ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
Immagini arcaiche
a cura di Gianfranco Casalis
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Nella psicologia junghiana, gli strati più profondi della psiche soggiacciono a quelli logico-discorsivi, razionali. L’ermeneutica del profondo junghiana presenta una costitutiva attenzione per la dimensione religiosa della psiche. Il rapporto conscio-inconscio non è l’espressione di due definiti campi della psiche, ma un sovrapporsi di strati, i cui livelli vanno da quelli logici, intersoggettivi, convenzionali e concettuali a quelli sempre più profondi, istintuali, archetipici che riguardano più l’aspetto della natura che della cultura. Regredendo negli stadi dello sviluppo e della formazione della psiche si giunge all’arcaico, vale a dire, ad immagini fondamentali che sorgono da una psiche ancora profondamente intrisa di istinto e intensamente fusa con la natura. Jung scrive: “Come l’essere umano ha un corpo, che in linea di principio non si differenzia da quello degli animali, anche la sua psicologia possiede, per così dire, dei piani inferiori, nei quali dimorano ancora gli spettri di epoche passate dell’umanità, come le anime animali del periodo dell’antropopiteco, poi più in basso la psiche dei “sauri” a sangue freddo e, infine, al livello più profondo, il mistero trascendente e il paradosso dei processi psicoidi del simpatico e del parasimpatico”. È bene ricordare che per Jung, “psicoide” ha significato di “quasi psichico”, radicato nelle profondità oscure della vita dove l’archetipo esprime le modalità d’essere della psiche e quindi i suoi bisogni più profondi legati al biòs, all’istintualità e alla pulsionalità.
Il nostro corpo porta in sé tracce della ereditarietà arcaica come la nostra ereditarietà acquatica che sopravvive non soltanto nella persistenza delle branchie, ma anche nella tromba di Eustachio che connette la bocca con l’orecchio e, inoltre, sappiamo che nelle nostre vene scorre un flusso di plasma sanguigno che consiste degli stessi componenti, come il sodio, il calcio e il potassio, contenuti nell’acqua di mare. In tal modo, così nel nostro corpo, come nella nostra mente noi possediamo delle forme arcaiche di comportamento e di pensiero. In noi esistono pensieri bizzarri, desideri inquietanti e impulsi irrazionali che a tratti ci possiedono contro la nostra stessa volontà. In realtà sembrerebbero uscire dal nostro inconscio collettivo, del tutto estranei al nostro abituale, civilizzato modo di pensare. Jung dice dell’inconscio collettivo come l’insieme di “potenzialità ereditate di esperienze ataviche compiute da innumerevoli milioni di anni, l’eco di eventi mondiali preistorici ai quali ogni secolo aggiunge una quantità infinitesimale di variazioni e differenziazioni…queste immagini primordiali sono i pensieri più antichi, universali e profondi dell’umanità. L’inconscio collettivo, perciò, “contiene non solo ogni pensiero bello e grande dell’umanità, ma anche ogni azione vergognosa e diabolica di cui gli esseri umani siano stati capaci”. L’inconscio collettivo condiziona costantemente le nostre abitudini e il nostro comportamento del tutto a nostra insaputa, perché “è una componente determinante di tutte le esperienze”. Secondo Jung, queste idee e immagini non sono trasmesse come tali, ma lo sono le loro potenzialità. Egli dice: “Non sono trasmissioni di rappresentazioni, ma soltanto la possibilità di tali rappresentazioni”, e secondo lo psicologo svizzero questo “è qualcosa di molto diverso”. Le potenzialità dell’inconscio collettivo non sono state rimosse nel senso freudiano, dal momento che non sono mai state sperimentate consciamente. Esse sono “un fiotto di pensieri e di esperienze che non sono mai state nella mente dell’individuo, né in quella del suo medico, né in alcun’altra mente normale”. “Esse sono il prodotto di un funzionamento mentale autonomo, indipendente, mai conosciuto o sperimentato prima”. Queste potenzialità, proprio perché arcaiche, sono di natura assolutamente differente da quella dei processi intellettuali della mente cosciente. Esse sono del tutto illogiche, irrazionali e per la maggior parte amorali, anche se la moralità e la colpa sono anch’esse arcaiche quanto a origine. Tali potenzialità dell’inconscio collettivo possono invadere la vita conscia e spesso determinano il nostro destino. Secondo Jung “Esse producono sogni, irrazionali fantasie, singolari visioni: sono esse che appaiono sotto forma di emozioni primitive, di idee grottesche e favolose”. Esse appaiono nei nostri incubi sotto forma di esseri terrificanti e turbano i nostri sonni con spaventose visioni d’orrore. Non bisogna stupirsi che l’essere umano sia giunto ad avere paura dell’inconscio, in cui questa paura è un elemento costante nei sogni. La scienza e la civiltà non ci hanno liberati da queste angosce dell’inconscio poiché, spesso, scienziati e filosofi sono altrettanto inclini alle paure irrazionali quanto il resto dell’umanità. Queste forze primordiali e completamente irrazionali che irrompono nella vita cosciente, sono così autonome e forti che posso rappresentare un vero pericolo sia per la comunità, sia per l’individuo e questa è la ragione per cui debbono venire represse dalle esigenze della civiltà. Esse erompono sotto forma di guerre, rivoluzioni, terrorismo, traffici illeciti, mala vita, agitazioni e comportamenti antisociali di ogni tipo. Questi disastrosi eventi emergono di quando in quando nella storia del mondo come risultato di queste forze impulsive dell’inconscio collettivo, a dispetto di tutti gli sforzi della civiltà e della ragione che vorrebbero tenerle a bada. Nell’essere umano questo conflitto può assumere la forma di disturbi psiconevrotici, in cui le forze e gli istinti dominanti sorgono producendo stati ansiosi, ossessioni e isterismi. Nei casi estremi, quando l’individuo è più fragile nella sua struttura psichica, queste forze inconsce possono dilagare e disturbare il suo equilibrio al punto da renderlo psicotico, completamente succube di bizzarre illusioni, passioni incontrollabili, abitudini degradate e moti violenti del tutto estranei al comportamento normale. Lo psicotico è completamente sopraffatto dal suo inconscio. Jung sembra considerare le nevrosi come emergenti dall’inconscio personale e dalle sue esperienze rimosse e le psicosi, invece, dall’inconscio collettivo. Egli dice: “I conflitti nevrotici inconsci sono alla portata della coscienza; essi sono umanamente comprensibili; il materiale inconscio delle psicosi (follia) non è comprensibile perché esse sorgono dalle irrazionalità dell’inconscio collettivo. “La psicosi è una resa, in gran parte involontaria, davanti a un’irruzione proveniente dall’inconscio, che ha raggiunto un potenziale più alto di quello conscio, e straripa così oltre la barriera inibitoria”. Quindi in una psicosi si è completamente sopraffatti da emozioni e pensieri irrazionali, mentre in una nevrosi, che proviene dall’inconscio personale, siamo capaci di tenerli abbastanza a bada e, per questa ragione, possiamo pensare che la nevrosi sia più accessibile al trattamento psicologico di quanto non lo sia una psicosi. Dobbiamo considerare che le forze dell’inconscio, per quanto rischiose e potenti possano diventare, si possono trasformare tanto in buone quanto in cattive, poiché l’inconscio contiene tutte le potenzialità della vita, ed è la sorgente dell’energia, la riserva di tutta la potenza dalla quale attingiamo la nostra energia quotidiana e contiene il materiale della nostra esistenza, come una madre dal cui fertile grembo sorgono tutte le forze della vita e dell’energia.


Bibliografia

C.G. Jung – Analytical psychology.
C. G. Jung – The integration of the personlaty.
C, G. Jung, Opere, Torino, 1970-93, vol. XIV-1.

 
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