ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
La rabbia (2ª parte)
a cura di Lidia Fassio
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La rabbia, come abbiamo visto è un fuoco interno, qualcosa che può bruciare tantissimo e che, proprio per questo, molte persone ne hanno paura e, pur di non esploderla, tendon a trattenerla all’interno in modo da non permetterle di distruggere.

Le donne sono i soggetti che, proprio perché hanno una minore dimestichezza con Marte e con i valori Ariete, tendono a trattenere di più la rabbia; molta è anche questione di educazione: esse vengono educate a “piacere” e ad essere “morbide ed accogliente” e quindi sentono la rabbia marziana come qualcosa di estraneo che potrebbe alienare gli altri; così, quando la sentono la trattengono pensand in questo modo di non sentirla e di non farla diventare distruttiva; rinnegandola pensano di renderla addomesticabile; niente di più erroneo però; la rabbia non si seda, continua a lavorare all’interno fino a trovare strade a volte molto impervie fino a diventare tragiche.

Le donne sono spesso vittime di depressione proprio perché li’ è andata a finire la rabbia non accettata e non portata fuori: così la rabbia ha iniziato a bruciare dentro fino a togliere completamente il rapporto con la vitalità; con la depressione spesso emerge la distruttività sia nei confronti di sé stesse che nei confronti delle loro creature.
Quasi tutte le madri che hanno ucciso le loro creature erano “donne arrabbiate” che, nel tempo, sono diventate depresse fino al punto da non vedere più soluzioni né per sé ne’ per i loro bambini.

E’ dunque importante riuscire invece a venire a patti con la rabbia, anche perché niente può essere “trasformato” senza utilizzare questo fuoco che è un vero e proprio fuoco sacro che, una volta accettato, può esprimersi fino a permettere di cauterizzare le antiche ferite e può ricreare il contatto con la propria volontà ed identità.

L’astrologia ha sempre fatto l’associazione tra Marte e il Fuoco e allora proprio da questo possiamo partire per comprendere che la rabbia non ha solo un lato negativo, ma, come tutte le nostre parti e le nostre emozioni, ha una parte nobile addetta alla nostra difesa ed una parte infinitamente trasformante; il fuoco trasforma le cose da uno stato all’altro; trasforma i metalli e li fa diventare morbidi, malleabili e lavorabili: come non pensare che il nostro fuoco interiore non possa essere utilizzabile per la nostra trasformazione?

Il Fuoco cuoce i nostri cibi e li fa diventare digeribili ed assimilabili; così, anche il nostro fuoco interno può esserci di auto nel creare la possibilità di rendere accettabile qualcosa che prima non lo era e di cauterizzare una ferita ancora sofferente.

Un tempo gli alchimisti usavano il fuoco per trasformare il piombo in oro e questo passaggio noi possiamo farlo con i nostri contenuti interni: possiamo dunque lavorare sul nostro piombo fino a farlo risplendere di luce.
Il Fuoco fu regalato agli umani da Prometeo che lo rubo’ agli Dei simbolo dunque di qualcosa che ora ci appartiene e che può aiutarci nel percorso di consapevolizzazione e di coscienza.

La rabbia richiede prima di tutto attenzione: bisogna “ascoltarla” in modo da saper comprendere per cosa scatta, da dove origina, attorno a quale “bisogno” si è organizzata: anche questo è un modo per restare in contatto con questa emozione senza doverla rimuovere solo perché la sentiamo pericolosa per noi o per gli altri: riconoscere la rabbia significa dare dignità a qualcosa che è fortemente vitale per noi: Marte, infatti, è il pianeta che è in diretto contatto con la vitalità e con l’intenzionalità di Plutone (ed anche con i bisogni più profondi) e per questo coglie qualsiasi cosa (un pensiero, uno sguardo o un’azione) che potrebbe ferirci e, per avvisarci, fa scattare la rabbia.

Riconoscere la rabbia non vuol dire doverla necessariamente esplodere, ma vuol dire aprirsi delle opportunità per imparare a conoscerla e poi gestirla. Quando si trattiene la rabbia è perché non si vuole ferire; magari si è vissuti in una situazione dove la rabbia “faceva male” e quindi ci si è congedati da lei pensando che in questo modo non si farà più del male.
Gestire la rabbia vuol dire anche poter riutilizzare l’energia che prima era interamente sacrificata nell’operazione di trattenere ciò che avrebbe voluto uscire. E’ quindi sempre un’operazione che aiuta a star bene e a darsi valore.

Quando si sta zitti nel momento in cui si subisce un sopruso significa che non si è in grado di gestire quello che sta succedendo sia fuori che dentro. Chi trattiene la rabbia fa accumuli terrificanti che diventano rancori per sedare i quali vive in una sorta di “trance” nella quale tutto viene attutito, in una parola: “non sentito”.

Vi consigliamo di seguire questi quattro step utili per gestire la rabbia:

- la prima operazione è “sentire” la rabbia nel momento in cui è scattata. La rabbia scatta per un bisogno preciso che non è stato soddisfatto oppure quando il nostro spazio viene prevaricato o invaso; fare il primo passo significa cominciare a dire “io sento qualcosa ”, o meglio ancora “io mi sento arrabbiato”; con queste parole, anche se stiamo comunicandole ad un’altra persona, stiamo però parlando solamente di noi stessi, non stiamo accusando nessuno di averci fatto arrabbiare ma stiamo esprimendo un nostro “sentimento” preciso che c’è e che deve essere riconosciuto;
- la seconda fase è quella di riuscire a dire cosa ci sta succedendo. In pratica è una fase in cui “chiediamo attenzione” all’altro perché vogliamo esplicitare qualcosa che stiamo cercando di comprendere meglio per poi poter esprimere. Questa modalità è molto interessante perché apre al dialogo con l’altro e facilita la possibilità sia di farsi conoscere che di conoscere: tra l’altro fa comprendere all’altro che vogliamo chiarire qualcosa che abbiamo percepito in modo particolare; ricordiamo che la rabbia è sempre sollecitata dalla paura, dall’inadeguatezza o dall’impotenza; in questa fase hanno grande importanza le parole che usiamo e il tono che utilizziamo nel comunicare con l’altro: ovviamene è una possibilità che stiamo sperimentando utile sia per noi che per le relazioni;
- in questa terza fase dobbiamo arrivare a dare una descrizione meno sommaria di quello che abbiamo sentito: infatti, la rabbia è un’emozione primaria a cui si aggiungono in genere: delusione, paura, depressione, frustrazione ed è molto importante riuscire a tirare fuori il sentimento secondario perché sarà proprio quello a farci capire cosa ci sta dietro alla nostra rabbia;
- nella quarta fase siamo in grado di portare fuori pienamente i nostri “bisogni”, quelli che – negati – hanno fatto scattare la rabbia che ci sembrava indifferenziata. A questo punto siamo in grado di capire meglio le nostre motivazioni e di esplicitare i nostri bisogni.

E’ chiaro che dopo queste quattro fasi ci accorgiamo che la rabbia si è “smontata” proprio perché abbiamo fatto due passi importanti: abbiamo capito quali sono i comportamenti e le situazioni che fanno scattare la nostra rabbia e, al tempo stesso, abbiamo imparato moltissimo su noi stessi e sui bisogni che dobbiamo cominciare a soddisfare o a far rispettare dagli altri. Queste due possibilità apriranno anche nelle relazioni maggiori spazi di discussione per giungere a quei compromessi che sono fondamentali in un qualsiasi rapporto.

Come possiamo vedere, la rabbia è un fenomeno tipicamente marziano, ma per riuscire a comprenderla e a gestirla, dobbiamo utilizzare prima di tutto la Luna: “sentire” la rabbia è il primo step dopo il quale possiamo cominciare a verbalizzare ciò che abbiamo dentro utilizzando “Mercurio” per giungere, infine, con il pianeta “Venere” a fare una valutazione degli effettivi bisogni e sentimenti che, restando insoddisfatti la fanno scattare.

Come sempre vediamo che le possibilità nascono dall’utilizzo integrato della parte istintiva e di quella razionale.
 
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