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LE RUBRICHE DI ERIDANOSCHOOL - Astrologia e dintorni a cura di Lidia Fassio

RUBRICHE DI ASTROLOGIA

a cura di Maria Teresa Mazzoni 
LA RICERCA DEL SIGNIFICATO DELL’ESISTENZA
 
La ricerca del significato dell’esistenza La dinamica dell’Asse Vergine /Pesci riflessa sulle Case 6/12.
Nella sequenza zodiacale l’Asse Vergine/Pesci “chiude” i due emicicli: quello notturno-involutivo che si è messo in movimento con l’Ariete e quello diurno-evolutivo che inizia dalla Bilancia. La “fine” dei due periodi comporta, come sempre avviene in ogni momento finale, una crisi che in questi Segni e nelle Case che li riflettono si manifesta attraverso una dinamica di oscillazione continua tra il fronteggiare le limitazioni insite nella vita e l’aspirazione dell’anima all’Infinito e al Tutto.

Nella Vergine a livello achetipico si percepiscono per la prima volta - dopo l’espansione eroica e gloriosa del Leone - i limiti che la Natura impone: siamo alla fine dell’estate e la Madre Terra ha già dato i suoi frutti; le giornate si vanno accorciando già da un po’, ma ora questa presenza più breve della luce, diventa visibile e l’uomo sente che la fertilità, la creatività, l’espansione, l’espressione della propria individualità non sono illimitate ma anzi possono finire. Si percepisce nettamente lo spezzarsi della perfezione iniziale; c’è la prima presa di coscienza dei limiti che incombono sulla vita umana: quello della fatica, del sacrificio, della malattia che può portare alla morte. Questa verrà sperimentata nello Scorpione e nell’8a Casa ma qui, per la prima volta, se ne avverte l’oscuro profilarsi mentre la fatica di un lavoro necessario alla sopravvivenza, l’incertezza del domani (questo è il periodo dell’anno in cui si stiva il raccolto in vista di un inverno al quale si cerca di sopravvivere), tutto ciò suscita un’ansia che si tenta di calmare attraverso quell’organizzazione meticolosa che non lascia niente al caso; si vuole dimenticare ciò di cui ci si è appena resi conto calandosi in una routine che psicologicamente può essere tradotta nel “niente nuove, buone nuove”. In questo settore si avverte quel senso della “fine” che si materializzerà nello Scorpione e nell’8a Casa; ma ora si sperimenta per la prima volta l’idea che l’esistenza possa non avere alcun significato e la paura che questa mancanza di significato genera. L’uomo comincerà a intravedere il senso della vita solo a partire dal Sagittario, ma è nella Vergine che si pone per la prima volta questa domanda che per il momento trova risposta soltanto nell’ordine della vita quotidiana e nello sguardo puntato verso terra, ossia verso le piccole cose di ogni giorno.

L’idea di onnipotenza sperimentata nella 5a C, deve ora confrontarsi con una dimensione di sacrificio e di responsabilità che viene spesso definita come “il difficile mestiere di vivere” ma la malattia può infrangere ogni speranza di farcela spingendo l’uomo a prender coscienza della sua umanità tutta intera.

Allora si fanno ancor più pressanti le domande sulle finalità o sul senso della vita ed è nel segno dei Pesci che da un punto di vista archetipico emerge come possibile risposta la visione del Tutto o Nulla. Qui nei Pesci si fa viva la tensione alla rinuncia dei propri desideri per ricongiungersi a quell’Assoluto che è Inizio e Fine al tempo stesso e in cui può ricomporsi quella circolarità data dal ritorno all’origine. Si vive la ricerca del Paradiso perduto o di quell’armonia che il dolore, la sofferenza, il sacrificio e la fatica della vita hanno frantumato.

Nel segno dei Pesci e nella 12a Casa che è la sua espressione sul piano terrestre, la ricerca del “significato” non riguarda più l’impegno quotidiano a vivere e ad occuparsi delle attività quotidiane di questo mondo; va al di là di questi confini per sfiorare la Totalità.

I limiti imposti dalla fatica, dal sacrificio e dal dolore hanno incrinato in modo irrimediabile l’aspirazione alla felicità e al godimento della 5a C; la reazione nella 12a può essere quella della fuga in cui ci si illude di negare la sofferenza, oppure la sua accettazione attraverso la pietà, la devozione, la spiritualità.

Nella prima ipotesi si fugge davanti alla prospettiva del Nulla rifugiandosi nei sogni a occhi aperti, nella droga, nell’alcool oppure nell’attivismo quotidiano, nel perseguimento di realizzazioni materiali che ci riportano al 6° segno e alla 6a Casa verso la quale si continua ad oscillare.

La scelta di una vita spirituale invece si basa proprio sul saper accettare la fatica materiale e morale, la realtà del dolore e della malattia; è una forma di umiltà e nel contempo di forza morale che propone il distacco dai continui e pressanti desideri del nostro Io egoico per ridimensionarci rispetto ad una diversa visione dell’esistenza. Questo distacco -tutt’altro che semplice- può a sua volta spingerci alla depressione, oppure può portarci ad un nuovo orientamento della nostra personalità; la scelta comprende comunque la possibilità di sbagliare e l’errore diventa poi la nostra Ombra, ossia quella parte di noi che rifiutiamo e ricacciamo nel buio ma che vedremo ergercisi nuovamente davanti come proveniente dall’esterno sotto forma ancora di limitazione, prigione o malattia; imponendoci quindi un’altra volta quell’oscillazione tra spirito e materia, terreno su cui si svolge la nostra ricerca del significato dell’esistenza.

Nella 6a Casa il lavoro necessario alla nostra sopravvivenza porta con sé la routine della vita quotidiana; una routine in cui la vitalità degli istinti, la vivacità dei desideri, la varietà delle aspirazioni vengono soffocate dalla immediatezza dei compiti da svolgere, dall’organizzazione pratica che viene richiesta, dalla fatica fisica e mentale. Qui le nostre energie più feconde si insteriliscono in una quantità di azioni che sono di per se stesse limitate; nella 6a Casa non si eseguono opere d’arte e non si compiono gesti eroici; si fa’ quello che è considerato il proprio dovere e ci si sottopone al logorio della quotidianità. Ci si muove sempre nell’ambito di confini ristretti: l’ufficio, la fabbrica, le mura domestiche; le azioni sono ripetitive anche se richiedono un’organizzazione razionale al fine di ottenere il più possibile pur disponendo di risorse limitate.

Allegoricamente è ancora un discorso di fine estate; di una terra ormai riarsa che non offre più nutrimento ma che proprio per questo motivo rende necessaria l’economia e la parsimonia, il controllo e la scrupolosità. Niente deve andare sprecato e la fatica ingrata dell’agricoltore è tutta volta a creare un senso di sicurezza. Lo stesso senso di sicurezza è ricercato nella 6a Casa attraverso un continuo sacrificio non scelto ma dettato dalla ragione: bisogna staccarsi dai sentimenti e dalle emozioni per attivare le facoltà critiche in modo da rendersi conto in maniera precisa di quale è la situazione; si devono analizzare le esperienze in modo oggettivo per poter conoscere la dura legge della vita e poterne eventualmente migliorare la qualità.

L’atmosfera gioiosa, solare, piena di promesse della 5a C o se vogliamo di una giovinezza che sognava un futuro glorioso, viene oscurata da una realtà piena di ombre, proprio come avvenne a Persefone, parte del mito della Vergine.

Persefone, figlia di Demetra dea delle messi, viveva sull’Olimpo immersa nella bellezza della natura di cui godeva, senza una precisa coscienza di sé e della vita. Aveva con sua madre un legame simbiotico che non le aveva permesso di acquisire una sua identità, finché un giorno Ade la rapì trascinandola con sé nel regno degli inferi. Così Persefone - che fino a quel momento non aveva conosciuto la separazione, il dolore, la morte - si scontrò con una nuova realtà misteriosa e drammatica. Persefone è il simbolo dell’anima umana che inizialmente vive seguendo l’istinto e che ad un certo punto - nella Vergine o nella 6a casa - conosce la separazione traumatica, affronta per la prima volta l’idea della morte (gli inferi sono il regno dei morti), sperimenta l’incertezza della vita e la preoccupazione per ciò che avverrà.

Demetra a sua volta non accetta la separazione dalla figlia e disperata dimentica il suo compito di dea delle messi e fa' appassire tutta la natura sulla terra. Il sacrificio che le viene imposto suscita in lei una sofferenza senza limiti; il cambiamento di situazione che il rapimento della figlia comporta, viene rifiutato; adirata con gli dei comincia a vagare per la terra finché Zeus, preoccupato per la sorte dell’umanità, manda Mercurio a prendere Persefone negli inferi. Ade però fa inghiottire alla sposa un frutto di melograno, simbolo della conoscenza, per cui Persefone stessa - avendo vissuto ormai un’esperienza di profondo cambiamento, avendo conosciuto l’amore e la passione, avendo acquisito una coscienza di sé completamente diversa - rifiuta di abbandonare il suo sposo e accetterà di passare con sua madre solo 6 mesi l’anno, restando gli altri 6 con il marito. Questa conclusione indica metaforicamente la fusione dell’istinto con la ragione - vera meta del segno della Vergine - ma la figura di Demetra prospetta la reazione dell’anima umana di fronte al dolore della perdita, di fronte al cambiamento dell’esistenza, di fronte al sacrificio. Un sacrificio non voluto ma imposto dalla vita e che per la sua inevitabilità suscita ansia, insicurezza, pessimismo.

Nella 6a C, l’Io della 5a viene inibito; si rende conto di come niente sia certo, di quanti ostacoli imprevisti - primo fra tutti la malattia ma c’è anche l’esiguità delle risorse e perciò la fame, l’insicurezza del lavoro - possono impedire la libera espressione della propria individualità progettata fino a quel momento. Le aspirazioni e le ambizioni personali diventano un peccato che scatena forti sensi di colpa; si cerca allora di dimenticare o di farsi perdonare - dalla vita o dagli dei - vivendo con precisione scrupolosa i propri compiti, perseguendo un perfezionismo che da un lato esorcizza la paura e dall’altro è il primo passo verso quella ricerca di Assoluto che sarà vissuta nei Pesci o nella 12a casa. Nella 6a la vita si prospetta in modo instabile e insicuro; il futuro è ignoto, la crisi - sotto forma di sacrificio, fatica, dolore, separazione - ci aspetta dietro l’angolo, motivo per cui il senso dell’esistenza sembra che si possa trovare solo nell’adempimento del proprio dovere, nella scrupolosità con cui si esegue il compito, nell’ordine meticoloso, e soprattutto in un’analisi critica che esamina tutto senza tralasciare nulla. E’ il trionfo della ragione, dell’intelligenza analitica, della razionalità pura. Ed è alla razionalità che ci si aggrappa per superare il senso di colpa di cui abbiamo parlato; questo nasce dalla estrema vulnerabilità in cui si trova l’uomo allorché comprende di non poter essere padrone di se stesso ma di “dipendere”. Dipendere da chi? Dai casi della vita oltre che dal capo ufficio; dalle necessità quotidiane oltre che dal destino; in una parola da quel fato che è il capriccio degli dei. L’uomo teme, forse da sempre, l’invidia di questi: che essi siano gli abitatori dell’Olimpo o il Dio della Bibbia sono sempre stati visti come collerici, gelosi e vendicativi motivo per cui basta poco per inimicarseli e il tentativo di essere se stessi (la famosa hybris di Prometeo, di Icaro e di altri eroi) o la ricerca della felicità sono le due cause di punizione divina più frequenti e terribili. Ecco allora che bisogna - diciamo - nascondersi, vivere nell’ombra e la 6a Casa è l’Ombra della 5a, è il ridimensionamento di tutte le ambizioni, è l’esilio dell’Io che qui si vede incatenato al dovere e al sacrificio, schiavo della sua limitatezza, del dolore, della malattia. L’Io è sperduto, ha perso la sua sicurezza perché ha sperimentato la sua fragilità; comincia a percepire la sua transitorietà e non capisce più il senso dell’esistenza. Tutto ciò che può fare è chinare il capo di fronte a ciò che sente ineluttabile ma anche attivarsi affinché questa ineluttabilità non lo trovi impreparato.

Mercurio, signore della Vergine e di riflesso della 6a Casa, qui non è più il Mercurio imbroglione e creativo, chiacchierone e improvvisatore dei Gemelli, ma è Ermes, portatore del caduceo, simbolo di tutte le capacità umane. E’ l’intelligenza che si sviluppa attraverso la discriminazione; è quella facoltà che sa separarsi dalle cose, prendere la distanza per arrivare ad una visione oggettiva del mondo. E’ la mente che si allontana dall’istinto per assimilare le convenzioni dettate dalla logica e per acquisire quegli usi che permetteranno poi nella Bilancia o in 7a Casa, di socializzare con gli altri. Sotto la sua spinta il lavoro diventa organizzazione, specializzazione, calcolo; il controllo - necessario per non essere sorpresi - è una disciplina mentre l’ordine non è solo metodo ma osservanza delle regole e la coscienziosità è frutto di una continua aderenza ai princìpi.

 
 
 
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