Roberto Assagioli è il fondatore della Psicosintesi. E’ interessante conoscere la sua figura, per vedere la coerenza tra l’uomo, il suo pensiero e la sua vita.
Nasce a Venezia il 27 febbraio 1888, alle ore 11.59 (Pesci, ascendente Cancro), figlio unico di Elena Kaula e di Leone Grego, il quale muore quando Roberto ha due anni. La madre si risposa con Emanuele Assagioli, medico, che adotta il figlio.
Gli Assagioli sono una colta famiglia ebrea dell’alta borghesia. Grazie alle solide possibilità economiche e allo stimolante ambiente culturale, Roberto fin da piccolo può sviluppare le proprie doti intellettuali e spirituali. Conosce la teosofia attraverso la madre e si avvicinerà, più tardi, alla Cabala ebraica e alle filosofie orientali, specie indiana, oltre che all’esoterismo.
Viaggia e impara, giovanissimo, le lingue, soprattutto l’inglese, di cui avrà ottima padronanza e il tedesco, che Freud definirà “impeccabile”. Studierà poi anche latino, greco, russo e sanscrito.
Studente molto dotato e precoce, consegue la maturità a pieni voti, a soli 16 anni, nel 1904, anno in cui la famiglia si trasferisce a Firenze.
Si iscrive alla facoltà di Medicina, ma continua a sviluppare i suoi vastissimi interessi umanistici: letteratura, arte, filosofia e religioni di tutto il mondo.
A 15 anni comincia a pubblicare articoli e dal 1906 al 1908 è bibliotecario della Sezione Psicologica dell’Università di Firenze. I suoi amici sono i giovani filosofi, artisti e scrittori, che animano il “salotto fiorentino”, fucina di idee e creatività. Ha un ruolo importante nel contesto dell’avanguardia letteraria fiorentina: collabora con Papini e Prezzolini, coi quali stringe amicizia, alla redazione delle riviste “Leonardo” e “La Voce”.
Nel 1909, a soli 21 anni, pubblica un articolo dal titolo “Per una moderna psicagogia”, in cui sono già delineati gli aspetti fondamentali della psicosintesi. La psicagogia, nelle antiche religioni mediterranee, era la cerimonia nella quale si guidava l’anima del defunto agli inferi. Questo “guidare l’anima” rimane il fulcro dell’attività psicoterapeutica nella visione di Assagioli: favorire cioè lo sviluppo della personalità, stimolandone le capacità di analisi e di riflessione.
Sempre in quegli anni frequenta in Svizzera l’Ospedale Psichiatrico di Burgonzli, dove conosce Jung, col quale resterà in amichevole rapporto per tutta la vita.
Nel luglio 1910 si laurea in Medicina presentando una tesi sulla psicanalisi, con la supervisione di Jung. Incontra parecchie difficoltà a farla accettare ai suoi professori.
Diventa così il primo psicanalista in Italia e, unico italiano, entra a far parte della Società Psicoanalitica Internazionale, in un’epoca in cui la psicoanalisi è accettata ancora da pochi.
La cosa ancora più notevole, tuttavia, è che mentre abbraccia le nuove rivoluzionarie correnti della psicoanalisi, simultaneamente ne getta le basi per la sua critica.
Dopo la laurea si specializza in Psichiatria e inizia la sua pratica come psicoterapeuta. Nel 1912 fonda la rivista “Psiche”, rivista di studi psicologici, dove viene pubblicato il primo scritto di Freud, tradotto in italiano da Assagioli stesso.
E’ in questi anni che, maturando la sua visione psicosintetica, si allontana definitivamente da Freud, pur continuando a nutrire per il maestro un grande rispetto. Per Assagioli, il grande merito della psicanalisi è stato la scoperta dell’inconscio, ma l’aver indagato solo questo aspetto, ne costituisce anche il grande limite. Afferma a questo proposito:
“La limitazione maggiore della psicoanalisi è di essersi occupata soltanto, o quasi, degli aspetti inferiori della psiche…Orbene, non c’è soltanto questo aspetto nella nostra psiche; nell’edificio psichico non ci sono soltanto i sottosuoli malsani da risanare, ma anche i vari piani, e infine gli attici luminosi con ampie terrazze, ove si ricevono i raggi vivificanti del sole, e la sera si possono contemplare le stelle”.
Anche rispetto al pensiero di Jung, che Assagioli descrive come il più affine alla psicosintesi, esistono delle differenze, ma è interessante sottolineare come lo stesso termine di psicosintesi è stato usato per la prima volta nel 1909 da Jung, che in una lettera a Freud, dice:
“Se esiste una psicoanalisi, deve esserci anche una psicosintesi che costruisce un futuro secondo le stesse leggi”.
Lo scoppio della prima guerra mondiale interrompe bruscamente il grande fervore di quegli anni. “Psiche” chiude i battenti e Assagioli è richiamato sotto le armi come tenente medico. Di questi anni si sa poco, non ne parlava mai. Raccontava soltanto di non aver mai sparato, anzi di non aver mai portato con sé una rivoltella: se n’era fabbricata una di sapone e l’aveva dipinta di nero, così dava l’impressione di essere armato pur non essendolo.
A guerra conclusa, tutto ricomincia lentamente. Assagioli riprende i suoi studi e la sua professione e nel 1922 sposa Nella Ciapetti, cattolica e teosofa, come la madre di Assagioli. Nel 1923 nasce il loro unico figlio, Ilario, che morirà prematuramente a 28 anni di tubercolosi, dopo essersi laureato in Medicina ed in Lettere.
Nel 1926 fonda a Roma, dove si è trasferito, l’Istituto di cultura psichica, che nel 1933 prende il nome attuale di Istituto di Psicosintesi. In quegli anni tra le due guerre Assagioli viaggia molto in Europa e negli Stati Uniti, partecipa a convegni, diffonde la psicosintesi e scrive, in inglese, alcune delle sue opere. Proprio negli Stati Uniti inizia ad ottenere i primi importanti riconoscimenti.
Vuole tenere separati i suoi interessi esoterici e spirituali da quelli scientifici, ma è innegabile che nella sua concezione si ritrovano numerosi elementi derivati da discipline spirituali ed esoteriche. Pratica hatha yoga, raja yoga e meditazione, partecipa alla teosofia e scrive l’introduzione agli Yoga Sutra di Patanjali commentati da Alice Bailey e verso il 1930 entra a far parte della Scuola Arcana da lei fondata.
La seconda guerra mondiale irrompe con violenza nella vita di Assagioli. Nel 1938 l’Istituto viene chiuso dal governo fascista, che non tollera le sue origini ebraiche, il suo umanitarismo e internazionalismo. Nel 1940 viene arrestato con l’accusa di pacifismo e imprigionato a Regina Coeli per un mese. Da questa esperienza trae alcune fondamentali riflessioni, espresse in un diario spirituale mai pubblicato, intitolato “Libertà in prigione”, che è una vera e propria lezione di vita e di libertà interiore.
Uscito di prigione si trasferisce con la famiglia nella casa della moglie a Capolona presso Arezzo, ma è costretto, per diversi periodi, a nascondersi nelle campagne con gravi disagi per la sua fragile salute e soprattutto per il figlio, aggredito dalla tubercolosi.
Al termine della guerra si trasferisce a Firenze, dove vive e lavora per il resto della sua vita. Nel 1951, alla morte di Ilario, dice “I suoi occhi oggi vedono ben altro Sole”.
Nonostante questa durissima prova, Assagioli continua a diffondere e a sviluppare la psicosintesi in modo instancabile.
La sua viva curiosità intellettuale e i suoi vasti interessi lo mettono in contatto con i più importanti esponenti della cultura del suo tempo.
Oltre a Jung è in contatto con filosofi come Buber e Keyserling, con scrittori come Hesse e Joyce, con esoteristi come Ouspenski e Alice Bailey. Incontra Einstein, il maestro zen Suzuki, il nobel per la letteratura Tagore, il saggio Lama Govinda, l’astrologo umanista Dane Rudhyar, il mistico sufi Inhayat Khan e i massimi esponenti della psicologia del suo tempo, tra cui Maslow e il fondatore della logoterapia Victor Frankl.
Nel 1958 viene costituita negli Stati Uniti la “Psycosynthesis Research Foundation”, con lo scopo di diffonderla.
In quegli anni Assagioli diventa membro della “Royal Society of Medicine” di Londra, socio della Società Italiana di Medicina Psicosomatica, e scrive articoli per il “Yournal of Humanistic Psycology” e per il “Yournal of Transpersonal Psycology”, legandosi quindi ai movimenti che porteranno alla nascita della Psicologia Umanistica e di quella Transpersonale, definite la Terza e Quarta Forza della psicologia.
Nel 1965 viene pubblicato in inglese, e tradotto in italiano qualche anno dopo, il primo testo organico “Principi e metodi della psicosintesi terapeutica”.
Nel 1967 viene pubblicato il primo libro in lingua italiana “Psicosintesi: per l’armonia della vita”.
Negli anni della vecchiaia la salute di Assagioli si fa critica, ma il suo spirito rimane forte. Un’amica di famiglia racconta che, mentre era nel dormiveglia dopo un intervento chirurgico, Assagioli vede un “Maestro” che gli propone una proroga della sua esistenza se avesse accettato di scrivere ancora dei libri. Dopo la convalescenza, Assagioli si mette a scrivere, sempre in inglese, “L’atto di volontà”, che viene pubblicato nel 1973. In questo libro la volontà, da lui definita la Cenerentola nella psicologia e nella vita, viene rivalutata e posta al centro della personalità in quanto rappresenta l’elemento fondamentale nel processo di autorealizzazione.
Poco prima di morire Assagioli, in linea con la propria ricerca interiore, si dedica alla cura degli aspetti transpersonali della psiche, in previsione di un libro sul Sé. Purtroppo non riesce a terminarlo, ma proprio nel 1988, centenario della sua nascita, viene pubblicato “Lo sviluppo transpersonale”, una preziosa raccolta dei suoi scritti sulla “psicologia dell’alto”.
Assagioli ha scritto soprattutto lezioni e brevi saggi, che possono essere visionati presso l’Istituto di Psicosintesi di Firenze. Sono trecento titoli sui temi più vari ai quali si aggiungono appunti scritti a mano in lingue diverse, dove sono abbozzati pensieri-seme e idee da sviluppare.
Muore serenamente a 86 anni, il 24 agosto 1974, a Capolona, circondato dall’affetto dei suoi allievi.
Attraverso la sua vita e le testimonianze dei suoi allievi e collaboratori emerge una figura di uomo con una mente intuitiva e logica, profonda e sintetica, dalla cultura vastissima. Ma la caratteristica principale appare la sua autentica “vibrazione spirituale”: emanava un carisma particolare, magnetico e diffondeva attorno a lui una forte carica di amore, che produceva effetti benefici su chi la riceveva.
Ecco alcune testimonianze di chi l’ha conosciuto:
“Una grande anima tornata qui per insegnare”. (A. Rotondi)
“Un grande maestro spirituale. Lui non voleva essere un guru o un Maestro con la M maiuscola, ma un educatore, uno psicologo. Tuttavia era un Maestro, non so se perché era un’anima antica… Sapeva toccare l’anima delle persone, il contatto con lui trasformava psicologicamente e spiritualmente”. (P. Ferrucci)
“Senza parole, senza imporre le sue idee, solo con l’esempio. Scherzando gettava semi importanti…Dava insegnamenti adeguati all’età della persona, non metteva mai a disagio perché nelle sue parole c’era tanto amore…”.
(D. Assagioli)
“Potremmo dire che la qualità che caratterizza Roberto Assagioli è l’intelligenza del cuore: intuizione, ispirazione, empatia, comprensione amorevole, coscienza unitiva, sintesi. Nel rapporto duale (terapeutico, didattico, di collaborazione) come nella relazione di gruppo (gruppi di meditazione, di formazione, di lavoro) Assagioli stimola, guida, insegna, sostiene, protegge, ma soprattutto evoca: ogni concetto espresso, ogni termine usato è finalizzato a germogliare nella coscienza di chi ascolta e, attraverso successive fioriture, a trasformarla – un’opera, per usare un’espressione dello stesso Assagioli, di giardinaggio spirituale”. (M. Macchia)
La naturale predisposizione di Assagioli ad includere e armonizzare l’ha spinto a cercare, come dice, “l’unità nella diversità e la diversità nell’unità”. La sintesi è stata il perno della sua teoria e della sua pratica: dall’integrazione tra pensiero occidentale e quello orientale, alla scoperta di un centro unificatore della vita psichica.
La Psicosintesi può essere considerata:
“la traduzione in termini psicologici di una grande visione spirituale e di un preciso metodo di autorealizzazione”. (M. Macchia nell’introduzione del libro “R. Assagioli: la Psicosintesi”).
Assagioli è stato molto in anticipo sui tempi; il lavoro di tutta la sua vita è stato di preparazione: anni di studi, riflessioni, scrittura e riscrittura di intuizioni e idee sulla psiche umana, che sarebbero stati compresi e utilizzati solo a partire dagli anni 70 in poi. Inoltre la diffusione della psicosintesi è avvenuta molto prima all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, che in Italia.
“Nemo propheta in patria!” affermava, a volte, con una certa amarezza, per questo essere ignorato in Italia.
Oggi esistono Istituti di Psicosintesi in più di 60 nazioni; in Italia ne sono presenti 14, ai quali si aggiungono numerosi centri e comunità che s’ispirano alla visione psicosintetica.
Vorrei concludere questo articolo sulla figura di Assagioli menzionando che il fondatore della psicosintesi era un vero esperto di astrologia: l’apprezzava moltissimo, scrisse, sotto lo pseudonimo di Considerator, diversi articoli sull’argomento e sull’esoterismo e in alcuni casi, come afferma Paola Giovetti nel libro “Roberto Assagioli”, faceva anche l’oroscopo dei suoi pazienti. Inoltre era convinto che prima o poi l’astrologia sarebbe stata integrata nella psicologia per arricchirla e completarla.