Una delle figure mitiche più interessanti nel panorama greco è Afrodite, De dell’amore, ma non solo: si tratta infatti di un mito femminile molto interessante e, per certi versi molto moderno per cui, potrebbe rappresentare tranquillamente una “femminilità di oggi”.
Afrodite è figlia di Urano, ma è particolare la sua nascita in quanto non viene concepita, non cresce dentro ad un utero femminile, ma lei ha origine dalla schiuma bianca prodotta dai genitali tagliati di suo padre.
Urano infatti era un Dio particolare, potremmo dire “primordiale” in quanto stava costantemente in cielo, tranne la notte quando scendeva e iniziava la sua copula generativa; un misto di estremo distacco e di sessualità ancestrale finalizzata alla riproduzione; Urano però non amava i suoi figli, anzi, li sacrificava ricacciandoli nelle viscere della terra, come se lui non riuscisse ad accettarli, perché distanti dalla sua immagine ideale.
Gea, la grande madre Terra, stanca di questa situazione si era accordata con Crono per mettere fine a questa storia; ordi’ quindi un piano che prevedeva l’evirazione, in modo che non potesse più fecondarla.
Fu così che in una notte Crono attese il padre e, quando stava per accoppiarsi con la madre, con un gesto fulmineo gli salto’ addosso con un falcetto, tagliandogli i genitali.
I genitali tagliati furono gettati in mare e, quasi a compensare il grandissimo dolore provato da Urano, dal liquido seminale si vide pian piano uscire ed avanzare sulla spiaggia Afrodite, bellissima, con il corpo bagnato dall’acqua di mare, un misto di bellezza e di sensualità; il mito dice a vederla il desiderio non poteva far altro che risvegliarsi.
E’ chiaro, ogni mito tocca corde antiche e memorie seppellite dentro di noi, e quello di Afrodite sembra far riaffiorare alla mente che anche noi siamo esseri provenienti dal mare e come tali “emersi dall’acqua” per poi avventurarsi sulla terra; lei ci parla di fluidità e di morbidezza che si vedono nel corpo ma che non appartengono solo ad esso, esattamente come la sua camminata sinuosa come il ritmo dell’atto d’amore che ci riporta pienamente al ritmo delle onde del mare; prima lento e intessuto di sentimenti dolci e delicati che ricordano la risacca che lambisce la sabbia per trasformarsi in qualcosa di travolgente, una vera e propria passione fisica ed emotiva che viene accompagnata da un ritmo corporeo sostenuto e veloce che ci riporta mare in tempesta, quando è turbinoso e incontenibile.
Lei rappresenta l’Amore che è l’unica energia che ci spinge ad unirci e a intessere relazioni, superando la barriera del narcisismo e dell’egoismo; certo ciò che muove in profondità è il desiderio che poi culmina con l’atto sessuale che ci permette però di vivere un’esperienza estatica che può nascere solo dall’abbandono, dal non resistere e dal lasciar andare “la testa”.
Afrodite è una Dea che nasce da un taglio, da un atto terribile che crea dolore e separazione, ma, il suo apparire sembra avere il compito di aiutare noi umani a superare quel senso di perdita e quel dolore iniziale facendoci passare attraverso le porte del desiderio che ci spinge ad unire il maschile con il femminile, la mente con il corpo, l’ideal con il reale. Da lei nasce anche la possibilità di una riparazione tra Crono e Urano che, in caso contrario resterebbero distanti, come due perfetti estranei incapaci di comunicare.
Se Crono ed Urano si trovano uniti in due segni quali Capricorno ed Acquario, vuol dire che devono trovare una conciliazione e, il mito, forse ci vuole segnalare che questa conciliazione passa attraverso Afrodite che ha il potere di unire ciò che prima è separato.
Il senso della sua nascita sta proprio nel bisogno di tutti gli uomini di superare la dualità e non vi è polarizzazione più intensa tra femminile e maschile, tra reale ed ideale e tra possibilità e necessita, ovvero tra i simboli racchiusi nel mondo di Saturno e Urano. Afrodite ricompone questa scissione e lo fa attraverso l’Amore che permette con estrema facilità di superare la dualità interna prima ancora che esterna che affligge ogni essere umano.
Indubbiamente, la nascita di Afrodite sembra anche consentire alla sessualità di fare uno scatto importante che la sposta da un piano fisico ed istintivo ad un piano psichico e ideale; si passa infatti dal piano animalesco (tipico del semplice bisogno di riprodursi) ad un piano molto più elevato più somigliante ad un’arte che deve essere appresa e coltivata in cui vengono privilegiati lo scambio e il piacere piuttosto che la pura l’istintualità. In pratica Afrodite spinge la sessualità a farsi complice del sentimento e dell’eros e a trasformarsi appunto in “erotismo”, termine che ha a che fare con la cultura e la trasformazione, che si nutre di raffinatezza e che è un’autentica fusione tra desiderio fisico e seduzione mentale, qualcosa che richiede contemporaneamente distanza e vicinaza per potersi esprimere e far sognare; infatti, il desiderio non può esistere se non in virtu’ di un’assenza e per trasformare la sessualità pura in erotismo è fondamentale la distanza che è la sola che può nutrire il desiderio.
Oggi infatti la sessualità ha perduto il suo grande fascino in quanto non vi è più desiderio; tutto è consumo immediato ed è semplicemente un incontro tra corpi non più in grado di produrre quella gratificazione che nasceva proprio dall’attesa che permetteva di coltivare il lato sublime e la magia dell’incontro. Quando la sessualità si riduce ad atto fisico si ritorna al mito di Pan che non può assurgere alle altezze dell’Olimpo in quanto manco di eros, quindi di sentimento, per cui usa i corpi ma resta infelice e disperato poichè non riesce mai a trovare la pace interiore; per questa ci vuole l’Amore.
Il fatto che Afrodite nasca dal mare e dai genitali di Urano, che fu il primo Dio del cielo stellato, fa pensare che lei debba anche il compito di unire le profondità marine che rappresentano appunto la parte istintuale primordiale con un lato aria che è l’elemento che più ci avvicina al cielo e che richiama il sentimento e la relazione.
Afrodite rappresenta l’unica eccezione nel panorama delle Dee greche a vivere una sessualità mistica; infatti per lei il piacere non è mai solo un fatto fisico e corporeo, ma qualcosa che avvicina all’estasi mistica e questo può avvenire solamente quando il lato istintuale è trasceso e si accede ad un piano superiore.
In pratica, Afrodite rappresenta l’Amore che, prima di tutto, è energia e forza in grado di migliorare l’uomo, di farlo diventare più raffinato e, per questo, rappresenta ed è parte di tutti i processi di civilizzazione; il mito dice che lei “rendeva bello tutto ciò che guardava”, esattamente come fa l’Amore che quando ci tocca, ci permette di vedere con occhi incantati e quindi di migliorare, rendere bello l’oggetto del desiderio. Afrodite rendeva bello ciò guardava poiché il suo sguardo aveva questa forza in grado di “trasformare”. Anche sul piano sessuale, lei sembra ricordarci che il corpo è sempre un veicolo di spiritualità e quindi non può essere ridotto solo a materialità.
Sotto la sua energia, il corpo si fa sinuoso, flessibile, assume forme morbide che invitano alla dolcezza e allo scambio di sentimenti: Afrodite nel mito iniziava gli uomini alla sessualità e li aiutava ad esprimere ciò che il sentimento faceva emergere attraverso il desiderio.
Il desiderio è alimentato dalla bellezza, qualcosa che origina dal senso di perfezione, qualcosa che passa attraverso lo sguardo e la vista per arrivare al cuore: in effetti, la bellezza era sicuramente una delle qualità della Dea, ma la finalità profonda della bellezza ha lo scopo di spingere all’incontro amoroso e sessuale, unico in grado di trasformare. L’amore infatti è l’energia che permette ai comuni mortali di superare le barriere, le divisioni di razza, di cultura e di religione; quando si ama, tutto diventa superabile. Quale altro sentimento è in grado di produrre questo miracolo?
In questo sta il senso della parola “civilizzazione”: Afrodite, signora della Bilancia ci ricorda che l’altro va “incontrato profondamente” e, per farlo, occorre riconoscerlo ed esserne veramente attratti: quando questo accade, si verifica anche il miracolo della “relazione” che presuppone scambio e interazione non solo esterno ma anche interno, qualcosa che produce magia e che migliora i rapporti tra le persone e quelli intrapersonali.
Se Afrodite riesce a toccarci veramente, allora proviamo Amore non solo per un partner, ma per noi stessi e, di conseguenza, per quell’umanità di cui siamo parte; questi ci porterà ad essere affascinati dalla diversità altrui, desiderosi di incontrarla per poterla conoscere e, come conseguenza, conoscere la nostra. Con Afrodite lo scontro diventa incontro; il conflitto diventa possibilità mediazione; la natura diventa arte raffinata fino a soddisfare anche lo sguardo più esigente.
Per tutto questo ci vuole Amore.