“ogni esperienza di abbandono e di conclusione
del legame non è mai confrontabile a casi simili. Ogni
situazione di fine ha una sua identità peculiare e nessun
punto di riferimento all’ esterno.
(Aldo Carotenuto)
Dato che la maggior parte dei relatori ha affrontato prevalentemente il tema dei rapporti di coppia, delle sinastrie e delle relazioni che si instaurano tra psicologi o counselor e i loro clienti, ho deciso di occuparmi di un altro argomento interessante che riguarda la capacità di affrontare la fine dei sentimenti in modo da chiudere una relazione che non funziona in modo dignitoso, salvaguardando ciò che di buono essa ha prodotto.
E’ sotto gli occhi di tutti il problema che nasce dal momento in cui finisce una relazione dato che, non di rado, i protagonisti finiscono sulle pagine dei giornali e soprattutto in quelle della cronaca nera. Come mai la conclusione di un amore finisce con minacce, aggressività e stalking, se non addirittura con un femminicidio? Questi fatti incresciosi fanno pensare che vi siano persone che ancora non riescono ad accettare di essere lasciate e, quando questo accade, reagiscono - più o meno consciamente - con modalità illecite e cruente.
Purtroppo, nonostante i tanti progressi e l’apparente miglioramento della cultura individuale, la violenza sulle donne è e resta ancora un tema caldissimo che, soprattutto in questo periodo storico, con i pianeti in Capricorno, che pongono quadratura alla Bilancia e opposizione al Cancro, sembra essersi ulteriormente ingigantito.
Sappiamo che la separazione è un tema da casa VIII i cui contenuti sono sempre imprevedibili in quanto strisciano nell’ inconscio - da molti completamente inesplorato - per cui, quando esplodono, lo fanno compulsivamente eruttando sentimenti e istinti tutt’altro che nobili che il malcapitato – per mille diversi motivi - non sa in alcun modo gestire, finendo per agirli.
Se non abbiamo imparato nel tempo a gestire le pulsioni e a lasciar andare ciò che non può o non vuole più stare con noi, le cose possono complicarsi davvero tanto perché possiamo ritrovarci sull’orlo dell’abisso in preda a sentimenti di impotenza e di fallimento personale che non sono facili da affrontare e sostenere.
Plutone e Marte – i due signori dello Scorpione – ci parlano nella loro accezione positiva di forza, integrità e potere personale ma, nel lato ombra, consentono di incamerare quantità enormi di rabbia e frustrazione derivanti dall’immancabile senso di perdita con cui, nella vita, dobbiamo prima o poi fare i conti. E’ infatti attraverso questo passaggio che si diventa adulti e si accede alla reale indipendenza della casa X che non può esistere se non si è in grado di padroneggiare le pulsioni e gli istinti nonché di lasciar andare ciò che ha esaurito il suo compito.
Se tutto ciò che entra nella nostra vita viene vissuto con un senso di “proprietà”, diventa davvero difficile accettare di separarsene e di poterne fare a meno, soprattutto quando si parla di un amore che volge al termine e, magari, non per nostra volontà.
Tutto ciò significa che nei meandri della psiche di molte persone giace ancora l’idea del “per sempre”, come se vivesse all’interno di una favola, appoggiandosi e valori che appartengono al Toro o al Leone, ma non sicuramente allo Scorpione.
In effetti è proprio per permetterci di crescere ed accettare che le cose possono essere fantastiche ed intense, ma quasi sempre temporanee, che la vita ci mette di fronte al bisogno e all’opportunità di lasciar andare quella forma pensiero per abbracciarne una diversa, più matura e consona.
Noi che facciamo astrologia sappiamo che l’esperienza della perdita e della trasformazione è archetipica e, in quanto tale, inevitabile il che significa che tutti gli esseri umani devono viverla dato che, senza di essa, resterebbero infantili, incapaci di capire se effettivamente sono in grado farcela da soli nel mondo.
Purtroppo, quando si parla di amore entrano in campo fantasie e categorie ideali dato che in esso si cercano sicurezze che l'amore non può garantire perché si tratta di un sentimento che può trasformarsi e terminare per cui andrebbe vissuto giorno dopo giorno da parte dei partner alimentando la relazione con contenuti autentici, non privi di quella parte di ignoto, in grado di renderla interessante e desiderabile.
Purtroppo, nel lungo iter educativo, la maggior parte dei genitori è convinta che i figli vivranno una buona relazione che li manterrà sicuri e felici; quasi nessuno pensa che anche i figli dovranno obbligatoriamente passare attraverso amori sbagliati che consentiranno loro di capire chi sono e cosa vogliono ma, soprattutto, cosa non vogliono.
E’ la relazione sbagliata che obbliga a pensare e a cambiare schemi affettivi e di comportamento, esattamente come vogliono Venere, Marte e Plutone che assicurano sicuramente amore, passione e intensità ma anche rabbia, gelosia, possesso e sofferenza che possono portare all’abbandono.
Abbandonare, essere abbandonati e separarsi sono altre esperienze archetipiche che nella realtà quotidiana si vivono molto male se non si posseggono gli strumenti necessari; i nostri ragazzi faticano a svincolarsi e a uscire di casa per cui non sperimentano le effettive potenzialità e continuano troppo a lungo a far leva sui genitori per ogni necessità.
Non essendosi separati dai genitori non sono allenati a far fronte al vuoto, al bisogno e alla solitudine. Molti addirittura non comprendono quanto possa essere positiva la lontananza in una relazione perchè consente di conoscere parti di sé e, di conseguenza, del partner.
A volte le coppie giungono al definitivo abbandono per non aver accettato di prendersi una pausa per sperimentare che, stando lontani, si esplorano meglio i sentimenti e si smette di darsi troppo per scontati.
Se fossimo abituati fin da piccoli a vivere fasi di separazione sapremmo che non significa perdere o cancellare tutto ciò che è stato costruito, perché altrimenti significherebbe aver vissuto tutto inutilmente. A volte separarsi per un po’ consente numerose possibilità; serve a comprendere se la natura del sentimento è ancora la stessa, se c’è il desiderio di modificare il rapporto, oppure se la cosa ha concluso il suo iter e andrà verso la separazione effettiva che consentirà di trasferire l’esperienza vissuta all’interno di noi, nei pensieri, nella memoria e nei ricordi.
Perché ci si separa? Perché le cose cambiano, i sentimenti mutano, perchè si perde la poesia e insieme ad essa la progettazione del futuro; in questa situazione si fa luce il desiderio di riprovare qualcosa di intenso, di essere nuovamente confermati e interessanti per qualcuno; è un’apertura nuova che accende la voglia di rimettersi in gioco e di riprovare.
Però, in molte occasioni, è più facile dare la colpa all’altro perché così si attutiscono i sensi di colpa mentre in realtà si è sempre in due a formare una coppia e in due a chiuderla. Si fa meno fatica a pensare che l’altro non vada più bene perché non rispecchia più per cui si desidera ritrovare la propria immagine in nuovi soggetti.
Non importa quando arriva l’idea della separazione, può essere nei primi anni di relazione, dopo la nascita dei figli, oppure alla mezza età quando si ha voglia di fare qualcosa che la relazione non può comprendere o, in ultima analisi anche nella terza età, allorchè ci si rende conto che non si vogliono trascorrere gli ultimi importantissimi anni con la persona che si ha accanto. Può anche accadere che, pur essendo entrambi persone meravigliose, non si riesca a stare insieme se non in modo infelice. Anche in questo caso occorrerebbe distinguere tra sentimento e relazione mentre in genere regna ancora molta confusione e così si fatica a comprendere che a volte, nonostante i sentimenti, non si riesce a stare bene insieme.
Un uomo mi disse: "il destino ha voluto così per cui è meglio farla finita”; io gli chiesi cosa intendeva dire con quella frase: “che la relazione non era riuscita a cambiare lui? che non aveva cambiato lei? che non aveva reso le cose migliori tra loro? o che li aveva cambiati così tanto da non riconoscersi più"?
Fin troppo spesso sono gli obblighi e le responsabilità a schiacciare la coppia o il fatto che entrambi sono troppo incentrati su sé stessi o troppo instabili o immaturi; le cause possono essere tantissime ma di fatto, la realtà è che, insieme, non sono stati capaci di risolvere i problemi e le scorie che hanno generato.
Qualunque sia la motivazione la separazione sarà comunque difficile e dolorosa e, quando non viene accettata perché è l’altro a proporla, allora ci si irrigidisce, si pensa che l’altro sia un infame e ci si accanisce cercando di far in modo che si senta in colpa e torni, oppure lo si insulta senza ascoltare le sue ragioni lasciandosi assatanare dall’orgoglio e dall’impotenza; a quel punto, è facile che ad emergere siano i contenuti distruttivi inconsci che contengono una buona dose di paura e di violenza.
Questo comportamento è senza dubbio più maschile perché gli uomini, in passato, non sono mai stati lasciati per cui alcuni di essi sono ancora schiavi dell’idea che una donna non possa e non debba andarsene e, soprattutto, non debba appartenere ad un altro; i maschi a volte dimenticano che l’altra – quella che ora odiano tanto - è quella che un tempo hanno scelto e amato e non solamente quella che dovrà pagare per la sofferenza che provano.
Difficilmente gli ex partner riescono a fare un’analisi seria tale da portarli a comprendere che la vera fonte della rabbia sta nel fatto che si sono personalmente traditi perché non sono riusciti a tenere fede ai valori e alle promesse o perché, per infiniti motivi, non sono riusciti a crescere insieme; sono queste le cose che hanno portato alla sconfitta e alla perdita, non solo e non tanto il comportamento dell’altro.
Quando si pensa alla perdita si intende quasi sempre la morte di una persona amata, ma la casa ottava ci ricorda che prima o poi dobbiamo congedarci anche dai sogni e dalle aspirazioni impossibili nonchè dalle illusioni di onnipotenza e di eternità tipiche della casa quinta che l’IO, a lungo, si è illuso di bypassare. Questa è la vera sfida, il vero confronto con la perdita che consegnerà alla vita adulta.
Nelle relazioni intime vediamo anche scemare il sogno della perfezione dell’altro, o meglio, della perfezione delle proiezioni personali che causano infinite delusioni; purtroppo non c’è modo di crescere se non rinunciando alle aspettative impossibili che generano le fortissime ambivalenze che evidenziano il contrasto tra la relazione idealizzata e quella reale ed è in quei frangenti che, pur di non affrontare la maturazione necessaria, si comincia a pensare che l’altro sia quello sbagliato, quello che non è stato in grado di soddisfare le aspettative nevrotiche che ognuno si porta dietro dall’infanzia.
Superare bene una separazione - ed intendo in modo civile - è in realtà una vera palestra di vita che aiuterà i figli a vivere i futuri distacchi. E’ un passo che porta a confrontarsi con la frustrazione e l’umiltà, il solo che consente di capire se si è veramente in grado di far fronte agli eventi della vita con dignità.
Infatti, è con dignità che bisogna affrontare la fine di una relazione evitando di tormentare l’altro con accuse che servono esclusivamente a coprire gli inevitabili sensi di colpa.
Bisogna rispondere con dignità al dolore dell’abbandono perché è proprio affrontandolo con coraggio che i figli vedranno che ce la si può fare perché ci sono le risorse necessarie.
Purtroppo però, nonostante anni e migliaia di divorzi, si fa ancora fatica e non si accetta il fatto che l’abbandono e la separazione abbiano un loro risvolto positivo che tale sarà solo se si riuscirà a fare una revisione seria del rapporto che è terminato valutando cosa si è avuto, cosa si è imparato e cosa si è conosciuto di sé stessi nell’esperienza vissuta.
La casa VIII - cosignificante dello Scorpione – ci chiama più volte a morire e rinascere - tant’è vero che più spesso di quanto si pensi, dopo l’ abbandono e dopo la naturale fase di lutto in cui si sperimenta il senso di perdita per l’assenza della persona amata – si rinasce scoprendo di essere più ricchi e più forti di prima.
Il futuro ci spingerà a vivere le perdite in modo più naturale – siamo nell’era dell’Acquario, il segno opposto ad ogni idea di per sempre – per cui l’umanità intera dovrà imparare a vivere i sentimenti in modo intenso, senza pensare che saranno eterni, ma soggetti a trasformazioni; bisognerà anche vivere le relazioni come vere opportunità di fare una parte del nostro personale viaggio con un’altra persona, condividendo ciò che accade nel tragitto ma evitando di accanirsi se le strade si divideranno, consci del fatto che siamo destinati a scoprire parti di noi stessi negli occhi degli altri e, non sempre, di uno solo.
Vincere questa sfida consentirà ai futuri abitanti del pianeta di non dover passare attraverso le tragedie che vediamo oggi; sono le generazioni attuali che dovranno fare un grande sforzo per far comprendere ai giovani che le perdite non indicano la fine del mondo, ma l’inizio della scoperta di nuovi territori.