ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
IL PARADIGMA ESTETICO DELL’ASTROLOGIA UMANISTICA
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a cura di Marina Maghetti
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La presente riflessione è volta a mettere in luce come l’estetica, nella sua accezione baumgarteriana, intesa quale “gnoseologia inferiore”, possa operare una distinzione di campo e di metodo tra il concepire il sistema simbolico dello zodiaco e del Tema Natale, (quest’ultimo raffigurante i Pianeti posizionati ciascuno in una o più delle 12 Case/Segni e gli aspetti che questi ultimi stabiliscono fra loro al momento della nascita), come un’organizzazione di segni precostituita e codificata, la cui efficacia è misurata attraverso l’assunzione di una scala di valori che assegna a ciascun elemento di interconnessione connotazioni positive o negative, così come vuole l’Astrologia tradizionale, e un’altra, non referenziale, che presenta segni plurivalenti e unisituazionali, calati nella pluralità di interconnessioni dinamiche coglibili tra singoli elementi (12 Case, Segni, Pianeti), questi ultimi matrici di simboli comunicativi, in costante dialogo con gli archetipi, portatori di molteplici rimandi di senso la cui acquisizione avviene per mezzo di una loro interrogazione, attuabile attraverso una lettura dinamica del Tema Natale e mediata dal dialogo con la singola persona, così come avanzato dall’Astrologia umanistica. La natura del paradigma estetico come fondamento dell’Astrologia umanistica, trova altresì conferma proprio nel pensiero di colui che ne potremmo considerare l’antesignano, ossia Jung. In particolare mi vorrei riferire alla distinzione che lo stesso propone tra “archetipo” e “immagini archetipiche” nelle sue “Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche”: “L’archetipo in sé è un fattore psicoide che appartiene per così dire alla parte invisibile, ultravioletta” dello spetto psichico. Come tale non sembra suscettibile di coscienza” Le rappresentazioni archetipiche sono: “configurazioni estremamente varie che rimandano a una forma di per sé irrappresentabile” Ed ancora, come afferma nel saggio del 1939 “Gli aspetti psicologici dell’archetipo della Madre”: “che un’immagine primordiale sia contenutisticamente determinata lo si può dimostrare solo quando è diventata cosciente e si è però arricchita del materiale dell’esperienza cosciente. La sua forma è piuttosto paragonabile, come ho spiegato altrove, al sistema assiale di un cristallo il quale per così dire preforma la struttura del cristallo stesso nell'acqua madre, senza possedere una esistenza materiale sua propria [...] L'archetipo è in sé un elemento vuoto, formale, nient'altro che una facultas praeformandi, una possibilità data apriori della forma di rappresentazione [...] Quanto alla determinazione della forma, il paragone con la formazione del cristallo è illuminante, giacché il sistema assiale determina unicamente la struttura stereometrica, non la forma concreta dell'individuo cristallino. Questo può essere piccolo o grande, oppure variare a seconda della diversa conformazione delle sue superfici o del reciproco concrescimento. Costante è solo il sistema assiale nelle sue proporzioni per principio invariabili. Lo stesso vale per l'archetipo: esso può essere in linea di principio denominato e possiede un nucleo di significato invariabile: questo però determina il suo modo di manifestarsi solo in teoria, mai in concreto." Gli archetipi, quindi, altro non sono che substrato presente nella psiche individuale, dotati di un potere organizzante e di una autonoma forza dinamica che incita all’azione, fruibili attraverso immagini archetipiche assimilabili a forme sensibili stratificate e depositarie di contenuti universali irriducibili. Su un piano estetico l’individuo deve così essere compreso nel suo relazionarsi continuo ad una tipicità di fenomeni affinché si possa cogliere l’universale che, stando a Jung, vuole essere trasmesso al sensibile attraverso una matrice comune denominata “memoria collettiva”. Potremmo quindi dire che l’immagine/forma si rifà ad un modello di comportamento che inconsapevolmente reiteriamo, conferendogli la nostra individualità e confermando così l’assunto secondo cui l’archetipo è di per sé irrappresentabile mentre, solo attraverso il particolare, il fenomeno, possiamo cogliere la tipicità di quel modulo archetipo incarnato nelle diverse variazioni che mai ne esauriscono il modo e non ne sono che rappresentazioni imperfette. Le “immagini archetipiche” entrano in relazione fra di loro, dialogano, si intrecciano, dando vita a ciò che in ambito Astrologico definiamo gli “aspetti” che si creano tra Pianeti e che ci consentono di leggere il Tema Natale in termini antiplatonici, rifuggendo così da una loro interpretazione in senso assoluto, astratto, a favore del dispiegarsi e della giustapposizione dei fenomeni che predispongono ad una dinamica dialettica che deve intercorrere tra tutti gli elementi costitutivi del Tema Natale. Possiamo dunque affermare che l’estetica è paradigma dell’Astrologia umanistica poiché nella sua prassi comunicativa, corporea e sensibile esibisce il fondamento di una dimensione scientifica non riducibile all’informazione o all’analisi ma fa sì che l’Astrologia debba essere intesa nell’ambito di una comprensione dialogica del reticolo di vissuto in cui si collocano gli archetipi, colti nella loro complessità e pluralità; l’interpretazione è quindi un dialogo fra strategie interpretative di fronte alla complessità dell’esperienza. A fronte di tali premesse appare inaccettabile ed alquanto riduttivo cristallizzare ed imprigionare l’archetipo in figure ed interpretazioni stereotipate che prendono in esame modelli predefiniti all’interno di una totalità formalizzante; i Pianeti, assimilabili agli archetipi, devono poter esprimere i propri orizzonti di senso con modalità dinamiche, plastiche e poietiche. L’applicazione del paradigma estetico permette quindi di superare l’attribuzione di giudizi di valore, riducendo la semplicistica antinomia favorevole/sfavorevole, buono/cattivo a modalità operative, funzioni interpretabili ed interpellabili esclusivamente a partire da una visione di contesto che sia il più ampia possibile, nonché di rifuggire dal concetto di “Totalità”, così efficacemente introdotto da Lèvinas, per traghettarci verso quello di “Infinito”, in virtù del quale ogni contenuto è irriducibile ad un contenitore, ad una forma prestabilita, per predisporci ad un atteggiamento di dialogo e di ascolto nei confronti dell’interlocutore il cui Tema Natale ci si appresta ad interrogare. Da un punto di vista applicativo, prendendo a modello esemplificativo quelli che l’Astrologia umanistica identifica come i tre Pianeti personali, Mercurio, Venere, Marte, i quali definiscono i lineamenti dell’INDIVIDUALITA’ della singola persona, ci dobbiamo accostare ad una loro analisi sia in termini “quantitativi” che “qualitativi” ; nel primo caso notiamo come essi si esprimono al pari di potenzialità e come invece qualitativamente siano funzioni dell’IO (cognitiva, affettiva, affermativa). Stando a questa premessa, sarà dunque la componente qualitativa che garantirà l’applicazione delle funzioni a tutti i Segni dello Zodiaco in cui essi si trovano collocati e sarà esclusivamente la modalità di affermazione di ciascun segno che determinerà le strategie di funzionamento dei tre Pianeti. Prendiamo l’esempio di Marte: se ipotizziamo che quest’ultimo abbia sede in Cancro e Bilancia, due segni non considerati tradizionalmente in “esaltazione”, stando a quanto appena affermato, sappiamo che qualitativamente esprimono un bisogno di “relazione” a partire dal quale Marte agirà la propria funzione affermativa che avrà connotazioni maggiormente persuasive e poco dirette ma non per questo meno efficaci rispetto alla propria sede in Ariete. L’ulteriore elemento da considerare per una lettura completa e non parziale è dato dal prendere in esame il primo termine, precedentemente introdotto, ossia quello quantitativo, la cui modulazione d’espressione è da cogliersi esclusivamente attraverso un rapporto di interconnessione della parte (Marte) con il tutto, quest’ultimo rappresentato dagli elementi costitutivi del Tema Natale (Case e aspetti che sussistono tra Marte e gli altri Pianeti). Dunque, l’approccio proposto a chi si vuole accostare all’interpretazione “umanistica” di un Tema Natale deve essere di matrice analogico-sintetica affinchè ci si predisponga ad una rielaborazione critica dello stesso, in grado di favorire la determinazione di significati di cui esso è intrinsecamente e simbolicamente pregno, aprendosi così ad uno sguardo più ampio, intuitivo e poliedrico perché ogni elemento, calato in un contesto, è funzionale e concorre alla realizzazione di ciascun “progetto di vita”. |
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