ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
Eracle e la cattura del toro (La 2° Fatica)
a cura di Lidia Fassio
Inserito il su Eridano School - Astrologia e dintorni
 
Nella trattazione mitologica in chiave psicologica, finora proposta, la seconda prova che Eracle deve sostenere è quella relativa alla cattura del toro nell'isola di Creta, regno del famigerato re Minosse.

Le fonti classiche non attestano se si trattava del toro che trasportò la giovane e bella Europa a Creta o quello che Minosse rifiutò di sacrificare a Poseidone e che generò il Minotauro. Nel primo caso sarebbe lo stesso Zeus che, trasformatosi in un bianchissimo toro e mostrandosi mansueto, invogliò la leggiadra Europa a salirgli sulla groppa e solcando così il mare la condusse a Creta. Dall' unione fra il dio e la mortale fu poi generato Minosse che governò per molti anni l'isola.

Nel secondo caso il toro, a cui allude il mito legato a Eracle, sarebbe quello donato dal dio del mare, Poseidone, al re Minosse. Il dono doveva essere offerto in sacrificio ed immolato sull'altare per permettere a Minosse di salire al trono, ma il desiderio del dio non fu esaudito. Da questo rifiuto scaturì l'ira di Poseidone che si vendicò rendendo furioso l'animale, che generò a sua volta il Minotauro.

Accettando la versione mitologica per cui nessuno degli animali già menzionati siano in alcun modo legati alla seconda impresa di Eracle, le fonti classiche non fanno particolare menzione sul toro catturato dall'eroe, presumibilmente perché l'interesse del mito è concentrato solo sull'evoluzione di Eracle e si assegna all'animale un valore puramente simbolico funzionale all'evolversi della fatica.

Il combattimento con un toro o con un uomo travestito da toro era, nell'antichità classica, una delle prove rituali imposte a un iniziato o più frequentemente a un candidato al trono; un corno di toro, considerato fin dai tempi più antichi come sede della fertilità, consacrava al trono il candidato che se ne era impossessato sia lottando con un toro, sia contro un avversario mascherato da esso.

Il contatto con le corna del toro permetteva poi al sovrano di fertilizzare la terra in nome della dea Luna facendo scendere le piogge e il muggito del toro avrebbe provocato i temporali.

Ritornando al cammino iniziatico di Eracle, quando l'eroe arrivò all'isola di Creta, il re Minosse diede la piena approvazione per catturare e portar via il toro minaccioso per Euristeo, dato che aveva causato devastazioni errando liberamente in tutto il suo regno. Eracle, vista la difficoltà dell'impresa, chiese aiuto a Minosse, il quale glielo negò, concedendogli però di affrontare la prova da solo: il rifiuto del re nel prendere parte alla cattura dell'animale è metafora dell'iniziazione di Eracle che deve trovare solo e soltanto in se stesso le forze per sottomettere il toro, simbolo della propria natura inferiore e animalesca.

Ogni prova iniziatica.. che corrisponde ad una tappa del cammino eroico, è per antonomasia da fare “da soli”; l’eroe è sempre solo di fronte alle situazioni.. al limite utilizza degli strumenti che gli sono stati consegnati prima, ma non può mai affrontare il cammino con qualcun altro.

Per catturare il toro Eracle intrecciò un laccio, e poi inseguì la bestia finché la indebolì, gettandole la fune intorno al collo. E' da notare come -a differenza di altre scontri con animali mitici come il leone di Nemea o l'Idra di Lerna - il toro non venga ucciso dopo la cattura. Il desiderio animale simboleggiato dalla bestia non deve essere epurato dalla personalità dell'eroe ma solamente addomesticato, domato e dopo inglobato in modo armonioso nella propria individualità.

Questo tratto del mito indica che la parte istintiva non va mai uccisa (rimossa o rinnegata), perché, nel caso.. non nutrirebbe più con la sua energia la parte coscia.. L’eroe è sempre colui che impara pian piano a “padroneggiare” la sua parte interna.. quella che sembra non dargli tregua e che, se lasciata a briglia sciolta, causa anche molta sofferenza.. poiché non si mette al servizio dell’Io ma è in grado di agire contro il volere dell’IO o totalmente all’oscuro di esso. Nel mito.. questo tratto è molto visibile nello “stancare” il toro per poi assoggettarlo alla volontà dell’eroe.

A riprova di ciò è il momento successivo nell'ordito mitologico: una volta reso docile il toro, l'eroe gli salì in groppa e lo cavalcò attraverso il mare fino al palazzo di Euristeo. Metaforicamente cavalcare vuol dire controllare, rendersi padroni di quelle emozioni che in un momento precedente di squilibrio emotivo ci dirigono verso scopi che separano l'Io dal proprio SE'.

E’ interessante a questo proposito il simbolo del centauro.. che mostra un essere con busto umano e corpo di cavallo: indica pertanto un passaggio cruciale nella vita dell’eroe..che avviene allorchè la parte umana comincia a vedere una meta e uno scopo e, a quel punto, dirige l’istinto bruciante.. che andrebbe senza meta e senza scopo.

Una seconda considerazione poi sull'ubicazione del toro: l'isola è nell'immaginario mitologico sempre qualcosa di avulso dalla realtà, basti pensare all'isola di Calipso o a quella di Eolo nell'Odissea; il toro vive su un'isola finché non viene reso mansueto e docile, solo in un momento successivo può essere condotto sulla terraferma dall'eroe, non prima. Se il toro, come detto, simboleggia il desiderio sessuale e animale, Eracle lo conduce da un luogo remoto e recondito a un luogo ben conosciuto e familiare, il mondo delle emozioni controllate non dall'istinto ma dalla razionalità.

Psicologicamente parlando l’isola può essere intesa come un “territorio a sé stante” che naviga nell’inconscio.. completamente staccato …”isolato”… dalla coscienza; un contenuto che gira attorno ed un bisogno che vaga per essere gratificato senza però avere contatto con la coscienza che, quindi, richiede di essere “catturato”, compreso e poi integrato in modo da entrare a pieno diritto nella personalità cosciente (assimilabile alla Terra ferma).

Traversata la distesa del mare, Eracle presentò il toro al re Euristeo che, al vedere una bestia tanto bella, volle sacrificarlo a Era. La dea, che nutriva un odio viscerale per Eracle, rifiutò l'offerta, dicendo che essa avrebbe gettato gloria sugli atti dell'eroe, così il toro fu lasciato correre selvatico in Grecia. Più tardi arrivò alla piana di Maratona, dove fu catturato da Teseo.

Con la consapevolezza che nel mito nulla sia casuale, le fonti collegano in tal modo la prova di Eracle a quella di Teseo: entrambi eroi mitici, entrambi iniziati, entrambi gareggiano nel “labirinto” illusorio delle passioni umane contro il proprio desiderio animale e bestiale, il medesimo che alberga nell'uomo di ogni tempo.

L’associazione di Ercole a Teseo è molto interessante.. perché presenta ed unisce due “destini eroici” che devono combattere contro qualcosa di tremendo. Teseo.. deve trovare ed uccidere il Minotauro che è un essere mostruoso… che sta ad indicare la natura tragica e distruttiva che nasce dalle passioni non modulate dai valori del sentimento e della ragione.

Questa seconda fatica, così come il mito di Teseo.. sono entrambi collegati al segno del Toro che, come sappiamo deve elevarsi rispetto ai suoi temi primitivi che hanno a che fare con il possesso, la bramosia e la sensualità difficili da controllare. Nel Toro è domiciliato il pianeta Venere che ci ricorda che il desiderio deve essere asservito all’etica ed all’ideale, altrimenti.. produce solamente passioni accecanti che possono essere molto distruttive per l’individuo e per la comunità.
 
Tutti i diritti riservati - Copyright - Eridanoschool