ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
Il ritorno del ''Pirata''
a cura di Lidia Fassio
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Marco Pantani ritorna nelle nostre menti e nei nostri cuori grazie ad un fiction della RAI andata in onda ieri sera; il film per la televisione incentrato sulla vita del famoso ciclista si intitola: “Il Pirata. Marco Pantani”, diretto da Claudio Bonivento e prodotto da Bibi Ballandiu.

Il film racconta la vita di Pantani, dal duro inizio fino alla drammatica fine, il 14 febbraio 2004, ricorda il crollo di Madonna di Campiglio, quando venne accusato di far uso di Doping e indagato da ben 9 procure.
I genitori, che hanno valutato il film prima della messa in onda, tra le lacrime, si sono dichiarati molto soddisfatti di come il prodotto televisivo sia riuscito a raccontare il proprio figlio.

Ma tra lacrime e ricordi, le polemiche non tardano ad arrivare...
Prima fra tutte la tempistica: a quasi tre anni dalla morte del Pirata, si è pronti a metterlo in scena, quando ancora fa male perché sono ancora molte le persone che lo piangono.. Quasi che il dolore non abbia spazio nella “realtà televisiva”; nel modo dello spettacolo si corre, non ci si ferma nemmeno davanti al ricordo, nemmeno davanti alla tragedia.

Un’ altra discussione nasce dalla figura di Marco: amato, contestato, sfortunato, “dopato”..

Nasce come ciclista sfortunato, quello che si impegna, suda sangue e poi nei momenti migliori dove si merita la vittoria, non ce la fa, cade e si fa male.. Nella sua carriera subisce due incidenti gravissimi, ai quali reagisce con grinta e determinazione, ritornando in sella appena può.
E torna a vincere.
La bandana, l’orecchino, il pizzo, il suo essere sportivo fa di lui un personaggio che lo porta nel giro di poco a diventare un Vip; tutti lo conoscono, lo amano e lo fermano per strada, anche quelli che di ciclismo ne sanno ben poco.
Fino a quel maledetto giorno del 1998, dove i medici per la salvaguardia della sua salute lo fermano a causa del valori di ematocrito superiore a quello concesso dai regolamenti internazionali; da quel giorno i media, i giornali, noi, la sua famiglia e i suoi amici scoprono un nuovo pirata, quello che crolla sotto la depressione, che si nasconde come un ladro davanti al pubblico che lo ha amato e che ora lo contesta, che lo giudica..
E questa volta non riesce a tirar fuori la grinta, l’energia, tutto è più debole rispetto a quegli occhi che ti mettono al muro, a quelle voci che bisbigliano drogato..

Nonostante gli sforzi della sua fidanzata e della sua famiglia, Marco non riesce a risollevarsi.
Dopo cinque anni, il ciclista amato dai riflettori, muore da solo, in un residence.

Di certo Pantani è stato un capro espiatorio; una vittima, forse designata; comunque un uomo che ha pagato per un “sistema”, quello sportivo che non è più sano ma marcio e che, di tanto in tanto, per rinnovarsi fa pagare a qualcuno un prezzo elevatissimo pur di non “cambiare sé stesso”. Oggi assistiamo spesso a questo tipo di situazioni che sono sotto gli occhi di tutti e che girano proprio all’interno dello sport: il calcio, l’atletica.. il ciclismo; un mondo dove girano troppi soldi perché possa restare integro e possa veramente premiare solo le capacità individuali; un mondo dove i personaggi e i campioni si “costruiscono” dentro i laboratori.. per poi gonfiarli e..quando diventano scomodi, sgonfiarli fino a renderli inesistenti.

Solo che con Pantani non è stato così: a lui questo mondo non ha solo tolto gli onori, la gloria e i soldi; ha tolto anche la vita.

Anche questa storia, riportata in luce da una fiction adrebbe rivisitata in modo più coraggioso mettendo in discussione non solo le persone, ma anche chi gestisce le persone; chi prende i ragazzi quando ancora sono “informi a livello di personalità” e li modella, li plasma, li dopa e li rende forti.. senza paventare mai il prezzo che tutto questo avrà.

Anche il mondo dello sport forse è diventato “fiction” ed è da questo che bisognerebbe forse ripartire con una visione nuova e sicuramente più ridimensionata.

Ma chi era Pantani? Un Vip sul sellino? Un ragazzo fragile?

PROFILO ASTROLOGICO

Marco Pantani è nato a Cesenatico il 13 gennaio 1970 alle 11,20 del mattino.
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E’ Capricorno ascendente Ariete con la Luna che si trova essa stessa in Ariete in casa dodicesima.

La sua è una personalità forte con alcune dinamiche da comprendere in profondità: Sole, Mercurio e Venere sono in Capricorno.. segno indubbiamente strong, bisognoso di realizzazione e di grande autonomia; questi pianeti fanno trigono a Plutone e sestile a Marte, il che indica che ci sono grandi potenzialità e risorse interne e profonde che devono però essere portate pienamente allo stato cosciente per essere utilizzate correttamente, in quanto vi è qualcosa che non è così chiaro e semplice nell’utilizzo del “potere”; Plutone, infatti, fa l’opposizione a Marte e questo suggerisce un’energia grezza, quasi violenta, che potrebbe manifestarsi attraverso risvolti oscuri che possono con facilità essere colti dall’esterno, da figure che sono in grado di gestire il “potere” ed essere utilizzate in modo negativo; Pantani deve essersi trovato spesso in condizioni di percepire il senso di impotenza; sicuramente aveva delle particolari antenne che lo portavano a percepire certe situazioni, soprattutto quelle oscure e stagnanti ma, forse, non ha trovato dentro di sé il coraggio di rispondere in modo adeguato, finendo così per creare quei tipici territori plutoniani dentro ai quali si è poi trovato coinvolto e invischiato senza più vedere vie di scampo.

Le ambizioni del pirata sono tante, anche perché vi sono delle reali potenzialità, tuttavia sembrano esserci dei limiti che sono legati a certe fragilità interne (la Luna in Ariete.. istintiva ma insidiata da Urano che la rende insicura e incapace di gestire le emozioni che tendono a sopraffarlo); c’è una struttura non proprio solida che crea una forte scissione tra il piacere e il dovere (Saturno opposto a Giove) che poteva portarlo a dei cedimenti che di tanto in tanto lo gettavano nello sconforto.

Il tema rivela un “potenziale” che se non viene trasformato può essere “depressivo”, per cui, in lui poteva essere forte il bisogno di arrivare in cima alla vetta per poter dimostrare a sé stesso e agli altri il suo valore, ma, con l’opposizione Plutone Marte può essersi assoggettato a trovare scorciatoie che poi, nel tempo, si sono rivelate dei veri boomerang da cui non ha più avuto possibilità di uscire in modo chiaro e pulito.

Marte in XIIa è sempre una difficile posizione soprattutto quando viene a contatto con Plutone poiché, suo malgrado, rappresenta una difficoltà a cogliere certi contenuti distruttivi interni che possono attrarre qualcosa di “collettivo” ed agganciarsi per essere vissuti; come a dire che chi ha questo pianeta in questa casa può diventare un canale attraverso il quale le ingiustizie e certe violenze o imposizioni “ giungono alla consapevolezza di tutti” magari, pagandole sulla propria pelle (soprattutto quando non vi è consapevolezza del ruolo che hanno le proprie dinamiche interne nel gioco che viene condotto) ; in questo Marte sembra esserci qualcosa di “destinico”, nel senso che lui avrebbe dovuto trasformare certe sue esigenze di affermazione in bisogni chiari per i quali lottare in modo aperto e diretto, fino a sconfiggere certe modalità considerate “normali” nell’ambiente; forse se c’è una sua collusione – è proprio nell’essersi sottomesso al sistema per poi diventarne la “vittima”, senza essere riuscito a comprendere in tempo che aveva il potere di portare alla luce certi schemi liberandosene definitivamente.

E’ indubbio che Pantani non ha trovato grandi aiuti; il tema richiedeva che fosse lui a trovare forza e coraggio e, sicuramente con quel Giove in settima casa e quell’Urano signore dell’XIa casa, non ha avuto appoggi nell’ambiente, almeno non nel momento in cui ne avrebbe avuto veramente bisogno.

Il Pirata si è sentito sicuramente troppo solo, troppo isolato e, ad un certo punto anche troppo debole.. e li’ ha perso la speranza e, con essa, anche la forza di lottare per una causa che non era solo personale ma “sociale” e che, una volta intrapresa, forse…(diciamo forse) lo avrebbe aiutato a far uscire allo scoperto qualcosa che avrebbe avuto un risvolto “collettivo” e che magari gli avrebbe riconsegnato la sua grinta e la sua vita.

Certo non è facile e soprattutto non lo è quando i favori del pubblico e degli amici sono stati alienati da una campagna stampa che lo aveva demolito e screditato , quindi non possiamo che ringraziarlo per quello che ci ha dato come sportivo trovando invece profonda compassione per il Pantani uomo, solo di fronte al mondo.

Ognuno di noi ricorderà questo sportivo in diversi modi, quando sorrideva, quando soffriva e si rialzava, ma penso che tutti dovremo ricordare l’uomo che c’era dietro.. con la sua sofferenza e con il suo dolore che non ha urlato abbastanza forte se non nel momento in cui ha deciso di fare quell’ultimo tragico gesto in cui l’accusa è stata grandissima, ma rimasta ancora una volta totalmente disattesa.
Certo, nessuno di noi dimenticherà i momenti più ardui della sua carriera quando, durante la salita più dura, gettava la bandana a terra, si alzava sui pedali; quello era il momento in cui vinceva e decretava la fine per gli altri che restavano dietro a vederlo sfrecciare sul traguardo.
Noi lo ricordiamo così: Marco Pantani, il pirata.

 
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