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LE RUBRICHE DI ERIDANOSCHOOL - Astrologia e dintorni a cura di Lidia Fassio

RUBRICHE DI ASTROLOGIA

a cura di Simona Cernicchi 
ANNA KARENINA E TOLSTOJ
 
Anna Karenina e Tolstoj Nel romanzo di Tolstoj "Anna Karenina" il richiamo alla tematica dell'unione tra eros e thanatos si presenta sin dall'inizio della storia. Infatti quando Anna, alla stazione, incontra Vronskij, il suo futuro amante, si imbatte anche in un macchinista che poco dopo rimane schiacciato sotto il treno.
Siamo nel 1874. Anna è una donna bella, ricca, sposata e ha un figlio piccolo al quale vuole un gran bene. Quando alla stazione conosce Vronskij se ne innamora subito. Ben presto però dovrà fare i conti con il suo demone, fatto di gelosia e possessività. Alberga, infatti, in lei un bisogno forte di unicità e di vivere in fusione e simbiosi con il suo amante.
Molte tematiche del libro sono affini a quelle presenti nel tema natale di Tolstoj. Tra queste spicca la Venere in Leone congiunta a Saturno in leone in casa II, entrambi opposti ad Urano posizionato in casa VIII. La Venere è anche quadrata a Giove che si trova in casa V e già in questo aspetto possiamo vedere un conflitto/blocco tra i valori ricevuti e quello che la persona sarebbe se potesse esprimersi spontaneamente. La Venere è poi trigona a Plutone, situato in casa 11.
Venere in Leone in casa II congiunta a Saturno può dare un forte bisogno di sicurezze, di stabilità, di vivere una relazione che resti nei canoni, nella norma ma l'aspetto dinamico di opposizione con Urano dà un altrettanto forte bisogno, probabilmente inconscio, di libertà, di vivere una relazione fuori dalle regole. Tale conflitto interno può restare a lungo fuori dalla coscienza per l'individuo che si troverà ad esprimerlo o incarnando una parte e proiettando l'altra sul proprio compagno/a o sperimentando un contenuto di sé con una persona e un altro con un'altra. L'ideale sarebbe riconoscere dentro di sé entrambe le parti e viverle non necessariamente tradendo, vivendo abbandoni o cambiando partner continuamente.
Tale opposizione poi si gioca tra le case II e VIII, case che parlano di relazione simbiotica, di attaccamento e di separazione. Si presenta un conflitto tra Saturno che può essere visto anche come il mantenimento dello status quo, delle regole già fissate e Urano che è invece visto come il cambiamento di queste regole. Urano però senza Saturno demolisce tutto senza soluzione di continuità, dimenticando che il cambiamento non può essere distruzione, perché quello che di buono è stato costruito non può essere buttato via.
Si può vedere tutto ciò nel personaggio della Karenina. L'amore per Vronskij è per lei passione, è paura di non essere unica e speciale, di essere abbandonata, è bisogno di esclusività, è gelosia, possesso, insaziabilità. In ciò leggiamo la venere di fuoco trigona a plutone, le opposizioni 2-8, la venere in II, la quadratura di giove a venere presenti nel tema di Tolstoj.
Le opposizioni II-VIII ci parlano di una difficoltà vissuta nella fase di attaccamento, di simbiosi dalla quale forse l'autore è uscito in modo un po' improvviso, traumatico, visto l'Urano in casa VIII, posizione che ci parla anche di un concepimento non cercato.
A conferma di ciò, vediamo che la Luna dell'autore è nel segno della Vergine e ci parla di un' infanzia piena di regole, di doveri, di un bambino intelligente ma già responsabilizzato, di un rapporto con le emozioni complesso e spesso contenuto. Tutto è controllato. Potenzialmente una luna in Vergine porta con sé l’immagine di una madre pratica, efficiente, molto attenta alle regole ma poco nutrente e gratificante. Questa Luna, oltre ad essere congiunta a Sole e Mercurio, fa anche un aspetto di trigono con Urano e con Nettuno. Gli aspetti Luna-Urano e Luna-Mercurio ci parlano di una madre stimolante dal punto di vista mentale, intellettuale ma assente dal punto di vista emozionale. Con Urano abbiamo una holding incostante che in certi momenti c'è, in altri no. C'è quindi un profondo senso di precarietà all'interno, un bisogno di cambiamenti, di non sentirsi imprigionati. E come per l'opposizione tra Venere congiunta Saturno-casa II e Urano-casa VIII, anche nella Luna in Vergine in aspetto con Urano c'è questo bisogno di mettere insieme regole, stabilità con una parte amante del cambiamento, delle novità. Ugualmente, però, il bisogno di libertà può non essere riconosciuto e quindi creare difficoltà nelle relazioni. Urano è il signore dell'autenticità e non permetterà di sentirsi tali dentro ad una rapporto dove il sentimento non c'è più. Di ciò la Karenina ne è un vero esempio. L'aspetto della Luna con Nettuno ci parla ancora di una madre assente dal punto di vista psicologico e del processo di idealizzazione messo in atto dal bambino per poterne sostenere la mancanza. Ma narra anche di un mondo interno molto ricco e della capacità di sentire la sofferenza altrui e di supportare. Tolstoj perse la madre quando aveva due anni e pochi anni dopo il padre, fu allevato da alcune zie molto religiose e da due precettori, un francese e un tedesco (fonte: wikipedia). Anche il suo Sole è in Vergine in casa 4, congiunto a Mercurio e Luna, trigono a Marte e Nettuno, quindi c'è ancora una parte disciplinata, attenta alle regole, intelligente, curiosa che si unisce ad una parte che vuole taglio, indipendenza ma anche affidamento, sensibilità e una porta sempre aperta verso la spiritualità.
C'è, nel tema dello scrittore russo, questo conflitto tra eros (casa II) e thanatos (casa VIII). Eros qui inteso, in senso più profondo, come vita che rinasce ogni volta (X) e che quindi non sarebbe possibile senza la morte (Plutone). Eros e thanatos sono due parti non in conflitto ma unite, proprio perché la vita è garantita dalla morte. Questo concetto di eros lo possiamo leggere in casa II, nel segno del Toro, dove abbiamo i pianeti X, Giove e Venere, dove X è inteso come il femminile che dà la vita, che accoglie, che nutre, che promuove valori di relazione e di unità. Dalla parte opposta abbiamo invece thanatos, abbiamo la morte, lo Scorpione, Plutone. I pianeti dello Scorpione sono Plutone, Mercurio e Marte che indicano taglio, separazione. Plutone, però, indica la morte nel senso di trasformazione, quindi non qualcosa che finisce per sempre ma che sempre si rinnova, sempre rinasce. In ciò lo Scorpione, Plutone e la morte sono legati a doppio filo con il segno opposto, il Toro, la X, la vita. Il conflitto tra eros e thanatos è vitale, ontologico.
L'amore per Vronskij rende Anna subito felice. Prima di incontrare il suo amante è sempre triste, si veste di nero, bordeaux, comunque con dei colori molto cupi. Invece, quando si abbandona al sentimento per il giovane ufficiale si veste di bianco candido, è angelica. Il cambiamento è netto, evidente. Ma il sogno di Anna di vivere un amore fusionale segna anche la sua fine, perché toglie libertà a Vronskij e a lei stessa. Anna sente che il demone della gelosia la corrode, vorrebbe essere la sola per il suo amante ma di fondo c'è questa sua fragilità, questo suo essere molto dipendente dall'amore (Tolstoj nel tema ha nettuno in casa VII).
Anna ha bisogno di Vronskij per vivere, per sentirsi viva ed ha terribilmente paura di perderlo e di scoprirsi "morta" senza di lui. Cerca nell'uomo che ama un riflesso della sua unicità invece di ricercarla in se stessa e nel suo valore.
La figura della Karenina è complessa. Anna ha contestato i valori e la società del suo tempo, che imponeva regole rigidissime per essere accettati. Quella stessa società che non può comprendere la sua scelta di sentimento (amare un uomo che non è suo marito) e non di apparenza (restare con suo marito pur non amandolo).
Anna deve poi gestire il rapporto con il marito, che come nelle coppie moderne, cerca la vendetta non facendole vedere il figlio. La donna paga un prezzo altissimo in termini di sensi di colpa, non solo per l'essere stata allontanata dalla società ma anche per la privazione di una relazione quotidiana con suo figlio. Tutto ciò, unito alla paura di perdere l'amante, la fa diventare possessiva e controllante nei confronti di Vronskij.
Anna vorrebbe far vedere a tutti che non è poi così anormale e amorale andare contro le convenzioni ma alla fine crolla, non ce la fa a sostenere il rifiuto esterno. Probabilmente non riesce a vivere fino in fondo la sua scelta, la sua trasgressione, la sua "malvagità". Vorrebbe essere ancora accettata, riconosciuta dalla società, vorrebbe il perdono del marito. Non riesce a lasciarsi dietro le spalle quella che era stata la sua vita prima di conoscere Vronskij, non riesce a dire: "va bene, se la società non mi accetta non mi importa". Sfida i valori esistenti ma poi vorrebbe che tutti accettassero le sue nuove scelte. Anna continua a cercare il riconoscimento all'esterno.
Tolstoj aveva il Sole, Mercurio e la Luna congiunti in vergine in casa IV, configurazione che ci parla del suo bisogno di integrare bisogni personali e bisogni esterni e della necessità di essere riconosciuto dall'esterno, di sentirsi uguale agli altri. La difficoltà di una Vergine sta proprio nel lasciarsi andare, mentre si illude di poter controllare tutto. La rabbia è sempre trattenuta. La Vergine non si affida. Tuttavia, nel tema dello scrittore, lo stellium in Vergine è trigono a Nettuno e a Marte in casa VII (anche se la Luna non forma un aspetto di trigono preciso con Marte). Inoltre, Mercurio e Luna sono trigoni a Urano in casa VIII. Sia qualità uraniane di cambiamento, di distacco e libertà sia qualità nettuniane di affidamento, compassione e spiritualità dovranno entrare nella vita di Tolstoj. In Anna e nel tema dell'autore c'è una parte molto passionale, intensa che apparentemente confligge con una parte più razionale, distaccata, metodica, disciplinata. E non a caso anche altri personaggi del romanzo ci parlano di questi aspetti. C'è, ad esempio, il distacco intellettuale nel marito di Anna o la forte spiritualità in Levin e nella giovane Kitty.
C'è nella Karenina come in Tolstoj questo alternarsi di "guerra e pace", questo guerreggiare per ridare vita alla relazione (nel tema dello scrittore c'è anche Marte in casa VII, quindi un pianeta di lotte, conquiste che dimora in una casa di relazione, di scambio), questo bisogno di unicità e la paura di perdere chi si ama. La quadratura di venere con giove indica un'insicurezza nella propria capacità di conquista e, di conseguenza, il bisogno di possesso sull'altro, nel quale si cerca sicurezza, quella sicurezza che la persona non riesce a trovare dentro di sé. E se noi vediamo giove attraverso venere, allora l'altro chi è? L'altro, come ci ricorda Lidia Fassio, è colui che nutre, che sostiene la nostra crescita, che ci riempie ma alla base c'è l'idea di considerarlo come un proprio possesso, una proprietà da controllare e proteggere affinché nessun altro entri e possa goderne.
La Venere di Tolstoj è anche congiunta a Saturno in casa II, e questa congiunzione ci dice che c'è stata un'iniziale sensazione di rifiuto durante la fase dell'attaccamento e poi dell'erotizzazione. Con Venere e Saturno si è erotizzato il rifiuto, non ci si è sentiti amati, accettati per quello che si era, non si è piaciuti alle figure di riferimento. Ci si è sentiti un peso. Ma in ultima analisi, cosa vuole da noi Saturno? Saturno vuole autonomia e anche l'opposizione di Venere e Saturno a Urano in casa 8 ci parla di libertà, indipendenza, di sentimenti autentici ma Anna non riesce in ciò. Nell'abbraccio con Vronskij scopre la sua parte ombra, fatta di mancanza di fiducia, gelosia, rabbia, possesso, controllo, dipendenza, desiderio di fusione, di incapacità di mettere confini tra sé e l'altro, di incapacità di vedere l'altro per ciò che è, nutrendo invece il desiderio di plasmarlo a proprio piacimento.
L'incontro tra Anna e il suo amante è un incontro passionale, carnale, un'esperienza che Aldo Carotenuto definisce tra le più intense che possano legare due persone. Quest'ultimo definisce la sessualità come il modo più drammatico per avvicinarsi ad un'altra persona. Questo perché, tutto ciò che concerne la sessualità e il sesso è stato sempre oggetto di divieto, di tabù e non ha quindi mai conosciuto quell'espressione spontanea e naturale che invece lo caratterizza. In tal senso, per vivere la sessualità occorre infrangere il tabù con una trasgressione. Tuttavia, per sessualità ed erotismo, Carotenuto, non intende la pornografia o le storie di una notte ma la scoperta del corpo dell'altro, il sentirsi in intimità con l'altro, cosa che può avvenire solo nel tempo. E se la sessualità si nutre di ciò che è proibito, l'amore di Anna e Vronskij è stato a lungo un amore proibito, segreto, intriso di angoscia, paura e colpa.
Carotenuto sostiene che, per poter vivere la propria sessualità libera da questi sentimenti ci vuole un elevato livello psicologico e che spesso il desiderio può essere trasceso, sublimando gli istinti più profondi attraverso, ad esempio, l'esperienza mistica o artistica (esperienza entrambe ricercate da Tolstoj). Inoltre sostiene che tra gli amanti si crea una sorta di spazio sacro che nessuno può invadere. Ma questo spazio resta sacro solo per un po' o comunque sino ad un certo livello, in quanto l'uomo è per sua natura un profanatore.
C'è negli amanti appassionati questo desiderio di incorporare l'altro e di essere incorporati (che si esprime molto bene nel bacio), di possedere l'altro e di essere posseduti. In ciò possiamo vedere la X, la Grande Madre che non nutre ma divora. In realtà, però, l'altro non può essere mai incorporato, mai posseduto fino in fondo proprio perché l'altro è altro da noi. Si desidera, invece, possedere l'altro perché la paura della perdita è fortissima, perché non c'è un'identità separata. L'altro ci nutre, ci dà vita e ci sostiene; senza l'altro moriamo, ci spegniamo, cadiamo e non è possibile neppure pensare di potercela fare da sé. Tuttavia, senza identità non c'è amore ma solo, appunto, possesso. E quando la paura di perdere l'amato è più forte di tutto, ecco apparire sulla scena il demone della gelosia.
Carotenuto nel suo libro "Eros e Pathos" sostiene che è fisiologico, naturale provare gelosia, che chi non prova gelosia non esprime un sentimento autentico, in quanto sperimentarla significa vivere un'esperienza profonda e totale, poiché penetriamo nelle parti più oscure, non civilizzate di noi. Illuminare anche questa parte oscura equivale a conoscerci di più e a raggiungere un più elevato concetto di amore e una maggiore completezza. Se non si cerca di illuminare queste parti più oscure, le stesse prenderanno il sopravvento e diventeranno controllo, manipolazione, tirannia sull'altro. La persona gelosa vive continuamente nel sospetto e può compiere qualsiasi atto sia nei confronti dell'altro che di se stesso. Di fondo c'è la paura di perdere tutto ciò che si è costruito, la paura di essere abbandonati e la convinzione costante che la propria vita non abbia senso senza l'altro.
La gelosia portandosi dietro il fantasma della perdita ci ripropone la perdita iniziale, quella vissuta nei confronti delle nostre prime figure di attaccamento, verso le quali avevamo riposto la nostra totale fiducia. E siccome è difficile accettare di essere stati traditi, abbandonati quando si era piccoli allora la persona, da adulta, rivivrà in ogni rapporto questo dramma, per cercare di superarlo, per ritrovare fiducia. Ma il primo passo per lasciarsi andare davvero, per affidarsi, è proprio quello di accettare di essere stati traditi, abbandonati, cosa che implicherebbe anche l'accettazione di poter in qualsiasi momento, di nuovo, perdere chi amiamo ma di potercela comunque fare.
L'adulto con la sua identità e struttura non è più il bambino di allora e adesso può mettere in discussione le figure che si sono prese cura di lui, riconoscendo che sono anche quelle che gli hanno fatto del male. Il coraggio di affermare di non aver avuto né una madre né un padre permette di poter dire: "sono io l'unico interlocutore di me stesso" (Carotenuto). Ciò apre la strada all'autonomia, al potercela fare da soli, allo stare in piedi sulle proprie gambe, all'avere un proprio modo di pensare, di vedere le cose, di amare.
Per il noto psicanalista napoletano la maturità affettiva non consiste nel non provare gelosia, odio ecc. ma nel riconoscere che ci sono anche questi aspetti dentro di noi e che sono proprio questi sentimenti più oscuri, più irrazionali quelli che ci danno la possibilità di avvertire la nostra dimensione psicologica più profonda.
Anna è completamente ossessionata dal rapporto con Vronskij, e drammatizza fino in fondo la paura dell'abbandono mettendo in atto entrambe le modalità legate alla lesione sull'asse II-VIII. La donna, infatti, inizialmente si aggrappa al suo amante nel tentativo di non perderlo e infine, con il suo gesto suicida, quindi in modo estremamente drammatico ma anche celere e violento (Urano in casa VIII, Marte quadrato Plutone), lo lascia prima di essere lasciata.
Nuovamente leggiamo nell'asse II-VIII, nel rapporto X-Plutone come eros-thanatos, vita-morte siano assolutamente legate tra loro. In questo asse tutto è ciclico e in continua trasformazione. Lidia Fassio ci insegna che per lasciar andare quello che non serve più, per conquistare quello che si vuole, bisogna sentire di avere all'interno una forza, un potere, delle risorse che ci permettano di sostenere anche la perdita. Bisogna sentire di avere all'interno quello che ci può servire per far fronte a tutto quello che ci potrà accadere.
Ma è solo l'aver potuto vivere, nelle prime relazioni, quello che la casa II offre ossia affetto, sostegno, nutrimento, è solo l'aver potuto dipendere che ci permetterà poi nelle relazioni adulte di non aggrapparci o di non distruggerle. Se la casa II presenta delle difficoltà, se ci sono state delle privazioni affettive, allora le problematiche si spostano tutte in casa 8 e c'è paura di lasciar andare, di essere lasciati, di essere traditi, di essere nelle mani dell'altro perché non si sente il proprio potere. Inoltre, non sentire di avere risorse all'interno può portare a cercare compensazioni nelle risorse esterne, anche materiali. Il possesso, la gelosia nascono da questa insicurezza interna, dall'aver consegnato la propria vita all'altro, affinché ci garantisca la felicità. E per garantircela in eterno dovremo controllarlo, gestirlo, manipolarlo, perché se l'altro se ne va perderemo la felicità, perderemo l'identità che solo lui può assicurarci. Pena, il sentirci morire.
Se nel tema ci sono opposizioni tra le case II e VIII ciò indica che potenzialmente delle perdite, degli abbandoni ci sono stati quando si era piccolissimi e per risolverle bisognerà riviverle da adulti. E risolvere delle opposizioni II-VIII significa sentire che:
- abbiamo dentro di noi tutte le risorse per poter affrontare qualsiasi situazione;
- l'altro non ha potere su di noi;
- noi non abbiamo potere sull'altro;
- bisogna lasciar andare quello che non ci appartiene più.
La storia di Anna e Vronskij è segnata anche dal fatto che il loro amore, alimentandosi per molto tempo nella segretezza, si è espresso nella sua parte più istintiva, più passionale. Un amore simbiotico, dove l'uno garantiva l'identità dell'altra e viceversa. La relazione tra i due non riusciva a strutturarsi proprio perché alla base c'era quel che Lidia Fassio chiama rapporto paradossale, ossia: "non posso vivere senza di te ma non posso neanche vivere con te". In questo amore non c'è negoziazione, non c'è progettualità, non c'è libertà.
In Anna, Tolstoj mette in scena il suo dramma personale legato all'abbandono e al tradimento. E a tradire sono sempre quelli che ci sono vicini, i nostri genitori, fratelli, amanti, amici. Ma è proprio il tradimento che apre le porte alla coscienza, perché rompe con l'idea inconscia di fusione, di simbiosi (quella che Anna vorrebbe), dove non c'è un'identità separata per i due amanti. La relazione adulta (casa VII) non è simbiosi, non è compensazione dei vuoti dell'altro ma incontro tra due persone che si riconoscono nella loro separatezza, nella loro diversità e nella loro autonomia reciproca.
Vivere un tradimento equivale a dire che la relazione non c'è più o che non c'è mai stata perché al suo posto c'è un sogno di simbiosi, di unità e di completezza. Unità che non può mai arrivare dall'altro ma che possiamo trovare solo dentro di noi. E quanto più riusciremo a vivere tutto quello che abbiamo al nostro interno, tanto più ci sentiremo completi.
Per avere una relazione vera, non di dipendenza o di fusione occorre che la persona abbia un'identità strutturata, solida e che possa percepire la sua essenza. Solo allora potrà scambiare alla pari con altre identità, anche molto diverse, senza aver bisogno di manipolare, di sedurre o all'opposto di vivere come se l'altro non esistesse, illudendosi di non aver bisogno di nessuno.
Anna, al contrario, non riesce a vivere l'amore come qualcosa che non contempli gelosia e possesso. L'abbandono, la sensazione di morte che il tradimento porta con sé, invece di condurre Anna al desiderio di sperimentare una nuova dimensione di se stessa e dell'amore, la conducono alla morte fisica. La ricerca del nuovo, della trasformazione di sé si riflette nel suicidio.
E la bravura letteraria di Tolstoj sta nel fatto che è impossibile giudicare, condannare il gesto di questa donna, perché la profondità psicologica con cui ci descrive quello che lei prova, ci fa percepire questo gesto come funzionale alla vita stessa.
Dinnanzi alla "morte" di parti di sé che avrebbero dovuto aprirla al nuovo, Anna sceglie di mettere fine alla sua vita, consegnandosi all'ultima trasformazione.
Forse una rigida educazione, una rigida morale hanno bloccato la parte più trasgressiva, passionale di Anna, che lei ha cercato di sperimentare nell'amore per il suo amante e, infine, nel suicidio.
Rispetto al tema del tradimento, Carotenuto sostiene che il traditore è l'ambivalente per eccellenza perché non riesce a vivere in un solo rapporto le varie parti di sé, spesso completamente opposte. Le vive, invece, con persone diverse perché ad ognuna chiede e dà cose differenti. Chi tradisce, con consapevolezza, è comunque una persona che riconosce di avere dentro di sé bisogni contrastanti e che riesce a sostenere il senso di colpa che il tradimento porta con sé, gli inganni e le bugie.
Di contro il tradito collude con il traditore, perché, spesso, è come se cercasse attraverso l'altro il coraggio, che non ha, di mettere fine alla relazione. Probabilmente, anche il traditore non ha questa audacia e infatti si "fa aiutare" da una persona esterna, dall'amante.
Il tradito, spesso, fa finta di non accorgersi di essere tradito e poi quando il tradimento viene alla luce scarica tutte le colpe sul traditore. A quel punto, dopo il tradimento, se entrambe le parti si rimettono in discussione, la relazione può rinascere. Se, invece, il traditore sente su di se tutta la responsabilità dell'accaduto, arriverà a lasciare l'altro definitivamente.
Carotenuto sostiene che il tradimento, facendoci soffrire tantissimo, ci fa anche prendere atto che abbiamo dentro di noi questa ambivalenza di sentimenti. Ed è proprio la capacità di sostenere questa ambivalenza che ci conduce alla completezza.
La persona tradita e abbandonata entra in una dimensione di perdita che la fa chiudere in se stessa e la confina nella solitudine. Il dono di questo momento è quello di riuscire a rielaborare ciò. Nella relazione cercavamo di recuperare l'antica unità e completezza mentre la perdita e l'abbandono ci riportano ad una condizione di separatezza. E soffriamo proprio perché ci rendiamo conto che l'altro non può garantirci questa unità. Chi è stato lasciato, abbandonato dovrà rielaborare la perdita. Così dopo aver negato, dopo aver provato dolore, rabbia, odio, dopo aver trovato il buono del rapporto concluso e dopo aver riconosciuto che quel rapporto gli ha permesso di crescere e diventare quello che adesso è, cambiandolo, trasformandolo, potrà riaprirsi alla vita e ad un nuovo amore.
E se il traditore deve sostenere su di sé tutta la colpa, tutto il male, il tradito è sopraffatto dal senso di distruzione e si ritrova in una posizione di fallimento, perché si chiede: "cosa non ho fatto? Dove ho sbagliato?". Ed è proprio quando si sente di aver fallito, che può scattare il desiderio della morte, del suicidio. Anna vive entrambe queste esperienze, tradisce il marito e poi si scopre gelosa di Vronskij, perché pensa che la stia tradendo.
Quello che la persona tradita non può sopportare è l'idea che la separazione possa essere stata determinata da una sua mancanza, da una sua incapacità di trattenere l'altro. Se si è già vissuto un tradimento da bambini si rivivranno, nell'essere traditi da adulti, le stesse emozioni di allora. E, come allora, sentirsi traditi, ingannati sarà come sentire di non avere valore, di non aver fatto abbastanza, di aver avuto delle mancanze. Diversamente l'altro non ci avrebbe lasciato. È, invece, nel momento dell'abbandono che dobbiamo dirci che nulla possiamo fare per trattenere l'altro se l'altro non vuole stare con noi e che a questo abbandono non possiamo sottrarci, così come non possiamo sottrarci alla caducità della vita.
Vivere questo momento, fino in fondo, significa permettere a noi stessi di sentire chi siamo, di capire che la felicità che l'altro ci ha dato nessuno può portarcela via, perché fa parte di noi e che ciò che abbiamo perso è, solo, quello che non abbiamo vissuto.
La perdita è nel non vivere per paura di… soffrire, essere feriti, ecc. Ma come dice Carotenuto: "l'unica forma possibile di appagamento non è in questa o in quella esperienza ma nel fatto di averle vissute e di essere cresciuti con esse".

BIBLIOGRAFIA

• CAROTENUTO ALDO, Eros e Pathos, 2001
• FASSIO LIDIA, Astropsicologia della coppia, 2009
• FASSIO LIDIA, Lezioni corso di formazione in astrologia umanistica e psicologica, 1° anno, 2012-2013
• TOLSTOJ LEV, Anna Karenina, 1877
• WRIGHT JOE, Anna Karenina, Film, 2012


 
 
 
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