ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
PINOCCHIO: dal falso Sè al vero Sè.
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a cura di Lidia Fassio
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Inserito il su Eridano School - Astrologia e dintorni |
La fiaba di PINOCCHIO è una delle più conosciute al mondo, e possiamo essere particolarmente orgogliosi in quanto è stata scritta da Carlo Lorenzini, alias Collodi, un nostro connazionale. I temi su cui ci invita a riflettere Pinocchio sono tanti e sono interessanti per quanto riguarda sia il genitore che il bambino. In effetti, Pinocchio rappresenta dapprima il sogno del padre che vuole un figlio a tutti i costi.. e lo vuole senza avere una Madre (un femminile) da offrire al figlio; in questo modo abbiamo il problema grosso di questo bambino che non riceve questo dono della vita.. e che non riesce ad avere quel nutrimento psicologico di cui avrebbe bisogno ogni bambino. Pinocchio però non nasce neppure dal padre (non è come Athena che nasce dalla testa di Zeus), ma nasce da un ciocco di legno.. come a dire che non può agganciarsi ad una precisa identità.. perché non è figlio né di padre né di madre.. una condizione che psicologicamente possiamo interpretare come una grande difficoltà nello strutturare una identità. Pinocchio infatti deve essersi sentito “alieno”.. in una veste in cui non può riconoscersi con l’esterno, non è UGUALE agli altri figli, ma profondamente DIVERSO e, come tale, disadattato. Possiamo quindi vederlo inizialmente come un bambino nettuniano o uraniano.. che si sente un E.T. nell’ambito sia famigliare che sociale e, tutte le prove che lui vive sono in pratica il suo processo di adattamento e la costruzione della sua identità. Vediamo i temi della fiaba in elenco:
Possiamo dire anche che Pinocchio è una fiaba che ripercorre il viaggio dell’Io verso l’individuazione, un vero e proprio “viaggio dell’Eroe” con tutte le traversie che ogni eroe deve affrontare per raggiungere lo scopo che è l’individuazione, ovvero il ritrovamento di sé. Si tratta dunque di un percorso di crescita che viene qui rappresentato dall’immagine di un burattino che alla fine diventa bambino ma che, nella normalità della vita psicologica, possiamo inscrivere nel momento in cui si esce dalla storia familiare per entare in quella individuale; ovvero intorno ai 28 anni, età in cui termina il primo ciclo di Saturno invitandoci a “lasciare la storia collettiva” e ad immergerci nella “storia personale”. E’ un viaggio eroico in quanto necessita di strumenti, di volontà e di forza per combattere le resistenze interiori. PUNTO PRIMO Geppetto crea il “burattino” – il bimbo adattato Pinocchio nasce da un ciocco di legno di ciliegio ed è un burattino, un burattino particolare che si muove e che sembra un bambino vero. Tutti noi quando siamo piccoli e giovani siamo “burattini”; con questa parola possiamo intendere una incapacità per il nostro IO di potersi nutrire di valori e di contenuti personali; siamo ancora in una età in cui è difficile non essere condizionati e, pertanto ci sentiamo “estranei, stranieri” poiché non posiamo esprimerci pienamente in quanto siamo chiamati a rispondere ai dettami dei nostri genitori e, pertanto, portiamo avanti pensieri e valori che appartengono a loro e proprio in questo sta quell’essere burattini che rende molto bene l’idea dell’ essere manovrati da fili invisibili che possiamo vedere nei valori familiari, culturali e sociali che ci tengono legati impedendoci di essere e di divenire ciò che potenzialmente siamo. L’idea di un burattino di legno suggerisce una “non verità”, un qualcosa di costruito e di scolpito da altri; infatti noi non siamo veri in questa parte della vita, siamo il frutto dell’educazione e delle aspettative più che dei nostri contenuti.. Il burattino è la nostra maschera di adattamento che perdura fino a quando non cominciamo il nostro percorso di individualità. Il burattino però vive male.. perché non può essere autentico.. e deve quindi plasmarsi per farsi accettare; questo tema lo vediamo bene in Pinocchio che a volte si adatta e molte volte si ribella.. sintomo di una parte interna (Urano) che non vuole cedere la sua verità. Questa parte ci fa anche riflettere su un tema genitoriale: ogni genitore, e Geppetto non fa eccezione, vorrebbe che il proprio figlio seguisse le sue orme e, nel caso, Geppetto vorrebbe fare di Pinocchio un figlio perfetto, obbediente e buono, portatore dei suoi paterni e della tradizione. Sicuramente questo è un desiderio inconscio di ogni genitore, che però ha un che di manipolatorio oltre che di illusorio: infatti, se il figlio obbedisse veramente al genitore non avrebbe mai una vita propria ed una identità e resterebbe una “maschera o meglio… un burattino” per tutta la vita. Ogni genitore deve dunque essere consapevole che il figlio gli viene dato ma non può e non deve essere come lui lo vuole per cui, per aiutarlo a crescere, dovrà rispettare la sua integrità. Pinocchio , come tutti gli eroi, è spinto a conoscersi: esce e, chiaramente, non fa tutto quello che il padre gli dice; non va a scuola, si attarda dove non dovrebbe e, questo suo “cincischiare” fa si che incontri amici poco raccomandabili.. Questa parte della storia rappresenta l’inizio del conflitto interno tra quelle due parti di noi che ad un certo punto della nostra storia cominciano a frizionare spalancando le porte alla “trasgressione – disobbedienza”, atto importante nella crescita personale. L’incontro con gli amici poco raccomandabili è ovviamente l’incontro con la parte Ombra.. che è sempre una parte dell’eroe stesso che inizialmente è proiettata fuori, nella fattispecie nelle figure del “Gatto e della Volpe”. LA TRASGRESSIONE Pinocchio vorrebbe essere buono, tuttavia, incontra sempre amici particolari che lo invitano a trasgredire e a fare cose proibite. Possiamo leggere questa fase come un periodo di scoperta di sé, degli altri e del mondo. Per poterlo fare bisogna “uscire dai limiti”; se stiamo dentro alle regole e alle norme che ci sono state date, non portiamo nulla di nuovo, non ci conosciamo e quindi, non cresciamo; è come dire che ripetiamo sempre la storia senza portare nulla di nuovo all’umanità. La trasgressione ci dice che ci forze interne che premono per lo sviluppo; è la magia, il propulsore che ci spinge a crescere e a rischiare: è la psiche stessa che opera attivando proprio quello che si chiama “l’archetipo del guerriero”. La trasgressione spesso è simboleggiata ne “l’incontro con l’ombra” personale. Infatti la parte poco chiara e ambivalente di Pinocchio attira nella sua vita due figure ombra: il Gatto e la Volpe, due personaggi oscuri, poco sinceri, ladri, furbi e pronti a ingannare il piccolo burattino che è ancora identificato in un’immagine di sé “chiara e luminosa” ; la sua coscienza è ancora “vergine” e l’ombra dunque si affaccia dall’esterno. Chiaro che il Gatto e la Volpe sono parti dell’eroe stesso; sono i suoi lati meno nobili quelli che tradiscono ed ingannano: possiamo qui vedere i suoi lati plutoniani, per intenderci: quelli che non può e non vuole vedere e che proietta fuori: vediamo proprio in questo la lotta tra la maschera e l’essenza che possiede anche il lato “oscuro”. Le esperienze che fa Pinocchio attraverso questi personaggi sono le prove che dovrà superare per diventare adulto, confrontandosi con le sue parti ombra: lasciare l’innocenza dell’infanzia richiede all’Io un dolore e una fatica. IL GRILLO PARLANTE, OVVERO GLI AIUTI INTERNI. Pinocchio viene spesso contattato dal Grillo Parlante; che è una sorta di voce della coscienza. Possiamo immaginare questo animaletto come il Super Io del nostro eroe, simbolo dell’introiezione di una serie di norme date dal padre e dalla società; il super io è la parte moralizzatrice interna che lo obbliga al confronto con sé stesso attraverso l’eterno conflitto tra il bene e il male. Pinocchio non regge questa voce interna e, dopo alcune volte, lo ammazza… il che vuol dire.. simbolicamente “mettere a tacere la sua voce interna” perché diventa insopportabile. Pinocchio, come tutti gli eroi che lottano per la loro individuazione, passa una fase in cui è sedotto dalla strada più facile e più breve, quella che sembra a portata di mano ma che è anche pronta a far pagare un prezzo molto elevato. LA FATA TURCHINA - IL CONTATTO CON IL FEMMINILE Pinocchio è figlio di solo padre: non ha madre e questo indica che dovrà trovare il suo lato femminile interno che è la sua Anima; sarà lei a dare valore alla sua vita e a fargli comprendere quali sono i sentimenti che danno significato perché nascono dall’autenticità. Un giorno lui incontra la fata con i capelli turchini : è ovviamente una parte che accoglie, che nutre e salva: non basterà tuttavia un solo incontro con lei; infatti, il nostro eroe non si impegnerà tantissimo nella scoperta di questa sua parte.. e quindi i contatti saranno parecchi prima che riesca a comprendere cosa gli vuole suggerire la sua “anima”. Il fatto che il femminile venga presentato sotto forma di “fata” indica che lui ha un’anima candida, desiderosa di giustizia, di nutrimento che, nella fiaba, sembra compensare la parte esterna molto più trasgressiva e ribelle. La favola ci dice che ci vorrà del tempo prima che lui la accolga perché, preferisce di gran lunga le scorribande con i suoi amici. La favola sottolinea la difficoltà per un eroe maschio ad integrare la parte femminile: Pinocchio preferisce stare con i suoi “pari”. Da un punto di vista psicologico questo passaggio è sacrosanto: non si può accogliere il femminile, che porta al bisogno di relazione interno ed esterno, se prima non si ha un buon rapporto con il proprio maschile; l’identificazione deve passare attraverso una fase di struttura in cui si deve stare con le persone del proprio sesso. IL MARE - L'INGOIAMENTO - LA SALVEZZA DEL PADRE - LA RINASCITA Tra le varie prove che deve affrontare Pinocchio vi è quella in cui per scappare cade nel mare e viene inghiottito da una balena; lui però non sa dove è; si muove a tentoni, sente odor di pece e crede di essere in una caverna umida. Immaginate la sorpresa quando vede una tavola con una luce fioca e Geppetto che gli dice dove si trova veramente. Questa parte ha molti simboli importanti: prima di tutto il “mare” simbolo dell’ingoiamento dell’inconscio.. che sta per annegarlo.. e lo rende caotico, confuso… senza direzione; il pesce che ingoia l’eroe può essere interpretato come il momento più buio di questo viaggio, una fase di sprofondamento della coscienza in cui l’eroe rischia l’annientamento di sé se non emergono le forze che lo spingono ad individuarsi. Per uscire da questa fase Pinocchio dovrà trovare risorse nuove, dovrà testarsi e utilizzare quei potenziali che ha, ma che non ha mai utilizzato in modo positivo. Possiamo pensare al “potere personale”, alle sue risorse sia razionali che intuitive. Ci sarà però anche bisogno di trovare “motivazioni vere”, perché solo quelle potranno ridargli forza e orientamento dopo essersi reso conto che la via seguita fino a quel momento lo aveva portato sull’orlo della distruzione. In questa fase vediamo l’azione congiunta di Nettuno e di Plutone che, inizialmente sembrano aver completamente sopraffatto il piccolo burattino: rappresenta veramente la crisi esistenziale.. che è sempre una crisi “dell’anima”.. da cui veramente può esserci la rinascita. Infatti, la crisi porta sempre alla scoperta di parti importanti.. come la forza e il potere personale, uniche cose che impediranno di essere vittime di qualcosa o di qualcuno. Pinocchio si rende conto che nessuno potrà aiutarlo e che dovrà far leva sulle sue sole forze per trovare una soluzione e non “regredire del tutto”: essere ingoiati, vuol dire stare dentro ad un ventre, rischiare veramente di non individuarsi, di non vedere la luce e di perdere la battaglia per la rinascita; da quella situazione bisogna uscire con un atto di volontà e di forza e, il nostro eroe, lo capisce benissimo. Il fatto che il padre non può aiutarlo indica anche una fase in cui è chiamato a far leva sulle sue sole risorse e non su quelle del passato; è la nuova legge che deve vincere e trovare la forza per imporsi, altrimenti tutto perduto. In questa fase il collettivo non serve all’eroe.. deve trovare i suoi veri valori altrimenti è la fine. Pinocchio qui trova veramente sé stesso e, a quel punto si carica il padre in spalle e nuotando senza tregua lo porta in salvo. Possiamo vedere in questo tratto della fiaba un vero e proprio passaggio generazionale: prima era il padre a salvare il figlio; poi il figlio è cresciuto ed è in grado di assumersi le sue responsabilità; simbolicamente diventa conscio e adulto ed in quel momento anche il collettivo (PADRE) è salvo proprio perché l’individuo (FIGLIO) è pronto a fare la sua parte e a portare il nuovo nel mondo. Il fatto però che Pinocchio si carichi il padre sulle spalle indica anche che sarà in grado di trattenere ciò che è utile della storia e del collettivo, pur dando vita a sé stesso. Non rinnegherà tutto il precedente, ma guarderà avanti pur sapendo che ha radici solide che giungono dal passato. LA TRASFORMAZIONE - L'EROE SI COMPIE Dopo quello che è accaduto, lui può avviarsi verso la realizzazione di sé, piena, meritata e chiara. Simbolicamente, a queto punto, la fata lo trasforma in un bambino vero come era suo desiderio da tanto tempo. In questa parte è evidente la sua realizzazione: l’eroe si compie e può finalmente essere sé stesso in grado di guidare la sua vita, senza bisogno di interventi esterni e di appoggi. E’ arrivato alla casa Xa. |
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