Un evento eccezionale e tanto atteso ha tenuto astronomi e scienziati di tutto il mondo con il fiato sospeso.
La sonda della Nasa, New Horizons, il giorno 14 luglio 2015, dopo un lunghissimo viaggio, iniziato il 19 gennaio 2006, ha sorvolato Plutone.
Le formidabili immagini mostrate dalla sonda riproducono un piccolo corpo celeste contraddistinto da un grande cuore bianco.
Come per incanto, quel suggestivo cuore, immortalato con grande chiarezza, mi ha immediatamente evocato un universo di possibili e importanti significati.
A mio avviso, in questo preciso contesto storico, questo avvenimento mondiale, non è il risultato di un’azione casuale, ma racchiude un preciso scopo.
Plutone è il nono pianeta in ordine di distanza dal Sole. Fu avvistato nel cielo nel 1930 da Clyde William Tombaugh, sebbene Percival Lowell, astronomo statunitense, le cui iniziali appartengono al nome del pianeta, nel 1915 indicò la probabile orbita di questo corpo celeste, e solo quest’anno gli scienziati, ci regalano questa nuova rivelazione attraverso immagini spettacolari e cariche di un simbolismo, a mio avviso, molto potente, che mi offre grandi spunti di riflessione e che vorrei condividere con chiunque voglia prendere coscienza di cosa sta davvero accadendo fuori e dentro di noi.
La scoperta di un pianeta coincide con l’apertura e la possibilità per la coscienza di risvegliare parti riposte nell’inconscio.
L’aver oggi individuato immagini nuove di questo pianeta può rappresentare un nuovo processo di catarsi che l’anima di ognuno deve affrontare per il benessere proprio e collettivo.
Sviluppiamo la nostra vita con un imprinting di energia cosmica che include uno scopo e un piano di intenti che noi stessi abbiamo progettato e accettato.
In seno a questa premessa, mi ricollego a questa nuova e importante scoperta che deve rappresentare un punto di svolta, una grande possibilità di espansione delle coscienze che ci permetta di risvegliarci dal torpore e dalla alienazione dilagante, per abbracciare il senso di una realtà superiore che costantemente ci richiama a sé e che il frastuono soverchiante della vita quotidiana, unito alla frenesia incessante che ci vede totalmente avviluppati nelle nostre incombenze, ci impediscono di percepire.
Plutone, seppur considerato pianeta nano per le sue modeste dimensioni, racchiude un significato, a livello simbolico, nonché psicologico, piuttosto rilevante.
In questa sede vorrei esprimere i significati a cui quel grande cuore bianco, racchiuso nell’oscurità degli inferi, mi rimanda.
Un cuore quale nucleo eterno e universale del nostro essere.
La psicologia antica localizzava l’anima nella regione del cuore ed è questo il primo e significativo simbolismo di Plutone.
Plutone nel mito era figlio di Crono (Saturno) e Rea, era fratello di Zeus (Giove) e di Poseidone (Nettuno).
Quando i tre fratelli, dopo la vittoria ottenuta dalla lunga guerra con il padre Crono, si spartirono i regni, a Plutone toccò il sottosuolo.
Quale dio del mondo sotterraneo, che riuniva i dannati nel Tartaro e i giusti nei Campi Elisi, Ade, come veniva chiamato tra i greci, non aveva una valenza unicamente negativa poiché poteva punire, ma anche compensare.
Plutone è rappresentato da Jung come la coda del sauro che tutti ci portiamo ancora dietro, a raffigurare le pulsioni aggressive e l’antica matrice animalesca di ogni uomo, la sua libido sommersa e creativa dalla quale si muovono anche le tentazioni, ben rappresentate dal serpente biblico dell’Eden, animale, peraltro, che racchiude simbolicamente il legame vita-morte ed è l’emblema dell’istintualità profonda dell’uomo e del nucleo creativo dal quale si diffondono le energie vitali espresse in idee, atteggiamenti e emozioni.
Plutone simbolicamente rappresenta il mondo dell’ombra, sia personale che collettiva e quindi dell’inconscio, (ciò che non è conosciuto).
L’inconscio è il magazzino che racchiude ogni sorta di contenuto psichico, dalle nostre pulsioni e istinti interiori repressi, alle nostre qualità e potenzialità sopite.
Plutone non rappresenta solo l’inconscio personale, ma anche quello collettivo, concetto introdotto da Jung che lo definisce come una sorta di contenitore psichico comune, quella parte di inconscio che è universale a tutti gli esseri umani. Dell’inconscio collettivo fanno parte anche i valori socio-culturali del mondo in cui viviamo e le mete future dell’umanità.
Da sempre, la maggior tendenza è stata quella di classificare Plutone nella sua valenza distruttiva, diabolica, manipolatoria, seduttiva e di morte e, quale pianeta molto distante dal Sole, dove il Sole, a livello simbolico, rappresenta la coscienza, difficile da essere compreso e integrato.
Sfatare queste convinzioni è piuttosto semplice allorché ci prestiamo a guardare oltre e a catturare quanto di prezioso si cela dietro questo archetipo e a comprendere come tutta la vita sia basata sulla dualità e sugli opposti, ovvero dove c’è ombra c’è sempre anche la luce e viceversa, dove c’è il bene c’è anche il male e così via…
Plutone (Pluto,-onis, forma latinizzata del greco Plouton) deriva da Ploutos che significa ricco, e Ade significa colui che si nasconde, l’invisibile.
Due termini alquanto significativi ed entrambi riconducibili al seme posto nella terra (il seme si trasforma in frutto= ricchezza; il seme è nel sottosuolo pertanto invisibile, muore e lavora sotterraneamente per rinascere).
Basti pensare alla parola ricchezza e ricollegarla con il tesoro che si nasconde nel sottosuolo e dal quale l’uomo ha sempre estratto risorse indispensabili per la vita stessa.
Invisibile quale simbolismo di una realtà altra che si cela e sovente si dilacera dentro ognuno di noi e che la si può distinguere attraverso le sensazioni interiori, le emozioni, l’istinto e le pulsioni, nonché durante i viaggi onirici che avvengono nel sonno.
Una realtà di cui siamo timorosi e che per questa ragione neghiamo attraverso il non prestare ascolto al significato di ciò che ci accade e ai segnali che queste forze invisibili ci rimandano.
Il viaggio nel regno di Plutone ci costringe ad una discesa e a un confronto con la nostra anima, il nostro SE’, la nostra vera essenza e con tutte le ambivalenze che essa racchiude.
Abbiamo sempre attribuito valore e bellezza a ciò che sta in alto, a ciò che riusciamo a vedere, a ciò che sta nella luce e abbiamo grandi paure di ciò che sta in basso, che non è visibile e che appare oscuro..
L’alto considerato come l’obiettivo al quale aspirarsi per il raggiungimento di qualcosa di ambito, prezioso e celestiale, ma per raggiungere qualsivoglia obiettivo occorre il discernimento e soprattutto scendere nel cuore della nostra anima affrontando un percorso di spoliazione che ci permetta di catturare la nostra motivazione profonda e ricontattare il nostro vero potere personale.
In seno a questa definizione, seppur sommaria, ma esplicativa, è come se quel cuore bianco avvistato sul pianeta debba, in qualche modo, creare una nuova consapevolezza negli animi umani onde poter ri-contattare il nostro potenziale, il nostro vero tesoro, le nostre emozioni più intime, la nostra vera essenza.
L’umanità da sempre si è trovata ad affrontare periodi di grandi difficoltà, legate soprattutto alla sopravvivenza e, ciò che si manifesta attualmente nella nostra società, in modo piuttosto evidente e sconcertante, è il dilagare di malattie legate ad un malessere interiore che si fa sempre più forte e dilaniante: il malessere dell’anima.
Questo malessere è visibile negli sguardi tediosi e avviliti delle persone, nel loro portamento mesto e, sovente, negletto, nell’uso costante di ansiolitici e antidepressivi, nonché nel divampare di rabbia, rancore, risentimento e irretimento che scivolano nella distruttività interiore personale e collettiva.
Atteggiamenti e manifestazioni fisiche che sono attribuite al simbolismo numinoso di Plutone e che esprimono chiaramente una perdita di valori, del potere personale e mancanza di desiderio, in una parola: la morte di una parte di Sé.
Oggi più che mai, si fa pressante il bisogno di ritrovare uno scopo e un significato all’esistenza e il tempo, nella sua corsa irrefrenabile, aumenta il nostro senso di ansietà rispetto all’urgente necessità di rimettersi in equilibrio con le energie cosmiche.
C’è sempre un motivo o uno scopo nel dolore e nella sofferenza.
Essa è un segnale importante che indica che siamo squilibrati emozionalmente.
Le emozioni depositate e stipate fanno sentire sul corpo il loro peso. Quando non si lascia andare il dolore emotivo, puntualmente, il corpo mostra le conseguenze dei nostri sentimenti repressi.
Non possiamo negare la nostra dimensione animica, pena il malessere interiore e di riflesso del nostro corpo.
Parola magica di Plutone è trasformazione che deve passare dalla morte di quelle parti obsolete, e dal contatto diretto con il nostro lato “ombra”.
Plutone porta fuori tutto ciò che di non buono e costruttivo si nasconde nei nostri pensieri e atteggiamenti e guarisce schemi irrisolti sia a livello familiare che collettivo.
Ci allontana da attaccamenti materiali che sono fuorvianti per il nostro vero viaggio e ci riconnette con energie terrene potenti capaci di designare il nostro destino.
Plutone è l’intenzione profonda.
Tutti abbiamo un potere che va risvegliato ed educato e, per ricontattarlo, occorre dapprima creare un proprio spazio di silenzio e di ascolto che ci consenta di udire la saggia voce del nostro SE’.
Il contatto con le nostre alterità ci permette di trasformare la materia grezza di cui siamo composti in un gioiello prezioso.
Una vera e propria alchimia per l’anima attraverso la quale si è sottoposti ad un percorso doloroso dove essa, dapprima, vive un stato di turbamento e smarrimento, una vera crisi interiore (fase di nigredo), successivamente comprende il motivo della sofferenza (fase albedo) e infine accetta e integra la trama dei contenuti opposti, antagonisti di cui è tessuta (fase rubedo).
Si tratta di un percorso molto sofferto, che ci porta a confrontarci con l’aspetto istintivo della nostra natura, ma indispensabile affinché si faccia luce sul complesso labirinto delle emozioni, dei vissuti, dei tradimenti, delle lacerazioni che ognuno possiede e che ha rimosso dalla coscienza.
Lungo il percorso si presentano numerosi impedimenti, draghi da combattere, ma tutti gli eroi nella mitologia hanno lottato contro mostruosità barbare, hanno superato grandi prove, basti pensare a Eracle (Ercole) e alle sue dodici fatiche.
A livello psicologico le nostre lotte e fatiche sono rappresentate dalle nostre resistenze, dalle nostre innumerevoli paure, nonché dai meccanismi di difesa innalzati quale rifugio da potenziali pericoli.
E’ necessario operare un “tradimento” rispetto alla maschera che, miserabilmente, siamo soliti indossare.
La maschera delle contraddizioni che si agitano come una imbarcazione nella tempesta del mare minaccioso.
Tradimento assolutamente necessario per la nostra individuazione e per la nostra maturità, che si agisce allorché il conflitto con il proprio e reale sentire non corrisponde con i dettami omologanti della famiglia, della società o di altre autorità, che mettono a dura prova ogni aspirazione personale.
Tradimento inteso soprattutto nel sua accezione di “passaggio” dallo stato del falso SE’ fino a raggiungere l’ipostasi che racchiude il simbolismo di Plutone.
Una realtà soggiacente cruda, ma foriera di una nuova e importante verità: la rinascita di sé attraverso la scoperta del SE’.
Ogni passaggio ad un nuovo stadio richiede un patimento.
Plutone, con la sua natura grezza e selvaggia, sollecita la trasformazione delle vecchie abitudini, degli schemi e delle dipendenze che limitano e imprigionano lo spirito umano.
Plutone, attraverso le sue tenebre, e le prove che ci pone dinanzi, è capace di farci risalire in superficie con una nuova veste di saggezza e di autoconoscenza, completamente rinnovati perché, come diceva Jung, l’inconscio è anche sorgente di sane energie e di soluzioni creative.
L’unico vero nemico, sempre in agguato, sono le nostre paure.
La paura è un detrito, è la scoria più tossica per l’IO.
Bisogna imparare a lasciare andare, lasciare che le cose semplicemente accadano e tutto potrà finalmente rinascere in una nuova forma.
Plutone è espressione del verbo rigenerare.
Astrologicamente è il pianeta governatore dello Scorpione, segno che appartiene al periodo che va dalla fine di ottobre a novembre, periodo in cui la terra riposa e il Sole è sempre meno luminoso.
E’ questo il periodo dell’anno in cui si semina e quei semi daranno origine alla nuova vita in primavera.
In questo tempo le residue forme di vita vegetale marciscono, ma divengono nutrimento e concime per la Natura che si prepara per la propria rinascita.
Il materiale di rifiuto, “morto” diviene così preziosissimo e indispensabile per la vita stessa.
Una volta affondato nel terreno, il seme deve distruggere se stesso, putrefarsi, solo così potranno spuntare le radici del futuro germoglio
.
La natura ci rimanda un messaggio chiaro : allorché la vita sbocci si rende necessaria la libertà di azione alla morte.
Plutone, insieme allo Scorpione, si fa portavoce di questo messaggio e anche la vita umana subisce questo passaggio sin dall’attimo che segue il concepimento (simboleggiato nell’ottava casa, dominio di Plutone) dove milioni di spermatozoi, ancora vivi, subiscono un annientamento.
E’ come se esistesse un rapporto di “collaborazione” tra la morte e la vita. Un esempio evidente ci è dato dalla natura dove le foglie ingiallite sopra la terra, non solo si decompongono e le conferiscono nutrimento, ma ancor prima, la preservano dal gelo, formando una coltre protettiva che non permette alle radici e al seme di essere bruciati dal freddo.
Nel mondo animale questa connessione tra vita e morte e tra rifiuti e sopravvivenza è molto evidente.
Un esempio sono gli animali cosiddetti spazzini (anch’essi riconducibili per assonanza simbolica a Plutone) i quali svolgono un ruolo fondamentale per mantenere inalterato l’ecosistema della savana: avvoltoi, formiche, iene e sciacalli mantengono il territorio pulito cibandosi delle carcasse di animali morti che, se venissero lasciate sotto il rovente sole equatoriale, contaminerebbero l’aria dando origine a epidemie e a scenari di devastazione.
Che la morte non sia lo stadio finale dell’esistenza lo possiamo asserire rispetto a diversi simbolismi che riscontriamo anche nella dottrina Cristiana dove si celebra la morte di Cristo quale tappa necessaria al raggiungimento della vita eterna da parte dell’umanità intera.
Astrologicamente parlando lo zodiaco associa la morte all’ottavo segno, all’ottava casa e a Plutone, non al dodicesimo e ultimo segno, questo a simboleggiare che si tratta di una morte di alcune parti attraverso le quali l’anima rinasce ad un livello superiore, per approdare alle successive quattro tappe, determinanti per la nostra individuazione.
Nei passi precedenti ho accennato allo squilibrio emozionale di cui oggi, più che mai, si accusa il forte disagio.
Quel grande cuore bianco avvistato su Plutone potrebbe davvero racchiudere un messaggio catalizzatore per tutti noi.
Un messaggio importante è il ri-conettersi con il grande potenziale creativo di cui ognuno è tessuto.
La creatività permette di dare un vero senso alla nostra esistenza e Plutone è l’archetipo che incarna questa capacità che è racchiusa in ogni individuo.
Se ci soffermassimo nel centro di quel grande cuore , Plutone, ci permetterà di penetrare nelle ombre della vita e di apprendere serenamente la verità. Ci permetterà di discernere, ossia scegliere con saggezza.
Il cuore è il centro di tutte le emozioni.
Le emozioni appartengono alla dimensione più arcaica della nostra psiche.
Per conoscere l’anima va ascoltato il cuore.
Le emozioni sono potenti indicatori che consentono una rinascita dell’anima poiché capaci di vedere oltre l’apparenza e permettono di superare gli ostacoli dell’esistenza conferendo un grande arricchimento interiore.
La sofferenza nasce quando è coinvolta la dimensione emotiva.
Ogni qual volta avvertiamo un nuovo e prorompente disagio interiore, quello smarrimento che ci decentra dal nostro essere e che inficia la nostra identità, la nostra anima cerca un nuovo spazio, una nuova verità.
Si procede in un continuo processo di morte e rinascita e quindi di cambiamento di forma.
Contattare quel cuore di Plutone significa riprendere in mano il proprio destino che si potrà disvelare solo attraverso la presa di coscienza che è il nostro potere personale, ovvero, il nostro carattere, a direzionarlo.
Facciamoci sedurre da quel cuore, nel suo senso più profondo e vero, lasciamoci condurre altrove, facciamoci “disorientare“ affinché si amplino i nostri orizzonti e si riveli la nostra essenza.
La capacità di immergersi nell’anima, ovvero nel mare impetuoso delle emozioni, dove elementi fra loro opposti si intrecciano, richiede coraggio e volontà di cambiare direzione al proprio veliero, dirigendo il timone dove soffia il vento della consapevolezza e dove non aleggiano interferenze alcune che giungono dall’esterno.
Plutone, oltre a simboleggiare il concepimento, ci accompagna fin dalla nostra venuta al mondo.
Sin dalla nostra nascita subiamo una privazione e una perdita rispetto all’unità in cui eravamo immersi: la fusione con nostra madre attraverso il grembo materno, questo a significare che sin dal primo istante, pur entrando nella vita entriamo in contatto con un’energia di “morte”.
Ma la morte va davvero interpretata come un atto necessario per la nostra rinascita…
Sembra un gioco di parole che, se attentamente esaminate, ci permettono di apprendere un’assoluta verità, ossia che nulla rimane per sempre nello stesso stato, che tutto è in continua e perenne trasformazione e che il cambiamento di forma deve necessariamente snodarsi mediante l’ abbandono dello stato precedente.
Quando arriviamo al Plutone dell’ottava casa compare la possibilità di rinunciare alle prerogative dell’IO per abbracciare l’apertura verso la trascendenza.
Occorre lasciarsi trasportare dalla corrente della trasformazione che non può prescindere da una sorta di “morte”. Ciò che muore è la parte caduca e relativa di noi al fine di far emergere l’Anima senza tempo.
Un aspetto importante di questo passaggio e di questa apertura è l’unione sessuale, intesa però come possibilità di trascendere i propri confini psichici, annullandosi nell’altro e attribuendo a questo atto un grande e importante strumento di conoscenza e consapevolezza.
Quel grande cuore deve essere una motivazione intensa per fare il grande salto quantico.
Plutone è impulso profondo, è l’intento e la capacità di dare vita e di creare.
Plutone nel mito arriva sulla terra solo per due ragioni: per rapire la bella fanciulla Persefone, figlia di Demetra e per farsi guarire le ferite da Kirone.
E’ curioso il simbolismo a cui mi rimandano anche questi due episodi rispetto all’attuale scoperta astronomica.
Il ratto di Persefone simboleggia la natura selvaggia del dio degli inferi che spacca la terra per salire con i suoi quattro cavalli neri e portare via la dolce Persefone, ma in termini psicologici rappresenta anche la volontà del Sé che desidera per l’anima il distacco dalla simbiosi con la madre e di conseguenza la capacità di affrancarsi da condizionamenti limitanti e, sovente, insidiosi per la crescita.
Così come per la parola tradimento anche il termine rapimento andrebbe visto nella sua connotazione positiva.
Istintivamente il verbo rapire ci conduce alla sua accezione esiziale, ma basterebbe, anche in questo caso, coglierne la sua valenza costruttiva, ovvero rapire nel senso di affascinare, appassionare, avvincere, inebriare piacevolmente, esattamente come Plutone fu affascinato e venne rapito, fino a commuoversi, dalla musica di Orfeo quand’egli scese nell’Ade per riprendersi l’amata Euridice.
Ecco dunque quel cuore bianco che rapisce i nostri sguardi, che cattura le nostre attenzioni, ma, più di ogni cosa, deve sottrarci dal sopore e dall’apatia che, sovente, annebbia la nostra vista e anestetizza le nostre vere emozioni.
Esso deve seducere, ovvero condurre a sé perché per conoscere l’anima occorre affrontare il cuore…
Il simbolismo fosco e tenebroso dell’archetipo di Plutone di cui si teme l’inverarsi va addotto verso la sua valenza luminosa che considerevolmente racchiude.
L’uomo ha esplorato ogni angolo del nostro pianeta, è costantemente proteso verso la febbre bruciate di potere e possesso, mosso da motivazioni quali l’apparenza, l’ approvazione e il giudizio altrui, catturato in un vortice di fame insaziabile che pone davanti all’altare della vita valori materiali che divengono la trappola limitante della sua vera natura.
Costantemente distratti e narcotizzati dai miraggi che i mas media propinano con un impressionante ritmo frenetico, ove ci illudiamo che esista la famiglia serena che sorride da mattina a sera in un ambiente paradisiaco e dove corpi perfetti e scolpiti danzano sinuosi, rischiamo di perdere l’orientamento e di rimanere eternamente insoddisfatti perché lontani dalla realtà.
Ecco palesarsi il lato subdolo di Plutone, ma questo archetipo, tanto demonizzato, ci mostra questa falsa realtà affinché si apra la nostra coscienza ad una più elevata consapevolezza di verità che abita la nostra psiche.
La realtà che Plutone ci mostra è quella voce che costantemente ci chiama e che chiede e supplica di essere ascoltata e onorata, perché per troppo tempo taciuta e riposta in un angolo recondito della nostra anima.
Occorre ri-orientarsi e lasciarsi plagiare dal mondo interiore, tanto vasto e ricco di tesori offuscati dal pulviscolo delle nostre insicurezze.
La caduta di molti valori, avvenuti nel corso della storia evolutiva dell’umanità, soprattutto il periodo del Medioevo, (che rappresenta molto lo Scorpione e il simbolismo di Plutone nel loro aspetto più tenebroso, vedi l’inquisizione, la peste, guerre e saccheggi) fino al malessere che echeggia tuttora, ossia il potere occulto, la politica ladra, i traffici illeciti, il crollo delle borse e delle banche e via dicendo, ci stanno costringendo a prestare ascolto a ciò che davvero è importante e soprattutto a ciò che davvero rimane, sebbene si subiscano perdite materiali: ossia il proprio valore e le proprie risorse interiori.
Oggi più di ieri, aleggia nell’aria il grande bisogno di emozionarsi, di mostrare la propria verità, il bisogno di pienezza a cui ogni individuo anela e, soprattutto, si fa strada la necessità di trascendere i limiti a cui il mondo materiale ci incatena.
Ci qualifichiamo al momento della nostra nascita con tratti personali e potenzialità che dovremmo sviluppare nell’arco della nostra vita e gli archetipi planetari, attraverso il loro simbolismo, ci consentono di creare una vera risonanza con esso affinché si dispieghino intenzioni profonde capaci di indirizzarci verso il nostro vero viaggio, alla ricerca del nostro Sole.
La nostra vera trasformazione parte dall’ascolto delle nostre pulsioni, dal riportare alla luce tutti i nostri lati oscuri riposti nell’anima per accettarli come parte di noi, integrarli e sublimarli.
Prendiamo atto dei cambiamenti che la mano brutale dell’uomo ha rivolto contro la natura e contro il suo stesso simile, allontaniamoci dalle nostre alterità prendendone semplicemente coscienza e trasformandole in atti benevoli, retti, generosi, autentici, giusti e umili.
Questa importante e spettacolare scoperta ci ricorda che ciò che è dentro di noi è riflesso anche fuori di noi, e che vi è una stretta connessione tra micro e macrocosmo.
Non ci resta che guardare e cercare nelle nostre profondità per scoprire la nostra vera luce, ogni nostra scelta creerà il nostro destino.
Il potere è racchiuso dentro di noi, accettiamo le responsabilità affrancandoci da sicurezze e condizionamenti.
Esploriamo il nostro inconscio, tendiamo l’orecchio verso il cuore dell’anima, nostra vera guida verso la luce..
Tutto ciò che la nostra coscienza ne trarrà, come un eco infinito, risuonerà in ogni essere vivente.
La grande trasformazione dei nostri istinti, delle nostre pulsioni, e delle emozioni taciute nel regno degli inferi ci permetterà di attingere al tesoro copioso che ci abita e che diviene fonte inesauribile e indispensabile cui attingere per contrastare i disagi e le ostilità che, inesorabili, attraversano l’esistenza.
Ecco Plutone, ecco il senso del suo simbolismo costruttivo.
Ecco il richiamo potente di quel cuore che oggi si è reso visibile ai nostri occhi grazie alla nuova scoperta ed entra in risonanza più prorompente con le energie della Terra e di ogni singolo individuo affinché si possa cogliere la vera saggezza che si cela dietro il suo simbolismo più alto.
Carotenuto affermava: “gli occhi dell’anima sanno guardare ben oltre l’aspetto superficiale dell’apparenza e consentono all’individuo di superare le difficoltà dell’esistenza con un arricchimento interiore”
Questa nuova e rilevante scoperta è come se fosse un elemento catalizzatore che porta in superficie ciò che è si è sempre rivelato indicibile e invisibile alla coscienza onde poter consentire quella metamorfosi ineluttabile affinché si disveli la nostra verità più profonda.
La vita offre molti doni, numerose opportunità di crescita ed evoluzione, sta a noi decidere di sperimentare e affrontare il viaggio per il quale siamo qui.
Quel grande cuore bianco pulsa nell’oscurità degli inferi per indicarci che la via del risveglio delle nostre coscienze attende di essere percorsa.
Non restiamo inermi e passivi di fronte all’impulso che dal nostro inconscio approda alla nostra psiche.
Ogni presa di coscienza di ciò che palpita e sussulta nelle profondità della nostra anima, offrirà grandi possibilità di crescita e maturazione personale.
Concludo con una meravigliosa e significativa citazione di Jung :” la tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro al tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna, chi guarda dentro si sveglia”