Tra le tante violenze che può subite una donna, c’ è quella “sessuale” che, in un certo senso è anche quella che porta con sé più pregiudizi sociali e morali al punto da obbligare spesso la donna a non denunciare l’accaduto per evitare di essere sospettata e di doversi difendere.. per non subire una doppia umiliazione. Della violenza sessuale ne parlerò in un articolo a parte, oggi mi voglio soffermare sulla violenza più comune, quella domestica.. purtroppo ancora tanta e molto sommersa.. nel senso che le statistiche dicono che solo una donna su cinque denuncia chi la maltratta… anche perché spesso è il suo uomo, il suo compagno.. colui con il quale vive da cui dipende emotivamente e spesso anche economicamente per cui teme successive ripercussioni ancora peggiori di quelle che già vive.
Si leggono con molta frequenza casi di cronaca di donne che per anni hanno subito maltrattamenti e vessazioni da parte dei loro mariti e conviventi; a volte la situazione è così degenerata da giungere all’irreparabile cioè alla morte di lei con lui che finisce in carcere, magari confessando e dicendosi pentito di ciò che ha fatto.
La prima domanda che sorge spontanea è: “ perché mai questa donna ha atteso tanto? Perché non è stata capace di chiudere questa relazione in tempo? Perché non ha chiesto aiuto e perché non si è fidata delle istituzioni e di chi è preposto a difendere chi è impotente o in stato di momentanea difficoltà…o ancora, perché il mondo sembra essere indifferente a molti di questi casi che spesso vengono liquidati come degrado o eccessi di stress o ancora più come follia .
E’ così difficile per le persone comuni ammettere che in realtà è ancora molto diffusa la violenza sulle donne e, oggi più che mai, in quanto l’afflusso di extracomunitari ha riaperto e riacceso una ferita che sembrava già bruciare meno.
E’ chiaro che fatti di questo genere non possono essere liquidati solamente con un’analisi superficiale perché, senza ombra di dubbio, nascondono dei retroscena a livello psicologico che non sono facilmente comprensibili da una persona che invece, possegga una psiche “sana”.
Infatti, nelle situazioni e nelle relazioni altamente disfunzionali, vi sono spesso delle grandi “collusioni” tra il marito violento ed abusante e la moglie che apparentemente permette l’abuso in quanto manca di una serie di strumenti che l’aiuterebbero a uscire da questa situazione (questo non significa che lui non debba essere visto per quello che effettivamente è a livello penale e che lei non debba essere aiutata e sostenuta in quanto “vittima effettiva” non solo di questa ma, purtroppo, di molteplici e ripetutte situazioni di abuso che partono dall’infanzia e si prolungano nel tempo. La parola “collusione” si traduce con “giocare insieme”, in pratica indica un alto grado di complicità.. ovviamente assolutamente inconscia ..perchè non esiste certo una volontà cosciente che decida di restare ancorati ad un certo tipo di rapporto degradato, ma spesso una reale incapacità di reazione che giunge da difficoltà di ordine cognitivo che, sono rimaste bloccate da precedenti esperienze di violenza.. che hanno inibito l’uso della propria forza e della propria volontà.
Questa è la parte che risulta difficile da comprendere a chi, essendo sano e in grado di decidere, reputa impossibile che una persona resti in una situazione senza fare nulla per cambiarla.
Invece, l’abusante.. ha in un certo senso trovato condizioni particolarmente “adatte” a mettere in atto i suoi tragici espedienti.. giacchè, fin dalle prime forme di aggressività.. si è perfettamente reso conto che la donna non era in grado di difendersi, né spesso di difendere i figli..poiché restava impietrita e paralizzata esattamente come faceva quando era piccola in presenza delle prime vere violenze.
Indubbiamente, l’abusante trova così un “terreno predisposto e facile” a creare stati particolari di tensione e di paura da cui l’abusato non ha facilità ad uscire e la cosa più eclatante consiste nel fatto che queste donne generalmente sono intrappolate dal terrore, ma anche da situazioni che derivano da antichi sensi di colpa che le imprigionano quanto e più della paua dentro ad una nebbia psicologica che le paralizza e le fa sentire incapaci di trovare una via di fuga. E’ come se pian piano restringessero le loro possibilità di azione fino a non vedere soluzioni e, quindi, rassegnandosi a non cercarne neppure più.
Entrano in una particolare condizione di “stress e di esaurimento delle proprie forze ed energie” e permangono a lungo in una condizione di totale passività che può arrivare fino alla rassegnazione e all’asservimento totale alla persona con cui si sta.
Questa infatti è la parte più difficile da comprendere: come mai queste persone reagiscono alla violenza, al sopruso e al maltrattamento di ogni genere, fisico, emotivo e psicologico con una passività totale, senza neppure accennare una difesa che, come tutti sappiamo, dovrebbe giungere da un innato istinto di sopravvivenza.
Ci sono donne che sfidano la morte quasi ogni giorno con mariti alcoolisti e violenti, senza ribellarsi e, a volte, senza neppure sottrarre alla violenza i figli che restano incatenati a lei e alla situazione che si è creata.
Sostengono di avere paura anche quando è sicuramente molto più pauroso restare in quella situazione che non sfidare il destino andandosene.
Queste donne hanno un grandissimo bisogno di aiuto a tutti i livelli proprio perché, in questi casi, i partners sono riusciti con una grandissima abilità a fare letteralmente terra bruciata attorno a loro fino ad azzerare totalmente la loro volontà e capacità di difesa .
Vi sono 4 comportamenti chiave che vengono messi in atto dai partners violenti e persecutori:
- il primo è quello di creare un senso di isolamento; pian piano il partner diventa l’unica figura con cui la vittima si rapporta e questo spesso è dovuto al fatto che chi è violento e sa di non valere.. è anche geloso e non vuole che la donna contatti altre persone; è ovvio che se lei avesse possibilità di confrontarsi all’esterno manterebbe con molta più facilità la percezione della sua difficoltà e la voglia di uscirne, sarebbe maggiormente in contatto con sé stessa.
- In queste situazioni spesso la donna lavora con il marito, o fa la casalinga – quasi mai si tratta di una donna lavora e quindi non è neppure autonoma e non ha confronto con gli altri e il mondo esterno.
- Il fatto poi di essere picchiata va a smuovere un senso di “vergogna” che attiva nella donna il bisogno di non farsi vedere e di isolarsi (questo anche per nascondere i segni delle violenze che sarebbero inequivocabili).
- Tutte le vittime di abusi finiscono per sentirsi in colpa, qualunque sia l’abuso subito, quelli fisici non fanno eccezione.
- Spesso queste donne vengono svalutate, disconfermate, criticate ed accusate: tutto questo ha il solo scopo di creare enormi sensi di colpa che, nel tempo, producono la sensazione di non sapere più se si ha o non si ha diritto e se si è o non si è responsabili di ciò che accade. C’è sempre in queste donne una grande confusione rispetto a queste cose; confusione indotta dall’abusante.
- Spesso, sono anche accusate di tradimento e di colpe che non hanno mai commesso ma che servono a distruggere completamente il già precario senso di autostima.
- Un altro problema grosso che favorisce il senso di impotenza totale è quello dell’imprevedibilità: soprattutto i partners alcolisti vanno totalmente fuori controllo e questo getta la donna e i figli nello sconforto perché non vi è modo di prevedere cosa farà scattare la violenza né quando scatterà.
- Queste donne vivono in una sorta di effetto “trance” che le lascia prigioniere dentro la loro stessa casa, paralizzate e incapaci di fuggire perché incapaci di trovare forza interna.
- Umiliazioni e minacce sono l’ultima fase della situazione: quando si è riusciti a creare forti sentimenti di colpa, sensazioni di non valere, a quel punto le umiliazioni continue tendono a farla sentire una assoluta nullità, per cui nessun altro mai potrebbe interessarsi a lei.
- L’uomo, attraverso queste accuse e queste modalità, crea così un vero e proprio vortice circolare da cui lei farà sempre più fatica ad allontanarsi anche perché nel caso si siano fatti dei tentativi non andati a buon fine, le minacce aumenteranno di intensità. Entrano quindi in uno spaventoso vortice che è quello della paura che pian piano diventa paura anticipatoria che le induce a pensare che non potranno sopravvivere ad una nuova aggressione.
Ovviamente perché possano innescarsi queste condizioni occorre che la donna abbia già sperimentato abusi nella sua infanzia; sono questi ad averla gettata in un grave senso di oppressione e a richiedere come difesa lo sviluppo di stati di “trance ipnotica”. L’abuso antico sicuramente aveva scatenato paura, rabbia, dolore, però era stata anche vissuto in uno stato di totale e reale impotenza per cui, in quel caso la rabbia sarebbe stata troppo rischiosa; è allora che si è imparato a tendere i muscoli e ad isolarsi psicologicamente quasi scollegandosi dal corpo; in questo modo si è diventati grandi ma “invalidi”, nel senso che è come se fosse sopraggiunta una morte psicologica e, nello stesso tempo, non aver avuto protezione e contenimento non ha permesso alla donna di sviluppare per sé stessa capacità autentiche di protezione da adulta, per cui con facilità estrema andrà anche incontro a situazioni analoghe perché in un certo senso le saranno “familiari”.
Queste donne, una volta liberatasi dalla situazione devono affrontare un grande lavoro sull’autostima e sul ricontattamento della rabbia; tutto questo è auspicabile ed è il passaggio obbligato per il ritrovamento della proprio forza e del proprio diritto ad esistere. Questo significa che chi si trova in questa situazione deve ricorrere all’aiuto o delle istituzioni o di un bravo terapeuta che sappia ricreare quel territorio di fiducia da cui si potrà ripartire.
A livello astrologico i problemi di abuso sono spesso legati a dinamiche Plutoniane; in temi femminili, le quadrature e le opposizioni tra Plutone e Marte, soprattutto quando quest’ultimo pianeta ha rapporti con la Luna e/o con Saturno, si può leggere un difficile rapporto con il potere maschile, un potere molto distorto nell’infanzia che ha sviluppato emozioni intensissime e molto ambivalenti, difficili da arginare per cui si è dovuto passare alla negazione e alla rimozione: si sono percepiti in maniera convulsa sentimenti che andavano dalla paura alla rabbia, ma contemporaneamente si viveva il profondo senso di impotenza dovuto alla condizione di essere piccoli e spesso - fattore fondamentale - al fatto che la persona abusante era anche una figura chiave nella vita della bambina. Tutto questo crea un profondo bisogno di falsare le proprie percezioni, fino a mistificarle totalmente e a scollegarsi da esse (spesso lo stato di trance annebbia e rende più difficile la percezione del dolore e dei segnali di pericolo); la rabbia allora viene rimossa e ci si scollega da essa ma, mancando questo contatto, si perderà gradualmente anche la forza finendo per subire umiliazioni senza piu’ essere in grado di reagire perché si pensa anche di non essere “puliti” e di non “avere diritto”.
I rapporti Luna Marte con queste complicazioni possono inoltre creare anche un continuo bisogno di sfida interna.. assolutamente inconscia che è quella che conduce alla ricerca di soggetti squilibrati e violenti.