Il tema della sessualità è molto sentito. Persone di tutte le età vogliono vivere una sessualità “completa” e senza tabù: i giovani soprattutto nella foga di sperimentarsi finiscono per confondere la libertà sessuale con il fare sesso sempre e comunque. Si dimentica che lo scopo della “sessualità” è conoscerci e conoscere e che per raggiungere questa dimensione non si può perdere di vista l’intimità che, deve guidare e spingere la sessualità. L’intimità nasce dal “principio di Eros” che è un principio di “attrazione e di tensione verso l’altro”, quell’altro con cui instaurare un legame profondo; anche la parola “libido” in psicologia simboleggia la ricerca di un “oggetto” prima di tutto. Nello stato di “fusione” intima ognuno cerca il riflesso di sé nell’altro ed è in questo rispecchiamento che nasce la legittimazione ad esistere.
Tuttavia, non può esistere intimità se non si è raggiunta una “maturità emotiva” che implica una discreta padronanza del proprio mondo interiore che apra la porta all’amore senza paura di perdere il controllo, semplicemente “lasciandosi andare” e accettando il confronto con la propria parte “segreta”.
Per questo oggi si parla tantissimo di sessualità; se ne parla a proposito e a sproposito e si fanno tavole rotonde; tutto ciò fa molta audience in televisione e fa vendere i vari manuali che insegnano ad essere sessualmente “felici”. Questa esasperazione ha prodotto però anche molta confusione rispetto a questo tema al punto che c’è gente che pensa che la relazione di una coppia sia in tutto e per tutto dipendente dalla capacità di vivere appieno la sessualità e un buon “orgasmo”; non è sicuramente mio intento sostenere che la sessualità non abbia la sua importanza, ma vorrei però soffermarmi e porre l’accento sull’aspetto relazionale che, della sessualità non solo è l’anima più profonda, ma è anche lo scopo e il fine lasciando invece ad altre sedi, il lato più prettamente tecnico delle performances amorose.
Tanta attenzione a questo tema nasce sicuramente dal fatto che, ormai da una quarantina di anni, la sessualità si è scollegata dall’impulso creativo, o almeno così è nel mondo occidentale, per cui è molto più assoggettata al principio di piacere che non alla pulsionalità e alla riproduzione. Questa particolarità dovrebbe però farci pensare che anche la sessualità – come del resto tutti gli istinti primari - dovrebbe evolversi e raffinarsi nell’essere umano fino ad essere una scelta dell’Io non ancorata alla compulsione come è ancora nel regno animale e nella prima parte della vita.
Astrologicamente parlando possiamo trovare molte informazioni sull’aspetto e sulle spinte sessuali individuali in due case, precisamente la Va – sede solare , legata al segno del Leone - e l’VIIIa – sede di Plutone e dello Scorpione. Il fatto che l’astrologia abbia previsto due diversi ambiti in cui troviamo simboli legati alla sessualità individuale la dice lunga sulla complessità di questo tema e sui suoi significati che devono essere compresi non solo nell’aspetto esteriore e fisico, ma soprattutto, su quello psicologico emozionale.
Le due case in questione occupano sezioni diverse dell’oroscopo e ci permettono di capire che, almeno simbolicamente, è prevista un’evoluzione proprio perché la Va casa si trova nella parte inferiore dello zodiaco mentre l’VIIIa in quella superiore il che ovviamente fa pensare che in quest’ultima debbano essere elaborati simboli e contenuti più complessi e più profondi che derivano da una natura più sofisticata che gioca le sue carte molto più sul piano psichico ed emotivo che su quello fisico.
Le due case in questione fanno riferimento a due diversi aspetti della sessualità.
Sessualità e casa 5°.
La Va casa si interessa prevalentemente di una sessualità più spontanea, molto più fisica e giocosa, che consente lo scarico della forte energia istintiva di questa casa, più legata all’aspetto pulsionale e creativo designato soddisfare importantissime funzioni della vita umana quali la riproduzione e il senso di identità ben espresso nella frase: “IO sono vivo, quindi, mi riproduco”; qui infatti troviamo la possibilità di trasferire il nostro patrimonio genetico, di vedere la nostra continuità nei figli, ma di gratificare anche la nostra parte divina ed immortale che sembra così sopravvivere in chi viene dopo di noi. E’ una casa EGOICA, dove è molto forte il tema dell’IO che non ha ancora preso in considerazione “la morte” e quindi lo bypassa con un illusorio e quanto mai precario senso di immortalità.
In questa casa possiamo vedere la sessualità nella sua natura più semplice ed elementare che viene ben rappresentata in questa casa che, tra gli altri significati, ha quello dell’identificazione di genere, di creatività ed espressione personale e di gratificazione di sé nell’immediato; è interessante notare che la Va casa non è una casa “di relazione”, ma bensì “personale” ed anche in questa particolarità l’astrologia è maestra nel mostrarci come, in questo primo ambito, la sessualità sia in primo luogo un fantastico stratagemma che, utilizzando il bisogno di gratificare un potente impulso, serve sia l’orgoglio individuale che la sopravvivenza della specie (Leone – Sole); in questa casa siamo però lontani dal pensare che la sessualità sia un atto scelto ed agito per raggiungere quell’intimità che consenta una miglior relazione e comunicazione di coppia .
Intimità e casa 8°
Ben diversi sono i simboli della casa VIIIa; il fatto stesso che sia sotto l’egida di Plutone già fa pensare ad una grande complessità e profondità. Per prima cosa l’ VIIIa casa è “relazionale”; è il luogo dove noi incontriamo l’ALTRO esterno ed interno in un clima di grande intimità che predispone l’Io a subire una sorta di “morte psicologica”, in quanto è costretto ad incontrare l’ Ombra, la mortalità e la caduta di innocenza e di onnipotenza; è anche il luogo però dove, l’abbassamento della luce dell’Io, consentirà quell’andare al di là dei confini individuali per superare la nostra duplicità ed ambivalenza, ma anche il senso di limitatezza.
In ottava casa siamo obbligati ad entrare all’interno delle nostre dinamiche psichiche per renderci conto che solo incontrando l’altro possiamo conoscere e conoscerci e, pertanto, proprio la sessualità ci permette di scoprire che il senso dell’unità esiste e che l’altro da noi è il catalizzatore che consente una vera comunicazione sul piano fisico, emotivo e psichico che sono il senso della parola “relazione” che sta a significare “incontro degli opposti”.
Questa casa vede il domicilio di Plutone, di Marte e l’esaltazione di Mercurio e questo sta ad indicare un forte apporto della coscienza dell’Io (Mercurio) che va a frapporsi tra l’istinto puro e potente di Plutone e l’azione di Marte. Mercurio sottolinea la necessità che in questa casa ci sia una vera possibilità di mettersi in relazione, di comunicare e di mettere in contatto due parti che prima erano divise e separate; Mercurio nel mito era spesso associato a Eros, il principio che unisce, ovvero che ricrea l’unità attraverso l’amore.
Proprio dalla lettura della casa VIIIa possiamo comprendere qualcosa di importante che riguarda la sessualità; essa non è più solamente un semplice atto che consente la riproduzione ma è diventata una parte estremamente sofisticata della nostra natura, uno strumento che soggiace al principio di piacere venusiano e che, nel contempo, ci permette di incontrare “L’ALTRO” ad un livello profondo, fisico, emotivo e spirituale, scoprendo quella parte di noi che trova il suo rispecchiarsi nell’altro da sè; questo incontro da un lato conduce alla possibilità di diventare una vera coppia in grado di godere di un livello profondo di intimità, complicità e unità di intenti e, dall’altro, consente anche di riguadagnare all’interno quel senso di unità individuale nasce nel momento in cui l’Io riconosce di essere al servizio di qualcosa di più grande di sè, recuperando pian piano le nostre zone d’ombra.
Certo, in questa casa, la sessualità si fa molto più complessa proprio perché le sue implicazioni vanno a scavare nella profondità della nostra coscienza che va ad incontrare l’anima. E’ in casa VIIIa che, attraverso la sessualità, ha inizio quell’atto del “concedersi e del lasciarsi andare” che è da un lato spinta all’estasi e all’unione e dall’altro ferimento profondo all’Io che teme l’annientamento e la perdita di potere ma che, come dono supremo, trova in questo ambito la vera possibilità di rinascita.
E’ indubbio che la sessualità è un atto di comunicazione intima e non deve pertanto essere investita di significati che nulla hanno a che fare con essa. Se viene caricata di “potere”, di “possesso” e di “paura di perdere la propria integrità”, può diventare un vero inferno e portarci a vivere una dimensione che, invece, le è totalmente estranea.
E’ interessante valutare le due frasi molto di moda oggi in relazione alla sessualità: “fare l’amore con….” oppure “fare sesso con….” che, nella loro loro sostanza implicano però la grande differenza di intenti: nel primo caso, abbiamo veramente l’idea di scambio, di intimità e di unità dirette ad aumentare ed esaltare la natura del sentimento che esiste e che guida la vita intima di due persone; nel secondo caso abbiamo invece la percezione di un puro esercizio fisico, una ginnastica che però non ha nulla la che fare con a dimensione della comunicazione e dell’intimità in quanto viene ridotta ad un atto che porta ad una gratificazione personale in cui l’altro è semplicemente uno strumento e non raggiunge mai la dimensione di partner.