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a cura di Lidia Fassio 
BIMBI, TRASGRESSIONI E PUNIZIONI
 
Bimbi, trasgressioni e  punizioni Molte persone chiedono se è giusto o meno punire i bambini quando fanno qualcosa che non va o quando non rispettano le regole che sono state fissate.

La domanda non è facile in quanto non può generare risposte univoche poiché molto dipende dalle situazioni, dal rapporto tra il genitore e il bambino e dalla modalità e sistematicità con cui avvengono le trasgressioni.

Premetto che un po’ di sana trasgressione ci vuole ed è necessaria: se l’uomo non avesse trasgredito le leggi o quanto meno disobbedito ad esse, non sarebbe andato avanti nel progresso e nella scoperta in quanto non si sarebbe neppure mai avventurato esplorando cose nuove all’esterno e nuove potenzialità interne.

Ricordo qui che proprio poco dopo la creazione del mondo il mito già pone una potente trasgressione da cui ha origine la divisione, ovvero la “coscienza”: tutti i miti si avvalgono di questo tratto: Adamo ed Eva per ciò che concerne i miti giudaici, ma anche i greci assegnarono il ruolo trasgressore a Prometeo e tutti i miti – nordici, americani, orientali - propongono figure simili, il che significa che la disobbedienza è un ARCHETIPO interiore, è parte integrante del mito della crescita dell’eroe che, per farsi adulto, deve avventurarsi non accontentandosi di restare dentro ai dettami delle leggi fatte da chi lo ha preceduto.

Detto questo è chiaro che nessun bambino starà dentro ai parametri e alle regole che gli vengono poste dall’esterno e, più vivace ed intraprendente sarà e più avrà bisogno di spostare costantemente i suoi confini. Infatti, le regole sono “confini” che danno sicurezza sia ai genitori che ai bambini, ma nessun genitore può pensare che il figlio non li forzerà, perché a questo punto, non vi sarebbe neppure crescita.

Il punto quindi non sta nel punire o nel non punire ma nel comprendere e nel cercare di entrare nel mondo interiore del bambino; in genere, quando la trasgressione è troppo frequente il bambino mostra una insoddisfazione ed un bisogno di sfida che non dovrebbe mai diventare, almeno non da parte del genitore, una prova di forza che trascina entrambi in una dinamica di potere.

E’ indubbio che i bambini mettono a ferro e fuoco le fragilità dei genitori. Quando si diventa genitori, tutte le difficoltà vissute nell’infanzia si riaffacciano alla memori in modo da essere rielaborate per cui, ogni singolo episodio irrisolto, può essere sollecitato ed evocato dai comportamenti dei figli che, pur essendo fatti della stessa pasta del genitore, non necessariamente reagisce in modo identico e quindi, va a mettere il coltello nella piaga molto più di quanto non si creda.

Se il genitore era magari timoroso delle regole, forse ha proprio bisogno di confrontarsi con un bambino che non lo sarà. Il tema saturniano legato al rapporto con l’autorità può infatti manifestarsi in due modi apparentemente opposti: può essere vissuto attraverso atteggiamenti di evidente adeguamento e rispetto delle regole, ma può essere vissuto con atteggiamenti di costante insubordinazione che, se da un lato serviranno ad estrarre lo stesso contenuto psichico (difficoltà con le figure di autorità e quindi bisogno di trovare un rapporto più creativo all’interno), dall’altro trascineranno genitori e figli in diatribe e conflitti anche molto intensi.

Chiaro, sarà il tema poi a dire se prevarrà l’una o l’altra modalità: con temi terra e acqua, si rilevano di solito comportamenti più passivi; magari il bambino trattiene la rabbia ed esegue ciò che gli viene richiesto; al limite cerca di sfuggire, ma difficilmente si ribellerà apertamente poiché, in questi casi, prevale la paura di ritorsioni che lo porteranno a privilegiare il bisogno di accettazione e di riconoscimento; con temi fuoco o aria le cose si complicano perché il bambino ha bisogno di agire, è attivo, dinamico, dotato di moltissima energia ed ha bisogno di sperimentare per cui non sopporta di essere bloccato in ciò che desidera. Qui prevalgono l’individualità e l’esuberanza conditi di una buona dose di trasgressione e da energia per metterla in atto.

Una cosa fondamentale per il genitore consiste nel chiedersi “cosa c’è in quel bambino che attiva in maniera intensa contenuti interiori rimasti magari latenti da tempo”. Questa domanda, ovviamente non risolverà i problemi, ma permetterà al genitore di comprendere che di certo non è “solo” il bambino a creare difficoltà, ma è l’incastro perfetto tra il contenuto psichico del figlio che va ad urtare contro quello del genitore a creare l’impatto, proprio perché, attivandoli il Sé chiede una soluzione.

Per questo è assolutamente inutile punire, soprattutto quando i bambini sono ancora relativamente piccoli; punendo si mostra quasi sempre il proprio lato fragile in quanto è proprio la tempesta emotiva che si scatena ad impedire di trovare soluzioni costruttive che aiutino il bambino ad esplorare senza necessariamente distruggere e a far convivere all’interno due istanze apparentemente opposte (esplorare e rispettare i limiti).

La psicologia è concorde nel sostenere che i bambini, dai 5 anni in poi, sono perfettamente in grado di riflettere sulle cose che fanno, tuttavia vanno accompagnati dagli adulti in questo percorso: se questi ultimi invece non sono in grado di “tollerare la rabbia o le trasgressioni” del figlio ed esplodono impartendo punizioni, non saranno di nessun aiuto nel delicato percorso di conoscenza dei limiti e di “tolleranza” della rabbia e dei conflitti interni.

I figli imparano da noi come si risponde alla rabbia, alle emozioni e come si arginano i conflitti; se noi applichiamo la legge del taglione, loro sapranno che ad ogni cosa bisognerà sempre rispondere reattivamente attraverso una rivendicazione ed una lotta, oppure subendo senza possibilità.

Tra l’altro, la punizione è sempre sinonimo di “umiliazione” e, per essere efficace, deve andare ad agire in profondità sul senso di colpa minacciando di togliere qualcosa di cui si ha grande bisogno e questo non è mai positivo perché depriva e invade, costringendo il bambino a negare sé stesso per proteggersi.

I bambini molto ribelli sono in genere uraniani, marziani e plutoniani: sono loro che combattono su tutti i fronti e che non vogliono accettare limiti imposti dall’esterno ragion per cui bisogna imparare a lavorare sulla simbologia di questi pianeti per cercare di comprendere quali comportamenti possono essere più redditizi per aiutarli a crescere sereni, in grado di affrontare le situazioni al meglio delle loro capacità.

Gli Uraniani (sono coloro che hanno Urano forte nel tema; rapporti Urano Luna, Urano Sole, Urano Marte e/o forti valori Acquario). Questi bambini sono perspicaci, intelligenti e molto attivi, hanno una potente energia nervosa; hanno bisogno di novità e si annoiano facilmente e quindi sono esposti più di altri al bisogno di trasgredire. Hanno una mente prometeica che non accetta limitazioni. In loro però c’è il seme della trattativa e della dialettica: sono in grado di negoziare e quindi è possibile aiutarli non agendo d’autorità ma stabilendo con loro le regole da seguire; bisogna essere elastici ed in grado di far comprendere che le regole sono “anche” necessarie.

I Marziani (Sole Marte, Luna Marte, forti valori fuoco, forti valori Ariete). Sono bambini che hanno costantemente un sovraccarico di energia fisica: letteralmente non sanno come scaricarla e, quanto più la trattengono quanto più rischiano di essere esuberanti e di esplodere semplicemente per poterla liberare; usano molto la rabbia perché permette lo scarico.

Questi bambini hanno bisogno di giocare e lavorare a livello fisico, di correre, di stare all’aperto e di competere. Compreso questo, sarà sufficiente lasciar loro alcuni campi dove lasciarli agire in modo che possano impegnarsi in modo costruttivo, utilizzando la loro energia. Così torneranno a casa tranquilli e stanchi fisicamente, ma sereni psicologicamente. Se invece vengono trattenuti in casa o davanti alla tv si rischia di trovarli carichi e pieni di aggressività e combattività.

I Plutoniani (Plutone Sole, Plutone Marte, Plutone Luna e forti valori Scorpione). Sono bambini che hanno un certo tipo di contenuti psichici: sono potenti e ribelli e spesso, per conoscere e dimostrare questa loro forza, sfidano il mondo degli adulti per testarlo e verificare quali sono i “loro limiti” e quali quelli degli altri.

Con questi bambini bisogna fare particolare attenzione a non attivare al loro interno il gusto perverso per le sensazioni forti (le punizioni possono infatti stimolarli a provare intensa rabbia e aggressività che può andare poi verso una sorta di sadismo o di masochismo). Questo potrebbe portarli a desiderare di agire i contenuti distruttivi che sentono con particolare intensità e pericolosità. In questo caso, per aiutarli bisogna metterli in grado di esprimere le loro paure e la loro forte istintività senza mostrare di essere spaventati da ciò che emerge. Proprio quando sentono che la loro distruttività è tale anche per gli adulti, possono trattenerla fino a farla diventare risentimento stagnante, difficile poi da gestire.

In ogni caso, la punizione non dovrebbe mai essere necessaria; quando si arriva ad essa vuol dire che si è perso qualche tram nel percorso educativo.

 
 
 
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