unica cosa non accettabile e, per questo, rinunciano all’espressione della loro volontà personale. |
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