Quando in tempi immensamente remoti i Guardiani della Dottrina Segreta e gli iniziati depositari dei Misteri occulti si resero conto che si avvicinava un tempo in cui tutti i loro insegnamenti sarebbero andati persi, cercarono un modo per salvare i principi essenziali della loro conoscenza sacra. I membri del Consiglio proposero varie soluzioni: “dipingiamo i testi degli assiomi sulle pareti di un tempio solido e antico”, suggerì il primo; ma gli altri conclusero che anche la costruzione più solida e forte non avrebbe resistito alle forze distruttive degli invasori e delle intemperie; “incidiamo gli assiomi su delle lamine di un metallo resistente” propose il secondo e gli altri obiettarono che se fosse stato prezioso avrebbe attirato i ladri e, diversamente, si sarebbe arrugginito; il terzo allora disse “affidiamo gli Arcani a un uomo semplice e virtuoso che difenderà e trasmetterà il segreto in punto di morire a un altro uomo semplice e virtuoso; ” tutti allora ragionarono sul fatto che la vera semplicità è rara e la virtù è accessibile alla tentazione. Mentre discutevano il più giovane degli adepti prese la parola e disse: “approfittiamo allora dei vizi, dei peccati e delle passioni malvagie dell’uomo per conservare la nostra ricchezza, esprimiamoli simbolicamente per mezzo di figure innocenti che, moltiplicate all’infinito, sazieranno la brama del gioco dell’uomo; affidiamo alle forze del male la conservazione dei semi della virtù che porta con sè la certezza delle salvezza e del bene del mondo”. Tutti approvarono la scelta saggia del giovane adepto e così nacquero i Tarocchi.
Così Frank Lind riporta in “How to understant the Tarot” un racconto di fantasia che ho voluto segnalare perchè lo trovo suggestivo ed anche - tenendo presente la natura umana – saggio in quanto dotato di un pizzico di ironia.
In realtà, innumerevoli sono le teorie sul dove, quando e perchè i Tarocchi fanno la loro comparsa, alcuni li vedono nascere presso gli Assiri, altri nell'antico Egitto e altri ancora nel rinascimento. Tutti, indistintamente, portano prove più o meno inconfutabili sulle loro teorie ma anche vero che, tutti indistintamente, ignorano ciò che potrebbe confutarle.
Personalmente ho nutrito questa curiosità per un numero considerevole di anni ma, man mano che ho familiarizzato con questi simboli, sempre più mi sono reso conto che erano detentori di un' antica saggezza che resta sempre attuale, per cui sono giunto alla conclusione che è giusto che vogliano conservare il segreto della loro origine, spazio temporale, avendo la capacità di essere perfettamente adattabili a qualsiasi luogo e a qualsiasi pensiero di ogni civiltà, dalla più antica all'attuale e sono convinto che lo saranno anche in futuro
Per quanto riguarda il nome sono conosciuti come: Lame, Trionfi, Arcani o semplicemente Carte e Tarocchi. Quest'ultimo è sicuramente il termine con cui queste 78 carte sono più conosciute ma anche sull'origine del nome diverse sono le teorie; Andrea Alciati trovò assonanza con la parola greca hetaricoi (compagni) cioè quelli che si riunivano per giocare e che trovavano in questo passatempo motivo per litigare “che nel dialetto ferrarese e veneto” si diceva: taroccare.
Antoine Court de Gèbelin sosteneva che poteva derivare da Taros o da Tarosh, parole egizie che volevano dire TA (strada-sentiero) e ROS ( re-reale) oppure TA (strada-sentiero) e ROSH ( mercurio) ed anche per questo era tra quelli che ipotizzavano la loro origine nell'antico Egitto.
Eliphas Levi invece, credeva che la parola derivasse da La Torah, a favore della sua teoria diceva che i 22 Trionfi, da lui ribattezzati “Arcani Maggiori” sono 22, come 22 sono le lettere dell'alfabeto ebraico, tra loro combinabili, cosi come lo sono i Tarocchi. C'è anche da dire che il termine Tarocchi non è propriamente esatto infatti, la parola Tarot, sostantivo maschile singolare, dovrebbe essere tradotta letteralmente “Tarocco”. Personalmente trovo più giusta la traduzione letterale, vedendoli come corpo unico, infatti bisogna guardarli nella loro totalità per poterli comprendere pienamente e non analizzati singolarmente o in parte, così come mi piace il parallelo ipotizzato da Eliphas Levi, con le lettere di un alfabeto, nel suo caso quello ebraico; infatti, queste icone ci parlano e hanno la capacità di esprimersi nella “lingua di chi li ascolta” rispettando e adattandosi al grado di consapevolezza e crescita di chi li sta consultando.
Arrivati a questo punto possiamo dire con certezza che su queste icone “di certezze non ne esistono”. L’alone di mistero che avvolge questi simboli ne aumenta l'indiscusso interesse, fascino e grande curiosità che da secoli tutti provano nei loro confronti a dispetto del gran parlar male che se ne fa, ingiusto a parer mio, poichè credo sarebbe meglio concentrarsi sul cattivo uso che, ahimè molti ne fanno ma, purtroppo, questo non riguarda solo la cartomanzia ma tutti i campi in cui si cimenta quella strana bestia egoista e presuntuosa che conosciamo come “ essere umano” anche se, a onor del vero, dobbiamo anche ricordare che tra di essi si possono contare innumerevoli esemplari dotati di grande ingegno, generosità e onestà e, visto che sono un inguaribile ottimista, penso che il numero dei secondi vada sempre più aumentando e se di essi si parla poco, è solo perchè sono anche umili e discreti e preferiscono agire nell'ombra. Questo ottimismo non deve essere stato solo mio visto che qualcuno, indubbiamente munito di grande saggezza ha voluto lasciarci strumenti così importanti, quali ritengo possano essere l'Astrologia e la Tarologia e non per lungimiranza ma per consapevolezza che, nel tempo, ne avremmo fatto un buon uso.
Molti esoteristi hanno voluto vedere in questi simboli un percorso iniziatico che qualcuno ha voluto criptare ritenendo questa conoscenza di esclusiva pertinenza a pochi eletti. A me non piace pensare questo, ritenendo che la verità sia sempre semplice e possa essere accessibile a chiunque per il semplice fatto che deve essere di tutti e mi piace guardarli come percorso ideale nel quale è racchiusa la semplice verità “del da dove veniamo e del dove andiamo”..
Per chi volesse cimentarsi nella loro interpretazione consiglio di non perderli mai di vista nella loro totalità e tenendo presente che nelle 22 figure c'è il MATTO, carta contrassegnata con il numero zero, possiamo immaginare questa totalità come un cerchio e non, idealmente disposte su una semiretta, proprio perchè lo zero non permette di avere un principio e una fine ma un continuum in cui inizio e fine si confondono creando un tutt'uno nel quale inizio e fine si confondono tra di loro.
Nel cerchio, così composto, si potrà vedere il ciclo del “nascere, crescere e trasformarsi” che si perpetua nel processo di formazione-trasformazione al quale, volontariamente, ci sottoponiamo sino al raggiungimento della meta che ci siamo prefissati e che, credo, abbia bisogno di un considerevole numero di vite da esperire per essere raggiunta; a questo principio si piega tutto ciò che ci riguarda e ci circonda e non importa di chi o di cosa parliamo giacchè il processo di evoluzione del percorso è sempre uguale.
Questo percorso è sicuramente individuale ma ha anche uno scopo collettivo di crescita, nel tentativo di arrivare ad una società migliore che, lentamente e con non poche difficoltà stiamo cercando di creare.
Per essere consapevoli di questo lento ma continuo miglioramento non possiamo guardare al brevissimo arco di tempo in cui si svolge una vita ma volgere molto più indietro lo sguardo e proiettare di molto avanti il possibile traguardo. Da questo differente punto di vista ci possiamo rendere conto che i passi avanti che abbiamo fatto, in crescita, sono incredibili, considerando anche che la comparsa dell'uomo sulla terra è molto recente e, in virtù di questo, possiamo considerarci dei cuccioli presuntuosi che muovono i loro primi passi e lentamente imparano. Altro punto di vista da tenere sempre a mente per comprendere a pieno i Tarocchi e ciò che ci vogliono dire è che non siamo esseri di materia ma esseri spirituali che sperimentano la materia per renderla migliore, sperimentandone e correggendone gli inevitabili limiti che questo connubio inevitabilmente finisce per creare.
Se diamo per buona questa mia teoria – per la verità non solo mia - vediamo come anche quello che non è magnifico da vivere può essere, anzi deve essere, un insegnamento utile a formarci. L'unico vero fallimento, mai irreversibile, è quello di non aver compreso nulla dai passaggi dolorosi della nostra vita ed anche in quel caso se riusciamo a non colpevolizzarci potremo sempre essere pronti in futuro rispettando i tempi personali.
In conclusione, questo credo sia il messaggio racchiuso nei Tarocchi.