Il mito di Persefone inizia con la dea, nelle sue vesti di giovinetta, di Kore, “fanciulla senza nome”, che, spensierata, gioca e saltella con le amiche su un prato, cogliendone i fiori.
E' l'immagine della giovinezza, dell'innocenza, della totale apertura verso l'esistenza, senza paure e senza filtri, perché la vita è un mistero ancora tutto da scoprire.
Persefone, al principio del mito, rispecchia l'archetipo della Puella, il corrispondente femminile del Puer che, astrologicamente, possiamo legare al pianeta Mercurio e al segno dei Gemelli.
Si tratta di un archetipo profondamente legato all'elemento Aria, al mondo delle idee, delle potenzialità, del gioco, dove tutto è possibile.
Il Puer, come la Puella, si muove nella realtà con quella fiducia, quella ricettività, quello stupore tipici della gioventù e dell'inesperienza, per questo lo troviamo spesso legato a delle figure adulte che lo guidano e lo proteggono.
Nel caso di Persefone questa figura adulta è rappresentata dalla madre Demetra, dea delle messi, della fertilità, del nutrimento, che presiede all'abbondanza dei raccolti. Una dea dunque intimamente collegata alla Terra che si potrebbe associare al segno del Toro, di cui manifesta però anche la terribile ombra divorante.
Il rapporto tra Demetra e Persefone è infatti una rapporto esclusivo, simbiotico, che non permette alla giovane fanciulla di crescere e differenziarsi poiché anche la figura paterna, quel maschile che dovrebbe aiutare la figlia a recidere il cordone ombelicale ed avventurarsi nella realtà del mondo, è costituito dall'incostante Zeus, sempre alla ricerca di nuove avventure e relazioni occasionali, ben poco incline dunque a fungere da padre.
L'incontro con questo maschile a lungo negato si presenta allora in una forma terrificante, come tutto ciò che per lungo tempo è stato represso e, all'improvviso, esplode alla coscienza: è Ade, dio degli inferi, che prorompe dalla terra e con il suo carro rapisce la fanciulla, trascinandola giù nel suo oscuro regno, territorio dello Scorpione e del pianeta Plutone.
Secondo alcune versioni del mito, sarebbe stata Afrodite ad architettare questo rapimento: la dea dell'amore era infatti stanca di vedere Persefone sempre tanto pura ed innocente, così avrebbe chiesto al figlio Eros di colpire il dio degli inferi con una freccia, in modo da farlo innamorare della giovane e permettere a Persefone di entrare in contatto con quell'ombra a lungo dimenticata, perché solo imparando a conoscere le nostre tenebre possiamo diventare veramente adulti e padroni di noi stessi.
E Persefone, anche se forse non ne è completamente consapevole, desidera staccarsi dalla madre e diventare una creatura distinta ed autonoma, infatti la terra si spalanca sotto ai suoi piedi, facendo emergere il carro di Ade, perché è lei stessa, con un atto di volontà, a cogliere il fiore che il dio le ha inviato in dono. Persefone è attratta dal fiore, dal narciso, che Ade le ha mandato perché in lei ha già iniziato a maturare una nuova consapevolezza, che ha però bisogno di entrare in contatto con l'oscurità per giungere a compimento.
Il viaggio nel regno degli inferi non si presenta certamente piacevole, è un viaggio doloroso e spaventoso, come quello a cui ci costringe Ade-Plutone ogni volta che, nei suoi transiti, tocca un pianeta della nostra carta del cielo. E' il momento in cui l'esistenza sembra obbligarci ad entrare in contatto con la nostra oscurità, con ciò che abbiamo cercato di celare dentro di noi, ciò che abbiamo represso, le nostre paure, i nostri blocchi, le nostre ossessioni, i nostri bisogni più profondi e antichi. E' il momento in cui non possiamo più nasconderci a noi stessi, è il momento di togliere la maschera ed immergerci in tutto quello che più temiamo.
Discendere nel regno di Ade significa entrare in contatto con quelle forze arcaiche ed invisibili che giacciono nel nostro profondo, forze che possono anche terrorizzare ma di cui è necessario diventare coscienti, accogliendole dentro di noi per poi padroneggiarle, perché solo così possiamo diventare consapevoli e liberi. E' infatti nel regno di Ade che la giovane Kore diviene Persefone, non più semplice fanciulla ma donna, differenziata dalla madre, consorte di Ade e capace di attingere all'invisibile ricchezza del suo regno... senza però dimenticare la luce da cui proviene.
La dea infatti acconsente poi a tornare nel mondo luminoso della madre Demetra, che
disperatamente l'ha cercata durante la sua permanenza nel regno sotterraneo, non prima di aver però mangiato alcuni chicchi di melograno offertile da Ade, che suggellano un segreto patto con lui: d'ora in avanti infatti la dea trascorrerà i due terzi dell'anno con la madre Demetra, ma per il rimanente del tempo dovrà ridiscendere nel regno ctonio.
La dea non effettua quindi una scelta netta, non opta per il regno dei vivi a discapito di quello dell'ombra, o viceversa, ma li accoglie entrambi.
Il mito di Persefone ci insegna così come luce ed ombra non siano in antitesi, ma rappresentino piuttosto i due lati di una stessa medaglia, le due facce del nostro essere che non devono porsi tra loro in conflitto, ma devono imparare a comunicare ed integrarsi, bevendo reciprocamente l'una alla fonte dell'altra.
Persefone ci invita dunque a danzare lungo il cammino della vita, attraversando le zone luminose come quelle oscure, perché nessuna esperienza deve essere respinta, ma abbracciata e compresa nel suo intimo significat