ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
Perchè il Bullismo?
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a cura di Lidia Fassio
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Sempre più frequentemente si sente parlare di Bullismo; in questi giorni l’episodio di Torino sul ragazzo handicappato picchiato e maltrattato dai compagni di scuola ha fatto notizia anche perché il filmato è finito su Internet, a dimostrazione della sfrontatezza con cui certi adolescenti vivono le loro bravate. Indubbiamente il caso è stato molto pesante e i ragazzi hanno avuto la sospensione da scuola per un anno.. in ogni caso, al di là del caso specifico, ciò che a noi interessa è comprendere cosa accade nella testa di un ragazzo che diventa un bullo. La domanda che viene immadiatamente alla mente è “come mai nessuno è mai intervenuto? E gli altri ragazzi della scuola e della classe, perché non hanno sentito compassione per questo ragazzo? E’ solo paura, oppure c’è anche una sorta di complicità omertosa che parte fin da ragazzi? E’ difficile comprendere se un tempo era meno presente di oggi; forse è sempre esistito tra i bambini e i ragazzi, ma forse oggi è più documentato, più visibile oppure più semplicemente, oggi se ne parla ; in ogni caso, ciò che sembra certo è che è in aumento e questo ci riporta alle pressioni e agli stimoli a cui i bambini sono sottoposti che sono sicuramente più alte e più complesse di quelle di un tempo per cui, anche se oggi i bambini sembrano avere di tutto e di più , forse mancano proprio di quelle attenzioni e di quella spensieratezza che era caratteristica di un tempo. La violenza è in aumento o almeno lo è nella vita quotidiana e non si può negare che faccia parte ormai dell’aria che si respira: se si accende la TV si possono vedere decine di film al giorno in cui la violenza “finta e virtuale” è esaltata e spinta agli estremi, ma non possiamo dimenticarci di quella reale che è presente nei telegiornali e, di conseguenza, nella vita. Certo, nell’immaginario collettivo è molto difficile l’idea del “bambino violento”, proprio perché la nostra mente si rifiuta e continua a riproporci immagini di bellezza, di luminosità e di innocenza: è l’archetipo del bambino divino che porta con sé le nostre illusioni più candide e incontaminate e che tende a rifiutare il pensiero che anche in questa parte della vita possono esistere “ombre molto scure ed inquietanti”. Cosa dobbiamo intendere per bullismo? Gli esperti parlano di bullismo quando si è di fronte a vere e proprie prevaricazioni tra bambini, quando cioè alcuni di essi fanno “gruppo – branco”e cominciano a tiranneggiare i coetanei producendo vere e proprie dinamiche “vittime – aggressori” che possono portare le prime a vivere grandi paure e sensi di impotenza tali da farli pensare, in alcuni casi limite, di togliersi la vita. Ci sono casi di bullismo che coinvolgono bambini della scuola materna e questo rappresenta una profonda stortura nel comportamento umano e nella manifestazione dell’aggressività che pure, sappiamo bene, che è presente nell’infanzia seppure dovrebbe essere accompagnata dall’empatia e dal rispetto dell’altro. Il bullismo si può manifestare anche verso gli adulti: molte insegnanti lamentano vere e proprie prepotenze da parte di ragazzi delle scuole medie e segnalano fatti reali perpetrati a loro danno tipo il taglio delle gomme della loro auto o la sottrazione di effetti personali dal loro armadietto fino a vere e proprie intimidazioni . Che cosa succede nella psiche di un ragazzo che diventa “bullo”? Quali sono le condizioni che possono trasformare un bambino o un ragazzo in un persecutore che crea poi a sua volta vittime che non riescono a difendersi?. Ciò che preoccupa tantissimo è l’effetto domino del bullismo: infatti, questi ragazzi hanno buone probabilità di trasformarsi da adulti in disadattati, persone che non riescono ad avere un vero inserimento nell’ambiente sociale e che, pian piano scivolano nel ruolo di “adulti antisociali”. Non possiamo però liquidare il problema semplicemente ritornando a pensare che in fondo da sempre vige la “legge del più forte” e che nel mondo le cose sono sempre andate così, bisogna invece andare a cercare di comprendere dove si perdono le radici di questo fenomeno, descritto molto bene anche nella letteratura nel romanzo “ i ragazzi della via Paal” in cui il più fragile del gruppo è sottoposto a tantissimi soprusi da parte dei compagni più grandi e più prepotenti verso i quali nutre paura ma anche invidia ed ammirazione. Perché questo fenomeno possa instaurarsi occorrono ovviamente ragazzi pronti ad entrare nei due ruoli, chi di vittima e chi di aggressore e ci vogliono anche spettatori, ovvero una platea di ragazzi che sanno tutto ma che tacciono e restano passivi non intervenendo, diventando in qualche modo complici degli aggressore per pavidità, incapacità di reazione, ma anche per una sorta di segreta ammirazione verso il più forte. E’ particolarmente ovvio che un fenomeno come questo, che si consuma a scuola e nei luoghi che frequentano i ragazzi, non potrebbe mai instaurarsi senza alcuni meccanismi psicologici di base quali: aggressività, violenza e bisogno di sopraffazione da parte del carnefice ma anche paura, vergogna e umiliazione a cui fa seguito l’omertà della vittima e di tutti quelli che conoscono i fatti ma non li rendono noti. Infatti, è proprio l’ambivalenza tra la paura e l’ammirazione che permette al bullo e alla vittima di entrare sempre più dentro al “ruolo” che a quel punto può anche cronicizzarsi se, nelle fasi puberali e dell’adolescenza, non si sviluppano reali capacità socio-cognitive adulte che possano rendere più difficile prevaricare e farsi prevaricare. Da un punto di vista astrologico sappiamo che i rapporti Marte Plutone e Marte Saturno possono creare notevoli difficoltà proprio nello sviluppo e nell’espressione dell’aggressività e dell’affermazione personale che, come tutte le dinamiche psicologiche, possono agire per compensazione o per decompensazione. Questo significa che l’esperienza che i bambini fanno quando incontrano le regole, l’autorità e il potere diventerà fondamentale per strutturare reali capacità di affermazione e di difesa di sé; infatti, se questo rapporto sarà equilibrato il bambino imparerà che può e deve affermarsi ma sa anche che ci sono dei limiti ed imparerà così a difendersi senza necessariamente dover distruggere o prevaricare gli altri. Se, al contrario, il bambino è vissuto in un clima di continua intimidazione, sopraffazione e violenza, i rischi sono gravissimi e possono portarlo, a seconda della struttura della sua personalità e quindi, del suo tema natale, a diventare una vittima o un aggressore. La vittima infatti sarà il ruolo che interpreterà il soggetto che ha paura e che si sente totalmente impotente e che non ha altra possibilità se non quella di delegare totalmente il suo potere e la sua forza (Plutone e Marte ) all’aggressore, identificandosi nella persona buona e disponibile ; l’aggressore apparterà invece al soggetto che pur avendo subito soprusi e violenze ha però sviluppato una fortissima volontà di ribellione che lo porterà ad esprime e ad agire all’esterno l’immensa rabbia accumulata: si identificherà così con il potere e la forza e, a sua volta, delegherà la sua paura alla vittima. Le cose di cui dobbiamo farci carico noi adulti restano l’attenzione e la sensibilità nei confronti dei nostri figli: come sempre, per imparare a diventare grandi occorrono l’amore e i modelli di riferimento e questi sono fondamentali: i modelli però devono essere coerenti: non si può dire al proprio figlio di non aggredire e di non urlare e poi aggredirlo perché non abbiamo pazienza o perché non abbiamo voglia di essere disponibili. La possibilità di potersi affermare e di poter discutere e negoziare con il genitore soprattutto nella fase in cui si stabiliscono le regole è fondamentale per dare l’idea dei “confini” personali e per insegnare al bambino che questi sono importanti, per sé e per gli altri. Il bambino deve sapere che ha dei “limiti – confini” che deve rispettare ma lo impara solo ne momento in cui gli vengono rispettati i suoi. Proprio in questo modo imparerà a difendersi quando viene aggredito ma, nel contempo, imparerà a non prevaricare gli altri. Insomma, è proprio nei primi anni di vita che si mettono le basi per quel “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”: se però questo non è possibile si incamererà una notevole quantità di rabbia che scaturirà dal senso di impotenza e di ingiustizia subiti che, si movimenterà richiedendo rivendicazione ed espressione che, a questo punto potrà dirigersi o verso l’acting out (aggressore) o verso l’acting in (vittima). |
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