“ I tarocchi sono la chiave di tutto l’esoterismo occidentale”
Lodevole è il contributo di due esoterici…. e di rilevanza per l’interpretazione e il filone storico.
Aleister Crowley (1875-1947), occultista appartenente all’Ordo Templi Orientis, cambia i nomi, i disegni e l’ordine delle carte: la Giustizia diventa il Giudizio, la Temperanza diventa l’Arte, il Giudizio diventa Eone e chiama comunque i suoi tarocchi Toth; i disegni sono di un impressionismo acuto e forte.
Le carte da lui ideate, di grande significato esoterico e simbolico, pur ispirandosi ai Tarocchi tradizionali, sono il frutto di sue visioni personali. Disegnate, dietro precise istruzioni, dall'artista Frieda Harris, vennero pubblicate sotto il nome di Libro di Toth. I Tarocchi di Crowley si basano, tra l'altro, sul mondo della magia, dell'astrologia, dell'alchimia, della cabala, delle leggende e della mitologia dell'Antico Egitto. Nella sua visione tarologica gli aspetti vengono spiegati per ogni carta, ponendoli inoltre in relazione con gli archetipi e i simboli, con i numeri della Cabala, l’ I Ching, le Rune e con riti, musica, profumi, pietre preziose, pianeti e segni astrologici; vengono fornite le chiavi interpretative di ciascuna carta, le modalità di lettura con ben otto sistemi diversi a seconda che venissero letti per se stessi o per altri.
Arthur Edward Waite (1857-1942) per far combaciare i 22 Arcani Maggiori con le 22 vie dell’Albero della Vita che uniscono le dieci Sephirot scambia il numero VIII della Giustizia con il numero XI della Forza e trasforma l’Innamorato negli Amanti.
Costruì tutte le sue teorie sul simbolismo. Egli credette di aver realizzato un tarocco conforme alla tradizione e ne spiegò il significato, carta per carta, nel volume The pictorial key to the tarot pubblicato nel 1911. Waite, se da un lato aveva colto uno degli aspetti più importanti del gioco, dall'altro aveva finito per rimanere intrappolato dalle sue stesse asserzioni. Frutto delle sue ricerche è il mazzo di tarocchi detto Rider-Waite, dove alcuni particolari simbolici d’insieme sono comunque personali e legati al suo modo di interagire col simbolo.
Questo tipo di impostazione ha consentito di spostare l’attenzione dal significato del simbolo alla sua azione su di noi – a come l’archetipo “suggestiona la psiche di ognuno di noi. Da ciò la necessità di uno sguardo interiore, intuitivo, capace di cogliere la multidimensionalità del simbolo ed il suo effetto sulla nostra immaginazione creativa e di una mente capace di farsi “suggestionare” dal simbolo, piuttosto che di un’interpretazione del simbolo basata su significati fissi e prestabiliti.
Il primo libro che si occupa in questo modo dei Tarocchi si intitola appunto “Il Tarocco intuitivo” di Prembodhi e Rajendra (Re Nudo,1979) ed è basato sul mazzo di Waite ed introduce per la prima volta i lettori italiani fino a quel momento assai più familiari con le carte Marsigliesi.
In questo approccio il Tarocco si presta ad una lettura dell’anima e della psiche come si manifestano nel qui-e-ora, e preferisce sottolineare l’interazione e comunicazione creativa tra individui e gruppi piuttosto che ai “significati” fissi delle carte; è un approccio che non si chiede “che-cosa-vuol-dire” una carta ma “che cosa-si-riesce-a vedere” in essa e quindi, cosa viene proiettato consapevolmente su di essa nonché come posso viverla, esprimerla e integrarla.
Sulla base di questo modo di avvicinare il Tarocco parte dagli anni Ottanta una vasta sperimentazione a livello terapeutico, divinatorio ed artistico documentata da un’accelerata pubblicazione di libri (che avviene soprattutto in Europa) e di nuovi mazzi (soprattutto negli Stati Uniti).
Nel 1981 apre a Berlino la prima “Scuola di Tarocco Intuitivo” dello psicoterapeuta Hartmut Müller.
Contemporaneamente, sempre nella prima metà del ‘900 la Psicologia del profondo di un ricercatore appassionato e dal pensiero libero come C.G. Jung ha consentito che i simboli dei Tarocchi e dello Zodiaco diventassero oggetto di studio in ambito psicanalitico, considerandoli appunto “archetipi dell’Inconscio Collettivo” da riconoscere nella psicopatologia e psicosomatica tanto quanto quelli presenti nei sogni, nelle mitologie e nelle fiabe.
Sorgono così – nella seconda metà del Novecento - un Tarocco e un’Astrologia “junghiani” diffusi soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Attraverso questi canali psicoanalitici e “laici”, i due sistemi simbolici diventano, a partire dagli anni Settanta, oggetto di ricerca e strumento terapeutico da parte di gruppi sempre più ampi di ricercatori e terapisti di impostazione psicosomatica e olistica.
Si assiste così alla nascita di una nuova sperimentazione e una nuova pratica dei Tarocchi sia a livello individuale che di gruppo. Mentre M. Montano introduce l’uso del mazzo di Waite nei gruppi di psicoterapia e nel lavoro sui sogni (il primo “Intuitive Tarot Group” è del 1978), a Parigi Jodorowski li pone alla base del proprio lavoro terapeutico attraverso la poesia e il teatro.
Un’ opera moderna che abbia saputo cogliere non solo lo spirito del gioco ma anche individuare correttamente la sua genesi storica è quella di Oswald Wirth nel testo “ Le tarot des imagiers du moyen age” del 1927.
Questo è sicuramente uno degli studi esoterici più importanti sul simbolismo dei tarocchi. Con la perizia di un alchimista medievale Wirth, combinando le diverse tradizioni occidentali e gli insegnamenti delle scuole iniziatiche, ha dato vita a un tarocco capace di contenere sinteticamente il simbolismo esoterico di tutti i tempi. Egli ha trovato giustamente le radici del gioco nel simbolismo medievale anche se ha poi lasciato troppo nel vago il discorso delle origini, finendo anch'egli intrappolato nei lacci dell'occultismo, che aveva appreso dal suo maestro Stanislao de Guaita. Sintesi di tutto il suo lavoro è il mazzo di tarocchi che porta il suo nome e che è passato per i collezionisti sotto il nome di “tarocchi universali”. Egli, pertanto, esamina i Tarocchi come un libro muto, potenzialmente in grado di rispondere a tutte le domande. Non per nulla gli occultisti affermano che, a saper cercare, nei Tarocchi si possono trovare i segreti dell'universo, il ritmo nascosto che guida la danza della vita.
Wirth esamina e spiega tutti gli aspetti occulti ed esoterici dei Tarocchi, risalendo alle origini della loro complessa simbologia e presentandone il lato alchemico, quello astrologico, quello magico-religioso e quello esoterico moderno.
Di certo i Tarocchi fanno la loro comparsa in Europa durante il XV secolo e c’è chi dice che provengano dall’India o dalla Cina, chi dalla Spagna dove sarebbero stati introdotti durante l’occupazione araba; c’è chi li dice diffusi dagli zingari, chi importati dai Crociati; chi parla di una loro ricostruzione intorno al XIII secolo ad opera di cabalisti spagnoli passati attraverso la leggenda del vecchio occultista che, in sogno, scopre il mondo simbolico dei tarocchi; chi lo vede con una clessidra che sembra scandire il tempo per lui prezioso per non far perdere il significato profondo dato alla sua visione intento a scrivere su un tavolo fratino con calamaio e poi a consegnare il prezioso scrigno ad un giovane capace poi disegnare le icone con la loro simbologia potente.
A Toledo pare poi nato un mazzo di tarocchi che è preludio di ciò che si può definire un percorso dell’anima che tanti autori contemporanei che studiano i misteri della tarologia quali Blakeley, Distefano e Scalzaferri sembrano ereditare apportando studi psicologici e percorso evolutivo al loro interno.
Distefano in particolare. pone molta attenzione alla via secca e umida dei tarocchi citando spesso nelle sue recensioni Jung e Hilmann come psicanalisti vicini al processo iniziatico dei tarocchi…
E per questo divide il sentire “maschile” (via secca-terreno) e “femminile” (via umida –femminile
Spirituale) dividendo i tarocchi dal n1 il mago al n.11 la forza e dal 12 al 22 (matto) con dettagli che comunque saranno poi presi in considerazione da Camoin che riporta alla settenaria divisione degli arcani al matto fuori e 0 e ai tre mondi ripristinando definitivamente il bagatto con un tavolo a 3 gambe sia per i tre mondi sia per il principio alchemico dei tre elementi e risalendo con ricerche minuziose a un codice tarologico e a leggi esoteriche che poi imprime nei tarocchi restaurati nella sua casa editrice con la collaborazione di Jodoroswsky.
Dalla crisi della civiltà” di Huizinga: “Non è affatto paradossale affermare che una civiltà, con un “progresso” realissimo e innegabile, potrebbe arrivare alla sua rovina, Distefano colloca la Torre rovinosa non più come arcano così distruttivo anche se dopo niente sarà più lo stesso. .Ricollega, pertanto ,quell’irruzione improvvisa di elementi inconsci e numinosi nell’area della coscienza di cui tanto parla. Jung sottolineando che impossibile sapere prima quale sarà la risposta che ognuno di noi darà questo confronto, né quale forma prenderà il dopo. E lega l’effetto di questa carta a quello che Stephen Arroyo dice a proposito dei transiti di Plutone, il pianeta: “porta in superficie e trasforma, spesso terminando completamente una vecchia forma o espressione di vita o che in alcuni casi,” cose o persone scompaiono dalla vista come se fossero inghiottite dalla terra e portate nel mondo sottostante; in altri casi capita che vecchie cose o persone con cui eravamo in rapporto riappaiano ...” (Astrologia Karma e Trasformazione, p.77)
“L’energia accumulata nella carta precedente erompe e scarica il suo potenziale fecondante: infatti la Torre, o Casa di Dio, in senso occulto significa eiaculazione, cioè fecondazione psichica, spirituale e materiale. Però qui la fecondazione non è ancora realizzata, ma solo annunciata e preparata dal prorompere delle forze esaltate al massimo grado.” (Il Libro completo dei Tarocchi, p.147) Se con l’Appeso eravamo scomparsi, o eravamo stati inghiottiti, con la Torre veniamo catapultati fuori, siamo tornati a rivedere le Stelle
Distefano lo sottolinea per la via umida dei tarocchi e perché rievoca la contrastante interpretazione di Crowley secondo il quale l’unica interpretazione positiva di questa carta poteva essere per un carcerato in quanto sarebbe stata una possibilità di evadere.
Wirth, Arthur Waite, Aleister Crowley e molti altri autori hanno ridisegnato dei mazzi di tarocchi che avevano la pretesa di contenere un sistema simbolico e esoterico che mancava nei Tarocchi di Marsiglia. .: una struttura esoterica che esisteva e Philippe Camion ..la svela dal 1999…
“La via dei tarocchi”è un testo scritto da Marianne Costa e Alejandro Jodorowsky.dove il regista e cultore di tarologia mette in scena le carte marsigliesi restaurate con Camoin e la sua intepretazione potrebbe spiegare quanta distanza c'è tra l'idea classica di lettura delle carte e la sua.
Jodorowsky utilizza i tarocchi come uno strumento terapeutico di lettura del profondo. I simboli e gli arcani hanno precise corrispondenze con l'inconscio e i suoi moti, ciò che rappresentano sono le cose che noi uomini conosciamo dalla notte dei tempi: la paura, la morte, il padre, la madre, la follia, la salvezza, il dolore, l'illuminazione. Non è un caso che psicologi junghiani e della gestalt studino il lavoro di Jodorowsky da anni.
Ma aldilà del problema della loro origine storica ciò che più importa è la loro corrispondenza coi simboli delle cosmogonie e mitologie più antiche di tutti i popoli, il loro affondare le radici nelle profondità senza tempo dell’inconscio collettivo.