La religione, un insieme di credenze che influenzano gli individui sia a livello personale che nelle relazioni con gli altri, esiste da quando esiste l'uomo e nasce per dare un senso alla vita, contribuisce a migliorare la coesione sociale, aiuta a trovare un senso di appartenenza. La parola "Religione", infatti, deriva dal termine latino "Religo" che significa "Legare insieme". Per legame si intende sia quello che si viene instaurando tra coloro che praticano lo stesso culto e sia quello tra l'uomo e il suo Dio.
Ogni religione dà risposte differenti e propone valori diversi, ma quale che essa sia, spesso aiuta l'uomo nei periodi piu brutti, contribuisce a sviluppare l'altruismo, l'attaccamento alle tradizioni, insegna a perdonare, ma puo anche creare conflitti, portare alla vendetta, incoraggiare la violenza, soprattutto nei confronti di gruppi appartenenti a credi diversi.
Indipendentemente dall'appartenenza ad una religione o ad un'altra, si è constatato come tutti coloro che credono e pregano vivano meglio e di più. Le spiegazioni che si sono date gli studiosi sono numerose; innanzitutto, pregare significa spesso anche far parte di un gruppo religioso e, quindi, essere circondati da persone che si sostengono a vicenda; inoltre, pregare quotidianamente è indice di personalità positiva, ottimista e fiduciosa nel futuro, tutte qualità che aiutano a superare le difficoltà della vita. Infine, le persone che osservano le "regole" della religione godono di maggior benessere perché hanno meno comportamenti a rischio.
La religione è stata anche oggetto di studi da parte dei neurologi da sempre interessati alle motivazioni e agli effetti che essa dona ai credenti, mentre di recente i due ricercatori Andrew Newberg e Eugene D'Aquili hanno coniato una nuova scienza, la neuroteologia, che studia l'aspetto neurobiologico nella religione e nella spiritualità in generale. In particolare, il ricercatore americano A.Newberg ha raccolto immagini cerebrali di monaci buddisti in meditazione e di suore cattoliche in preghiera e da questa ricerca è emerso un rallentamento dell'attività neuronale nel lobo parietale superiore, la parte del cervello che ci fornisce la percezione del nostro corpo e determina dove comincia, invece il resto del mondo. Bloccando questa zona, abbiamo l'idea di essere un tutt'uno con il creato ed è ciò che accade durante la meditazione o la preghiera, ed è per questo, quindi, che Newberg afferma che "finché il nostro cervello avrà questa struttura, Dio non andrà via".
Monsignor Elio Sgreccia, esperto di bioetica e vicepresidente della Ponteficia Accademia per la vita, ribatte, però, che "non contrasta con la fede affermare che in una parte del cervello c'è traccia dei momenti di preghiera, ma ciò non significa che è il cervello a creare la fede".
Ed è lo stesso Newberg che precisa, d'altro canto che "il fatto che le esperienze spirituali possano essere associate ad un'attività neurale non significa che siano mere illusioni neurologiche" e continua spiegando che "sarebbe come attribuire a un'illusione il piacere che proviamo mangiando una torta. Non vi è modo per stabilire se i cambiamenti neurologici associati a un'esperienza spirituale significano che il cervello sta causando quell'esperienza o, al contrario, sta percependo una realtà spirituale".
Secondo lo studioso di religione Robert K.C. Forman "non tutti coloro che meditano provano esperienze religiose forti, poiché alcuni individui possono essere predisposti geneticamente o caratterialmente ad avere esperienze mistiche". E David Wulff conferma, affermando che "se una persona è razionale e non incline alla fantasia, probabilmente rifiuterà l'esperienza".
Ma, nonostante i successi ottenuti nella neuroteologia, probabilmente non si riuscirà mai a svelare il più grande dei misteri, e cioé se è il nostro cervello a creare Dio o se è stato Dio a creare il nostro cervello.
Possiamo solo rispondere al quesito secondo la nostra fede.
LA RELIGIONE E L'ASTROLOGIA - Lidia Fassio
L’astrologia ha sempre posto la religione nella casa della filosofia; la casa nona, cosignificante del segno del Sagittario. Infatti, in questo segno c’è la percezione che esista qualcosa in più di quanto concepisce le mente con il suo attaccamento alla realtà; la casa nona rappresenta un primo aggancio con qualcosa che esiste nella nostra psiche, ma che non è materialmente tangibile. La “religione” è lo strumento attraverso il quale qualcosa di “non visibile” diventa importante e ci permette di credere che vi sia qualcosa oltre al mondo materiale fatto di forme verificabili.
La casa nona è anche la casa in cui dobbiamo trovare la nostra filosofia di vita personale; è molto importante questa casa poiché ci sgancia dal reale e ci chiede di cominciare a tendere verso qualcosa di ideale che ci permetta pian piano di migliorarci e di crescere, fino ad arrivare, un giorno, a riagganciare la nostra unità interiore.