Lo specchio d’argento che illumina soavemente la notte riflette e quindi comprende tutta la realtà.
E così può fare la superficie dell’acqua, che appare cangiante sotto la sua luce.
Il mito di Narciso ci ricorda come siano illusorie tutte le immagini che lo specchio ci mostra: la superficie dell’acqua rifletteva gli occhi belli del giovane, il suo collo d’avorio, i capelli degni di Bacco e di Apollo, tutte le sue forme. Eppure si narra che gli Dei vollero così punire Narciso per il suo egocentrismo, inducendolo con questo inganno ad innamorarsi della sua stessa immagine.
Nello stesso modo la Luna, Signora della Notte, rappresenta il varco per la verità nascosta nel profondo dell’animo, ma allo stesso tempo è il velo che la occulta. Apre la porta dei sogni profetici agli emotivi esseri che sono sensibili alla sua attrazione, e contemporaneamente tende a confonderli, se non a perderli.
Quando Dioniso osservò la sua immagine riflessa in uno specchio, vide l’intero universo, così come farebbe il Sole, osservando la Luna. Trovare se stesso, conoscersi, è così facile e così difficile: vedere tutto e non saper discernere può significare perdersi per sempre; scoprire il proprio vero volto oltre le maschere, e oltre la stessa superficie dello specchio, può portare all’illuminazione.
Il XVIII Arcano possiede questa duplice natura di specchio indispensabile alla conoscenza, e di divino inganno per coloro che non sanno distaccarsi dal proprio ego.