ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
Il mito della Luna piena : SELENE
a cura di Lidia Fassio
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Theia era il nome che la civiltà pre-ellenica data ad una Dea che rappresentava “la luce che splende da lontano”. Theia era figlia di Urano e di Gea i due progenitori cosmogonici che, tra gli altri figli , avevano generato Iperione, un Dio splendente detto “quello di sopra” che, a sua volta, diede alla luce gli Astri che davano luminosità alla Terra. Fra essi “Helios: Dio del Sole; Eos: l’Aurora e Selene: la Luna”.

Selene deriva dal greco Sélas che significa splendore, fiamma, elemento brillante; dalla madre Theia aveva ereditato gli occhi da giovenca, simbolo che nell’antichità veniva sempre associato al femminile e alla luna. Questo tratto del mito, infatti ci ricorda, quanto nel mondo greco la Luna fosse associata ai bovini che hanno occhi umidi e grandi, simbolo di intensità e di emotività; che producono latte, altro simbolo tipicamente lunare e materno e che, in ultimo, hanno le corna fatte a “falce” che simboleggiano le due fasi lunari: crescente e calante.
Nella terra della mezzoluna fertile, il simbolo delle corna rappresenta la falce lunare. Ancora oggi in molti paesi del medioriente sulle bandiere svetta la falce di Luna.

Selene viene descritta come bianca, pallida e spesso diafana, con la pelle morbida e chiara (a dimostrazione della non esposizione al calore del Sole), con tanti ricci in testa che scendono fluenti ma mai provocatori; spesso è raffigurata in mezzo al cielo stellato alla guida del carro lunare trainato da buoi (a volte da cavalli) regalati dal dio Pan come risarcimento dopo il gravissimo affronto che le aveva arrecato allorchè prendendola e seducendola con l’inganno. Pan è un simbolo di fecondazione e di grande potenza sessuale, ma è un Dio un po’ oscuro, ctonio, un Dio che non potendo vivere nella luminosità dell’Olimpo, non può mai mostrarsi pienamente alla luce del sole; Selene non lo riconobbe in quanto aveva coperto la sua parte caprina ed irsuta, nascondendola sotto la pelle innocente e morbida di una pecora bianca (simbolo di innocenza).

Ovviamente questo tratto del mito ci ricorda che la Luna non ha una sua diretta luminosità e non potrebbe neppure rinascere dopo la fine del ciclo, se non passando attraverso la fecondazione e l’ingravidazione di un maschile anch’esso notturno e quasi infero.. molto simile alla parte “ombra” della Luna Nera.

In effetti questo è un tratto tipico di Selene: lei non può farsi vedere durante il giorno, ma deve fare tutto durante la notte, quando la luce solare sta scendendo ed è flebile e, quindi, non lascia vedere pienamente le cose.

Dice Robert Graves che Selene aveva frequenti giochi d’amore con la parte maschile solare di Elio (suo fratello) allorchè lui, tramontando, andava a sdraiarsi su Oceano, da cui vedeva sorgere Selene. I due astri, si incontravano, ma soprattutto si inseguivano cercando un rapporto che doveva essere ogni volta diverso per situazione e durata; e questo per accontentare la volubilità di Selene.

Per venticinque giorni al mese – che rappresentano il tempo in cui la Luna è visibile in cielo durante la notte – i due fratelli amanti (Sole e Luna) si incontrano per toccarsi e coccolarsi teneramente.

E’ ovvio che questo riferimento è legato al ciclo della Luna e del Sole, al loro rincorrersi giorno dopo giorno nel cielo: il fatto che siano fratelli sembra ricordare una sorta di androginia di entrambi in quanto Selene (femminile) è lo specchio di Elio (maschile) e, quest’ultimo, in qualità di dio Sole si riflette pienamente nella Luna proprio mentre lei riflette la sua luce nella notte.
I loro amori non sono passionali, ma sembrano più a teneri inseguimenti infantili ed adolescenziali che solo di tanto in tanto riescono a consumarsi.
Ovviamente il momento in cui viene consumato il rapporto è il momento in cui si verifica un’eclisse o di Sole o di Luna, in cui uno dei due astri si oscura e non può essere visto, perché sono uniti in una copula celeste.

Selene però non aveva solo Elio come amante in quanto ogni mese scompariva ciclicamente all’insaputa di lui per andare a trovare Endimione, un giovane pastore emblema di tenerezza con cui giaceva per tre giorni e per tre notti in una grotta sul monte Latmo, nell’Asia minore.
Per quei tre giorni, ovviamente, la Luna non appariva in cielo poiché erano i giorni del novilunio.

Il loro era un amore intenso ma, al tempo stesso, puro e segreto che non poteva essere visto. Selene aveva chiesto a Zeus di dare la possibilità di soddisfare uno dei desideri di Endimione e lui aveva scelto di restare giovane dormendo un sonno eterno.

Gli interpreti di miti sostengono che gli incontri segreti tra Endimione e Selene rappresentano la sessualità femminile che ciclicamente si assopisce, o meglio si ritira; in particolare Kerény dice che quei tre giorni rappresentano il ciclo mestruale femminile, correlato al ciclo della luna. Per una donna è la fase in cui “ritrova sé stessa” appartandosi e non apparendo; per la luna è la fase in cui non è visibile in cielo; l’autore sostiene che è proprio da questo “ritirarsi e celarsi” che la sessualità della donna rimane giovane in eterno perché si apre ad un nuovo ciclo di fecondazione, esattamente come, dopo il novilunio, la brillantezza della Luna ritroverà il suo posto nel cielo con la fase “crscente”.

Ovviamente Selene ricorda molto la Luna nel suo domicilio cancerino. In lei ci sono tratti di estrema sensibilità, ed anche di ritrosia, il tutto nutrito di grande emotività, timidezza e purezza che spinge a non “dare visibilità” alle cose, alle emozioni e ai sentimenti. Nel Cancro la femminilità non è mai ostentata, come se non fosse mai “pienamente matura”; essa è piuttosto tenera, avvolgente e lascia trasparire qualcosa di infantile, che fa pensare ad una promessa di qualcosa che dovrà poi manifestarsi attraverso una maturazione lenta. La femminilità della Luna Cancro è molto legata alla maternità e al nutrimento al seno; a quella fase in cui mamma e bambino sono molto uniti ma lo sono al di fuori dello sguardo degli altri e dei compagni stessi in quanto sono e rappresentano un’unità.

Selene rappresenta sostanzialmente la possibilità di dare spazio alla vita affinchè possa crescere e, in seguito, brillare. Selene non ha certo la visibilità di Demetra e delle Dee lunari più mature che incarnano anche il simbolo di Dee della Natura; è una Dea più discreta, più giovane, più timida e forse anche un po’ insicura che può simboleggiare la fase della luna calante che prelude al novilunio.. simbolo di una femminilità non ancora pienamente espressa, ma che già “fecondata” che potrà così avviarsi ad un nuovo ciclo in cui riapparirà con il suo nutrimento vitale.
 
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