ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
IL VECCHIO SATURNO
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a cura di Cinzia Giangiacomo
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Fin da bambina ero affascinata dalle divinità olimpiche, complice un cartone animato (“Pollon combina guai”) e un libro preso in prestito, e mai restituito, dalla biblioteca della mia scuola elementare. Non ricordo il titolo, ma ricordo che, con un linguaggio molto semplice, raccontava le avventure delle divinità greche. Così, cominciai a passare interi pomeriggi a disegnare scontri tra le dee buone e quelle cattive, tra quelle giovani e quelle più mature e così via. Direi che si trattava di una prima inconsapevole esperienza della vita umana come lotta, ma non lotta tra individui, ma tra forze e principi opposti all’interno di uno stesso individuo. Oggi, la chiamerei lotta tra oscurità e natura illuminata, entrambi sempre presenti e necessari nella vita di ciascuno. Ad ogni modo, non ricordo di aver mai preso in considerazione Saturno. Forse perché non faceva parte delle divinità olimpiche come l’aitante Ares, la cacciatrice Artemide o l’astuta Atena, ma era di una generazione anteriore a me allora ignota (i Titani). E comunque, era ancora lontana da me qualsiasi curiosità per l’astrologia. Tuttavia, il mio interesse per la mitologia greca è stato il tramite per un primo approccio all’astrologia psicologica che utilizza il simbolo rappresentato dal mito come chiave di lettura della personalità dell’individuo e del suo tema astrale. Finalmente, quindi, ho conosciuto questo vecchio Signore che tanto timore incute ai lettori di oroscopi. Il suo mito mi ha molto affascinato perché rappresenta una fulgida conferma della Legge universale di causa-effetto. Secondo la mitologia greca, Crono (ossia il Tempo, Saturno per i Romani) era il figlio più giovane di Urano e di Gea, ossia del Cielo e della Terra. Purtroppo, Urano non era un buon padre e Gea era costretta a trattenere dentro di sé i figli per tenerli al riparo dall’invidia del padre e dal suo timore di perdere il potere. Gea, stanca di tutto ciò, preparò un falcetto (che è anche il simbolo di Saturno) e illustrò ai figli il suo piano. Crono si dichiarò disposto ad eseguirlo e così quando Urano nella notte si avvicinò a Gea per l’ennesima unione, Crono afferrò con la mano sinistra (forse da questo episodio nascono molte dicerie sulla sinistra come mano del malaugurio) i genitali del padre (anche fratello, in verità) e lo evirò con il falcetto preparato da Gea e gettò tutto in mare. Questo non è che l’inizio della sua storia. A questo punto, Crono, conquistato sanguinosamente il potere, sposa sua sorella Rea da cui ha sei figli, tra cui Zeus. Crono è un vecchio re, geloso del suo trono, e rappresenta una struttura che esiste da tempo immemorabile, costruita sul potere e sull’autorità. Crono riceve un oracolo che dice che un giorno uno dei suoi figli lo rovescerà a sua volta. Per questo motivo, Crono governato dalla paura ingoia i suoi figli. Uno di loro, Zeus, riesce a scampare questo crudele destino con l’aiuto della madre che inganna Crono consegnandogli, al posto del neonato, una pietra avvolta nelle fasce. Zeus, nel frattempo cresciuto al sicuro in una grotta, torna dal padre e lo costringe ad ingerire una droga e a vomitare i suoi fratelli; con il loro aiuto detronizza il padre, lo costringe all’esilio e, senza spargimento di sangue, diventa il re degli dèi. Questo mito evidenzia tante caratteristiche della simbologia di Saturno. Il Regno di Saturno rappresenta la struttura dell’Io solida, stabile e continuativa con dei confini netti che Saturno difende per proteggersi dal mondo sconosciuto dell’inconscio. Questa situazione rassicurante mitologicamente viene definita “Età dell’Oro” in cui gli uomini vivevano senza affanni e senza bisogni insoddisfatti, come gli dèi. I campi offrivano alimenti e frutti prelibati senza bisogno di coltivarli e gli uomini godevano di una giovinezza dilatata, passando dalla vita alla morte come si passa dalla veglia al sonno. Combattere e sconfiggere Saturno, per crescere ulteriormente e fare entrare nuove istanze nella propria vita, significa sacrificare tutto questo. Ma Saturno non è rigidità ma solidità. Infatti il falcetto, che è un simbolo con il quale viene rappresentato nelle raffigurazioni scultoree e pittoriche antiche, rappresenta la funzione di Saturno di tagliare ciò che non è più necessario per la strutturazione dell’Io. Il suo crudele atto di divorare i figli è la manifestazione di questa paura, dell’incapacità di adattarsi all’evoluzione della vita e della società umana. Ripete il destino del padre. Vorrebbe fermare il ritmo della vita per non perdere i propri privilegi e il proprio potere. “E’ la conservazione cieca ed ostinata, la concentrazione della forza che toglie intorno a sé, per accentrare in sé” (“Astrologia e Mito” di R. Sicuteri pag. 172). La detronizzazione rappresenta l’impossibilità di resistere a questa necessità universale, l’impossibilità per l’Io di rimanere per sempre chiuso in sé stesso. Saturno, quindi, è un principio funzionale alla formazione e strutturazione dell’Io, a proteggerlo dagli stimoli esterni che l’individuo non è in grado di gestire in un dato momento della sua vita, e all’acquisizione dell’autonomia. Ma quando è lui a dominare impedisce l’evoluzione e addirittura la vita. I transiti di Saturno riattivano le energie funzionali del simbolo e ci spingono verso l’acquisizione di una sempre maggiore autonomia e sicurezza interiori; ci stimolano a compiere le scelte e i distacchi necessari alla nostra evoluzione: è la dura lotta della vita, sono le sofferenze necessarie alla nostra crescita e maturazione. Il suo ruolo è dunque ingrato, ma necessario. Dane Rudhyar spiega così la funzione del pianeta: “Saturno toglie una cosa dopo l’altra, non lasciando che ciò che è eterno. Alla fine esso mostra a noi stessi il nostro punto interiore più sensibile, punto che può diventare, se la lezione viene compresa, il punto di maggior forza (…)l’Io deve liberarsi dalla servitù verso una forma di egoismo particolarista e limitativo, rigido e possessivo, verso la paura e l’orgoglio e la paura nati dall’insicurezza, dalla solitudine spirituale e dal senso di colpa”. La parola chiave di Saturno è “dovere” che si esprime attraverso quella voce di dentro, quella rigida e critica, che ci dice – sapendolo molto meglio di noi, provenendo dal Vecchio Saturno – quale tipo di persona dobbiamo diventare, a quale verità dobbiamo votarci. Saturno però compensa siffatte richieste con la capacità di fare. Il suo domicilio in un tema natale indica una mancanza o un bisogno che si manifesta attraverso la paura; questa energia bloccante potrà diventare forza se, imparata la lezione di Saturno, lavoriamo con abnegazione per riconoscere ed affrontare le nostre paure. Per Saturno, infatti, sono significativi le opere concrete, i risultati, l’impegno, il metodo, la costanza, la disciplina. La via di Saturno è quella dell’esperienza e la comprensione arriva solo in tarda età. Solo l’esperienza merita fiducia, solo l’esperienza insegna e solo al tempo si può credere. E qui l’ultima lezione di Saturno-Crono, ai fini della presente relazione, ossia del Tempo, è: “imparare ad attendere”. |
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