Lentamente in cammino, il vecchio si muove a ritroso nel mazzo di Arcani Maggiori, prudentemente illuminando la via con una lanterna.
Che cosa cerca? Perché non procede da sinistra a destra come gli altri personaggi dinamici dei Tarocchi?
L’anziano viandante è sicuramente confortato dalla saggezza che l’età gli ha conferito ed il grande serpente che ha scelto di accompagnarlo lo tutela con la conoscenza profonda e antica che possiede.
L’esperienza è il viatico dell’Eremita, che ha visto scorrere la Ruota del tempo, ascendere e cadere tutti i potenti, sorgere e crollare tutti gli imperi, nascere e morire tutti gli uomini.
Quando l’Eremita era rivolto verso destra, verso l’ultima tappa del suo cammino, procedeva piano piano ed osservava con i suoi occhi stanchi l’eterno movimento della Ruota.
Adesso, prima di affrontare l’ultimo viaggio oltre la Ruota, e di lasciare la prima decade dei Tarocchi per il successivo ciclo evolutivo, il vecchio si volta e ripercorre i suoi passi. Pone il piede sulle sue stesse orme e ripercorre il sentiero che per tanti anni aveva calcato. Ad ogni passo riflette su se stesso e sul suo passato, sul tempo trascorso e sulla qualità della sua azione, sugli errori inevitabilmente fatti nel percorso.
Prega il suo Dio di renderlo migliore e degno di varcare le soglie della seconda decade del Sentiero: prega Se stesso.
Il suo unico amico, il serpente, lo consola:
<< Non indugiare troppo sul cammino già percorso, vecchio. La sapienza ti ha reso grande, ma ti ha lasciato solo a consumare il sale lasciato dall’antico mare che ricopriva le vette, prima che il pesce diventasse capra. Adesso, prima che le stelle si volgano a guardare la capra con la coda, hai compreso che il tempo non esiste. Quel tempo che hai misurato con la paziente clessidra, quel tempo arbitrariamente diviso in passato, presente e futuro ti mostra una falsa progressione. Guardami mentre mi afferro la coda con la bocca: in me c’è l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, la causa e l’effetto, sono Uno e Tutto!>>
L’Eremita si ferma ed osserva la semplice meraviglia che l’uroburo gli mostra; guarda il suo passato e ciò che ha perduto nel cammino.
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L’Eremita ha visto ciò che ha perso sul cammino, ma non lo raccoglie, ha nel ricordo e nell’esperienza tutto ciò che gli occorre, si volta di nuovo verso destra, sorride in silenzio e riprende lentamente la sua strada.